Tempo

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… Libero

Sommario

I. Nuovo orizzonte culturale in tema di tempo libero e homo ludens:
1. Il tempo libero "grande speranza" del sec. XX;
2. Dalla delusione alla polemica:
a. La degradazione della festa;
b. La mercificazione del gioco,
c. La massificazione del turismo;
3. La riscoperta del valore della dimensione ludica dell'uomo.
II. Il tempo libero nel vissuto dell'uomo contemporaneo:
1. Tempo libero inesistente per i poveri;
2. Il tempo libero dei lavoratori dipendenti;
3. Il tempo libero dei rurali;
4. Giovani e tempo libero.
III. Prospettive teologiche sulla spiritualità del tempo libero:
1. Il gioco nella riflessione teologica contemporanea;
2. Il ricupero della festività: "otium" e culto;
3. Valorizzazione del tempo libero:
a. L'autopromozione culturale e spirituale della persona,
b. La riscoperta dell'altro e della comunità,
c. La gioiosa distensione del divertimento,
d. I valori morali del turismo.
IV. La liberazione del tempo "libero":
1. Condizioni sociali;
2. Condizioni spirituali:
a. Formazione spirituale al divertimento;
b. Educazione ai mass media,
c. Educazione al turismo.

Analogamente al metodo seguito nella trattazione relativa al lavoro [ v. Lavoratore ], anziché da notazioni sulle possibilità che la nuova e dilatata dimensione del tempo libero - e, in particolare, dello sport, gioco e turismo, in cui esso viene prevalentemente occupato - dischiude alla spiritualità cristiana, preferiamo partire da una lettura a carattere sociologico del contesto culturale, nel cui perimetro sono maturate le grandi speranze del tempo libero e le nuove comprensioni della dimensione ludica dell'uomo ( I ).

Tale lettura consente infatti di esaminare con maggiore aderenza il "vissuto" del tempo libero e specialmente del momento festivo nell'ambito di una civiltà profondamente segnata dall'efficientismo consumista ( II ).

Ciò posto si passerà alla riflessione teologico-spirituale del tempo libero, inteso non come tempo vuoto, ma come autorealizzazione della persona ( III ), e all'esame degli impegni che ne derivano ( IV ).

I - Nuovo orizzonte culturale in tema di tempo libero e homo ludens

1. Il tempo libero "grande speranza del sec. XX

I primi entusiasmi, che hanno accompagnato la rivoluzione industriale prima e quella tecnologica poi, oltre che nella prospettiva di uno sviluppo economico apparentemente illimitato, hanno trovato alimento nella fiducia riposta nelle enormi possibilità liberatorie che l'introduzione della macchina e l'avvento dell'automazione nel processo produttivo sembravano presentare in ordine alla riduzione della fatica e della durata del lavoro operaio.

La possibilità, infatti, di produrre, tramite le dimensioni giganti dell'impresa e la sua razionalizzazione tecnica, un volume di beni immensamente più ampio e in un giro di tempo senza confronti più ridotto di quello richiesto in un prossimo passato, induceva a pensare che le dimensioni del tempo "libero e creativo" si sarebbero rapidamente dilatate per tutti i lavoratori dipendenti, riducendone al minimo le ore di fatica e di frustrazione.

2. Dalla delusione alla polemica

Non doveva passare molto tempo - almeno per gli spiriti più avveduti - per rendersi conto di quanto entusiasmi e speranze dovessero essere ridimensionati.

L'anima, infatti, del gigantesco apparato produttivo moderno restava pur sempre il profitto e la misura dell'uomo e del suo valore la produttività.

Conseguentemente, ad onta del riposo settimanale e delle ferie garantite contrattualmente, almeno per i lavoratori della grande industria, risultava sempre più problematico definire libero, liberante e umanizzante tale spazio, faticosamente rivendicato dal movimento operaio.

Permanendo infatti la struttura verticistica dell'impresa e l'assetto economico generale, a carattere capitalistico, la maggior disponibilità di tempo cosiddetto libero non poteva tradursi in un nuovo umanesimo, ma continuava a restare "regno della necessità".1

Anziché alternativa al mondo del lavoro, la distensione veniva profilandosi come nuova tensione e lo sgravio come nuovo gravame: i pesanti condizionamenti esercitati dai tecnocrati, soprattutto attraverso la suggestione dei mass media, finivano con l'assimilare il tempo "libero" agli stessi ritmi incalzanti e avvilenti del lavoro esecutivo, orientando consumi, svaghi, hobby e turismo verso mete prefabbricate in funzione di grossi interessi capitalistici.

D'altra parte come poteva il lavoratore dipendente, e asservito per la maggior parte del suo tempo in un lavoro alienante, gestire in libertà autentica questa nuova dimensione?

