Contro Cresconio grammatico donatista

Indice

Libro IV

17.20 - I Donatisti hanno di fatto annullato il loro antecedente punto di vista su Cipriano

Certo, sono sorpreso come abbiano potuto convincere anche te di far menzione di Cipriano nella tua disputa, le cui lettere, comprese quelle che gli attribuite sull'invalidazione del battesimo dato dagli eretici o scismatici, sovvertono totalmente la vostra posizione.

Ma questo argomento lo dobbiamo trattare contro i Massimiani e gli altri che non ammettono il battesimo, sia dato da noi che da voi.

Quanto a voi, avete già chiuso la questione con stupefacente facilità, dal momento che avete ammesso di fatto il battesimo conferito durante lo scisma sacrilego di Massimiano quando avete ammesso Pretestato e Feliciano con i loro fedeli; avete già combattuto senza esitazione alcuna l'opinione degli scritti che attribuite a Cipriano e di tutti coloro che l'hanno condivisa.

Passando poi agli Orientali, tu dici che si sono separati dalla vostra comunione perché, condividendo in seguito la nostra posizione, hanno preferito abbandonare il loro punto di vista intorno al battesimo.

Ora, seppure qualche sparuto gruppo di Orientali ha agito così - ed è interessante sapere se lo si può dimostrare - è indubbio che essi hanno modificato il loro punto di vista.

Anche voi, accettando il battesimo che è stato conferito durante lo scisma di Massimiano, avete di fatto annullato il vostro antecedente punto di vista.

Nonostante questo, volete essere in comunione tra voi, ma non con gli Orientali.

18.21 - La santità nel battesimo è opera della grazia di Dio e della buona coscienza di chi lo riceve

Ma, ecco che ti sembra di aver trovato campo libero per fare sfoggio della tua eloquenza52 su quella frase della mia lettera: "Chiunque riceve il battesimo, sia pure da un fedele o da un infedele, riponga tutta la sua speranza in Cristo ".53

A queste parole, esclami e dici: " O potestà suprema del sacerdote!

O encomiabili norme di giustizia di un padre buono!

Nessuna distinzione - dice lui - devi fare tra il fedele e l'infedele; vedi con lo stesso occhio l'uomo pio e quello empio.

Non serve a nulla vivere una vita onesta, poiché tutto ciò che è lecito all'onesto, lo può compiere anche il disonesto.

Si può dire qualcosa di più iniquo di questa norma: chi è inquinato purifichi l'altro, chi è immondo lo lavi, chi è infedele dia la fede, chi è criminale faccia tornare innocente? ".

Queste sono le tue esatte parole, che usi per censurare il mio pensiero; ma io non ho mai pensato né scritto qualcosa di simile.

Effettivamente, tra il fedele e l'infedele c'è una distanza enorme, non tanto in rapporto al sacramento, seppure entrambi lo possiedono, quanto al merito, poiché uno lo ha per la sua salvezza, l'altro per la sua pena.

E ciò che è permesso compiere al giusto, non lo può realizzare l'ingiusto, perché anche se l'ingiusto può battezzare, non può tuttavia costui entrare nel regno dei cieli, né purifica o lava o monda o rende innocente nessuno amministrandogli il battesimo: questo lo opera la grazia di Dio e la buona coscienza di chi lo riceve.

Tu, piuttosto, osserva bene se non vi sia proprio alcuna differenza tra Primiano e Feliciano.

Quando Primiano sedeva fra quei trecentodieci che dicevano del secondo: " Veleno d'aspide è sotto le sue labbra e ha piedi agili per versare il sangue; tribolazione e infelicità sono nelle sue vie; non ha conosciuto la via della pace, né il timore di Dio è davanti ai suoi occhi ", vedi se non era allora un essere inquinato, se non era immondo e vile chi raccoglieva questa melma in un vaso di sozzura, se non era un infedele chi celava tra le sue labbra il veleno delle aspidi, se non era un criminale il colpevole del crimine famigerato.

E tuttavia, proprio costui ora siede come vostro vescovo accanto a Primiano e adesso guida insieme a voi quelli che allora ha battezzato, senza che in seguito siano mai stati purificati.

