Salmi

IndiceA

Sommario

Introduzione:
1. I salmi e noi;
2. I salmi tra di noi.
I. Qualche nozione utile:
1. Denominazioni;
2. La raccolta dei salmi.
II. I salmi e noi. Aspetti teorici:
1. Le nostre difficoltà;
2. Il principio di ogni soluzione: i salmi preghiera di Cristo e della chiesa;
3. L'apporto delle scienze umane:
a. Le caratteristiche letterarie funzionali dei salmi;
b. Il funzionamento linguistico e poetico dei salmi;
c. L'elemento specifico di una preghiera che è parola di Dio.
III. I salmi tra di noi:
1. Il Sal 1:
a. Genere letterario;
b. Sistema del testo e movimento del pensiero;
c. Lettura cristiana;
2. Il Sal 27;
3. Il Sal 30;
4. Il Sal 39;
5. Il Sal 77;
6. Il Sal 90.
IV. Conclusione.

Introduzione

In un primo paragrafo ( I ) esamineremo tutti gli aspetti che riallacciano i salmi al passato: autori, datazione, origine e configurazione del salterio, che li raccoglie.

Intenzionalmente conciso per tutto quel che riguarda la storia letteraria, il nostro studio cercherà invece di considerare i salmi come preghiera ( II ) e come mezzo di espressione per gli uomini del nostro tempo ( III ), secondo lo schema seguente:

1. I Salmi e noi

Si tratterà delle difficoltà che incontriamo nella lettura dei salmi e della necessità di trovare una soluzione, se è vero che i salmi, stando al NT, sono nel loro insieme preghiera di Cristo e preghiera rivolta a Cristo.

Istruiti dalla bibbia sulla posizione privilegiata dei salmi nel culto della chiesa, faremo ricorso alle scienze dell'uomo e del linguaggio.

Alla loro scuola impareremo a mettere in contatto testi antichi e il lettore dei tempi moderni.

Infatti le scienze dell'uomo e del linguaggio sono in grado di mettere in luce degli schemi di pensiero e di espressione i quali, nonostante la loro apparente divergenza, appartengono a tutti i tempi e a tutte le latitudini.

Chiederemo a tali scienze di iniziarci ad un tempo alle varianti culturali di superficie e alle costanti di fondo.

Elemento specifico e irriducibile rimarrà evidentemente il legame che i salmi hanno con la storia della salvezza.

Essi sono fioriti su labbra umane, sotto la mozione dello Spirito e lungo una storia guidata a sua volta dal medesimo Spirito.

Tra le diverse pagine della bibbia, tra la bibbia nel suo complesso e la vita umana esistono corrispondenze e affinità che non sono solo il risultato di universali antropologici.

Il Dio sempre uguale impegna tutte le generazioni umane in un'esperienza che fa loro rivivere il cammino di Israele.

La storia di Israele, ripresa e condensata in Cristo, è nostra, così come è nostra la preghiera che l'accompagna lungo i secoli.

Nella parte teorica ( II ), quindi, prenderemo in considerazione la sovrimpressione dei salmi nell'unità di un unico disegno di salvezza, sovrimpressione attuata attraverso il concatenamento e l'interpretazione dei due Testamenti.

2. I Salmi tra di noi

Si tratterà semplicemente di procedere a una lettura pratica - umana e cristiana - di un campionario di salmi, scelti per la diversità dei loro generi e dei loro contenuti.

A ogni testo applicheremo i vari metodi esposti nella parte teorica: punti di vista letterari, antropologici, rilettura cristiana ( III ) [ v. Esperienza spirituale nella bibbia I,6,e ].

I - Qualche nozione utile

1. Denominazioni

In ebraico il libro dei salmi si chiama « libro delle lodi » ( tehillìm, dalla radice hll, "lodare" ).

Di per sé tale titolo conviene solo a un terzo del salterio.

È comunque significativo che questo sia tutto quanto posto sotto il segno della lode.

L'ebreo non dimentica di lodare anche quando supplica ( per es. Sal 22,2.26; Sal 106,1.47.48 ).

Le denominazioni "salmi" e "salterio" derivano dal greco "psalmoi" ( melodie ) e "psalterion" ( strumento a corde, lira o arpa ).

Salmi e salterio sono di conseguenza termini che, per metonimia sono arrivati a designare le parole cantate e la raccolta che le contiene.

2. La raccolta dei Salmi

I salmi contenuti nel salterio ( in realtà il genere salmodico si ritrova anche al di fuori di esso; Es 15; 1 Sam 2; 2 Sam 1; Gn 2, ecc. ) sono centocinquanta.

La versione greca dei Settanta ne conosce un centocinquantunesimo, raccolto con l'annotazione di « fuori numero ».

A partire dal salmo 9 e 10 del testo ebraico ( che le versioni hanno unito in uno solo ) la numerazione dei Settanta e delle versioni è in ritardo di una unità.

Il libro si divide in cinque collezioni, che terminano ogni volta con una dossologia ( Sal 1-41; Sal 42-72; Sal 73-89; Sal 90-106; Sal 107-150 ).

Le cinque raccolte si distinguono per caratteristiche molto esteriori: similitudine dei generi letterari, del contenuto, dell'attribuzione, della funzione, ecc.

Numerosi salmi presentano un titolo, il cui tenore diverge molto spesso dall'ebraico alle versioni.

Nella chiesa e agli occhi della critica i titoli non hanno mai rivestito l'importanza delle composizioni poetiche ch'essi introducono.

Per quanto riguarda il problema particolare delle attribuzioni ( di Davide, dei figli di Core, ecc. ), si è oggi concordi nell'attribuire a tali indicazioni soltanto un valore relativo.

È compito della critica interna e esterna confermarle o infirmarle.

Mentre una quarantina d'anni fa l'esegesi non cattolica tendeva ad ascrivere la maggior parte dei salmi all'epoca post-esilica e anche maccabaica, quasi tutti i commentatori attuali ammettono la possibilità di salmi preisraeliti ( ! ) ulteriormente rimaneggiati e adattati alla fede jahvistica.

In realtà la fissazione di una cronologia per tutto il salterio rimarrà sempre un'impresa altamente ipotetica.

II - I Salmi e noi. Aspetti teorici

1. Le nostre difficoltà1

Il ruolo dell'avvocato del diavolo nel processo ai salmi è facile.

Chi non ha acquisito, a forza di studi e di ragionamenti, un certo numero di riflessi correttivi, prova necessariamente un certo disagio a pregare i salmi.

La preghiera esige l'accordo tra le labbra e il cuore.

Ma come è possibile adattare a se stessi preghiere fissate nella loro espressione e spesso lontane, per il loro contenuto, dalle preoccupazioni attuali?

I salmi comportano formule bell'e pronte e riguardanti persone, cose e avvenimenti che sono veramente lontani da noi.

Mosè, Aronne, la sua barba, l'Egitto, il mar delle canne, il monte Hermon, Moab, Edom, i Filistei, tutto ciò è ancora attuale?

E che dire del linguaggio dei salmi?

I termini più comuni rivestono un senso che si discosta da quello loro attribuito nelle nostre lingue moderne.

Se la "verità" degli ebrei non è semplicemente la nostra, se il "cuore" dell'orientale corrisponde allo "spirito" dell'occidentale, con qualche cosa in più, come possiamo pregare i salmi senza effettuare continuamente delle correzioni cerebrali?

Un'altra fonte di disagio: a quale liturgia appartengono i salmi?

Come evocare il sacrificio del grasso dei montoni, del sangue dei tori, senza provare una sensazione di estraneità?

E che dire delle insufficienze dottrinali e morali?

Essi non contengono evidentemente una sola parola sulla Trinità, sul Verbo incarnato, sulla chiesa, sui sacramenti.

Cosa più grave ancora per una sensibilità educata dal vangelo: dov'è in quei testi il perdono dei nemici?

Chiunque si è reso colpevole viene in essi perseguito con un odio vigoroso.

Perfino l'innocente, qualora sia figlio del colpevole, non è al sicuro.

