Trattati brevi

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Trattato VIII

Mezzi di cui i Fratelli possono servirsi per diventare interiori

I Mezzo: Privazioni

1a Privazione

a) dei minimi peccati

b) delle minime cose che dispiacciono a Dio

2a Privazione

a) del piacere dei sensi

b) dei desideri della natura

3a Privazione

a) delle conversazioni umane

b) delle parole inutili

4a Privazione

a) delle soddisfazioni dello spirito

b) delle consolazioni sensibili durante gli esercizi spirituali

5a Privazione

a) rinuncia alla propria volontà

b) al proprio giudizio

II Mezzo: Fedeltà

1. Alle Regole

2. Alle minime pratiche comunitarie

3. All'obbedienza

4. Alle ispirazioni e ai movimenti inferiori

5. All'apertura di coscienza al Superiore o al Direttore

III Mezzo: Applicazione

1. Alla presenza di Dio

2. Ai propositi di fede nel compimento delle nostre azioni

3. All'orazione, nei tempi prescritti durante la giornata

4. Alla recita di frequenti orazioni giaculatorie

5. A rientrare spesso in noi stessi per riflettere e dare un orientamento di fede alle nostre azioni

IV Mezzi che possono facilitare questa applicazione

1. La modestia

2. Il ritegno

3. La moderazione esteriore

4. Il raccoglimento inferiore

5. La vita appartata esteriore

6. La vita appartata interiore

Riflessioni che i Fratelli possono fare sui mezzi per diventare interiori

I: Evitare i peccati veniali anche se ci sembrano irrilevanti

1. Perché possono privarci di molte grazie.

2. Perché tolgono all'anima una parte delle illuminazioni interiori che le rivelano quanto deve fare per avanzare nella perfezione.

3. Perché svigoriscono l'anima e la privano della forza interiore che le permette di compiere il bene con facilità, particolarmente quel bene che si oppone ai peccati che commettiamo più frequentemente.

II: Non permettersi, neanche lontanamente, la più piccola cosa che dispiace a Dio

1. Se per colpa di una sola imperfezione ci priviamo anche di una sola grazia di Dio, non è già una grande perdita?

2. Un'anima che appartiene a Dio deve vivere e essere animata dal suo Santo Spirito.

L'imperfezione che noi commettiamo può essere paragonata a un sassolino, caduto dentro un tubo, che impedisce all'acqua di riversarsi nel canale.

3. Basta poco per rattristare Dio ospite di un'anima che già appartiene o che vuole appartenere a lui.

Tu - dice lo Sposo del Cantico dei Cantici - mi hai ferito il cuore ( con uno dei tuoi sguardi ) con un solo capello del tuo collo ( Ct 4,9 ), come se dicesse che un solo capello pettinato male è capace di ferire gli occhi e di attenuare l'amore dello sposo.

4. Nostro Signore, sempre premuroso per le nostre anime, ha voluto - con le sue sofferenze e la sua morte - non solo tirarle via dal peccato, ma anche allontanarle da ogni imperfezione, perché le vuole tutte per sé: Siate, dice, perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste ( Mt 5,48 ).

5. Gesù Cristo - afferma san Paolo ( Ef 5,27 ) - si è preoccupato di dare grazia e gloria alla sua Chiesa.

Allo stesso modo si comporta con l'anima che gli è fedele, esentandola dalle macchie e dalle rughe ( qui rughe significa imperfezioni ).

III: Rinunciare ai piaceri dei sensi

1. Perché siamo forniti di sensi solo per fame uso nel bisogno e non per procurarci piaceri.

2. Perché questo piacere ci rende simili alle bestie.

3. Perché l'uomo naturale - colui, appunto, che ama il piacere sensibile - non può concepire e gustare nella sua pienezza le cose di Dio ( 1 Cor 2,14 ).

IV: Rinunciare alle esigenze della natura

1. Perché la natura distrugge la grazia, e anche se noi l'accontentiamo in cose da poco, indeboliamo ugualmente la grazia.

2. Perché - come afferma san Paolo - vivremo secondo lo spirito in proporzione alla mortificazione delle inclinazioni della natura che operiamo in noi ( Rm 8,13 ).

3. Perché essendo discepoli di Gesù Cristo, dobbiamo seguirne le orme ( 1 Pt 2,21 ).

Egli, infatti, per darcene l'esempio ha rinunziato alle esigenze della natura e alle comodità della vita.

V: Rinunciare alle conversazioni umane

1. Perché secondo l'autore dell'Imitazione, dopo avervi preso parte siamo meno uomini di prima.

2. Perché questo tipo di conversazione rende l'anima vuota dello Spirito di Dio e di ogni buon sentimento.

3. Perché - come dichiara san Paolo - la conversazione dei cristiani e molto più quella dei religiosi deve essere in cielo ( Fil 3,20 ), e se - aggiunge san Pietro - qualcuno vuole parlare, che le sue siano conversazioni divine ( 1 Pt 4,11 ).

