Spiegazione del metodo di orazione

I tre atti che si riferiscono a noi

219 Conclusi i primi tre atti verso Nostro Signore, si fanno i tre seguenti che hanno noi come oggetto e sono:

- un atto di confusione,

- un atto di contrizione,

- un atto di applicazione.

L'atto di confusione

220 Si fa un atto di confusione, ammettendo dinanzi a Dio, tutta la vergogna di cui ci sentiamo coperti per non aver fatto finora quant'era necessario per acquistare lo spirito di questo mistero, non abbiamo agito, cioè, con semplicità, docilità e sottomissione, ( Ef 6,5 ) come si conviene a un figlio di Dio; ( Col 3,22; Mt 18,3 ) e non abbiamo disprezzato le ricchezze, i piaceri e gli onori temporali, preferendo loro, a imitazione di Nostro Signore nascente, la povertà, la sofferenza e il disprezzo. ( Lc 6,20-26 )

Sarebbe anche opportuno pensare alle principali occasioni mancate, per provarne una maggiore confusione.

221 Potremmo esprimerci così:

a. Quanta vergogna e quanta confusione debbo provare, Monsignore e mio Dio, ( Gv 20,28 ) ogni qualvolta considero e ammetto, al tuo cospetto, che, fino ad oggi, non mi sono dedicato, o l'ho fatto troppo fiaccamente, ad acquistare lo spirito del mistero della tua santa nascita e della tua fanciullezza.

Ahimè, Monsignore, non sono ancora riuscito a fissare, una buona volta, gli occhi dello spirito e della fede sul mistero che operi per migliorare la mia cultura e la mia santificazione.

b. E tu, Dio, cosa fai? Ti umilii e ti annulli, o Signore! ( Fil 2,6-8 )

Come confondi il mio orgoglio e mi copri di grande confusione!

Ho un buon motivo per rivolgere a me il rimprovero di S. Bernardo: Arrossisci di vergogna, piccolo verme della terra, Dio si umilia e tu ti inorgoglisci; Dio si sottomette agli uomini ( Lc 2,51 ) e tu, superbo, non vuoi sottometterti a Dio.

Ecco, ti vedo povero e nell'estrema indigenza, mortificato e sofferente, mentre io, miserabile e indegno peccatore quale sono, ( Sal 51,7 ) che dovrei essere all'inferno per soffrirvi pene infinite, mi ribello alla sofferenza, alla povertà e al dolore.

Mio Dio, come mi vergogno di stare al tuo cospetto.

c. Per accrescere la mia vergogna, intendo richiamare alla memoria almeno alcune delle occasioni perdute per progredire nelle virtù, di cui mi hai dato ammirabili esempi.

Mio Dio, ho mancato di sottomissione, di docilità, di semplicità, ( Ef 6,3 ) in questa e in quella occasione. ( Col 3,12.22 )

Ho schivato la povertà, e mi sono attaccato a questa e a quella cosa.

Ho cercato le comodità in questa e in quella occasione.

Di tutto, mio Dio, provo grande confusione.

d. Concedimi la grazia di accettare questa vergogna in sconto dei miei peccati, concedimelo tu, che sei infinitamente buono.

Atto di contrizione

222 Se abbiamo fatto l'atto di confusione con applicazione e convinzione, ci sentiremo disposti a fare l'atto di contrizione, che conviene fare per chiedere a Dio il perdono delle colpe commesse contro lo spirito del mistero, promettendo anche di essere più fedeli, in futuro, ad acquistarlo e a conformarci ad esso.

223 Possiamo farlo così:

a. Mio Salvatore, non solo mi vergogno profondamente considerando che sono quasi sempre vissuto nelle disposizioni e nei sentimenti che erano tanto lontani dagli esempi che mi dai in questo mistero, ma ne provo anche un dispiacere grandissimo.

b. Dio mio, provo fastidio e dolore per essere vissuto così poco cristianamente.

c. Ti chiedo umilmente perdono, per i meriti della tua santa nascita e della divina tua infanzia.

d. Assistimi, amabile Salvatore, con la tua santa grazia; io ti prometto che, aiutato da essa, riuscirò in avvenire ad essere più fedele a lasciarmi guidare dal tuo Spirito.

Atto di applicazione

224 Fatto l'atto di contrizione, è molto utile fare quello di applicazione, per profittare maggiormente del mistero.

Questo atto si fa applicando a se stessi il mistero e considerando, al cospetto di Dio, la grande necessità che abbiamo di entrare nello spirito del mistero, facendo attenzione alle circostanze in cui dobbiamo farlo.

È necessario prendere i mezzi adatti e particolari per lasciarsi guidare da questo spirito quando si presenterà l'occasione.

225 Possiamo farlo così:

a. Divin Salvatore, qui, alla tua presenza, riconosco la grande necessità che ho di entrare nello spirito del mistero del tuo santo natale, praticando e imitando gli ammirabili esempi che mi dai, e che sono davvero degni di essere imitati.

Mio Dio, mi mancano tanto la semplicità, l'umiltà, la dolcezza, ( Ef 6,5; Ef 4,2 ) la docilità, la sottomissione e l'obbedienza. ( Col 3,22; Lc 2,51 )

b. Queste virtù, Monsignore, brillano in te in modo così sbalorditivo, così perfetto e degno di ammirazione, che gli Angeli stessi ne sono sorpresi e sbalorditi.

