Il combattimento cristiano

9.10 - Finché siamo nel corpo gustiamo quanto è soave il Signore

Se poi non possiamo fare ciò, finché siamo nel corpo e siamo lontani dal Signore, ( 2 Cor 5,6 ) almeno gustiamo quanto è soave il Signore; ( Sal 34,9 ) poiché ha dato a noi lo Spirito come pegno, ( 2 Cor 1,22; 2 Cor 5,5 ) nel quale sentiamo la sua dolcezza e desideriamo la stessa fonte della vita, dove con sobria estasi saremo inondati e irrigati, come l'albero che è piantato lungo il corso delle acque e dà il frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno. ( Sal 1,3 )

Dice infatti lo Spirito Santo: I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali, saranno inebriati dalla ubertà della tua casa e li abbevererai col torrente del tuo amore.

Poiché presso di te è la fonte della vita. ( Sal 36,8-10 )

Tale ebrietà non sconvolge la mente, ma tuttavia la rapisce in alto, e dà la dimenticanza di tutte le cose terrene.

E possiamo già dire con tutto il nostro affetto: Come il cervo desidera le fonti delle acque, così l'anima mia desidera te, o Dio. ( Sal 42,2 )

10.11 - Egli ha avuto pietà della nostra debolezza

Che se per caso ancora per le malattie dell'anima, che essa ha contratto per l'amore del secolo, noi non siamo idonei a gustare quanto è dolce il Signore, crediamo almeno alla divina autorità che ha voluto manifestare nelle sante Scritture circa il Figlio suo, il quale fu fatto a lui dalla discendenza di Davide secondo la carne, come dice l'Apostolo. ( Rm 1,3 )

Tutte le cose, infatti, sono state fatte per mezzo di lui, com'è scritto nell'Evangelo, e senza di lui nulla è stato fatto. ( Gv 1,3 )

Egli ha avuto pietà della nostra debolezza che noi abbiamo meritato non per opera sua ma per nostra volontà.

Infatti Dio ha creato l'uomo per l'immortalità ( Sap 2,23 ) e gli ha dato il libero arbitrio della volontà.

Non sarebbe infatti molto felice se dovesse servire ai comandamenti di Dio per necessità e non per volontà.

È facile, a mio avviso, tutto questo: la qual cosa non vogliono capire quelli che hanno abbandonato la fede cattolica, eppure vogliono essere chiamati cristiani.

Infatti, se ammettono con noi che la natura umana non può essere guarita se non facendo il bene, confessino pure che la stessa natura non si può ammalare se non peccando.

E perciò non bisogna credere che l'anima nostra sia ciò che Dio è, perché se ciò fosse né per sua volontà né per qualche altra necessità si cambierebbe in peggio; poiché in ogni modo capiamo che Dio è immutabile, lo si comprende non da quelli che in spirito di contesa e vanità e per desiderio di vana gloria amano parlare di ciò che non sanno, ma da quelli che con cristiana umiltà "sentono la bontà di Dio e lo cercano nella semplicità del cuore". ( Sap 1,1 )

Il Figlio di Dio perciò si è degnato di assumere la nostra debolezza: E il Verbo si fece carne e abitò fra noi. ( Gv 1,14 )

Non perché quell'eternità si sia cambiata, ma perché ha mostrato agli occhi mutabili degli uomini la creatura mutabile che Egli assunse con immutabile maestà.

11.12 - Innalzi la sua speranza il genere umano: il Figlio di Dio ha assunto l'uomo

Vi sono degli stolti che dicono: non poteva la Sapienza di Dio liberare gli uomini in modo diverso senza assumere l'umanità, senza nascere da una donna e patire tutte quelle sofferenze da parte dei peccatori?

A costoro rispondiamo: lo poteva certamente; ma se avesse fatto diversamente, sarebbe dispiaciuto ugualmente alla vostra stoltezza.

Se non apparisse agli occhi dei peccatori, certamente la sua luce eterna, che si vede con gli occhi interiori, non potrebbe essere vista dalle menti inquinate.

Ora dal momento che si è degnato di istruirci visibilmente per prepararci alle cose invisibili, dispiace agli avari, perché non ha assunto un corpo tutto d'oro; dispiace agli impudichi, perché è nato da una donna ( infatti, non hanno molto piacere gli impudichi che le donne concepiscano e partoriscano ); dispiace ai superbi, perché ha sopportato con infinita pazienza le offese; dispiace ai delicati, perché è stato crocifisso; dispiace ai timidi, perché è morto.

E perché non sembri che difendono i loro vizi, dicono che si dispiacciono che ciò sia accaduto non in un uomo, ma nel Figlio di Dio.

Non capiscono infatti cosa sia l'eternità di Dio che ha assunto umana natura e che cosa sia la stessa umana creatura, che era riportata dalle sue mutazioni all'antica stabilità, affinché imparassimo, come insegna lo stesso Signore, che le infermità che abbiamo acquistato col peccare, possono essere sanate col bene operare.