19.22 - È Cristo che dà sempre la fede, è Cristo l'origine, la radice, il capo del cristiano

E voi combattete ancora contro la verità, né volete concedere che " Cristo sia colui che dà sempre la fede, Cristo sia l'origine del cristiano, in Cristo il cristiano affondi la radice, Cristo sia il capo del cristiano ".54

A queste mie parole che ho scritto nella lettera contro Petiliano, aggiungi le tue parole e dici: " Questo lo suggeriamo anche noi, questo vogliamo; ma domandiamo per mezzo di chi questo è fatto meglio ", senza renderti conto che questo non è il suggerimento di Petiliano, al quale ho già risposto a suo tempo, e la cui lettera tenti di difendere e sostenere contro la mia risposta.

Infatti lui ha detto senza mezzi termini: " È la coscienza di colui che dona santamente il battesimo che si deve considerare, per vedere se purifica la coscienza di colui che lo riceve.

Poiché chi la riceve da un infedele, non riceve la fede ma il reato ".

Dimmi, lui quale ruolo ha lasciato a Cristo per purificare la coscienza del battezzato, e da chi riceve la fede il battezzato, quando afferma che la coscienza di colui che dà il battesimo è ciò che conta per purificare quella di chi lo riceve, e che non riceve la fede ma la colpa chi riceve la fede da un infedele.

Tu dài la netta impressione di cedere sotto il peso schiacciante della verità e dici che questo insegni e questo vuoi: Cristo dà la fede e, affinché possa iniziare una vita nuova, Cristo purifica il cristiano; ma tu vuoi sapere per mezzo di chi è fatto meglio ciò che non si può compiere senza ministro.

Ora, Petiliano non ha detto: " Si deve tener conto della coscienza del ministro, per mezzo della quale Cristo purifica quella di chi lo riceve o per la quale Cristo dà la fede "; invece ha voluto che la coscienza stessa di colui che battezza purifichi quella del battezzato.

Neppure ha detto: " Chiunque riceve la fede da un ministro infedele, non riceve la fede ma il reato ", perché sembrasse che sia Cristo a darla, anche se per mezzo di un intermediario, ma ha detto senza riserve: " Chi la riceve da un infedele "; e, quasi per provare questa asserzione, ha aggiunto: " Ogni essere infatti ha una sua origine e radice per sussistere, e se non ha un qualche capo, è nulla ", che cioè lo stesso ministro, la cui coscienza ha detto di considerare, non perché Cristo purifica per mezzo di essa, ma perché è essa che lava la coscienza di chi riceve il battesimo, sì, è precisamente il ministro che è la radice e il capo del battezzato.

20.23 - La dottrina di Cresconio

A questo punto, non rispondo più a Petiliano, di cui non hai difeso il pensiero, ma a te, che hai sostenuto come tua tesi non so quale idea diversa dalla sua.

Tu infatti, stando a ciò che scrivi, questo vuoi e questo suggerisci: non è la coscienza, contrariamente a quanto da lui affermato, di colui che amministra santamente il battesimo che lava chi lo riceve o che dà la fede a chi lo riceve, né che essa è l'origine, la radice e il capo del credente, ma che per essa Cristo purifica, per essa Cristo dà la fede, per essa Cristo è l'origine del cristiano, per essa il cristiano infigge la radice in Cristo, per essa Cristo è il capo del cristiano.

Per questo infatti domandi chi sia lo strumento migliore di quella che concedi essere opera di Cristo.

Al riguardo anche tu, a mio avviso, non neghi che questo possa essere compiuto anche attraverso un ministro cattivo, ma dici che si può compiere meglio attraverso un ministro buono.

Che altro potrebbe significare la tua frase: " Questo lo proponiamo anche noi, questo è ciò che vogliamo, ma chiediamo attraverso chi è fatto meglio "?

Stando a ciò, Cristo purifica anche attraverso la coscienza macchiata di colui che non lo dà santamente, però lo fa meglio attraverso la coscienza di chi lo dà santamente.

Cristo dà la fede anche attraverso un ministro cattivo, ma lo fa meglio attraverso un ministro buono.