Che v'è di più orrendo della maledizione lanciata dall'esiliato ebraico su Babilonia: « Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra » ( Sal 137,9 )?

Parole del genere usciranno dalle labbra del cristiano, scenderanno nel suo cuore?

Non v'è dubbio che il "dossier" a carico dei salmi è voluminoso.

Gli antichi, spiriti meno critici, se la cavano a colpi di allegoria e di sensi accomodatizi, una ricetta magica che veniva facilmente a capo dei testi difficili o scandalosi.

Il realismo moderno esige che i salmi siano accettabili nel loro senso letterale e storico.

2. Il principio di ogni soluzione: i Salmi preghiera di Cristo e della Chiesa

Il fatto che agli occhi di Cristo e della chiesa apostolica i salmi rivestissero il valore di preghiera per eccellenza è fuori discussione.

Certo, allora il divario culturale era minimo.

Viceversa, però, era enorme la novità evangelica.

E ciononostante Gesù e i discepoli non hanno ritenuto che pregare i salmi equivalesse a mettere a repentaglio un vino nuovo in otri vecchi.

Il mistero cristiano trova nei salmi la propria espressione connaturale.

Alle soglie del NT la Vergine Maria reagisce al messaggio, che la fa madre del Messia, con parole desunte dal salterio.

Attraverso il Magnificat risuonano il cantico di Anna, madre di Samuele ( 1 Sam 2 ), e cantici degli anonimi che hanno composto i Sal 89; Sal 98; Sal 107 e Sal 111.

Il Magnificat porta intrecciati in se stesso l'attesa e il compimento.

La voce di Maria risuona frammista al coro di Israele.

Ella non recita, ma, nutrita dalla tradizione biblica, intesse la sua preghiera di reminiscenze.

Usa i salmi come una lingua, rispettosa delle regole e nel contempo sovranamente creatrice.

Tale è precisamente il segreto della giovinezza dei salmi.

Essi non chiedono tanto di figurare nel programma delle nostre preghiere, quanto piuttosto di insegnarci a parlare, a stabilire un equilibrio e una proporzione tra la supplica e la lode, a rimetterci sotto gli occhi quel che il nostro spirito, troppo legato alle impressioni del momento, potrebbe dimenticare.

La vera preghiera è sempre corale.

Per quanto essa sia personale, si fonde con il coro della comunità e della tradizione.

S. Agostino ha potuto dire di Gesù: « Christus, iste cantator psalmorum ».

Cristo è stato il cantore dei salmi per eccellenza.

Egli li ha pregati e… vissuti.

Non ci sbagliamo se lo immaginiamo adolescente salire verso Gerusalemme in compagnia dei genitori e cantare con essi "i salmi delle ascensioni" ( Sal 120-134 ).

I suoi ultimi istanti si snodano come adempimento dei salmi.

Quale senso tragico, ma ricco di speranza, assumono le parole dell'Hallel ( Sal 113-118 ) sulle sue labbra a conclusione dell'ultima cena ( Mt 26,30 ): « Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore…

Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli…

A te offrirò sacrifici di lode… » ( Sal 116,13.15.17).

« …Non morirò, resterò in vita…

La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo…

Questo è il giorno fatto dal Signore, rallegriamoci e esultiamo in esso » ( Sal 118,17.22.24 ).

Nel giardino del Getsemani Gesù manifesta la sua angoscia mortale, ispirandosi ai Sal 42-43: « La mia anima è triste… » ( Mt 26,38; Mc 14,34; Gv 12,27 ).

Sulla croce, al momento di spirare, grida con il Sal 22: « Dio mio. Dio mio, perché mi hai abbandonato? » ( Mt 27,46; Mc 15,34 ), e con il Sal 31: « Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito » ( Lc 23,46).

Cristo non ha soltanto citato e vissuto i salmi.

Maestro e oggetto di ogni esegesi, egli li ha anche interpretati con autorità.

Le ultime istruzioni che dà agli apostoli sono una lezione di esegesi: « Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi » ( Lc 24,44 ).

In antecedenza, per insinuare il mistero della sua persona e la preminenza che lo colloca al di sopra di Davide, ricorre al Sal 110: « Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere figlio? » ( Mt 22,45 ).

L'argomentazione di Gesù davanti al sinedrio fonde due citazioni, desunte dal Sal 110 e da Dn 7,13: « Vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo » ( Mt 26,64 ).

Per il resto i suoi discorsi sono punteggiati di riferimenti e di allusioni ai salmi: Mt 5,5 = Sal 37,11; Mt 5,35 = Sal 48,3; Mt 7,23 = Sal 6,9; Mt 8,8 = Sal 107,20; Mt 16,27 = Sal 62,13; Mt 18,12 = Sal 119,176; Lc 10,19 = Sal 91,13; Lc 19,44 = Sal 137,9; Lc 21,25 = Sal 65,8-9 ).

A loro volta gli apostoli, responsabili della chiesa, convalidano la loro predicazione con testimonianze scritturistiche che provano la messianicità del loro maestro.

Il Sal 22, pregato da Cristo in croce, diventa la chiave di lettura di tutto l'avvenimento pasquale.

Morto in croce e risuscitato: a ciò corrispondono i due versetti antitetici: « Dio mio. Dio mio, perché mi hai abbandonato? » ( v 2 ) e « Ma io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza » ( v 31 ).

Di qui l'uso del Sal 22 nei racconti della passione: Mt 27,39 = Sal 22,8; Mt 27,43 = Sal 22,9; Gv 19,24 = Sal 22,19.

Altri riferimenti mostrano in Cristo l'uomo che si è reso solidale con ogni sofferenza umana.

« Egli ha preso le nostre infermità » ( Mt 8,17 ) riassume nella persona del Salvatore la tribolazione universale, riassume la preghiera dell'umanità alle prese con il dolore.

È lui il giusto sofferente, lui il perseguitato senza motivo, il messo al bando, così come ancora lui è il dolce e il povero.

Il Salvatore ricapitola queste situazioni diverse, le rivive alla sua maniera, vale a dire alla maniera di Figlio di Dio ( Sal 22,23, Eb 2,12; Sal 27,12; Sal 35,11, Mc 14,56s; Sal 40,7-9, Eb 10,5-10; Sal 69,5, Gv 15,25; Sal 69,22, Mt 27,34; Sal 78,2, Mt 13,35; Sal 18,50, Rm 15,9).2

La ragione decisiva per cui i salmi rimarranno la preghiera della chiesa, è il posto che essi occupano nella coscienza di Cristo e nella predicazione della chiesa apostolica.

Essi si ricollegano al messaggio evangelico per mezzo di un legame consustanziale.

Non è possibile lasciarli cadere nell'oblio senza mutilare l'immagine di Cristo e senza privare la chiesa di un mezzo di espressione privilegiato.

D'altra parte i salmi, preghiera di Cristo, sono rapidamente divenuti preghiera rivolta a Cristo.

Gesù stesso non ha forse considerato come lode a Dio le acclamazioni indirizzate alla sua persona?

Quando i farisei, i sacerdoti e gli scribi si indignano per le grida entusiastiche della folla, egli risponde: « Non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti ti sei procurata una lode? » ( Mt 21,16; Sal 8,3 ).

Acclamare Cristo significa dunque lodare Dio.

La chiesa ha imparato la lezione.

Basta sfogliare un messale per costatare l'abitudine di riferire a Cristo passi del salterio.

Si tratta di un'usanza autorizzata dall'esempio del NT ( Eb 1,3 = Sal 104,29s; Ef 4,8 = Sal 68,19; 1 Pt 2,3 = Sal 34,9 ).

3. L'apporto delle scienze umane

Tre cause contribuiscono a conferire a un'opera letteraria la sua forma propria: il genio dell'autore, l'ambiente culturale, l'eterno umano.

L'anonimato dei salmi riduce praticamente a zero la possibilità di identificarne gli autori.

Invece gli aspetti culturali consentono in misura sufficiente di ricostruirne l'ambiente sociologico e di determinare nel contempo le caratteristiche letterarie che ne derivano.