Si mostrava a noi, infatti, a quale fragilità l'uomo era giunto con la sua colpa, e da quale fragilità era liberato con l'aiuto divino.

Perciò il Figlio assunse umana natura ed in essa ha sofferto da uomo.

Questo rimedio a favore degli uomini è così grande che più non si può immaginare.

Quale superbia si può sanare, se non si sana con l'umiltà del Figlio di Dio?

Quale avarizia si può sanare, se non si sana con la povertà del Figlio di Dio?

Quale iracondia si può sanare, se non si sana con la pazienza del Figlio di Dio?

Quale empietà si può sanare, se non si sana con la carità del Figlio di Dio?

Infine, quale timidezza si può sanare, se non si sana con la risurrezione del corpo di Cristo Signore?

Innalzi la sua speranza il genere umano e riconosca la sua natura, veda quanto posto ha nelle opere di Dio.

Non disprezzate voi stessi, o uomini: il Figlio di Dio si è fatto uomo.

Non disprezzate voi stesse, o donne: il Figlio di Dio è nato da una donna.

Non amate però le cose carnali: perché nel Figlio di Dio non siamo né maschio né femmina.

Non amate le cose temporali: perché se si amassero come un bene, le amerebbe l'uomo che il Figlio di Dio ha assunto.

Non temete gli oltraggi e le croci e la morte, perché se nuocessero agli uomini non le avrebbe sofferte l'uomo che il Figlio di Dio ha assunto.

Questa fede che ormai dovunque si predica, dovunque si venera, che sana ogni anima obbediente, non esisterebbe nella società umana, se non fossero state realizzate tutte quelle cose che dispiacciono ai più stolti.

Chi si degnerà di imitare la stolta presunzione per poter essere spinto a praticare la virtù, se arrossisce di imitare colui del quale fu detto, prima che nascesse, che sarà chiamato Figlio dell'Altissimo ( Lc 1,32 ) e già in tutte le nazioni, cosa che nessuno può negare, lo si chiama Figlio dell'Altissimo?

Se abbiamo una grande opinione di noi, degniamoci di imitare colui che è chiamato Figlio dell'Altissimo.

Se invece ci stimiamo poco, osiamo imitare i pescatori e i pubblicani che lo hanno imitato.

O medicina provvida per tutti, che reprime tutti i tumori, che ravviva tutto ciò che è debole, che toglie tutte le escrescenze, custodisce tutto ciò che è vitale, ripara tutte le perdite, corregge tutte le depravazioni!

Chi ormai può elevarsi contro il Figlio di Dio?

Chi può disperare di sé, se per lui il Figlio di Dio ha voluto essere tanto umile?

Chi può stimare beata la vita per quelle cose che il Figlio di Dio ha insegnato doversi disprezzare?

A quali avversità potrà cedere colui il quale crede che la natura dell'uomo è custodita da tante persecuzioni nel Figlio di Dio?

Chi potrà pensare che il regno dei cieli gli è chiuso, se conosce che i pubblicani e le meretrici hanno imitato il Figlio di Dio? ( Mt 21,31 )

Da quale malvagità non sarà preservato chi osserva e ama le opere e le parole di quest'uomo, nel quale il Figlio di Dio si è offerto a noi quale esempio di vita?

12.13 - La speranza della vita eterna solleva il mondo

Ormai sia gli uomini, sia le donne, sia ogni età e grado di questo secolo sono mosse alla speranza della vita eterna.

Alcuni lasciano i beni temporali e accorrono alle cose divine; altri si lasciano avvincere dalle virtù di quelli che fanno ciò e lodano quello che non osano imitare.

Pochi però mormorano sino ad ora e sono tormentati da vano livore e sono o quelli che cercano il loro interesse nella Chiesa, sebbene sembrino cattolici, o gli eretici che vogliono trovare gloria dallo stesso nome di Gesù Cristo, o i giudei che desiderano difendere il loro peccato di empietà, o i pagani che temono di perdere la loro curiosità di vana licenza.

Ma la Chiesa cattolica sparsa in lungo e in largo per tutto il mondo, rompendo i loro attacchi fin dai primi tempi, si è fortificata sempre di più, non col resistere ma col sopportare.

Ora Essa con la fede irride alle loro insidiose questioni, con la ragione le discute, e con l'intelligenza le distrugge.

Non si cura dei calunniatori delle sue pagliuzze, perché distingue il tempo della messe, il tempo dell'aia e il tempo dei granai con prudenza e diligenza.

Corregge i calunniatori del suo frumento o gli erranti e relega gli invidiosi tra le spine e la zizzania.

13.14 - Come nella conoscenza bisogna guardarsi dall'errore, così nell'azione bisogna guardarsi dal peccato

Sottoponiamo dunque l'anima a Dio, se vogliamo sottoporre il nostro corpo a schiavitù e trionfare del diavolo.