Cristo si fa origine del cristiano anche attraverso un dispensatore infedele, però meglio attraverso uno fedele; il cristiano si radica in Cristo anche per mezzo del lavoro di un colono riprovato, ma meglio attraverso un operaio onesto; Cristo può essere la testa del cristiano anche attraverso Feliciano, però pensi che lo è meglio attraverso Primiano.

20.24 - Meglio un ministro buono che cattivo ad amministrare il battesimo

Pertanto fra noi, su tale questione, c'è forse un dissenso trascurabile o non vi è per nulla.

Infatti anch'io sostengo che l'amministrazione dei sacramenti divini sia fatta preferibilmente da un ministro buono, anziché da uno cattivo.

Ma ciò, in verità, è meglio per il ministro stesso perché deve condurre una vita e una condotta in consonanza con i misteri che amministra, non per colui che, pur essendo incappato in un ministro cattivo che dispensa la verità, è garantito dal suo Signore, il quale dice ammonendo: Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. ( Mt 23,3 )

A questo proposito, aggiungo anche che è più vantaggioso per chi riceve il battesimo avere la possibilità di imitare più facilmente, amandole, l'onestà e la santità del ministro, ma non per questo sono più vere e più sante le realtà che vengono amministrate, per il fatto che sono amministrate attraverso un ministro migliore.

Questi beni sono per se stessi veri e santi a causa di Dio, vero e santo, al quale appartengono, e per questo può accadere che chi entra a far parte della società del popolo di Dio si imbatta in un ministro che gli faciliti il battesimo o scelga un altro come salutare esempio.

Lui in effetti ha la certezza che il sacramento di Cristo è santo, anche se è stato amministrato attraverso un uomo poco o punto santo; però per lui la santità del sacramento sarà un castigo se lo riceve indegnamente, se lo usa male, se non conduce un'esistenza che non è in accordo o in conformità con esso.

21.25 - Questioni da precisare

Allora ti domando: Se, per caso, chi è stato battezzato da Primiano nella vostra comunione, conduce una vita scandalosa, mentre chi è stato battezzato da Feliciano nello scisma di Massimiano vive santamente, a quale dei due pensi che sia aperto il regno di Dio: a quello buono, secondo te, che battezzò uno cattivo, oppure a quello sacrilego, secondo il concilio di Bagai, che battezzò un uomo pio?

Certamente mi risponderai, e con verità: " Uno non può essere religioso e persistere nello scisma ". D'accordo.

Eppure si può trovare nella vostra comunione un sacrilego battezzato da Primiano, sia pure occulto, che voi ritenete un uomo religioso.

Ebbene, se colui che Feliciano ha battezzato nella catena del sacrilegio ripudia il sacrilegio dello scisma e si corregge ritornando alla comunione ecclesiastica, oserai forse dire che il battesimo in lui diventerà migliore, anche se non hai il coraggio di negare che quell'uomo è potuto diventare migliore?

Questo lo avete giudicato con il vostro stesso comportamento, in quanto tutti coloro che Feliciano e Pretestato hanno battezzato nel sacrilegio dello scisma, da voi condannato e detestato, li avete ammessi con quelli che ritornavano a voi, senza annullare o far reiterare in alcun modo il loro battesimo.

Quanto poi alla tua affermazione: " Ma noi cerchiamo chi lo fa meglio ", hai usato il grado comparativo al posto del positivo, dicendo così: " Noi cerchiamo chi lo fa meglio ", come se dicessi: " Noi cerchiamo chi lo fa bene ", in tal modo hai voluto far intendere che un cattivo ministro lo fa male.

In questo caso, con te non faccio questione di parole; ti ricordo semplicemente che avresti dovuto dire: " Noi cerchiamo chi lo fa ", e non: " Noi cerchiamo chi lo fa bene ", come se potesse accadere che Cristo non dia bene la fede, che Cristo non sia bene l'origine e il capo del cristiano, che la radice non attecchisca bene nel Cristo.

O questo non avviene o, se avviene, senza dubbio è fatto bene.