Infine l'analisi propriamente linguistica e poetica rivela l' « eterno umano ».

Ci soffermeremo più a lungo su quest'ultimo tipo di analisi, che è ancora ai suoi inizi, perlomeno fra gli esegeti.

Di conseguenza, delle tre cause che concorrono alla creazione letteraria noi esamineremo la seconda e la terza, vale a dire:

a. le caratteristiche letterarie funzionali, si tratta di raccogliere il minimo di informazioni necessario per discernere quel che, nella fattura dei salmi, si spiega in base ai condizionamenti socio-religiosi;

b. il funzionamento linguistico e poetico dei salmi3 esaminati alla luce delle leggi della comunicazione umana, i salmi, strappati al passato, ci diventeranno connaturali e assimilabili,

c. Aggiungeremo infine un terzo punto, che tiene conto della loro appartenenza alla tradizione biblica: la rilettura cristiana.

a. Le caratteristiche letterarie funzionali dei salmi

I testi biblici hanno di particolare il fatto di costituire nella loro totalità una letteratura funzionale.

Con questo intendiamo dire che essi, a tutti i livelli della loro composizione ( struttura, forma e contenuto ), rispondono ai bisogni di espressione della comunità.

Il bisogno, che il popolo sente di lodare Dio, dà luogo al genere letterario dell'inno.

Il canto corale comporta varie particolarità stilistiche e strutturali: invitatorio, forma litanica, invitatorio, risposta, ecc.

I grandi temi della fede si ripercuotono nel contenuto.

Esiste dunque un'interazione costante tra la situazione religiosa e sociologica, che crea il bisogno di espressione, e la forma letteraria che lo soddisfa.

H. Gunkel ( 1862-1932 ),4 l'iniziatore incontestato del metodo delle forme, enumera di conseguenza tre criteri i quali, sovrapponendosi, indicano la presenza di un genere letterario:

a. una situazione specifica nella vita del popolo ( Sitz un Leben ),

b. un tesoro comune di formulazioni e di motivi,

c. un'atmosfera spirituale identica.

In poche parole: gli appelli che partono dalla vita creano e modellano tutta la produzione letteraria.

Tra i generi letterari meglio rappresentati enumeriamo:

Gli inni: il loro scopo è quello di lodare il Signore per le gesta da lui compiute nella creazione e nella storia.

In questa categoria vengono ordinariamente classificati i salmi Sal 8; Sal 19; Sal 29; Sal 33; Sal 65; Sal 67; Sal 100; Sal 103; Sal 104; Sal 105; Sal 111; Sal 113; Sal 114; Sal 135; Sal 136; Sal 145; Sal 146; Sal 147; Sal 148; Sal 149; Sal 150.

In genere cominciano con un invitatorio che risponde alle esigenze della preghiera corale.

Il precantico apre la celebrazione: « Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore…» ( Sal 135,1; Sal 29,1; Sal 33,1; Sal 66,1-3; Sal 105,1ss; Sal 117,1 ).

Segue il corpo dell'inno, che enumera in maniera assai libera i motivi della lode.

Spesso l'inno termina con un nuovo invitatorio, che amplifica l'introduzione con qualche variante.

Così per es. il Sal 103.1,22: « Benedici il Signore, anima mia… »;

« Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in ogni luogo del suo dominio.

Benedici il Signore, anima mia ».

L'inno si sviluppa sia sotto forma di proclamazione ( stile indiretto, rivolto all'assemblea ), sia come acclamazione ( stile diretto, rivolto verso il Signore ).

Agli inni è opportuno collegare i salmi di lode indiretta, che esaltano il Signore per la sua presenza in mezzo al popolo nel tempio: cantici di Sion ( Sal 46; Sal 48; Sal 76; Sal 87 ) e cantici di pellegrinaggio ( Sal 84; Sal 121; Sal 122; Sal 125; Sal 126 ).

Anche i salmi regali presentano un'andatura innica.

Attraverso l'unto del Signore la lode sale al Re dei re ( Sal 2; Sal 18; Sal 20; Sal 21; Sal 72; Sal 101; Sal 132; Sal 144,1-11 ).

Infine il Signore-Re stesso costituisce l'oggetto di un genere letterario particolare, che è stato denominato "salmi d'intronizzazione" ( Sal 47; Sal 93; Sal 96-99 ).

Jahve è senza dubbio Dio da sempre e per sempre, però il suo dominio sull'universo diventa visibile nella storia solo per tappe.

Così ogni nuova manifestazione strepitosa della potenza di Jahve è l'equivalente di un'intronizzazione.

In effetti il culto conosce processioni e accompagnamenti dell'arca dell'alleanza che sono la celebrazione liturgica di gesta storiche.

L'eco di tali trasferimenti dell'arca, che simboleggiano un' intronizzazione, è reperibile nei salmi Sal 24; Sal 47; Sal 132.

Il Sal 47 e il Sal 24 portano particolarmente visibili le tracce del loro uso rituale: « Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba.

Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni » ( Sal 47,6-7 ).

« Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia…

Il Signore degli eserciti è il re della gloria » ( Sal 24,7-10 ).

Dall'intronizzazione di Jahve all'escatologia non v'è che un passo.

L'escatologia è la venuta del Signore, venuta trionfante e decisiva, accompagnata dal giudizio: « Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti » ( Sal 96,13 ).

L'ambiente originario degli inni è quindi il culto in tutta la sua varietà.

- Le suppliche individuali: si tratta del genere letterario più rappresentato nel salterio ( Sal 3; Sal 7; Sal 13; Sal 17; Sal 22; Sal 25; Sal 26; Sal 27; Sal 31; Sal 35; Sal 38; Sal 39; Sal 42s; Sal 54; Sal 57; Sal 59; Sal 77; Sal 88; Sal 123; Sal 140; Sal 141; Sal 142; Sal 143 ).

Un membro della comunità esterna il proprio lamento davanti al Signore.

Il più delle volte egli è oggetto di minacce o di persecuzioni da parte di terzi.

Malattia e persecuzioni vanno del resto a braccetto, poiché nell'antichità l'uomo malato passa per uno abbandonato da Dio.

Le umiliazioni e l'impossibilità di ottenere giustizia diventano subito il suo pane quotidiano.

Di qui la tematica delle suppliche individuali: protestazioni d'innocenza, descrizione del torto subito, invocazione del Signore, certezza d'essere esaudito e, qualche volta, oracolo di salvezza annunciato da un officiante.

È anche possibile che certi salmi di supplica abbiano avuto come ambiente di vita socio-religiosa un tribunale installato nel tempio.

Infatti l'orante, oltre che sulla propria discolpa, conta anche sul castigo di colui che l'ha offeso ( Sal 3,8; Sal 5,10s; Sal 7,16; Sal 17,13-15; Sal 63,10s ).

Il momento del soccorso, dato per scontato, è il mattino ( Sal 5,4; Sal 30,6; Sal 57,9; Sal 59,17, ecc. ) o l'ora del sacrificio ( Sal 141,2 ).

Un genere affine alla supplica è il salmo di fiducia ( Sal 4; Sal 16; Sal 23; Sal 27; Sal 62; Sal 131 ).

- I ringraziamenti individuali: ogni supplica esaudita sfocia molto naturalmente nel rendimento di grazie.

La differenza tra l'inno e il rendimento di grazie sta nel fatto che il secondo di questi generi letterari è legato alla situazione personale dell'orante.

Il Signore l'ha liberato dalla tale tribolazione ben precisa.

Come il lamento, cosi anche il rendimento di grazie è talvolta accompagnato da un rituale sacrificale ( Sal 66,13ss; Sal 107,22; Sal 27,6 ).

I salmi si aprono con un'esortazione alla lode che l'orante indirizza a se stesso: « Loderò il Signore con tutto il cuore » ( Sal 9,2s; Sal 18,1s; Sal 30,2; Sal 34,2s…).

Per il resto il rendimento di grazie assomiglia all'inno.