La delusione delle speranze ha dato perciò il via a critiche molto serrate nei confronti di un sistema economico-sociale che, idolatrando l'avere e il fare, la produttività e il consumo, ha gravemente frustrato le possibilità del tempo libero, determinando l'appiattimento della dimensione "ludica", fantasiosa e creatrice della persona.

a. La degradazione della festa

Mentre richiamano l'attenzione sulla importanza della festa, come diremo più avanti, questi critici lamentano l'enorme squallore che l'ideologia della società alto-industriale ha diffuso sulle festività tradizionali.

Incapace di esprimere attraverso le feste un'autentica religiosità, priva di strutture veramente umane, che sole potrebbero animare una gioiosa festività, la società secolarizzata e dissacrante ha finito col rendere estremamente monotono il momento "festivo", deformandolo in una grossa operazione consumistica.

Il deterioramento della festa si unisce allo scadimento della fantasia e dell'umorismo che non possono trovare diritto di cittadinanza nell'ambito di una civiltà burocratizzata, terribilmente seria, pianificata e tutta razionalizzata.2

b. La mercificazione del gioco

Nonostante l'enorme massa di tempo e di risorse, l'accuratezza della preparazione e il gigantesco numero di persone che vi si trovano coinvolte, i divertimenti dell'uomo moderno, a dire di molti osservatori e critici del costume contemporaneo, non rappresentano più un vero e proprio atteggiamento ludico.3

Lo sport professionistico è stato pesantemente mercificato e gli altri spettacoli di massa hanno assunto aspetti strettamente collegati con quelli del sistema dominante: « In un mondo in balia di scontri da giungla, di concorrenze economiche, di condizionamenti pubblicitari e politici, di società senza finalità umane che hanno fatto della crescita per la crescita la legge immanente e non scritta; in un mondo in preda alle violenze che da tutto ciò derivano, gli spettacoli sono integrati ai circuiti commerciali, al sistema delle manipolazioni, alle violenze simboliche, ad una civiltà in cui l'uomo è lupo per l'uomo ».4

c. La massificazione del turismo

Nel periodo estivo e in quello invernale milioni di persone si spostano da un luogo all'altro, al mare, ai monti.

In misura più ridotta, ma sempre cospicua, il fenomeno si ripete ad ogni fine settimana, nel periodo che gli inglesi chiamano week-end.

È il turismo di massa che occupa una gran parte del tempo libero: ma anche in questa direzione gli interessi organizzati della società si coalizzano in modo tale da vanificare in larga misura la libertà delle opzioni e le grandi possibilità positive in ordine alla restaurazione della persona, della sua socializzazione e solidarietà con l'universo che il turismo presenta.

3. La riscoperta del valore della dimensione ludica dell'uomo

Per reazione a queste situazioni negative della civiltà dei consumi, da diversi settori della cultura si veniva evidenziando l'enorme rilevanza della dimensione ludica della persona, il valore cioè del gioco, inteso non tanto come pausa ristoratrice in vista del lavoro ma come attività autonoma, ideale e traguardo stesso della vita.

Raccogliendo le fila di una tradizione culturale, che affonda le sue radici in riflessioni assai antiche, antropologi, sociologi, psicologi, filosofi e teologi hanno elaborato analisi sistematiche sul profilo ludico della persona umana: per il fatto che nel gioco si mettono in moto tutte le facoltà dell'uomo, senza subordinazioni e asservimenti, in spontanea coordinazione e in vista di una gioiosa realizzazione del soggetto, l'attività ludica appare a tali riflessioni estremamente densa, più ricca delle altre attività pur importanti della persona, spia del suo mistero profondo e della sua trascendenza, anticipazione del regno della libertà, cui ogni uomo aspira, pregustamento di una comunità conviviale fondata sulla spontaneità e libera da condizionamenti coercitivi.

II - Il tempo libero nel vissuto dell'uomo contemporaneo

Il quadro precedentemente delineato sull'asservimento del tempo libero da parte della società dei consumi abbisogna di ulteriori specificazioni per quanto concerne alcune categorie che, a motivo delle loro condizioni economico-sociali particolarmente disagiate, sono nell'assoluta impossibilità di usufruirne oppure, per varie ragioni, risultano più facilmente condizionabili dalle potenti centrali delle suggestioni consumistiche, come, ad esempio, i ( v. ) giovani.

1. Tempo libero inesistente per i poveri

A prescindere dalle situazioni in cui si trovano vastissime aree coinvolte nella spirale senza uscita del sottosviluppo - situazioni che peraltro interessano la più parte degli uomini che oggi popolano il pianeta - anche nei dieci paesi più industrializzati del mondo, tra i quali figura l'Italia, esistono numerose categorie di persone per le quali i ritmi del tempo libero ( rilassamento, cioè, divertimento e superamento ) non risultano assolutamente possibili.

