Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 64

XI domenica dopo Pentecoste
( Mc 7,31-37 )

La sordità spirituale

1 Leggiamo nel Vangelo di questa Domenica che Gesù guarì un uomo che era sordo e muto ( Mc 7,32; Is 35,5; Gen 1,12; Ap 21,5 ).

Quest'uomo raffigura tre specie di sordi che si incontrano talvolta nelle Comunità.

I primi sono quelli che sono sordi alle ispirazioni di dio, sia che esse li portino a osservare fedelmente la Regola, che è l'unico mezzo per conservare la grazia del loro stato, sia che li portino ad alcune pratiche particolari che Dio richiede loro.

La seconda specie di sordità è quella di chi è sordo alla voce dei Superiori.

Poiché l'obbedienza è la virtù che maggiormente attira le grazie comuni e speciali in una Comunità e che maggiormente mantiene nella grazia di Dio, questa specie di sordità diventa quasi sempre incurabile, a meno che non si cerchi di guarirla agli inizi del male.

La terza specie di sordità è quella di chi non può sentir parlare di Dio, o gustare la sua parola nella lettura dei libri sacri o di pietà.

Questi tali non si danno mai completamente a Dio perché, di solito, è la lettura dei libri sacri o di pietà che ci riempie del suo spirito.

Quanto costa al Salvatore guarire questa sordità!

Il motivo è che egli non trova più, in chi ne è colpito, l'unzione della sua grazia.

È necessario che lo prenda da parte ( Mc 8,23 ) perché è solo nel ritiro che egli riuscirà ad ascoltare la voce di Dio.

Gesù alzò poi gli occhi al cielo, emise un sospiro, mise le sue dita nella orecchie del sordo e disse: « Apriti! » ( Mc 7,33-34 )

Quant'è difficile e raro guarire un'anima, quando questa sordità è diventata cronica!

2 L'uomo che Gesù guarì era sordo e muto.

Come ci sono tre specie di sordi, ci sono anche tre specie di muti.

I primi sono quelli che non sanno parlare a Dio, perché non hanno più alcun rapporto con lui.

Ascoltando Dio, impareranno a parlare a lui perché la capacità di parlare a Dio e di intrattenersi con lui, ci può venire solo da Dio che usa un linguaggio tutto suo, che fa conoscere solo ai suoi amici e ai suoi confidenti, che hanno la fortuna di parlare spesso con lui.

La seconda specie di muti è quella di chi non può parlare a Dio.

Sono molti quelli che appartengono a questa categoria; essi pensano raramente a Dio e quasi non lo conoscono, perché vogliono avere le idee dei mondani e vogliono divertirsi come fanno loro, per cui - secondo san Paolo - non possono penetrare le cose di Dio ( 1 Cor 2,14 ) e sono quindi incapaci a parlare di lui e di ciò che lo riguarda, proprio come se fossero neonati.

La tersa specie di muti è quella di chi non ha ricevuto da Dio il dono delle lingue ( At 2,4 ) e non può parlare in nome di Dio.

Avere il dono delle lingue vuol dire essere capaci di parlare per attirare le anime a Dio, portarle alla conversione ( At 2,41 ) e saper dire a ognuno ciò che gli conviene.

Dio, infatti, non conquista le anime allo stesso modo; bisogna quindi essere capaci di saper parlare convenientemente a ciascuna di esse, per impegnarle ad appartenere interamente a Dio.

Voi avete l'incarico di istruire i ragazzi: dovete essere quindi abili nell'arte di parlare a Dio, di parlare di Dio e di parlare a favore di Dio.

Siate certi però che non parlerete mai bene ai vostri alunni e non li conquisterete a Dio, se prima non avete imparato a ben parlare a lui e di lui.

3 Non basta conoscere le diverse specie di sordi e di muti, bisogna conoscere anche i rimedi che possono guarirli.

Chi è sordo, spesso diventa anche muto, per cui risulta che è più facile guarire un muto che un sordo; difatti non appena un sordo riesce a sentire, in poco tempo riesce anche a parlare.

Perciò l'uomo, di cui ci parla il Vangelo, ricuperò più facilmente l'uso della lingua che quello degli orecchi.

Ecco perché Gesù, per consentirgli di parlare, gli mise un po' di saliva sulla lingua, nella bocca, e subito la lingua si sciolse e l'uomo parlò molto chiaramente ( Mc 7,33 ).

Gesù per guarirlo dalla sordità mise le dita nelle orecchie del sordo.

Da questo contesto si deduce che Gesù Cristo deve toccare un'anima interiormente per farle udire, capire e gustare ciò che le dice.

È necessario che la porti in disparte, perché il chiasso del mondo non le impedisca di ascoltare e di gustare le sue parole.

Gesù alzò in seguito gli occhi al cielo e emise un gran sospiro ( Mc 7,34 ), per farci capire quante lacrime gli fa versare davanti a Dio l'accecamento di quest'anima, accecamento prodotto dalla sordità spirituale.

Dovette fare anche uno sforzo per dire, a voce alta, alle orecchie del sordo: Apriti! ( Mc 7,34 )

E lo fece perché quell'anima aprisse bene le orecchie in modo da capire facilmente le parole di Gesù e seguirle con docilità.

Guarì il muto mettendo la saliva sulla sua lingua, per fargli capire che serve poco parlare, se non lo si fa saggiamente.

Tenete dunque le orecchie ben aperte e sempre attente alla parola di Dio e imparate a parlare poco e sempre saggiamente.

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