- I salmi di supplica nazionale: qualche salmo sembra collegato al rituale dei grandi, giorni di digiuno, celebrati dalla comunità in occasione di calamità pubbliche, di guerre, epidemie, siccità ( Sal 44; Sal 66,3-7; Sal 74; Sal 79; Sal 80; Sal 83; Sal 89,31-52; Sal 94,1-7 ).

L'introduzione si indirizza a Dio e gli domanda le ragioni del disastro subito: « Perché? » ( Sal 44,24s; Sal 74,1 ), « fino a quando? » ( Sal 79,5; Sal 80,5; Sal 89,47 ).

A volte si arriva anche a formulare apertamente delle parole di critica ( Sal 44,10; Sal 60,3.12; Sal 94,15, ecc. ).

Il popolo si lamenta della sua sorte, che lo copre di vergogna agli occhi delle nazioni.

Infine il presente viene opposto al passato.

Dio ha abbandonato il suo popolo.

- Le suppliche e i rendimenti di grazie collettivi: nel salterio questi due generi letterari occupano un posto di secondaria importanza ( Sal 12; Sal 60; Sal 65; Sal 67; Sal 74; Sal 79; Sal 80; Sal 85; Sal 90; Sal 118; Sal 123-126; Sal 137 ).

Segnaliamo a titolo di informazione qualche altro genere letterario di minor importanza: le liturgie di entrata ( Sal 15; Sal 24 ), le requisitorie per la rottura dell'alleanza ( Sal 50; Sal 78; Sal 81 ) e i salmi sapienziali ( Sal 1; Sal 32; Sal 34; Sal 37; Sal 99; Sal 112; Sal 128 ).

La conoscenza dei generi letterari risulta utile per l'utilizzazione moderna dei salmi, in quanto essa rende conto di varie caratteristiche letterarie superficiali.

Inoltre certe situazioni vitali dei salmi hanno la loro corrispondenza nel culto della nuova alleanza, che conosce a sua volta riti di lode, di azione di grazie, di supplica, ecc.

b. Il funzionamento linguistico e poetico dei salmi

I generi letterari che abbiamo enumerato sono radicati in un contesto culturale e sociologico e sono riconoscibili in base alla ricorrenza di strutture e di forme fisse.

In ultima analisi tali apparentamenti si spiegano in base a un'identica collocazione e funzione nella vita del popolo.

Dobbiamo ora scavare più a fondo, allo scopo di cogliere dei tratti letterari che non sono più frutto delle diverse situazioni sociologiche, ma sono direttamente collegati con le funzioni della comunicazione umana.

Vediamo nel modo più breve e semplice possibile i fattori e le funzioni della comunicazione umana.

Sei fattori entrano in gioco nella comunicazione linguistica:5 emittente, destinatario, messaggio, contesto ( oggetto del messaggio ), codice ( linguaggio ), contatto.

Ognuno di questi fattori da luogo a una funzione.

In quanto il messaggio serve all'emittente per parlare di se stesso, entra in gioco la funzione espressiva.

Quando l'emittente si sforza di ottenere dal destinatario una risposta fatta di azione e di comportamento, tale impatto del discorso sul destinatario fa scattare la funzione conativa.

La funzione che ha per scopo la trasmissione di informazioni è detta referenziale.

Può succedere che gli interlocutori debbano consultarsi sul senso delle parole adoperate.

In tal caso essi sollecitano la funzione meta-linguistica, che corrisponde al fattore codice.

Certe parole vengono scambiate solo per verificare se tra i locutori s'è stabilito il contatto.

Il fattore contatto mette in moto la funzione detta fatica.

Rimane infine la funzione poetica, che consiste nella trasfigurazione del fattore messaggio: il messaggio, poetizzato, attira l'attenzione sull'uso delle parole prima di condurre al senso.

Tutti i processi di poetizzazione si propongono di costituire il messaggio in immagine del suo senso.

Il messaggio, che ha subito la trasformazione dei processi poetici, irraggia lo splendore del suo significato.

Si pensi per es. a Is 11, che parla della pace escatologica.

Esso non si limita ad annunciarcela, ma la manifesta al nostro spirito sotto le immagini del leone ammansito e della vipera gioviale.

In conclusione, i due specchietti seguenti, sovrapponibili, indicano i sei fattori, e le loro, rispettive funzioni:

Emittente Fattori

Contesto
Messaggio
Contatto
Codice

Destinatario
Espressiva Funzioni

Referenziale
Poetica
Fàtica
Metalinguistica

Conativa

Il linguaggio prevalentemente espressivo è lirico.

Quello prevalentemente conativo è drammatico.

Quello prevalentemente referenziale è epico.

Lirica, dramma, epica non costituiscono tre generi, ma tre forme naturali di base.

Di qui lo specchietto seguente:

Funzioni Oggetti Soggetti Forme di base
Espressiva Sentimenti, desideri Io Lirica
Conativa Comportamenti Dialogo Drammatica
Referenziale Racconti, informazioni Egli, esso Epica

Nella lirica l'uomo si esprime; nel dramma affronta e si confronta con il suo simile; nell'epica racconta.

L'applicazione delle forme di base alla lettura dei salmi si annuncia subito piena di promesse.

I salmi servono a esprimere sentimenti: fiducia, umiltà, speranza, timore, ecc.

La preghiera è una lotta drammatica che mette l'uomo alle prese con Dio: da una parte l'uomo sballottato tra la fede e il dubbio, tra l'accettazione e la resistenza; dall'altra Dio, la cui voce si fa via via pressante, invitante, minacciosa.

La preghiera salmodica non ha niente di un monologo su Dio, ma è un dialogo colto nel vivo di un dramma in pieno svolgimento.

Infine i salmi hanno un aspetto narrativo.

Il popolo racconta le gesta di Dio e le comunica, quasi si trattasse di un vangelo, alle nuove generazioni.

Le tecniche di poetizzazione servono a valorizzare linguisticamente il messaggio.

In che modo? Il linguaggio poetico non si limita a trasmettere informazioni, ma ritorna incessantemente su se stesso.

La ripetitività costituisce l'essenza del discorso poetico, che si ispessisce attraverso l'accumulazione di equivalenze.

La chiave della sua interpretazione consiste quindi nel fare l'inventario di tutti i fenomeni di ricorrenza e nell'esaminare in che cosa essi "costituiscono un sistema".

Spieghiamoci con un esempio facile, limitandoci alle osservazioni consentite da un lavoro condotto su una traduzione: « Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerea di cose grandi, superiori alle mie forze.

Io sono tranquillo e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia.

Speri Israele nel Signore, ora e sempre » ( Sal 131 ).

Anche una lettura superficiale rivela che quattro termini o espressioni stanno tra loro in una relazione di significato: cuore - sguardo - « non vado in cerca » ( equivalente di "piede" ) - anima.

In che modo questi quattro termini formano un sistema?

In che senso l'identificazione della relazione che li unisce contribuisce alla comprensione spirituale e esistenziale del salmo?

Il movimento parte dall'intimo: dal cuore, sede della riflessione ( Dt 29,3; 1 Re 3,12; Pr 10,8 ).

Quindi esso avanza fino alla frontiera, che separa interno e esterno: lo sguardo, gli occhi.

Questi sono gli organi attraverso cui il soggetto si apre al mondo, sono gli informatori del giudizio e della decisione.

L'immagine del cammino ( « non vado in cerca… » ), posta in terza posizione, significa l'esteriorizzazione attuata.

Nella bibbia il cammino è sinonimo di condotta morale.

Dopo la riflessione e il giudizio ecco dunque l'azione.

Il salmista nega d'essersi lasciato andare a qualche atto sconsiderato di vanità o di orgoglio.

Egli non ha oltrepassato i limiti.

A questo punto il movimento inverte direzione e ritorna verso l'intimo, verso il centro dell'anima.

Anima equivale qui alla coscienza psicologica, al cui livello si succedono pensieri e sentimenti.

Tali stati fluttuanti non intaccano l'equilibrio acquisito dall'io profondo.

In conclusione i quattro elementi - cuore, occhio, piede, anima - sono le parti di un tutto, che è la persona del salmista sotto i diversi aspetti del pensiero, del giudizio, dell'azione e della riflessione unificante.

