Comunicazione

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… sociale Chiesa

La Chiesa esiste in forza del mandato ricevuto da Gesù Cristo: "Andate per tutto il mondo; predicate il Vangelo ad ogni creatura" ( Mc 16,15 ).

La missione che fonda la Chiesa si attua attraverso e per mezzo della comunicazione.

La coscienza del dono ricevuto sospinge la Chiesa a farsi "buona notizia" per ogni persona, a esprimersi come appello e proposta di conversione per tutti gli uomini.

La Chiesa è quindi evento comunicativo nel suo essere e nel suo operare: comunica il messaggio che ha ricevuto, manifesta e svela il mistero che l'avvolge, la precede la trascende, interpreta e trasforma le concrete condizioni di vita in cui viene data la risposta di fede al mistero dell'autocomunicazione gratuita e inesausta di Dio.

Vale in modo particolare per la comunicazione sociale della Chiesa la legge dell'evangelizzazione che il concilio Vaticano II ha evidenziato nella costituzione pastorale Gaudium et spes: la Chiesa deve comunicare il suo messaggio alla cultura nella quale essa vive nel linguaggio di quella cultura ( n. 44 ).

Si tratta di individuare e intercettare i "linguaggi" della cultura contemporanea per comunicare con gli uomini che vivono in questa cultura, segnata profondamente dai mezzi di comunicazione sociale.

In quest'ottica, la Chiesa è dunque chiamata a confrontarsi con la novità culturale causata e prodotta dai mezzi di comunicazione sociale, da quelli tradizionali ( stampa, radio, cinema, televisione ) e da quelli nuovi ( computer, telefax, videotel, videotelefono, televideo, satelliti, memorie ottiche, Cd-rom ecc. ).

Si tratta di un confronto difficile, poiché l'insieme dell'odierno campo comunicativo si presenta estremamente complesso.

Basti ricordare che, senza precise coordinate, si è collocati di fronte a una molteplicità di strumenti e di settori e a una pluralità di approcci disciplinari e di punti di vista.

Anzi si è radicalmente dentro la pervasività elettronico-comunicativa che fa passare l'umanità a una nuova era.

Verso una società dell'informazione

Non c'è esperto della comunicazione che non sottolinei il fatto che attualmente la tecnologia dell'informare sta trasformando tutti gli aspetti della vita: "Sta cambiando il come, il dove viviamo e il che cosa facciamo, sta modificando la nostra cultura passata, presente e futura.

Sta trasformando insomma ciò che viene chiamato civiltà" ( H. Inose-J.R. Pierce ).

Di più, si scrive, l'uomo è immerso nel flusso della comunicazione mediatizzata quasi fosse in un acquario, e in tal modo si sente partecipe del mondo in cui vive, condividendo senza fatica ne conflitti, nel bene e nel male, la coscienza sociale del suo tempo, qualunque essa sia.

È in atto un'evoluzione del modo di produrre, di comunicare, di vivere, tanto rapida da essere chiamata rivoluzione, rivoluzione postindustriale.

Essa è provocata da un complesso di fattori culturali, sociali, economici, scientifici e tecnologici.

Questi ultimi sono l'elemento trainante.

Della tecnologia un elemento su tutti si va imponendo, quello relativo alla generazione, alla raccolta, alla trasmissione, all'elaborazione e alla diffusione dell'informazione.

L'epoca "tecnotronica" sta provocando un prolungamento, nello spazio e nel tempo, del nostro sistema nervoso.

I media, soprattutto quelli elettronici, hanno modificato lo stesso significato di tempo e spazio nell'interazione sociale.

M.H. McLuhan asseriva che "gli effetti della tecnologia non si verificano a livello di opinioni o di concetti, ma alterano costantemente, e senza incontrare resistenza, le reazioni sensoriali e le forme di percezione".

Tant'è che, secondo McLuhan, nulla potrebbe essere più distante dallo spirito della nuova tecnologia di "un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto".

Lo stesso afferma, J. Meyrowitz: i media elettronici ci influenzano non tanto con i loro contenuti, ma modificando la "geografia situazionale" della vita sociale.

È la ragione per cui molti non riconoscono più il loro posto: il fatto è che essi non hanno più un luogo nel senso tradizionale di un insieme di comportamenti adatti ai luoghi fisici e ai pubblici che vi si trovano.

Con i media, infatti, si sta passando dagli ambienti fisici a quelli "informativi".

Perduto il vecchio "senso del luogo", si acquisiscono nuovi concetti di identità e di comportamento sociale adeguato.

Ne consegue un rimodellamento delle situazioni e delle identità sociali.

Nasce un nuovo paesaggio sociale, nuove identità, nuove forme di accesso e di associazione, che poco o nulla hanno a che fare con la collocazione fisica.

I nuovi media, peraltro, non influiscono soltanto sul modo di comportarsi delle persone, ma anche sul modo in cui le persone sentono di doversi comportare.

Non hanno abbattuto soltanto le barriere tra varie discipline, aprendo nuovi dialoghi, favorendo lo sviluppo di aree inedite di studio interdisciplinare.