Per i disoccupati e i sottoccupati l'esiguità e l'incertezza del reddito sono tali da non consentire, infatti, una "compera" del tempo libero e delle sue possibilità: un tempo vuoto di lavoro e denso di preoccupazioni per l'oggi e per il domani, legato al problema, spesso insolubile, della quadratura del bilancio familiare e dei bisogni elementari della sussistenza, non può essere chiamato "libero": è tempo "schiavo" che non consente evasioni o rilassamenti all'infuori di quella del talamo che però diviene per il sottoproletario fonte di nuove preoccupazioni, in quanto i figli "costano" sempre più in una società che non prevede il loro precoce inserimento nel mondo del lavoro.

2. Il tempo libero dei lavoratori dipendenti

Da qualsiasi punto la si accosti oggi la classe operaia è tutt'altro che uniforme: nel suo ambito esistono differenziazioni sostanziali, per cui gli stessi operai usano considerarsi ripartiti in categorie diverse, ognuna delle quali si distingue per caratteristiche proprie.

Anche in ordine alla loro retribuzione i lavoratori presentano variazioni tanto cospicue che si è potuto con verità parlare di "giungla retributiva".

Di conseguenza le possibilità di usufruire del tempo libero sono assai diverse per le varie categorie di lavoratori e, per restare nell'ambito del nostro paese, variano profondamente a seconda che si prenda in considerazione un operaio pendolare dello hinterland milanese o romano, oppure un operaio specializzato del Nord, raffrontato ad un bracciante della Calabria.

Qualche denominatore comune tuttavia non fa difetto: a partire dagli anni '60, ad es., è innegabile che per tutti i lavoratori, in linea di massima, si è avuto - non certo per generazione spontanea - un miglioramento di benessere per quanto concerne l'incremento del livello di vita, dei consumi privati e, ancora in misura assai più ridotta del prevedibile, delle ore libere dal lavoro.

Le statistiche relative al divertimento sono state in costante ascesa e riguardano anche i ceti lavoratori.

Un altro denominatore comune, che non emerge dalle statistiche ma può rilevarsi da recenti inchieste, investe proprio l'atteggiamento del lavoratore nei confronti del tempo libero.

Generalmente, infatti, per una gran parte dei lavoratori dipendenti - comprese anche le donne alleggerite nella loro quotidiana fatica dagli elettrodomestici - la diminuzione delle ore di lavoro non si è tradotta in un correlativo incremento di libertà, di autopromozione culturale e di socializzazione.

Tali lavoratori occupano le ore non lavorative nell'ascolto, spesso passivo e acritico, della televisione e cercano di riempire il vuoto spersonalizzante della festa con la partecipazione al tifo domenicale: « I poveri subiscono il tempo, non lo dominano »:5 schiavi di ritmi di lavoro incalzanti, abituati ad eseguire schemi predisposti di produzione, senza alcuna possibilità di partecipare alle decisioni che pur li coinvolgono, non sono in grado di dominare le ore vuote e di riempirle di uno spessore autenticamente creativo.

Banalizzato dalla ripetitività del lavoro, l'operaio non rifiuta le banalità degli spettacoli leggeri e riesce a sopportarli, come, nel periodo delle ferie estive, difficilmente riesce a sottrarsi ai percorsi, alle mete e alle modalità che la grande orchestrazione consumistica segna per questi esodi massivi.

3. Il tempo libero dei rurali

L'incremento del turismo nelle società alto-industriali è così rilevante che anche il lavoratore dei campi non riesce più, come in passato, a ritenerlo un fatto a lui estraneo e continuare senza traumi il suo faticoso lavoro.

Soprattutto nei giovani lavoratori il desiderio di usufruire maggiormente del tempo libero costituisce, secondo recenti inchieste, un'importante ragione che li sospinge alla ricerca di occupazioni diverse da quella rurale.6

A prima vista può apparire che le possibilità del tempo libero coinvolgano anche l'agricoltura: la meccanizzazione, infatti, mentre riduce la fatica umana e accelera l'esecuzione del lavoro, dovrebbe consentire maggiore disponibilità di tempo libero.

Ma, unitamente a questo fattore, nota D'Ascenzi, ne esiste uno contrastante e cioè la riduzione della mano d'opera in seguito all'esodo dalle campagne e la moltiplicazione delle pratiche culturali, richieste dalle tecniche moderne che rendono la professione agricola più impegnativa, se non addirittura assillante.