L'identificazione e l'analisi del sistema che costituisce la nervatura semantica del Sal 131 conduce alla lettura sintetica seguente: il salmista parla della pace spirituale, che risulta dall'unità interiore.

L'immagine del bambino svezzato lascia capire che tale unità non è stata acquisita senza lotte, ma è frutto di una crisi superata.

Nei suoi pensieri, nei suoi giudizi e nelle sue azioni il salmista ha saputo guardarsi dalla presunzione.

Perfettamente riconciliato con i propri limiti, egli rimane nella sua situazione di creatura.

Infatti il salmo comincia e termina con la menzione di Jahve.

Tutto lo sforzo di unificazione e di raccoglimento si è svolto sotto lo sguardo del Signore.

Nel Sal 131 abbiamo un secondo sistema di termini che quadra perfettamente con il primo: il paradigma dell'orgoglio: inorgoglirsi - levarsi - grandi cose - superiori.

Il nemico della pace interiore è l'orgoglio.

Essere se stessi davanti a Dio, ecco la felicità.

Il breve esempio del Sal 131 mostra che il metodo consiste essenzialmente nel reperire gli elementi determinanti che sorreggono il movimento del testo.

Il salmo, analizzato e sezionato, riprende vita nella meditazione attualizzante.

L'orante moderno, dimenticando la formulazione precisa - e quanto essa potrebbe avere di arcaico -, avanza nella propria riflessione lungo gli assi di significato che il salmo gli ha fornito.

Preghiera antica e preghiera moderna quindi non coincidono tanto per mezzo delle parole, quanto piuttosto per la connessione dei contenuti.

L'una e l'altra seguono una medesima traiettoria.

Chi legge oggi il Sal 131 non trova difficoltà ad arricchire i termini chiave con tutto l'apporto delle scienze moderne.

Quali sono le tentazioni, che oggi gettano l'uomo nella dismisura e gli fanno perdere la sua identità?

Ma, a dire il vero, i salmi sono nati da un'esperienza specifica, che li sottrae alla giurisdizione esclusiva delle scienze umane.

Nella successione dei tempi e degli avvenimenti Israele ( e la chiesa ) ha percepito la coerenza di un disegno, lo sviluppo di un ordine.

I salmi racchiudono precisamente le parole con cui Israele ha cercato di leggere la storia e di dialogare con Dio.

c. L'elemento specifico di una preghiera che è parola di Dio

Il NT è la trasposizione e la trasfigurazione dell'AT.

Il Nuovo supera l'Antico mentre lo compie.

Applichiamo questa visuale all'interpretazione del Sal 131.

Esiste anzitutto la possibilità di arricchire i termini chiave con il senso ch'essi rivestono nel NT.6

Il cuore: « … dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri » ( Mt 15,19s ).

La bocca parla dell'abbondanza del cuore ( Lc 6,45 ).

L'uomo vale quanto vale il cuore ( Mt 6,21 ).

È ai cuori puri che Gesù promette la visione di Dio ( Mt 5,8 ).

Dal cuore agli occhi: « Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo… vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione…

Possa egli davvero illuminare gli occhi del vostro cuore » ( Ef 1,17s ).

Dal giudizio all'azione: il cammino.

La stessa vita cristiana viene chiamata « cammino » o « via » ( At 9,2; At 18,25; At 24,22 ).

L'unità interiore: « La pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri » ( Fil 4,7 ).

Per materiare il tema dell'orgoglio basta citare Lc 1,51: « Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore ».

Il NT offre quindi materiale abbondante per commentare il Sal 131.

In un secondo momento è interessante mettere a confronto il Sal 131 con il Magnificat.

L'atteggiamento di Maria nell'annunciazione è la realizzazione perfetta del salmo: coscienza serena della debolezza umana, visione piena di stupore della grandezza di Dio.

Il Sal 131, applicato a Maria, da testo che era, diventa vita.

La dottrina si fa esempio.

L'esempio porta all'imitazione.

A chi obietta che abbiamo superato il senso letterale, rispondiamo: certe pagine della bibbia si ricollegano a un medesimo mistero di fede, anche in mancanza di dipendenze letterarie.

Dio fa grazia al povero e rigetta l'orgoglioso.

A questa profondità di senso possiamo mettere a confronto pagine molto disparate come quella della lotta di Davide contro Golia ( 1 Sam 17 ), dell'unzione di Davide ( 1 Sam 16 ) e della parabola del fariseo e del pubblicano ( Lc 18,9-14 ).

In questo paragrafo, che parla dell'attualizzazione cristiana dei salmi, ci si permetta di riprendere la questione dei salmi il cui senso ovvio urta contro la perfezione evangelica e segnatamente contro la carità.

È possibile pregare cristianamente i salmi di imprecazione?

La soluzione estrema consisterebbe nel lasciar cadere puramente e semplicemente i passi più scandalosi.

Da parte nostra non pensiamo che il rimedio consista nella censura.

Esiste la possibilità di lasciar parlare i testi incriminati tutte le volte che si presentano e di prestar loro pienamente attenzione.

I salmi di imprecazione sono là per ricordarci che in ogni tempo e in ogni luogo si elevano verso il Signore grida simili, scaturite da un eccesso di sofferenza.

Il cristiano, lungi dal turarsi le orecchie, ripeterà quelle imprecazioni non per dirigerle verso Dio, bensì per dirigerle verso la propria coscienza.

Si domanderà in che misura ha contribuito a provocarle con le sue mancanze personali e con i suoi compromessi con un mondo oppressore.

Cercherà di unirsi a ogni azione che tende a restaurare un ordine di giustizia.

Quando quelle imprecazioni avranno cessato di risuonare sulle labbra degli uomini, allora sarà tempo di cancellarle anche dal libro dei salmi.

III - I Salmi tra di noi

Ci proponiamo di presentare qualche esempio di lettura.

La cosa più importante non consiste nel fornire il più gran numero di informazioni possibili, bensì nell'iniziare a un metodo, che ciascuno applicherà per conto suo, a seconda della propria preparazione.

Per ogni salmo indicheremo:

a. il genere letterario, unitamente ai tratti stilistici e contenutistici, che lo fanno riconoscere,

b. l'organizzazione e il movimento del testo,

c. la lettura cristiana.

1. Il Sal 1

a. Genere letterario

Il Sal 1 è un salmo detto sapienziale.

La preoccupazione principale della corrente della sapienza è quella di promuovere la felicità dell'uomo: « Perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca esce scienza e prudenza… custodisce le vie dei suoi amici…

Allora comprenderai l'equità e la giustizia, e la rettitudine con tutte le vie del bene » ( Pr 2,6-9 ).

Non una felicità egocentrica, bensì aperta verso tutto quel che circonda l'uomo: Dio, il prossimo, le realtà della vita.

L'orientamento sapienziale del salmo risulta già dalle sue prime parole: « Beato l'uomo… ».

Esso si conclude con un proverbio in piena regola: « Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina » ( v 6 ).

I temi toccati rientrano tutti nella prospettiva di una vita felice.

Tutto quel che il giusto intraprende, riesce!

In realtà il Sal 1 non ha niente di meccanicistico.

Il giusto non vede le proprie opere avere esito felice solo perché lui è giusto.

La sua buona riuscita è frutto del discernimento.

Egli non intraprende che azioni conformi al disegno di Dio.

La sua lettura della legge non è legalista, ma ispiratrice di un progetto di vita.

b. Sistema del testo e movimento del pensiero

Tutto il salmo cerca di caratterizzare il giusto e l'empio, contrapponendo l'uno all'altro.

Mentre il giusto produce frutti e rimane, l'empio si disperde nel nulla delle proprie azioni.

Noi vi rileviamo quattro sistemi o paradigmi:7

aa. La simbolica degli elementi cosmici: aria, terra, acqua.

Il vento, simbolo di instabilità e di sterilità, viene riferito all'empio, paragonato alla pula.