21.26 - Il bene del battesimo è bene per il buono, male per il malvagio

E tuttavia trattiamo tali questioni per scongiurare che si abbandoni l'unità stessa del grano buono a causa dei cattivi dispensatori, non tuttavia a motivo dei sacramenti, che non sono di loro ma del Signore, con i quali è necessario essere mescolati fino al tempo della vagliatura finale dell'aia del Signore.

Ora, provocare uno scisma nell'unità di Cristo o essere nello scisma è certamente male, e grave male, né può assolutamente accadere che Cristo dia allo scismatico non la fede, ma l'errore sacrilego, o che lo scismatico affondi la sua radice in Cristo, o che Cristo sia l'origine e il capo per lo scismatico.

E tuttavia, se darà il battesimo di Cristo, sarà effettivamente dato; se lo riceverà, sarà ricevuto, ma non per la vita eterna, bensì per la pena eterna di colui che persevererà in questo sacrilegio, non per trasformare in male il bene che possiede, ma per possedere il bene come suo male, finché ne è un cattivo possessore.

22.27 - La prova di non ribattezzare è data dal battesimo di Primiano e Feliciano

Forse mi chiedi di provare questa asserzione.

Che altro devo dirti, se non che ho deciso di farlo attraverso quest'opera?

Leggi il decreto di Bagai, guarda a Feliciano e Pretestato.

Essi hanno battezzato nello scisma, nello scisma il loro battesimo è stato ricevuto; battezzatori e battezzati sono stati ammessi e accolti da voi; i primi non sono stati degradati, i secondi non sono stati ribattezzati.

Certamente non domanderai più se questo si attua meglio attraverso un ministro giusto o un'ingiusto, poiché il battesimo dato da Primiano, che voi considerate giusto, non per questo è migliore di quello dato dall'ingiusto Feliciano.

Eccoti ormai costretto a capire in qual senso l'Apostolo ha detto: Né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere, ( 1 Cor 3,7 ) e ricorderai che tu hai detto a vanvera: " Come per piantare e irrigare si richiede soltanto un agricoltore diligente e fedele, così anche nel sacramento del battesimo non si approva se non un operaio integerrimo ".

Ecco che Feliciano non fu né diligente, né fedele, né integerrimo, ma piuttosto negligente della sua salvezza e infedele e ingiustissimo, quando era in combutta con Massimiano o quando, come i vostri trecentodieci vescovi hanno conclamato attraverso la bocca forbitissima di uno solo, avvinto alla catena del sacrilegio, amministrò il battesimo che non avete osato rescindere.

22.28 - Senza dubbio ti rendi conto che non c'è alcun riferimento fra la questione di cui si tratta e il testo, che hai citato dal profeta: " Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi faranno pascolare nella disciplina ". ( Ger 3,15 )

Infatti Feliciano, questo sacrilego, non era né secondo il cuore di Dio né pasceva nella disciplina le pecore di Dio essendo invischiato nello scisma sacrilego; e tuttavia battezzava coloro nei quali avete riconosciuto, quando li avete accolti, che quanto lui dava non era suo, ma di Dio.

Certamente hai intuito la ragione per cui ho rammentato il testo della santa Scrittura: È meglio confidare nel Signore che confidare nell'uomo, ( Sal 118,8 ) e tu hai dato una risposta inconsistente, per quanto attiene alla causa presente, poiché hai dichiarato che, tanto più investighi che sia giusto e fedele colui che celebra questo sacramento quanto più poni la speranza e la fiducia in Dio e non nell'uomo.

La fede e la giustizia, che tu vuoi vedere sempre nei suoi ministri, appartengono a Dio.

Ecco che Feliciano, quando era reo del famigerato crimine, non possedeva né giustizia né fede, eppure aveva il battesimo, e quando avete accolto coloro ai quali lo aveva amministrato, dite che conseguirono la giustizia, non che mancasse loro il battesimo.

23.29 - Questioni inutili: battesimo dopo Giovanni, dopo Mosè. Perché anche non dopo Feliciano?

Proseguendo, mi poni una nuova questione: " Se non si può annullare il battesimo, chiunque sia il ministro o il modo in cui è stato conferito, perché gli apostoli battezzarono dopo Giovanni?".