È davvero sorprendente che un Dio immenso, onnipotente ed eterno che con la sua immensità riempie il cielo e la terra, ( Sap 1,7 ) ed è il Sovrano Signore di tutto il creato, dinanzi alla cui maestà i Cherubini e le celesti Potestà tremano di rispetto e di timore, ( Is 6,1-6 ) si sia ridotto alla condizione di bambino ( Fil 2,6-8 ) e che colui a cui obbediscono tutte le creature, ( Eb 1,5-14 ) si sia sottomesso e obbedisca alla sue creature. ( Col 1,15-20 )

È davvero prodigioso!

c. Ma, mio Dio, perché giungere a sì strani eccessi?

Sì, è la tua grazia che me lo fa capire, o amabile Salvatore, l'hai fatto per insegnarmi con il tuo esempio, a umiliarmi e a obbedire alle persone che mi hai dato per guida, con la semplicità, la docilità e la sottomissione di un bambino. ( Ef 6,5; Col 3,22 )

Se il tuo unico scopo fosse stato quello di redimermi, non ci sarebbe stato bisogno di affannarti tanto: la tua incarnazione era più che sufficiente.

Ma, con il tuo comportamento, hai voluto insegnarmi a umiliarmi e a sottomettermi, proprio come hai fatto tu.

d. Mi sembra di ascoltare il tuo Padre celeste che, nel mostrarmi la tua adorabile Persona sminuita di prestigio e annichilita nell'aspetto di un bambino, ( Fil 2,6-8 ) mi dice: In verità vi dico se non vi convertirete è non diverrete simili a questo bambino, ( Mt 18,3 ) non entrerete nel regno del cielo.

Sono convinto, o Dio, di questa verità: se voglio aver parte alla tua gloria in cielo, debbo conformarmi a te sulla terra. ( Rm 8,17 )

e. E questo che sono deciso a fare, con l'aiuto della tua grazia.

Con l'estrema tua povertà e con le tue sofferenze, m'insegni a preferire la povertà, il disprezzo del mondo e la mortificazione alle ricchezze, agli onori e ai piaceri. ( Lc 6,20 )

Questo intendo fare, Signore, seguendo il tuo esempio.

f. Aiutami o Dio, perché, senza di te, non sono buono a nulla. ( Gv 15,5 )

226 È alla fine dell'atto di applicazione che si prendono le decisioni ( anche se lo si può fare o rinnovare a ogni atto ); questo, infatti, significa prendere i mezzi opportuni e particolari per lasciarsi guidare dallo spirito del mistero.

227 Le decisioni che si prendono devono avere tre requisiti:

1 - debbono essere presenti, eseguibili cioè nel giorno in cui sono state prese;

2 - particolari, miranti cioè a una pratica particolare, che sia però conforme alle virtù che più ci hanno colpito in questo mistero, prevedendo le occasioni in cui intendiamo praticarle.

3 - efficaci: debbono, cioè, indurci a non lasciarci sfuggire occasione alcuna per praticarle.

228 Modo di proporre a noi stessi queste pratiche

a. O Dio, per trarre profitto dalla grazia della tua santa Natività e per imitare i santi esempi che mi dai, farò oggi l'accusa delle mie colpe con la maggiore semplicità possibile.

b. Obbedirò a chiunque ha autorità su di me, ciecamente e in ogni cosa, senza pensare ad altro, che ad obbedire come a Nostro Signore bambino. ( Lc 2,51 )

Se mi venisse comandata questa o quella cosa, credo che proverò una certa ripugnanza.

Santissimo Bambino Gesù, mi ci disporrò per tuo amore e per imitarti.

Renderò conto della mia coscienza senza infingimenti.

Dirò tutto ciò che mi capita, con semplicità e candore, - come lo farebbe un bambino - in tuo onore o divino Bambino.

c. Oggi, forse, mi sarà tolta o sostituita questa o quella cosa e credo che mi sentirò mortificato da tali privazioni.

Mio Dio, per onorare la tua povertà, cercherò di rassegnarmi.

Se capiterà davvero, ti benedirò e me ne rallegrerò.

Mi sembra, infatti, di essere troppo attaccato alle cose.

Ebbene, per amarti e per imitarti, lo dirò e, se si ritiene opportuno, me le tolgano pure o le sostituiscano.

Preferisco essere povero e spogliato di tutto assieme a te, mio Dio, che ricco senza di te.

Chiederò di essere messo alla prova sulle cose che potrebbero maggiormente irritare la mia sensibilità, precisando quali sono.

d. Ma tu, mio amabilissimo Salvatore, aiutami, ti supplico, con la tua grazia, a osservare fedelmente i miei propositi.

e. E, perché la tua bontà me lo conceda più facilmente, propongo di avere una devozione particolare alla tua divina Infanzia, e di recitare le Litanie con grande attenzione.

Ti onorerò, in modo particolare, il 25 di ogni mese.

Per spronarmi a divenire bambino e a imitarti, penserò spesso a queste parole, come se fossero a me indirizzate dal tuo Padre celeste: In verità vi dico che se non vi convertirete e non diventerete simili a questo bambino, non entrerete nel regno del cielo. ( Mt 18,3 )

Indice