I rifugiati una sfida alla solidarietà

Indice

IV. L'amore della Chiesa per i rifugiati

25. La sollecitudine della Chiesa per tutti i rifugiati

La tragedia dei rifugiati è "una piaga tipica e rivelatrice degli squilibri e dei conflitti del mondo contemporaneo".16

Mostra un mondo disunito e ben lontano da quell'ideale secondo cui: "Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme" ( 1 Cor 12,26 ).

La Chiesa offre il suo amore e la sua assistenza a tutti i rifugiati senza distinzione di religione e di razza: rispetta in ciascuno di loro l'inalienabile dignità della persona umana creata a immagine di Dio ( Gen 1,27 ).

I cristiani poi, forti della certezza della fede, possono dimostrare che, ponendo al primo posto la dignità della persona umana con tutte le sue esigenze, gli ostacoli creati dall'ingiustizia cominceranno a cadere; sono consapevoli che Dio, che ha camminato con i rifugiati dell'Esodo alla ricerca di una terra libera da ogni oppressione, è ancora in cammino con i rifugiati di oggi per realizzare con essi il Suo disegno d'amore.

26. Il compito della Chiesa locale

La responsabilità di offrire accoglienza, solidarietà e assistenza ai rifugiati è innanzitutto della Chiesa particolare.

Essa è chiamata ad incarnare le esigenze del Vangelo andando incontro senza distinzioni a queste persone nel momento del bisogno e della solitudine.

Il suo compito assume varie forme:

contatto personale;

difesa dei diritti di singoli e di gruppi;

pubblicizzazione delle ingiustizie che sono alla radice del male;

azione per l'adozione di leggi tali da garantirne l'effettiva protezione;

educazione contro la xenofobia;

istituzione di gruppi di volontariato e di fondi d'emergenza;

assistenza spirituale.

Cerca anche di inculcare nei rifugiati un comportamento rispettoso e di apertura verso la società che li ospita.

Ogni Chiesa locale, esprimendo la sollecitudine della Chiesa universale, deve poter contare sull'azione caritativa delle altre comunità ecclesiali, specialmente di quelle che dispongono di maggiori risorse.

Quando, poi, i rifugiati sono presenti in gran numero, la Chiesa intensificherà la sua cooperazione con tutte le forze sociali interessate, con le autorità competenti e la comunità internazionale.

27. La parrocchia

Il primo luogo d'attenzione ecclesiale ai rifugiati resta la comunità parrocchiale.

Ad essa spetta di sensibilizzare i suoi membri al dramma dei rifugiati, esortando ad accoglierli come Gesù ha insegnato: "Ero forestiero e mi avete accolto" ( Mt 25,35 ).

Non veda nei nuovi arrivati una minaccia alla sua identità culturale e al suo benessere, ma uno stimolo a camminare insieme con questi nuovi fratelli ricchi di doni particolari, in un processo sempre nuovo di formazione di un popolo capace di celebrare la sua unità nella diversità.

Benevolenza, rispetto, fiducia e condivisione esprimono concretamente una cultura di solidarietà e di accoglienza.

Paura e sospetto nei confronti dei rifugiati vanno superati dalla comunità cristiana, la quale deve saper vedere in essi il volto amabile del Redentore.

28. Attenzione spirituale per coloro che vivono nei campi e per i gruppi più a rischio

Tutti i rifugiati hanno diritto ad un'assistenza che includa le loro esigenze spirituali durante il periodo di asilo nei campi e durante il processo d'inserimento nel paese ospitante.

Così, essi potranno trovare quel conforto per sostenere la dura prova e per maturare la propria esperienza religiosa.

A tal fine i ministri di diverse religioni debbono avere piena libertà di incontrare i rifugiati, condividere le loro vite per offrir loro un'assistenza adeguata.17

La Chiesa d'altra parte deplora ogni forma di proselitismo tra i rifugiati che tragga profitto dalla loro situazione di vulnerabilità, e riafferma il principio della libertà di coscienza anche nelle difficoltà dell'esilio.

Un'alta percentuale dei rifugiati è costituita da bambini, che sono i più gravemente colpiti a causa delle prove subite durante la loro crescita; il loro equilibrio fisico, psicologico e spirituale è seriamente compromesso.

Le donne costituiscono la maggioranza della popolazione rifugiata mondiale e spesso sono esposte a maggior incomprensione e isolamento.

Di fronte a queste situazioni, si impone chiaramente la priorità di uno sforzo concertato al fine di offrire uno specifico sostegno morale.