La terra, implicata nell'immagine dell'albero piantato lungo i corsi d'acqua, viene posta in relazione al giusto.

La terra, universo dell'uomo, sarà fertile per la presenza del principio fecondante dell'acqua.

Il corrispondente dell'acqua è la legge.

Di qui le equivalenze seguenti: pula al vento = gli empi; gli alberi piantati lungo i corsi d'acqua = i giusti, che meditano la legge,

bb. Gli elementi temporali del salmo:

tempo lineare = la maturazione;

tempo ciclico = giorno e notte;

tempo ciclico e lineare = stagioni e raccolta.

Per l'empio il tempo non fa che girare su se stesso, passando da un vuoto all'altro.

Il giusto sa finalizzare i ritmi del tempo ( giorno e notte ) attraverso un progetto unificatore.

La raccolta mette il punto finale alla lunga attesa della maturazione.

In modo simmetrico la dispersione degli empi connota l'ultimo stadio delle attività agricole stagionali, la spulatura del grano.

Raccolta e mietitura fanno suonare l'ora dell'irreparabile, il vaglio del giudizio.

cc. Gli elementi della quantità: il giusto comincia con l'essere un solitario, egli è "l'uomo che non", il non conformista emarginato dalla società.

Gli empi, che inizialmente fanno massa, finiscono nella dispersione,

dd. I movimenti e le posizioni: seguire - indugiare - sedersi; essere dispersi - non reggere - perdersi.

Il primo paradigma ( seguire - indugiare - sedersi ) visualizza le posizioni morali del giusto per mezzo dei diversi movimenti e atteggiamenti corporali, che nel loro insieme delineano un cammino, una messa in marcia e un arrivo.

Il comportamento dell'uomo, ch'egli lo voglia o no, è anche una marcia.

Le sue azioni lo conducono alla vita o alla perdizione.

Il secondo paradigma ( essere dispersi - non reggere - perdersi ) moltiplica i sinonimi che attualizzano l'idea d'instabilità collegata al simbolismo del vento.

Il cammino degli empi si perde, dopo aver perso coloro che lo seguivano.

Il movimento del pensiero che risulta dal funzionamento dei paradigmi può essere riassunto così: il Sal 1 è una meditazione sulle opzioni esistenziali fondamentali.

Vediamo così delinearsi, evocato con poche parole, lo scenario dell'esistenza umana: terra, acqua, vento ( per indicare lo spazio ), giorno, notte, stagioni ( per indicare il tempo ), piantagione, frutto, foglie, pula ( per indicare le manifestazioni della vita ).

Poi l'interesse si sposta sul cammino, simbolo di opzione e di progressività.

Vista sullo sfondo del cosmo, la felicità del giusto appare come il suo compimento e la sua armonia.

c. Lettura cristiana

Il messaggio che abbiamo desunto dal salmo può essere applicato validamente in maniera immediata.

Tuttavia il ricorso al NT, ai suoi testi e alle sue strutture di vita permette di arricchirne ulteriormente il senso.

Qui ci limitiamo a proporre la rilettura suggerita da L. Alonso Schòkel.8

È possibile recitare il salmo senza cambiarne le parole e entro un orizzonte illimitato, che abbraccia l'umanità intera.

Il simbolismo del cammino assume un significato nuovo alla luce delle parole di Cristo: « Io sono la via, la verità e la vita » ( Gv 14,6 ).

Gesù, legge vivente, ci incorpora in lui nella sua andata al Padre ( Gv 13,1 ).

Il giudizio è demandato a Cristo.

Tutta la storia della chiesa non è altro che il suo pellegrinaggio verso la dimora del Padre.

2. Il Sal 27

a. Genere letterario

Molti esegeti ritengono di dover dividere il salmo in due parti autonome, collegate accidentalmente.

I vv 1-6 sarebbero un canto individuale di fiducia; i vv 7-13, punteggiati di note negative, apparterrebbero al genere della supplica individuale.

In ogni ipotesi il v 14 non è pronunciato dalle labbra dell'orante, ma rappresenta l'oracolo sacerdotale di salvezza dato in risposta alla supplica.

La nostra analisi considera il salmo come un brano unitario, anche se elaborato con due generi letterari diversi.

La dualità dei generi riflette una particolarità del contenuto.

Il salmista passa attraverso due stati spirituali opposti, a seconda che si indirizza agli uomini ( vv 1-6 ) o a Dio ( vv 7-13 ).

Tranquillo davanti agli uomini, timoroso di fronte a Dio.

Non è forse tale la condizione di molti predicatori?

b. Sistema del testo e movimento del pensiero

La prima parte del salmo lavora essenzialmente con due serie di immagini: la guerra d'attacco e il rifugio.

Da un lato i malvagi avanzano a ranghi compatti per sopprimere l'orante.

Ma il salmista non teme, anche se si vedesse attaccato da un esercito intero.

Infatti Jahve è per lui una difesa.

Al termine "difesa" ne seguono vari altri, che indicano il tempio: casa del Signore - palazzo - capanna - tenda.9

Si notino le due ultime denominazioni.

Esse sostituiscono all'edificio di pietra la dimora mobile e provvisoria dell'esodo.

In effetti nella seconda parte ( vv 7-13 ) l'orante prega il Signore di guidarlo « sul retto cammino ».

I grandi temi della storia di Israele vengono trasposti al credente, che si pone in stato di esodo.

Quanto agli avversari, mentitori e spergiuri, essi non vengono più paragonati a un esercito, che si presenta di fronte, ma a una banda che tende imboscate ( sóreray, v 11 ).

Un'altra trasformazione: agli assalitori dei vv 2-3 corrispondono il padre e la madre, che vengono meno ai loro doveri ( v 10 ).

Il buono non vale più del cattivo, quando tradisce la propria natura.

Le due parti del salmo formano pertanto due tavole simmetriche, manifestando così un'evidente unità.

Dio mette paradossalmente i propri fedeli ad un tempo al riparo e allo scoperto ( v 4: il palazzo; v 13: la terra dei viventi ).

Il legame che concilia questi due simboli opposti è il tempio, che agli occhi della fede rimane la tenda dell'esodo.

Recarsi al tempio, allo spazio di Dio, significa essere rinviati allo spazio dell'uomo, al cammino dell'esodo, con Dio verso Dio.

c. Lettura cristiana

Il cristiano non ha più bisogno di cercare la casa del Signore fuori di se stesso.

Il suo corpo, unitamente alla chiesa, è tempio di Dio ( 1 Cor 7,19 ).

Il salmo insegna al fedele in primo luogo a mantenere un giusto equilibrio tra contemplazione e azione, tra assaporamento della dolcezza di Dio ( v 4 ) e avanzamento su un retto cammino ( v 11 ).

Dio invita all'azione ( Gv 15,2; Ef 2,10; Fil 1,11 ).

3. Il Sal 30

a. Genere letterario

Il Sal 30 appartiene al genere letterario del ringraziamento o rendimento di grazie individuale.

La sua struttura è semplice e chiara.

Il v 1 contiene la sovrascritta certamente non autentica.

Nei vv 2-4 il salmista esorta se stesso a lodare.

I vv 5-6 invitano l'assemblea a unire la propria voce a quella del salmista.

I vv 7-13 sviluppano vari motivi di rendimento di grazie.

Il v 3 fa supporre che il pericolo scongiurato sia consistito in una malattia mortale.

b. Sistema del testo e movimento del pensiero

Il salmo colpisce fin dall'inizio per il modo in cui moltiplica i termini antitetici.

Ogni coppia di opposti consta di un polo disforico e di un polo euforico.

Il salmista, per dire ch'egli è salvato, adopera una lista di termini negativi, annullati o sostituiti dai loro contrari positivi:

discesa nella tomba/risalire;

collera di un istante/bontà per tutta la vita;

pianto della sera/gioia del mattino;

inferi/monte;

lamento/danza;

sacco/abito di gioia.

La malattia è stata una discesa agli inferi.

Tomba, collera, pianto, sera, lamento e sacco compongono il paesaggio fisico e spirituale di questa dannazione.