VI: Evitare le parole inutili

1. Perché - come dice Gesù nel Vangelo - renderemo conto nel giorno del Giudizio di tutte le parole inutili che abbiamo detto ( Mt 12,36 ).

2. Perché il tempo che occupiamo a fare discorsi inutili è perlomeno tempo perduto; ci deve stare a cuore, invece, l'uso del tempo, perché ci è stato dato per conquistare il cielo.

3. Perché un cristiano - e tanto più un religioso - profana il cuore e la bocca quando proferisce parole inutili, almeno se vogliamo credere a san Bernardo, il quale afferma che nella bocca di un religioso, esse diventano bestemmie.

VII: Rinunciare alle soddisfazioni dello Spirito

1. Perché le soddisfazioni dello spirito alimentano l'amor proprio e impediscono allo Spirito di Dio di penetrare in noi.

E comunque - afferma san Paolo -, quelli che non vivono secondo lo Spirito di Gesù Cristo non possono appartenergli ( Rm 8,9 ).

2. Perché le soddisfazioni dello spirito neutralizzano l'unzione e le ispirazioni inferiori che lo Spirito di Dio vuole profondere nelle anime.

Afferma infatti san Paolo: Poiché dobbiamo vivere secondo lo Spirito di Dio, dobbiamo camminare e lasciarci condurre da questo Spirito ( Gal 5,25 ).

3. Perché le soddisfazioni dello spirito inaridiscono lo spirito e tolgono all'anima l'unzione e lo Spirito di Dio che già risiede in lei.

VIII: Rallegriamoci quando ci vengono a mancare le consolazioni sensibili durante gli esercizi spirituali

1. Perché Dio ci concede le consolazioni per sostenere la nostra debolezza e può togliercele quando vuole.

È certo, però, che saprà sostenerci in altri modi.

2. Perché non è certo che le consolazioni conducano a Dio: è solo la fede che ci guida a lui, senza pericolo di sbagliarci.

3. Perché se ci aggrappiamo alle consolazioni sensibili, vuol dire che non cerchiamo Dio, ma la nostra soddisfazione.

IX: Rinunciare alla propria volontà

1. Perché Gesù Cristo ha rinunciato alla sua fin dal suo concepimento, benché la sua volontà fosse santissima e incapace di aberrazioni.

Per questo ha detto: Non sono venuto per fare la mia volontà ( Gv 6,38 ).

2. Perché è proprio la volontà a causare i nostri peccati; è, quindi, essa che allontana il nostro cuore dalla sua inclinazione naturale che è tendere a Dio.

3. Perché essa solo attira su di noi la collera e la vendetta di Dio.

Perciò san Bernardo afferma: Annulla la volontà e non vi sarà più inferno.

E essa, infatti, che frappone gli ostacoli tra noi e le divine operazioni.

X: Rinunciare al nostro modo di giudicare

1. Perché esso è stato talmente pervertito dal peccato originale che - nella maggior parte dei casi - non è più capace di farlo obiettivamente.

Se vogliamo arrivare a Dio, dobbiamo riempire la mente solo con pensieri di fede.

2. Poiché il nostro giudizio è capace di giudicare le cose solo in modo umano, è naturale che riesca ad esprimere solo sentimenti umani.

Ne consegue che chi può ispirarci i sentimenti su Dio, e su ciò che lo riguarda, possa essere solo lui.

3. Perché la divina sapienza - che è poi lo spirito interiore - è nascosta agli uomini, come afferma san Paolo ( 1 Cor 2,7 ).

L'intelligenza umana non può percepirla e non può neanche procurarsela in alcun modo.

XI: Fedeltà alle regole

1. Perché costituiscono il primo mezzo di santificazione per chi vive in Comunità.

2. Perché, in una Comunità, le grazie si ricevono in proporzione alla fedeltà che essa ha nell'osservare le Regole.

3. Perché il modo più efficace per avanzare nella perfezione è proprio l'osservanza delle Regole.

XII: Fedeltà alle pratiche comunitarie

1. Perché se le trascuriamo vuoi dire che le stimiamo poco; esse, invece, hanno un grande prestigio agli occhi di Dio.

2. Perché - stando a quanto afferma la Scrittura - chi disprezza le piccole cose, cadrà presto ( Sir 19,1 ).

Anche il Vangelo avverte che il premio celeste sarà dato a chi avrà fedelmente compiuto quelle azioni che, all'apparenza, sembrano insignificanti - come aver dato da mangiare ai poveri -: Sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto ( Mt 25,21 ), dice il Signore per bocca del padre di famiglia.