La fede è la prima che sottopone l'anima a Dio; poi i precetti del vivere, con l'osservanza dei quali la nostra speranza si rafforza, e la carità si alimenta e comincia a risplendere quello che prima solo si credeva.

Poiché la conoscenza e l'azione rendono beato l'uomo, come nella conoscenza bisogna guardarsi dall'errore, così nell'azione bisogna guardarsi dal peccato.

Erra invece chiunque crede di poter conoscere la verità vivendo ancora nell'iniquità.

È iniquità amare questo mondo e avere in grande considerazione le cose che nascono e passano, bramarle e affannarsi per esse per conquistarle; rallegrarsi quando abbondano e temere di perderle; contristarsi quando si perdono.

Tale vita non può contemplare quella pura, sincera e immutabile verità e attaccarsi ad essa, né staccarsene più per l'eternità.

Pertanto prima di purificare la nostra mente dobbiamo credere quello che non possiamo ancora comprendere; poiché in tutta verità fu detto per mezzo del profeta: Se non crederete, non comprenderete. ( Is 7,9b )

13.15 - Crediamo in Dio-Trinità

La fede nella Chiesa si esprime con somma brevità; in essa sono comprese le verità eterne che non possono ancora essere comprese dagli uomini carnali e le cose temporali passate e future che l'eterna divina Provvidenza ha fatto e farà per la salvezza degli uomini.

Crediamo dunque nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.

Queste sono ( Persone ) eterne e immutabili, cioè un solo Dio, la Trinità eterna di una sola sostanza, Dio, dal quale è tutto, per il quale è tutto, nel quale è tutto. ( Rm 11,36 )

14.16 - Dio in tre Persone

Non dobbiamo ascoltare coloro che dicono che solamente il Padre esiste, che non ha il Figlio, né che è con Lui lo Spirito Santo; ma che lo stesso Padre talora si chiama Figlio e talvolta Spirito Santo.

Ignorano il Principio dal quale sono tutte le cose, la sua Immagine per la quale tutte le cose sono formate e la sua santità nella quale tutte le cose sono ordinate.

15.17 - Le tre Persone divine sono un solo Dio

Neppure dobbiamo ascoltare coloro che si indignano e si infastidiscono perché noi diciamo che non bisogna adorare tre dèi.

Ignorano infatti che cosa significhi una sola e medesima sostanza; e si illudono dei loro fantasmi, perché sogliono vedere materialmente o tre esseri animati o tre corpi qualunque stare separati nei loro posti.

Così credono che bisogna intendere la sostanza di Dio, e sono in grave errore perché sono superbi; e non possono imparare, perché non vogliono credere.

16.18 - Uguaglianza delle tre Persone divine

Non dobbiamo ascoltare coloro che dicono che solo il Padre è il vero e sempiterno Dio; che il Figlio non è generato dal Padre, ma da Lui stesso fatto dal nulla e che ci fu un tempo quando non esisteva, ma che tuttavia tiene il primo posto fra tutte le creature; e ( dicono anche ) che lo Spirito Santo è di minore maestà rispetto al Figlio; e che le sostanze di questi tre sono diverse, come l'oro, l'argento e il bronzo.

Non sanno quello che dicono e da queste realtà che sogliono guardare con gli occhi della carne, trasferiscono le vane immagini nelle loro discussioni.

In realtà è arduo rendersi conto con la mente circa la generazione che non avviene nel tempo, ma è eterna; e la stessa Carità e Santità, per cui chi genera e chi è generato sono uniti reciprocamente in modo ineffabile.

È arduo e difficile comprendere questa verità con la nostra mente, sebbene sia serena e tranquilla.

Non è possibile che capiscano ciò quelli che guardano troppo le umane generazioni e a queste tenebre aggiungono ancora fumo, che essi non cessano di fomentare tra loro con le contese e le lotte quotidiane, con l'animo impelagato negli affetti carnali, come legni saturi di acqua, nei quali il fuoco vomita solo fumo e non può emanare splendide fiamme.

E questo lo si può affermare benissimo per tutti gli eretici.

17.19 - Gesù Cristo è il Figlio di Dio

Credendo nell'immutabile Trinità noi crediamo anche alla sua economia temporale per la salvezza del genere umano.

Non ascoltiamo coloro che dicono che il Figlio di Dio, Gesù Cristo altro non è che un uomo, sebbene così giusto da essere degno di essere chiamato Figlio di Dio.

E infatti la dottrina cattolica li ha cacciati fuori, poiché ingannati dalla brama di vana gloria vollero disputare contenziosamente, prima di capire cosa sia la Virtù di Dio e la Sapienza di Dio ( 1 Cor 1,24 ) e che in principio esisteva il Verbo, per cui sono state fatte tutte le cose e in che modo il Verbo si è fatto carne e ha abitato tra noi. ( Gv 1,1.3.14 )

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