29. Volontari tra i rifugiati

I volontari che lavorano tra i rifugiati hanno anch'essi bisogno di una attenzione pastorale specifica.

Vivendo in situazioni pesantemente condizionanti, quasi sempre lontano dal loro contesto linguistico e culturale, confrontati con problemi umani che non sempre sono preparati ad affrontare, questi volontari hanno bisogno di essere incoraggiati e sostenuti, anche per quanto riguarda il loro onere finanziario.

I rifugiati stessi sono chiamati ad unirsi ai volontari; potranno così far sentire la loro voce, partecipando direttamente alla definizione e all'espressione delle loro esigenze e aspirazioni.

30. Cooperazione nella Chiesa

Nell'opera di assistenza pastorale ai rifugiati è più che mai necessaria la collaborazione fra le Chiese dei paesi di provenienza, e quelle dei paesi di asilo temporaneo o di insediamento stabile.

Sono molto importanti gli incontri tra queste diverse Chiese, perché consentono di promuovere la cooperazione spirituale e sociale così come la possibilità di mettere a disposizione dei rifugiati sacerdoti, religiosi e religiose della loro stessa lingua e possibilmente della stessa cultura.

La fraterna cooperazione tra le Chiese e una coordinazione a livello regionale contribuiranno a suscitare o accrescere anche il dialogo fra i diversi settori impegnati nell'assistenza ai rifugiati.

31. In questo ambito gli Organismi sociali, caritativi e particolarmente le Commissioni pastorali d'assistenza ai migranti e rifugiati delle Conferenze Episcopali giocano un ruolo importante e devono agire in collaborazione con le altre istituzioni.18

Anche le istituzioni culturali e universitarie, i seminari sono incoraggiati a riflettere sul dramma dei rifugiati e sulle loro condizioni di vita.

È necessario contribuire a formare l'opinione pubblica e a darsi strumenti di analisi per far crescere la sensibilità all'accoglienza.

32. Gli istituti religiosi, per l'universalità della loro missione e composizione, vengono caldamente invitati a rafforzare la loro presenza fra i rifugiati per integrare gli sforzi delle Chiese locali in stretta collaborazione con i Vescovi.

È motivo di particolare gioia per la Chiesa la testimonianza, spesso eroica, di numerosi religiosi e religiose in questo campo di apostolato.

33. L'opera svolta dalle Organizzazioni internazionali cattoliche impegnate nell'assistenza e nello sviluppo è vitale.

Non deve tuttavia sovrapporsi all'opera svolta dalle organizzazioni locali, ma piuttosto sostenerla perché la loro diretta esperienza dell'ambiente rende generalmente il loro servizio più efficace.19

Inoltre è importante non separare l'assistenza sociale da quella spirituale.

In collaborazione con i competenti Dicasteri della Santa Sede, può organizzarsi un'efficace rete per affrontare le emergenze e richiamare tempestivamente l'attenzione sulle situazioni che causano rifugiati.

34. Cooperazione ecumenica e interreligiosa

L'assistenza ai rifugiati offre ampie prospettive e nuove possibilità anche all'azione ecumenica.

L'apertura, la comunicazione, la condivisione di appropriate informazioni, lo scambio di inviti a incontri internazionali e regionali svolgono un ruolo importante nelle relazioni ecumeniche e nella definizione di una risposta globale al problema dei rifugiati.

La collaborazione tra le varie Chiese cristiane e le varie religioni non cristiane in quest'opera di carità porterà a nuove tappe nella ricerca e nella realizzazione di una più profonda unità della famiglia umana.

L'esperienza dell'esilio potrà diventare un momento privilegiato di grazia, così come avvenne per il Popolo che, esule nel deserto, venne a conoscere il nome di Dio e ne sperimentò la potenza liberatrice.

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16 Giovanni Paolo II, Lett. Enc.
Sollicitudo rei sociali, 24
17 Cf. Pont. Cons. Pastorale dei migranti, Lettera Circolare alle Conferenze Episcopali Per una pastorale dei rifugiati: L'Osservatore Romano, 23 Marzo 1983
18 Si deve notare anche l'importante contributo di numerosi ordini e congregazioni religiose che hanno creato centri specializzati e programmi al servizio dei rifugiati
19 Cf. Giovanni Paolo II, Discorso per la consegna del Premio Internazionale della Pace Giovanni XXIII, al Catholic Office for Emergency Relief and Refugees ( COERR ) organismo della Chiesa in Thailandia in riconoscimento del suo lavoro in favore dei rifugiati del SudEst asiatico, ( 3 giugno 1986 )