XIII: Fedeltà all'obbedienza

1. Perché è la virtù caratteristica di chi vive in Comunità.

2. Perché l'obbedienza - più di qualsiasi altra virtù - attira su di noi le grazie.

3. Perché l'incremento della perfezione è proporzionato agli sforzi che facciamo per annientare noi stessi. L'obbedienza è perfetta solo se arriva alla completa distruzione di noi stessi.

XIV: Fedeltà alle ispirazioni e ai moti dell'anima

1. Perché - ordinariamente - le ispirazioni sono come raggi di luce che Dio irradia in un'anima per chiarirle ciò che deve fare per il suo bene personale.

2. Perché se non siamo fedeli alle ispirazioni, Dio - constatando che le riteniamo inutili - non le invierà più.

3. Perché non essere fedeli alle ispirazioni, vuoi dire spegnere lo Spirito, come afferma san Paolo ( 1 Ts 5,19 ).

Si può, anzi, affermare che opponiamo resistenza alla Spirito Santo ( At 7,51 ) e che gli facciamo grande ingiuria.

XV: Applicazioni alla santa presenza di Dio

1. Perché è utilissima per allontanare dal nostro spirito i pensieri cattivi o inutili e per impedire che riescano a turbarci.

2. Perché è l'anima e il sostegno della vita inferiore.

3. Perché gli esercizi spirituali avranno poca efficacia se non sono animati dalla presenza di Dio.

XVI: Applichiamoci ad avere propositi di fede nel compiere le nostre azioni

1. Perché pur essendo le nostre azioni di per sé scadenti, si trasformano in azioni cristiane.

2. Perché questi propositi costituiscono il mezzo più efficace per santificarle.

5. Perché, per mezzo di essi, partecipiamo alle sante disposizioni che ebbe Gesù quando compiva le sue. ( Gv 4,34; Gv 5,30; Gv 6,38; Gv 7,17; Gv 9,31; Lc 22,42 )

XVII: Applichiamoci all'orazione

1. Perché il primo esercizio della vita interiore è anche il primo mezzo per diventare interiori.

2. Perché - secondo quanto scrive san Giovanni Crisostomo - l'orazione è l'occupazione degli Angeli e quelli che vi si dedicano conducono una vita conforme alla loro.

3. Perché - essendo essa una conversazione con Dio - induce l'anima a dedicarsi completamente al santo servizio di Dio.

XVIII: Le orazioni giaculatorie ci aiutano a rientrare frequentemente in noi

1. Perché le orazioni giaculatorie allontanano l'anima - che non si è ancora consacrata completamente a Dio - dagli interessi sensibili ed esteriori e le consentono di occuparsi di quelli spirituali e interiori.

2. Perché ci aiutano a disperdere i pensieri inutili che penetrano in noi ogniqualvolta abbiamo contatti col mondo esterno, per quanto rari essi siano.

3. Perché servono ad accendere e ad alimentare nel nostro cuore il fuoco dell'amore divino che - a motivo della debolezza del nostro spirito e della languidezza del nostro cuore - ogni tanto si affievolisce.

XIX: Dobbiamo essere modesti, riservati e interiormente moderati

1. Perché solo così riusciremo a svuotare la mente e l'immaginazione di tutto ciò che è terreno, umano e materiale.

2. Perché queste tre doti ci aiutano a non cadere in molti peccati.

3. Perché esse alimentano ogni esteriorità che potrebbe essere di ostacolo alla vita interiore.

XX: Viviamo nel raccoglimento

1. Perché è il raccoglimento che fa rientrare l'anima nel suo vero elemento.

2. Perché le dà la tranquillità.

3. Perché ci facilita e ci dispone a vivere alla presenza di Dio e a compiere bene l'esercizio dell'orazione.

XXI: Condurre una vita ritirata anche nei rapporti con l'esterno

1. Perché essa ci toglie dalla testa gli affari del mondo e gli interessi dei mondani.

2. Perché annulla l'inclinazione per le creature e facilita l'unione con Dio.

3. Perché se amiamo il ritiro, arriveremo a non avere più gusto per il mondo e per gli esseri creati.

Solo allora potremo affermare con san Paolo: Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo ( Gal 6,14 ).

XXII: Condurre una vita ritirata anche interiormente

1. Perché il raccoglimento esteriore sarebbe poco utile se non fosse accompagnato da quello interiore.

2. Perché l'anima avrà grande facilità a occuparsi di Dio, quando le potenze interiori si saranno distaccate dagli oggetti sensibili.

3. Perché finché dura il raccoglimento inferiore, siamo quasi obbligati a occuparci di Dio e delle cose di Dio.

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