Le statistiche, riferite dallo stesso autore, riguardanti i titolari di aziende coltivatrici, sono particolarmente significative: solo il 17,7% afferma di godersi l'intera giornata festiva; mentre la tendenza a trascorrere il giorno festivo fuori casa misura il massimo tra i giovani ( 53,4% ), il 52,1% degli anziani rimane a casa con la propria famiglia; il 59,8% afferma di non andar mai al cinema e soltanto il 7,6% va in ferie.7

4. Giovani e tempo libero

Assumendo come nota specifica della condizione giovanile l'emarginazione, attenti studi e numerose inchieste hanno evidenziato da una parte la sistematica sollecitazione dei giovani al consumo, alla ricerca e al possesso del "più nuovo", dall'altra la loro crescente integrazione consumistica.

I giovani italiani, ad es., secondo l'indagine demoscopica ISVET, risultano « ampiamente condizionati dal messaggio pubblicitario, eterodiretti nella formazione dei modelli di consumo, affettivamente coinvolti in precise scelte dalle grandi aziende e orientati nella dimensione e nei tipi di spesa ».8

Esistono ovviamente diversità notevoli di comportamento giovanile, dovute a condizioni socio-economiche differenti, all'incidenza di gruppi che, almeno ideologicamente, rifiutano la società dei consumi e all'intervento di alcune istituzioni, meno ufficiali e burocratizzate, che tendono a favorire una mobilitazione diversa delle energie giovanili.

Tuttavia sembra innegabile una notevole contraddizione tra le istanze di realizzazione personale dei giovani e la regolamentazione effettiva del loro tempo libero: essi, infatti, manifestano profonda insoddisfazione nei confronti delle attività praticate e, pur cedendo alle lusinghe del conformismo e della manipolazione, si rendono conto del fatto che non essi ma il sistema rimane l'arbitro pressoché esclusivo del loro tempo libero.

Dalla coscienza dell'emarginazione e della manipolazione scaturiscono forti tensioni che attraversano il mondo dei giovani e si evidenziano in fenomeni di aggressività individuale o collettiva, nel ricorso alla droga o nel rifugio in gruppi autoritari a forte carica emotiva, quando non si scarichino nella tragedia del suicidio.9

III - Prospettive teologiche sulla spiritualità del tempo libero

Stimolati dai fermenti culturali relativi al tempo libero e al gioco, cui già si è accennato, impressionati dalla forza crescente della manipolazione sistematica della nuova dimensione aperta dal progresso tecnologico, teologi, moralisti, operatori pastorali non hanno tardato a cimentarsi, nella riflessione e nella prassi, per giungere ad un'interprelazione cristiana di questi fenomeni, contrastare efficacemente l'erosione progressiva delle loro valenze e possibilità, favorirne lo sviluppo positivo a tutti i livelli e per ogni uomo.

Ci proponiamo, quindi, una rapida rassegna delle prospettive teologiche, concernenti il gioco e la festa, che maggiormente interessano la spiritualità del tempo libero, per evidenziare poi, in conclusione, i problemi che una liberazione autentica, integrale e profonda del tempo apparentemente libero oggi pone al mondo cristiano.

1. Il gioco nella riflessione teologica contemporanea

Uno studio organico sulla dimensione ludica dell'uomo, della chiesa, del culto e di Dio stesso, pur appoggiandosi a precedenti significativi, contenuti nella Scrittura e nell'insegnamento patristico, appare relativamente recente.

A questo ripensamento sistematico spingeva Huizinga che, nella conclusione del suo Homo ludens, rinviava al libro dei Proverbi in cui si dice che « l'eterna Saggezza, fonte di giustizia e di dominio, prima di ogni creazione stava giocando al cospetto di Dio per suo divertimento e che nel mondo della terra essa va giocando i suoi divertimenti con gli uomini ».10

Uno dei primi teologi a raccogliere l'appello è stato Hugo Rahner che, nella spiritualità di s. Tommaso, ha riscoperto la base per un'interpretazione cristiana dell'attività ludica e il rilancio teologico della categoria del gioco.11

Avvalendosi largamente di intuizioni geniali della sapienza greca e dei padri, Rahner da un concetto di gioco inteso quale « attività ricca di significato, che ha in sé il proprio scopo » e che, psichicamente, si identifica con l'arte nel senso più ampio del termine.

Gioco ed arte gli appaiono come « realizzazioni in un'ansia primigenia verso una libera alata non inibita armonia tra anima e corpo ».12

Dopo queste premesse, Rahner ed altri teologi, sia protestanti che cattolici, assumono il gioco come principio ermeneutico della rivelazione cristiana.

L'analisi dell'homo ludens rinvia al Deus ludens, così come l'analisi dell'ecclesia ludens rinvia alla danza celeste che essa, nella sua liturgia terrena, prefigura e prelude.