Invece la guarigione è una risalita dallo sheol, celebrata all'alba nascente con danze e grida di gioia.

Il poeta parla in simboli.

Evoca Dio attraverso la percezione che ha del mondo.

Tali corrispondenze tra realtà cosmica e realtà spirituale sono universali.

Esse rispondono al bisogno innato di trovare la continuità del reale.

In realtà l'universo non è veramente se stesso che quando tutte le cose sono divenute riflessi e immagini.

Il movimento del salmo è pertanto questo: la vita umana conosce alternanze estreme di sofferenza e di gioia.

Esse, lungi dall'essere segno di un destino capriccioso e incontrollato, si inseriscono nel quadro di un disegno concertato, coerente e positivo.

Tuttavia quel che la vita comporta di negativo rivela il proprio valore e il proprio senso soltanto dopo che la crisi è stata superata.

c. Lettura cristiana

Cristo ha preso su di sé la vita umana nelle sue antitesi più acute: gioia estatica e tristezza mortale.

Similmente ha superato e riconciliato morte e vita nell'unico mistero della risurrezione.

Non esiste stato della coscienza o del corpo che non possa essere vissuto in Cristo.

Infine ci sovvengono le parole di s. Paolo: « Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili.

Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne » ( 2 Cor 4,17s ).

Le vicissitudini dell'esistenza sono destinate a far posto al riposo senza fine dell'eternità ( Eb 3,7-18 ).

L'eternità riscatta il tempo in tutti i suoi momenti felici e infelici.

4. Il Sal 39

a. Genere letterario

Il salmo appartiene al genere letterario della supplica individuale.

Degna di nota è la meditazione cui il salmista si dedica nei primi due versetti ( v 2-4 ).

Non preghiera, ma monologo interiore, che rende conto del dramma spirituale oggettivato nel salmo.

La situazione dell'orante traspare in un chiaro-scuro tipico della preghiera dei salmi.

Questa, per potersi adattare al più gran numero possibile di persone, deve mantenersi nei limiti del comune e dell'usuale.

Il salmista si trova sotto i colpi di una grande sventura ( v 11 ).

Si tratta indubbiamente di una malattia.

Di qui le riflessioni sulla fragilità umana.

Al tormento della malattia si aggiunge la canzonatura da parte degli empi ( v 2 ).

b. Sistema del testo e movimento del pensiero

Il salmo prende le mosse dal più intimo della coscienza: la permanenza dell'empio è uno scandalo.

Il giusto esplode come un fuoco.

Il cuore ha il sopravvento sulla lingua.

In primo luogo occorre conoscere: « Rivelami » ( v 5 ).

Quindi compare il vocabolario della durata: fine - giorni ( due volte ) - misura.

Il lamento si è levato al di sopra delle sue cause immediate, per attingere a una considerazione generale sul destino umano.

Le sventure subite mettono in causa la validità stessa dell'esistenza.

Rimangono dei motivi di speranza: « Ora, che attendo? » ( v 8 ).

L'attesa è rivolta verso Dio.

Dio potrebbe essere l'ultima risorsa del sofferente.

In effetti l'orante prende coscienza che i suoi mali in ultima analisi mettono in causa la responsabilità di Dio stesso: « Sei tu che agisci » ( v 10 ).

È quindi inutile prendersela con l'empio.

Lo spettacolo intollerabile per l'uomo non è l'empio, ma Dio ( il v 2: « mentre l'empio mi sta dinanzi », con il v 6: « e la mia durata davanti a te e un nulla » ).

Con il v 11 subentra la problematica tipica del libro di Giobbe e dell'Ecclesiaste.

« Lasciami, si ch'io possa respirare un poco » ( Gb 10,20, blg, rallegrarsi, tirare un sospiro di sollievo, verbo raro, che ricorre anche in Sal 39,14 ).

« Ho concluso che non v'è felicità per l'uomo se non nel gioire per le proprie opere, perché tale è la condizione umana » ( Qo 3,12 ).

La presenza di Dio, se vi riflettiamo sopra, ha qualcosa di più insostenibile di quella dell'empio.

L'orante del Sal 39 implora, a somiglianza di Giobbe e dell'Ecclesiaste, che gli siano concessi lo spazio e la durata di un po' di felicità modestamente umana.

Significa forse chiedere troppo? O significa chiedere troppo poco?

Per chi ha compreso l'infinità di Dio e della sua grazia non è forse più possibile gustare in pace le gioie semplici e umili dell'uomo medio?

c. Lettura cristiana

S. Paolo, per esempio, non ha predicato l'austerità, ma la mortificazione, che è una cosa ben diversa.

Fornicazione, impurità, passioni cattive… collera, ira, malizia, ecc. ( Col 3,5-9; Ef 5,3ss ) sono difetti enormi, che vanno mortificati.

Per il resto c'è posto per la gioia umana.

Essa però non è più uno spazio concesso, tollerato, marginale.

La gioia viene vissuta nel Signore, come la croce ( 2 Cor 6,8-10; Col 3,17 ).

Il cristiano è un essere essenzialmente gioioso anche nella prova ( Gal 5,22; Rm 14,17; 1 Ts 1,6s ).

5. Il Sal 77

a. Genere letterario

Il salmo viene generalmente classificato secondo due generi diversi.

La prima parte ( vv 1-10 o 11 ) contiene una supplica individuale.

La seconda ( vv 12-21 ) presenta dei tratti innici.

A dire il vero, questa dualità di generi è comandata dall'evoluzione spirituale di colui che prega.

L'orante, giunto al fondo della sua crisi, riesce a riprendersi, a elevarsi alla fiducia più ferma e a esplodere in un canto di gioia e di lode.

L'analisi formale permette di precisare ancor meglio.

Il cambiamento ha luogo quando il salmo passa dalla prima persona del monologo alla seconda persona del dialogo ( v 12 ).

Il salmista ha spezzato il cerchio del suo isolamento per mezzo della preghiera, che si indirizza direttamente al Signore.

b. Sistema del testo e movimento del pensiero

Il comportamento del salmista passa dall'esteriorizzazione tumultuosa ( grida elevate verso il Signore, v 1 - mani tese, v 3 ) alta meditazione silenziosa ( anima sconvolta, v 3 - cuore - spirito, vv 4.6 ).

Egli riesce a sfuggire all'angoscia attraverso il ricordo ( vv 4.7 ), attraverso il richiamo del passato ( v 6 ), che dovrebbe garantire l'avvenire ( vv 8-9 ).

In realtà l'orante trova veramente la pace solo quando materia le sue riflessioni con considerazioni concrete.

Al punto di intersezione delle due parti del salmo ( vv 9-10 ) si collocano i grandi attributi di Dio, che sono all'origine dei suoi interventi salvifici: la bontà ( hesed ) - il concedere grazie - la misericordia ( vv 9-10 ).

I sentimenti di Dio vanno esteriorizzandosi nella storia.

Dopo le qualità del cuore, diciamo cosi, ecco la sua destra ( v 11 ) e il suo braccio ( v 16 ).

Se per l'uomo la salvezza sta nel ricordo e nella meditazione, per Dio - non dimentichiamolo - essa sta nell'agire e nel salvare ( v 20 ).

In verità la destra del Signore si "concretizza" nella sequenza seguente: gesta di Jahve/le tue meraviglie ( v 12 ) - le tue opere/le tue gesta ( v 13 ) - la tua via ( v 14 ).

In questo modo i tempi antichi e il futuro più lontano acquistano un contenuto, che viene ulteriormente precisato con un riferimento agli avvenimenti della cosmogonia ( passato ) e con l'affermazione di una fiducia assoluta nel Dio guida ( per l'avvenire ): « È il tuo braccio che ha salvato il tuo popolo » ( v 16 ) - « ti videro le acque, Dio, ti videro e ne furono sconvolte» ( v 17 ) - « sul mare passava la tua via » ( v 20 ) - « guidasti… il tuo popolo » ( v 21 ).

Tali sono le precisazioni successive: tenerezza/destra = gesta - meraviglie - opere = creazione - esodo.