Fanno di più. Intaccano gli stessi sistemi di valore.

I nuovi media, per le situazioni inedite che vanno a creare, si pongono in concorrenza con le agenzie tradizionali, quali la famiglia, le chiese, la scuola e la comunità.

Chiesa cattolica e comunicazione sociale

Se i mass-media sono, dunque, "un'autentica e drammatica sfida all'intelligenza e alla volontà" per la loro influenza sulla vita individuale e collettiva, la Chiesa è chiamata con urgenza a cogliere la sfida da essi rappresentata.

Tale urgenza non è di natura semplicemente pastorale, ma si qualifica come vero e proprio problema ecclesiologico, che chiama in campo la natura e la missione della Chiesa nel quadro più generale di una visione della salvezza stessa come comunicazione.

La Chiesa è per sua natura un evento di comunicazione.

Pertanto il rapporto Chiesa e comunicazione sociale, Chiesa e informazione, risulta più complesso di quel che solitamente si pensa e va considerato nell'alveo di quella "nuova evangelizzazione" o "rievangelizzazione" che Giovanni Paolo II propone alla Chiesa per affrontare le sfide del terzo millennio.

In linea diretta con quanto affermato nella Redemptoris missio al n. 37: "L'impegno nei mass-media non ha solo lo scopo di moltiplicare l'annuncio: si tratta di un fatto più profondo, perché l'evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso".

Nei confronti dei media diverso è l'atteggiamento del Magistero da quello dei cattolici in genere.

A livello magisteriale va registrata una curiosa inversione di tendenza tra mondo protestante e mondo cattolico.

Nel 1968, per esempio a Uppsala, in occasione della IV assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, fu pubblicato un documento di tono nettamente positivo, che affermava la validità non strumentale dei mass-media.

Voleva essere una chiara polemica con la posizione cattolica, accusata di muoversi, al riguardo, in un'ottica troppo utilitaristica.

Nel 1983, tuttavia, l'assemblea di Vancouver esprimeva gravi riserve sulle possibilità dei mass-media in ordine all'evangelizzazione e suggeriva la scelta di forme di comunicazione "povere", meno manipolatorie e più adatte a una comunicazione circolare.

La stessa preoccupazione si registra anche in alcuni ambienti e momenti cattolici, in particolare sudamericani.

La Chiesa cattolica vanta un'antica attenzione ai media, a partire dalla costituzione Inter sollecitudines emanata dal concilio Lateranense V nel 1515, a firma di Leone X, "sui provvidenziali vantaggi della stampa".

In epoca più recente, dopo un'iniziale diffidenza ( si ricordi, per tutte, la condanna della "nefanda e mai troppo deprecata libertà di stampa", che si legge nell'enciclica Mirari vos di Gregorio XVI, 1832 ), la Chiesa cattolica fa registrare un deciso e progressivo ottimismo, pur non trascurando di far rilevare i limiti e i rischi.

Da Pio XI ( la Vigilanti cura del 1936 sul cinema ) a Pio XII ( la Miranda prorsus del 1957 ), che esortava i vescovi latinoamericani a un "ricorso coraggioso ai nuovi sussidi, quali la stampa e la radio, per diffondere e imprimere nelle menti la Parola di Dio e gli insegnamenti della Chiesa" ( 1955 ), al concilio Vaticano II ( a partire dal decreto conciliare Inter mirifica del 1963, che troverà compiuta espressione nella istruzione pastorale Communio et progressio del 1971, che rimane ancor oggi l'esposizione teologica e pastorale più matura in questa materia ), all'istruzione pastorale sulle comunicazioni sociali Aetati novae, nel XX anniversario della Communio et progressio ( 1992 ).

Nel 1959 fu istituita da Giovanni XXIII ( Boni pastoris ) la Commissione Pontificia per il Cinema, la Radio e la Televisione, che Paolo VI nel 1964 modificò in Commissione Pontificia dei Mezzi di Comunicazione Sociale.

Giovanni Paolo II con la costituzione Pastor bonus del 19SS trasformò la Commissione in Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

In seguito al decreto conciliare Inter mirifica sorsero e si rafforzarono le associazioni professionali cattoliche: UNDA per la radiodiffusione, OCIC per il cinema, UCIP per la stampa.

All'atteggiamento positivo e attento del Magistero ecclesiale sono corrisposti e corrispondono tuttora un notevole disagio e una diffusa diffidenza del mondo cattolico nei confronti dei media.

Una diffidenza alimentata anche dall'accento posto dai cattolici sulla comunicazione interpersonale e dalla sottolineatura dei rischi massificanti della comunicazione massmediale ( passività, omologazione culturale, inautenticità ).

Una nuova pastorale delle comunicazioni sociali

Già è stata osservata l'influenza decisiva dei media sull'orientamento della pubblica opinione e sulla nascita di nuovi modelli di vita e di comportamento, sul ridimensionamento del ruolo e dell'influenza di tutti gli altri strumenti di socializzazione, in particolare la famiglia, la scuola, il mondo della cultura e la Chiesa stessa.