La categoria del gioco viene applicata alla creazione perché questa, come anche l'opera redentiva, è frutto di un amore libero che si dispiega al di là di ogni necessità e costrizione: giustamente nel libro della Sapienza e nella tradizione patristica e mistica essa viene assimilata ad un gioco, che il logos realizza nel mondo per l'estasi del Padre, e ad una specie di danza cosmica.13

In una brillante, quanto discussa, variazione teologica H. Cox ha tentato di applicare la categoria del gioco anche a Gesù che, per certi suoi atteggiamenti, gli appare come un Cristo arlecchino: « Come il buffone, Cristo sfida le consuetudini e disprezza le teste coronate.

Come il trovatore errante non ha dove poggiare il capo.

Come il clown del circo, satireggia l'autorità costituita, e, accompagnato da pompa regale, entra in città, caracollando pur non avendo alcun potere terrestre.

Come il menestrello, partecipa a feste e banchetti.

Alla fine i suoi nemici gli impongono, in una sarcastica caricatura, le insegne regali e lo crocifiggono tra risate e insulti, con una scritta sopra il capo che ne schernisce le ridicole pretese ».14

Con l'attribuzione a Gesù delle fattezze del clown Cox ritiene di esprimere qualcosa di molto profondo ed essenziale.

Infatti, a suo dire, soltanto se assumiamo un atteggiamento ludico nei confronti della religione, possiamo trovarvi un significato: « Soltanto se impariamo a ridere della disperazione che ci circonda, possiamo coltivare un barlume di speranza.

Cristo clown esprime la nostra ludica comprensione del passato e il nostro comico rifiuto di accettare lo spettro dell'inevitabilità del futuro.

Egli è l'incarnazione della festività e della fantasia.15

Infine questi teologi applicano la categoria del gioco alla chiesa: per effetto della liberazione pasquale, già inserita nella storia, il riso dei credenti, la danza dei liberati e il gioco delle nuove relazioni con la libertà che il mistero della Pasqua dischiude, possono avere pieno diritto di cittadinanza nella chiesa: questa pertanto è definibile come ecclesia ludens, pur se immersa in situazioni tutt'altro che risibili.

Fondamentalmente d'accordo in tali prospettive teologiche, gli autori tuttavia divergono per quanto concerne le modalità dell'impegno politico dei credenti, necessario per affrettare la rottura dei cerchi infernali e mortiferi che ancora avviluppano l'umanità.

2. Il ricupero della festività: "otium" e culto

Per reazione alla degradazione della festa, operata dalla società secolarizzata e consumistica, si viene oggi articolando una "teologia della festa" come parte integrante della teologia del lavoro, che mira a superare il divorzio instaurato tra festa e lavoro e a correggere l'esaltazione mitica di un attivismo che tale divorzio ha contribuito a consumare.

Da più parti si è richiamata l'attenzione sui valori di cui la festa - specie quella in cui la ( v. ) religiosità popolare trova la sua espressione - è portatrice: è stato evidenziato lo stretto rapporto che intercorre tra festa e contemplazione, festa e rivoluzione.16

Una teologia del lavoro ispirata al discorso biblico non può essere solo quella dei "sei giorni", ma deve comprendere anche il "settimo giorno" e pertanto restare aperta all'azione e alla contemplazione.

Inteso nel suo senso classico, l'otium diviene perciò spazio di culto, momento di rapporto orante; individuale e comunitario con Dio, entro il quale si compongono le tensioni tra azione e preghiera, lotta e contemplazione.

Nel rapporto cultuale, particolarmente in quello eucaristico, l'uomo viene restituito a se stesso, e pertanto messo in condizione di comprendere a pieno lo specifico cristiano dell'amore, che dà senso all'esistenza e al lavoro, di aprirsi a rapporti oblativi con gli altri e di riconciliarsi anche con la natura quando l'otium diviene pausa turistica, non eterocondotta.

L'incontro con il Dio del "settimo giorno" diviene così la condizione di fondo per dialogare col Dio dei sei giorni e fare di tutta la vita dell'uomo un tempo "liberato".17

3. Valorizzazione del tempo libero

Le prospettive teologiche brevemente richiamate consentono di meglio evidenziare i valori che l'accresciuta dimensione del tempo libero può, a certe condizioni, sprigionare per l'individuo e per la comunità, sia civile che ecclesiale.

a. L'auto promozione culturale e spirituale della persona

Il tempo, liberato dalle preoccupazioni e dalla fatica, spesso alienante del lavoro quotidiano, si presenta di per sé ambivalente: esso, infatti, può essere visto e vissuto come spazio vuoto e spersonalizzante, fonte di nevrosi e di noia, riempito soltanto dalle violenze dei persuasori più o meno occulti, oppure essere trasformato in un importante e, forse, insostituibile coefficiente dell'autopromozione personale.