I sentimenti più intimi spingono Dio ad agire al di fuori nel cosmo e nella storia.

Cosmo e storia del resto si scambiano i loro simbolismi.

La acque dell'abisso, simbolo di opposizione e di disorganizzazione, si frammischiano alle acque del mar delle Canne.

Il salmista ha ritrovato pace e sicurezza.

Ha superato la crisi con la meditazione.

Ma una scoperta importante l'accompagna d'ora in poi: il cammino del Signore passa attraverso il mare, la salvezza è un confronto, una lotta.

I passi del Signore lasciano solo delle tracce ( v 20 ).

Occorre tutta la lucidità della fede per discernerle.

In definitiva il messaggio del salmo consiste nella conoscenza di Dio attraverso i suoi atti, attraverso la lettura del passato e del presente.

c. Lettura cristiana

L'opera del Padre, che dimostra all'umanità la sua bontà e la sua tenerezza, è l'incarnazione del Figlio, primogenito di tutta la creazione, in cui ogni uomo si vede offerta l'adozione filiale.

Ad ogni modo la salvezza rimane oggetto della fede: « Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza…

Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza » ( Rm 8,24s ).

Il cammino del credente porta alla gloria solo attraverso la tribolazione ( At 14,22 ).

Ma anche qui il passato è garanzia dell'avvenire: « Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio… come non ci concederà ogni cosa insieme con lui? » ( Rm 8,32).

6. Il Sal 90

a. Genere letterario

Gli esegeti classificano il Sal 90 tra le suppliche del popolo.

Una comunità si lamenta delle sofferenze comuni: «Muoviti a pietà dei tuoi servi…

Rendici la gioia per i giorni di afflizione, per gli anni in cui abbiamo visto la sventura » ( v 13.15 ).

Tuttavia le circostanze del momento passano in secondo piano per far posto a considerazioni generali di tipo sapienziale sul destino umano.

La meditazione, partita dalla realtà vissuta, assume un tono in qualche modo filosofico.

b. Sistema del testo e movimento del pensiero

All'inizio sono gli aspetti temporali a imporsi all'attenzione.

Da un lato l'eternità di Dio ( v 2 ), dall'altro la fragilità della vita umana ( v 10 ).

Osserviamo i termini esprimenti la temporalità organizzarsi in sistemi o paradigmi: mille anni ai tuoi occhi/un giorno; i nostri anni, i nostri giorni/sogno - erba - sventura; tutti i giorni/gioia + canto; i tuoi giorni di castigo, i nostri giorni di sventura/cambiati in giorni di gioia.

Dio è al di sopra del tempo.

L'uomo invece si dissolve nel nulla come l'erba dei campi, inoltre trascorre la maggior parte della sua vita nel dolore e nell'afflizione.

Il salmista non aspira certo a far indietreggiare le frontiere della sua fragilità.

Ma che almeno lo spazio e il tempo concessigli siano ripieni di gioia e di canto, o, più modestamente ancora, che la bilancia della sventura e della felicità sia in equilibrio.

Allora varrà la pena vivere e lavorare, poiché la bontà del Signore confermerà l'opera delle mani ( v 17 ).

Il testo gioca costantemente sui due ordini di grandezza, che sono il ciclo degli anni e il ciclo dei giorni.

Il tutto dimostra la propria vanità nelle particelle di tempo che sono i giorni.

Il v 14 si rifà all'uso liturgico della preghiera del mattino ( Sal 30,6 ).

È comunque significativo che il binomio mattino-sera ( vv 4-6 ) venga d'ora in poi interrotto da un giorno senza sera: « Saziaci al mattino con la tua grazia, esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni » ( v 14 ).

Al filo conduttore del tempo, che ci è servito per organizzare la nostra lettura, si riallacciano alcuni altri sistemi di minor importanza.

Anzitutto il sistema dello spazio.

Dio viene progressivamente avvicinato all'universo umano: monti ( v 2 ) - terra - mondo ( v 2 ) - polvere ( v 3 ).

Notiamo in seguito una mutua conversione dell'uomo a Dio e di Dio all'uomo: «Ritornate, figli dell'uomo » ( v 3 ); « Volgiti, Signore; fino a quando? » ( v 13 ).

Per l'uomo si tratta di rendersi conto della propria verità di creatura in un atteggiamento di sapienza ( v 12 ).

Per Dio si tratta di passare dalla collera alla misericordia e di accettare la sua creatura come serva.

Infatti i vv 7-11 stanno ancora sotto il segno della collera, mentre i vv 14-17 annunciano la misericordia.

L'ultimo termine del salmo è "bontà" ( v 17, più precisamente "dolcezza", noam ), che in ebraico comporta una connotazione estetica di beltà e di grazia.

Che sia donato all'uomo di gustare la bellezza, che riempie il cuore di luce.

La dolcezza del Signore diventa una teofania.

Riassumendo, il Sal 90 è una riflessione sul modo di contare i propri giorni con l'equilibrio più giusto.

Ne paura, ne evasione.

Di per sé l'uomo è soltanto precarietà.

La sua vita, avvolta dalla presenza del Signore, si illumina di prodigi sufficienti a mantenerla nello stupore.

c. Lettura cristiana

Per l'attualizzazione cristiana utilizziamo ancora una volta il commento di Alonso Schokel:10 la condizione cristiana non ha modificato i dati biologici della vita; tuttavia Cristo, assumendo la temporalità umana, ne ha fatto esplodere la finitezza.

Con la sua risurrezione egli ha inaugurato la vita nuova, che è la pienezza senza fine.

Anche le nostre opere periture partecipano alla risurrezione e rimangono valide per sempre ( Col 3,1-4 ).

IV - Conclusione

I salmi sono stati composti lungo un arco di oltre settecento anni.

Non possiamo quindi attenderci che, raccolti sotto un comune denominatore, essi si prestino a una lettura storica e teologica uniforme.

Per questo abbiamo cercato di applicare un metodo più vicino alle scienze dell'uomo e della letteratura.

Le discipline storiche ci precisano gli avvenimenti e gli ambienti culturali che sono all'origine dei salmi - è sotto questo aspetto che essi sono più invecchiati -; la lettura strutturale ci fa partecipare a un'esperienza poetica.

In altri termini si tratta di vedere come ogni salmo si organizza progressivamente.

Una volta scoperto il suo dinamismo l'orante moderno può ripercorrere un'identica traiettoria spirituale.

Nel suo spirito le sue intuizioni si traducono in parole e si accordano con i termini pronunciati.

La preghiera dei salmi allora non è più solo una recita, ma un "acconsentimento", una ratifica fatta con la bocca e con il cuore di quanto lo Spirito ha fatto dire a Israele e alla chiesa.

Liturgia
Preghiera
… come lode di Dio Esperienza sp. Bib. I,5e
… e fede Credente II
Nella recita neocatecumenale Neocatecumenato III,4

1 Il presente paragrafo deve molto all'eccellente opuscolo di Ch. Hauret, Notre psautier (Sources de spiritualité, 12), Parigi, Alsatia 1964
2 Hauret, o. c., 35
3 La poetica non è una questione di valutazione soggettiva, bensì l'analisi sistematica di tutte le strutture di cui bisogna conoscere i rapporti per mettere in rilievo il senso totale
4 H. Gunkel, Einleitung in die Psalmen. Die Gattungen des religiósen Israels, Gottinga, Vandenhoeck-Ruprecht 1933, 22-23
5 R. Jakobson, Essais de linguistigue generale, Parigi, Editions de Minuit 1963, 209-248
6 A questo riguardo raccomandiamo di utilizzare i dizionari di teologia biblica
7 Un paradigma è un complesso di termini che sono tra loro collegati da un rapporto di significato e che derivano da un medesimo sistema (parti di un tutto, sinonimi, ecc.)
8 L. Alonso Schòkel, Los Salmos, Madrid, Ediciones Cristianidad 1972, 14
9 La maggior parte delle traduzioni obliterano il senso preciso dei termini del v 5 (suk = capanna; ohel = tenda)
10 L. Alonso Schokel, o. c., 28