I mass-media, pertanto, vanno a incidere profondamente sul processo di rottura tra Vangelo e cultura, che da Paolo VI è stato definito vero e proprio dramma della nostra epoca.

E proprio il recupero di questo rapporto a costituire oggi un passaggio obbligato per la Chiesa.

Fermo restando il dovere di evangelizzare, occorre tener presente il contesto comunicativo del destinatario: "I media non sono più uno schermo che si guarda, una radio che si ascolta.

Sono un'atmosfera, un ambiente nel quale si è immersi, che ci avvolge e ci penetra da ogni lato…

È il nostro ambiente" ( C.M. Martini ).

La Chiesa non può trascurare questo habitat comunicativo.

Anzi, la comunicazione intercetta trasversalmente tutta la pastorale ecclesiale.

Una nuova pastorale delle comunicazioni sociali non significa soltanto ristrutturazione o riorganizzazione del settore, ma anzitutto assunzione di coscienza della "rivoluzione" in atto e traduzione "nuova", concreta, efficace e coerente, nella "missione" che compete alla comunicazione sociale intesa come valore in sé e non soltanto come corredo strumentale della pastorale.

Di qui, però, anche la necessità di una riproposizione e una revisione pastorale del settore.

La Chiesa cattolica italiana, pur ribadendo il valore primario della comunicazione interpersonale sia per l'evangelizzazione, sia per la crescita umana, ha accentuato la sua attenzione ai mass-media.

Nel convegno ecclesiale di Palermo ( 1995 ) ha collocato al primo posto tra le priorità pastorali proprio il tema della cultura e della comunicazione sociale.

Rilevato il ruolo sempre più decisivo assunto dai media, ha proposto a tutte le diocesi italiane un piano organico delle comunicazioni sociali, mediante uffici adeguati e un'azione formativa efficace, sollecitando anche una rete di sinergie tra i diversi mezzi di comunicazione cattolici.

Infine, va tenuta in conto un'avvertenza: non basta "usare" i media per diffondere il messaggio cristiano, ma occorre integrare il messaggio stesso nella "nuova cultura" creata dalla comunicazione moderna e postmoderna.

I media, infatti, si intrecciano profondamente con la realtà politica, sociale, culturale e religiosa, in un rapporto di causa-effetto, che risulta essere complesso e, al tempo stesso, ambiguo.

Lo stesso accade per il rapporto Chiesa e comunicazione sociale, Chiesa e informazione.

Da un canto, l'era informativa consente alla Chiesa la prospettiva di nuovi orizzonti comunicativi; dall'altro, proprio per il suo radicamento nell'"alterità" della verità evangelica, la Chiesa non può dissolvere la sua missione evangelizzatrice nell'acquario informativo.

Infatti, scrive il teologo J.B. Metz, c'è un "pudore metafisico" - si potrebbe dire una "eccedenza teologica" - che non consente di essere violato o pienamente disvelato dalla comunicazione sociale.

È proprio quell'eccedenza che permette di sfuggire a Babele, che impedisce di trasformare il mondo dei media in una sorta di formidabile trappola elettronica.

Magistero

Messaggi giornate delle Comunicazioni Sociali

C.E.I. Nota pastorale Il dovere pastorale delle Comunicazioni Sociali - 15-5-1985

P. Cons. - Criteri di collab. ecumenica nel campo delle comunicazioni sociali - 4-10-1989

P. Cons. - Aetatis novae - 22-2-1992

S. Congr. - Uso degli str. di Com. Soc. nella promozione della dottrina della fede - 30-3-1992

C.E.I Comm. - La sala della comunità un servizio pastorale e culturale - 30-4-1999

S. Congr. - Etica nelle comunicazioni sociali - 4-6-2000

P. Cons. - La Chiesa e Internet - 22-2-2002

P. Cons. - Etica in Internet - 22-2-2002

La Parola di Dio che il Cristo ci trasmette ha bisogno di silenzio per essere accolta come Parola che risana, che riconcilia e ristabilisce la comunicazione.

Per realizzare questa comunicazione con l'uomo, Dio si fa uomo: non gli basta parlarci mediante la legge e i profeti, ma si rende presente nella persona del suo Figlio, la Parola fatta carne.

Angelus Francesco
6-9-2015

Concilio Ecumenico Vaticano II

… in cose sacre

Non si deve usare indiscriminatamente per ristabilire l'unità dei cristiani Unitatis redintegratio 8
Parzialmente possibile e consigliabile con gli Orientali separati Unitatis redintegratio 15
In quali circostanze è proibita dalla legge divina Orientalium ecclesiarum 26
Prassi pastorale per gli orientali separati Orientalium ecclesiarum 26
nell'amministrazione dei sacramenti Orientalium ecclesiarum 27
per la partecipazione a funzioni, cose e luoghi sacri Orientalium ecclesiarum 28
vigilanza della Gerarchia Orientalium ecclesiarum 29

Catechismo della Chiesa Cattolica

Della grazia
continuata attraverso la successione apostolica 79
La comunione dei santi 947
L'economia sacramentale 1076
è presente nella Liturgia terrestre 1088
Sociale
Il rispetto della verità 2488ss
La lotta per la purezza 2525