Attraverso i vari mezzi della comunicazione sociale ( stampa, radio, tv, cinema ), criticamente letti e interpretati, il tempo libero sembra offrire, e in realtà offre a coloro che reagiscono a condizionamenti e manipolazioni, rilevanti spazi per l'auto-istruzione, per l'allargamento e l'approfondimento delle proprie prospettive culturali e spirituali.

b. La riscoperta dell'altro e della comunità

Il tempo libero, specie quello festivo, offre generalmente la possibilità, preclusa a molti dai turni di lavoro e dal pendolarismo, d'incontrarsi con un certo, agio sia con la propria famiglia, sia coi membri del quartiere e della comunità parrocchiale.

È facile intendere le possibilità di dialogo educativo, di partecipazione e condecisione che si aprono per questa via.

L'incontro con gli altri, fuori dell'ambiente di lavoro, rappresenta di fatto un arricchimento nelle prospettive, una lieta esaltante scoperta di doti e problemi da mettere in comune, un momento di partecipazione allo sforzo collettivo per realizzare un diverso tipo di convivenza, ispirata alla giustizia e alla solidarietà, ed avviare così una traduzione incarnata dell'amore cristiano ai vari livelli.

c. La gioiosa distensione del divertimento

Anche il momento distensivo del divertimento, che rappresenta un importante ritmo del tempo libero, appare ricco di valenze spirituali.

A prescindere dalle dense e suggestive - ma forse eccessivamente ottimistiche - prospettive teologiche sulla dimensione ludica dell'uomo, sono un fatto ovvio l'importanza e il valore del divertimento.

Frequenti esortazioni magisteriali ne hanno richiamato l'utilità morale e un documento conciliare ha sottolineato la necessità che il momento del lavoro sia contemperato a quello del riposo e della distensione gioiosa ( GS 67 ).

« Nelle varie forme e nei vari gradi di divertimento ( utili, nobili, adatti… ) che coinvolgono mente e sensi, l'uomo diventa libero ed estatico con finezza di espressione e intensità di gioia quali solo lo Spirito può donare.

Mediante il divertimento lo spirito religioso può elevarsi fino a Dio, il quale trova le sue delizie nello stare coi figli degli uomini ».18

Il divertimento, entro quest'ottica spirituale, diviene un atto di speranza, un ritorno nostalgico al paradiso di delizie, prospettato all'uomo innocente, un anticipo del gaudio finale promesso ai figli di Dio.

d. I valori morali del turismo

Quando riesce a sottrarsi ai pesanti condizionamenti consumistici, il turismo, cui masse di persone sempre più numerose possono accedere nelle ferie infrasettimanali o estive, presenta un insieme significativo di valori che cosi possono essere sintetizzati: esso è prodromo di unità ( anche religiosa ), coefficiente di importanti trasformazioni socio-culturali e di elevazione sociale; favorisce la solidarietà dell'uomo con la natura, aiuta a comprenderne il senso, valorizzarne le risorse, combattere contro la sua manipolazione e rendersi conto dell'entità del disastro ecologico.

Tale contatto con gli elementi naturali, in un mondo dominato dall'artificiale, mentre provoca sentimenti di ammirazione, contemplazione e gratitudine, dona la forza di rientrare negli agglomerati urbani, nelle "prigioni senza porte" che sono le grandi megalopoli e restituisce integra la forza di vivere in esse il proprio impegno.

Il turismo infine è fattore di restaurazione della persona umana, reintegra psiche e soma, deteriorati dal ritmo incalzante della vita quotidiana: « L'uomo riafferma la sua ansia di libertà e di movimento e instaura relazioni interpersonali in un contesto di particolare serenità, di maggiore fiducia e di più piena disponibilità all'incontro e al dialogo ».19

IV - La liberazione del tempo "libero"

Quando si ponga a raffronto la lettura sociologica del tempo libero [ sopra I-II ] con quella teologico-spirituale [ sopra III ], si ha l'impressione di un netto contrasto.

Da una parte il tempo cosiddetto libero appare, quando esiste, talmente condizionato e manipolato che le sue possibilità umanizzanti e socializzanti - per la più parte delle persone che ne usufruiscono - appaiono gravemente compromesse.

Dall'altra, invece, questi valori emergono con particolare evidenza e ricchezza di motivi.

Di qui l'interrogativo: a quali condizioni è ipotizzabile la traduzione in atto delle possibilità e valenze del tempo libero?

Anche in tale questione si profilano nel nostro clima culturale due tendenze di fondo: l'una preme sulla necessità imprescindibile di profonde riforme strutturali ( se non del cambiamento radicale del sistema neocapitalistico ) affinché si possano creare spazi effettivamente liberi soprattutto per i poveri e i lavoratori; l'altra invece pone l'enfasi sul primato dell'educazione e della formazione spirituale del soggetto, in mancanza delle quali ogni cambiamento sociale, economico-politico, risulterebbe vano.

Prescindendo da ogni sottile disputa in proposito, riteniamo di doverci fermare su ambedue gli aspetti del problema; svilupperemo tuttavia con una certa ampiezza le condizioni formative e spirituali, sia per la loro intrinseca importanza, sia in considerazione dell'indole del presente dizionario.

1. Condizioni sociali

Senza un serio impegno - nel quale soprattutto i lavoratori devono essere presenti in prima persona - a carattere sociale e politico, non è pensabile che le ore non occupate nel lavoro divengano ( quasi per generazione spontanea ) una dimensione nuova libera e liberante.

Come si è visto, è assurdo parlare di tempo "libero", in senso positivo e sostanziale, per chi è oggettivamente schiavo della disoccupazione, della sottoccupazione, per chi è affamato di casa, di verde e rimane prigioniero della casa-formicaio e degli innumeri stress del pendolarismo: tali e consimili situazioni alienanti impongono a tutti, e in particolare al cristiano, consapevole della dimensione "politica" della fede [ v. Politica I ], precisi impegni e gravi responsabilità in ordine alle urgenti e indilazionabili riforme.

Ma anche per chi lavora e gode di una certa sicurezza economica il discorso non è finito: per poter usufruire del tempo libero in maniera autenticamente libera, infatti, è necessario che l'attività dei "sei giorni" si realizzi entro strutture che consentono l'esercizio della libertà: se la democrazia si dovesse fermare inesorabilmente di fronte ai cancelli della fabbrica o del luogo di lavoro, ben difficilmente sarebbe ipotizzabile l'improvvisazione di una gestione libera del "settimo giorno" e cioè dello spazio non lavorativo: di qui l'urgenza del discorso relativo alla partecipazione aziendale.

Del pari, senza un'azione socio-politica rivolta al cambiamento dei modelli di sviluppo risulta praticamente impossibile prevedere spazi di tempo libero: finché produzione e consumo vengono messi al primo posto nell'ordine dei valori e considerati come supremi motori del progresso economico, inevitabilmente sviluppo e sottosviluppo rappresenteranno la sistola e la diastole del sistema: di qui la necessità di una profonda innovazione, auspicata - anche a livello di rapporti economici internazionali - da documenti magisteriali di fondamentale rilevanza.

Infine l'impegno politico è richiesto per quanto riguarda i mass media, dalla cui gestione, in notevole misura, dipende la manipolazione del tempo libero, dei consumi, divertimenti e turismo: il diritto all'oggettività dell'informazione, al pluralismo, alla non-violenza delle immagini e dei messaggi veicolati rappresenta un'esigenza fondamentale da difendere in quanto la sua caduta determina anche la fine o, quanto meno. la grave compromissione di ogni libertà personale.

2. Condizioni spirituali

Mentre si avverte l'esigenza di queste trasformazioni sociali, si fa altrettanto viva l'attenzione alla necessità di un'educazione e formazione della persona, non ristretta soltanto al periodo adolescenziale, oggi peraltro protratto nel tempo più che in passato, ma estesa a tutto l'arco della vita; si parla perciò di educazione e formazione permanente: educazione al metodo e al costume democratico, educazione all'uso critico dei mass media, educazione al divertimento e al turismo.

Le istanze dell'esigenza formativa si fanno particolarmente forti ed estese quando la società diviene pluralistica e il soggetto, di conseguenza, è esposto a continue crisi di identità, non potendosi appoggiare a strutture uniformi e trovare in esse sicurezza di comportamento.

La spiritualità cristiana può contare, in proposito, su valide tradizioni educative e sui nuovi apporti della riflessione teologica, sollecitata anche da suggestivi interventi magisteriali, in tema di divertimenti, comunicazioni sociali e turismo.

a. Formazione spirituale al divertimento

Unanime nella condanna dell'ozio, la tradizione cristiana è altrettanto unanime nella difesa della validità e santità del "settimo giorno" che, mentre anticipa la gioia e il riposo finale del credente, dà significato al momento del lavoro e crea spazio non solo per il momento celebrativo assembleare ma anche per il divertimento.

A prescindere dalle indicazioni, talora rigide o eccessivamente casuistiche, elaborate da moralisti del passato, oggi il rinnovamento della morale e della spiritualità cristiana è in grado di offrire preziose suggestioni in ordine agli atteggiamenti che il credente deve assumere nei confronti del divertimento.

Famiglie cristiane e chiese locali hanno l'impegno di curare la formazione dei fanciulli e dei giovani a partire dalla scelta dei giocattoli, dall'apertura alle istanze della pace universale e dell'ecologia, dalle spinte verso agonismi sportivi non meramente competitivi, per giungere all'interiorizzazione del senso di responsabilità, individuale e sociale, di cui ogni attività umana, compresa quella ludica, non può non essere permeata, se vuoi risultare autentica e promozionale.20

Particolare attenzione a queste condizioni spirituali e formative pongono alcuni gruppi cristiani ed enti educativi, tra i quali sembrano meritare speciale menzione il movimento scautistico e i centri giovanili ispirati alla metodologia di s. Giovanni Bosco.

b. Educazione ai ( v. ) mass media

Considerata la molteplicità dei messaggi che tramite i mass media raggiungono gli utenti, la difficoltà di decodificarli e criticarli, sottraendosi alla suggestione potente dell'immagine e del suono che spesso li accompagnano, risulta ovvia l'insistenza sulla formazione tecnica e morale dei recettori e, in particolare, dei fedeli perché siano messi in grado di usare rettamente dei mezzi di comunicazione sociale ( IM 15-16 ).

L'istruzione pastorale Communio et progressio ( del 1971 ) mentre approfondisce il fondamento teologico della comunicazione sociale che in Cristo, perfetto comunicatore, acquista significato valore e scopo, rinvigorisce e dilata il discorso morale formativo anche agli emittenti e alla comunità politica.

Degli emittenti sottolinea i seguenti requisiti: competenza, cioè alto livello tecnico, formale e artistico; umanizzazione, rifiuto cioè della disinformazione e manipolazione e, in positivo, contributo alla liberazione dell'uomo dai condizionamenti dell'analfabetismo, ingiustizia, violenza; onestà, sincerità e verità nelle comunicazioni.21

c. Educazione al turismo

Il turismo è un test particolarmente significativo delle diverse formazioni spirituali.

L'uomo, carente di formazione sociale o educato individualisticamente, scarsamente disposto al dialogo con gli altri, alla lettura attenta della natura, pronto a carpire piaceri ma insensibile alle creazioni artistiche, difficilmente trasformerà il turismo in fattore autopromozionale: sarà sempre un viaggiatore distratto, superficiale, disattento, profittatore, schiavo dei mezzi tecnici e dei persuasori consumistici.

La formazione spirituale cristiana, sensibile ai valori individuali e sociali del "pellegrinare", aperta ad una profonda lettura del libro e della logica della natura, nonché al dialogo e al servizio comunionale col prossimo, fa del turismo, responsabilmente e liberamente organizzato, uno strumento assai valido di arricchimento etico e religioso, una delle modalità più sane per usufruire del tempo libero e renderlo "liberante".22

Realtà
Segni
Storia
Suo senso Segni II
Lettura di fede del … Segni III
Segni VI
Influsso del passato Eroismo I,8
… nei salmi Salmi III,5d

… libero

… ed escatologia Escatologia VI
… e lavoro Lavoratore II
Lavoratore IV

1 H. Marcuse, Critica alla società repressiva, Milano, Il Saggiatore 1968, 49
2 H. Cox, La festa dei folli. Saggio teologico sulla festività e la fantasia, Milano, Bompiani, 1971, 22
3 Tra gli altri Alves, Berger, Huizinga, Moltmann, H. Rahner, citati più avanti e nella bibl.
4 R. Garaudy, Danzare la vita, Assisi, Cittadella 1973, 175
5 J. Charpentreau, L'uomo separato. Giustificazione dell'azione culturale, Roma, Ave 1968, 104
6 G. D'Ascenzi. Coltivatori e religione. Indagine su 9017 capifamiglia, Bologna, Edagricole 1973, 195
7 G. Bianchi e R. Salvi, Giovani tra razionalizzazione capitalistica e nuovo proletariato in Giovani tra classi e generazioni, Reading a cura di G. Bianchi e A. Ellena, Milano, Celuc 1973, 33ss
8 R. Compiani, Giovani, tempo libero e istituzioni di tempo libero giovanile in Tempo libero e consumo giovanile. Documenti ISVET n. 46, Roma 1972
9 Emy Beseghi, I giovani per un mondo più adulto. Rassegna della problematica giovanile nell'ultimo decennio in Il Regno Attualità 21 (1976), 8, 181
10 J. Huizinga, Homo ludens (1939), Milano, Il Saggiatore 1964, 303
11 H. Rahner, L'homo ludens (1952), Brescia, Paideia 1969
12 Ibid., 12
13 J. Moltmann, Su; gioco. Saggi sulla gioia della libertà e sul piacere del gioco, Brescia, Morcelliana 1971, 30ss
14 H. Cox, La festa dei folli, cit., 175
15 Ibid., 176
16 Ibid., 37ss
17 G. Campanini, Etica cristiana del lavoro in Aa. Vv., Messaggio cristiano ed economia, Bologna, Dehoniane 1974, 446
18 F. Appendine, Divertimento in DETM 1976, 260
19 F. Appendine, Turismo e tempo libero, ibid., 1176
20 G. Perico, Sport, ibid. 1037ss
21 L. Bini, Comunicazione sociale, ibid., 124ss
22 F. Appendine, Turismo' e tempo libero,, ibid. 1177