E tu risolvi allora questa: Se, come dici, gli apostoli hanno battezzato dopo Giovanni, perché dopo Feliciano i vostri non hanno ribattezzato coloro che egli aveva battezzato nello scisma sacrilego?

E da ciò impara almeno che quanto si legge o si dibatte intorno al battesimo di Giovanni è del tutto estraneo alla presente questione.

Non so neppure da dove hai potuto tirar fuori l'affermazione che i Giudei, ai quali Pietro disse: Ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore Gesù Cristo, ( At 2,38 ) fossero già stati battezzati da Mosè, essi che nacquero tante generazioni dopo che il servo di Dio fece attraversare ai loro antenati il mar Rosso!

Puoi anche dire che avevano il battesimo di Mosè perché discendevano da quelli che, dice l'Apostolo, battezzò in Mosè; ( 1 Cor 10,2 ) secondo questa impostazione, azzàrdati allora a dire che tutti coloro che nascono dai fedeli cristiani hanno già il battesimo cristiano.

Tu vedi, a mio avviso, quanto sia fuori luogo tale affermazione.

Ma, comunque sia la questione, anche se gli Apostoli avevano battezzato dopo il servo di Dio Mosè, vorrei sollecitarti perché mi spiegassi come mai i vostri non hanno battezzato dopo Feliciano, il sacrilego massimianense.

23.30 - Non sono giuste le conclusioni di Petiliano

C'è una frase che ho scritto: " Se erravano quelli che volevano appartenere a Paolo, che speranza possono avere in fondo coloro che vogliono essere di Donato? ".55

Penso che non l'hai confutata nella prima parte della tua lettera, cosa che tu stesso avverti, grazie alle nostre precedenti ed esaurienti spiegazioni.

Pertanto non sono giuste, come a te sembra, le conclusioni che trai da ciò che disse Petiliano o qualche altro, e di cui esulti come di una certezza.

Stando allo stesso ordine, con cui le hai brevemente passate in rassegna quasi a trarne un promemoria, io tiro la conclusione che non è giusto ciò che è stato detto in questa causa dei Massimiani.

Perché in Feliciano non c'era né la coscienza di chi dà santamente, quando aderendo a Massimiano era avvinto dalla catena del sacrilegio, e quelli che battezzava erano battezzati da un reo del famigerato crimine, e per questo da un infedele notorio; né costoro potevano considerare un uomo sacrilego come loro origine, radice e capo in ordine alla salvezza; né era un albero buono, condannato nella società dello scisma sacrilego e tuttora facente parte del medesimo sacrilegio; né era un uomo buono capace di tirar fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore, ( Mt 12,35 ) quando di lui e degli altri suoi compagni si diceva: La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza. ( Rm 3,14; Sal 14,3 )

E tuttavia, quando i vostri ristabilirono la concordia con lui, atterriti dalla forza della verità, dovettero alla fine riconoscere che il battesimo dato da lui non era di lui, ma di Cristo.

24.31 - Ottato, il seguace di Gildone, Pretestato e Feliciano

Su, vediamo adesso in particolare come te la cavi nella tua lettera sulla questione dei Massimiani.

Infatti tutti quelli che leggono questa lettera attendono senza alcun dubbio di sapere sia quel che hai detto al riguardo e dove lo hai detto, sia ciò che io ho risposto.

Pertanto non voglio discutere la tua replica alle mie obiezioni su Ottato, il seguace di Gildone: non voglio discutere, non voglio indugiare troppo sul processo ad un uomo, sulla cui condanna da parte dei vostri io non tratto per niente.

Rinunzio a fare questa obiezione, e forse la perdo di fronte ai posteri, quando il tempo avrà steso l'oblio sulla memoria.

Ma intanto, finché vivono persone che hanno conosciuto la sua vita e la sua condotta, potrebbero deplorarmi per aver detto, più che il falso, troppo poco su di lui.

Essi non leggono i miei scritti come li leggi tu, perché mi domandi a proposito di colui che amo paragonare ad un'onda selvaggia: che cos'è che lo ha inghiottito?

In essa tu vedi Pretestato e Feliciano.

Ecco dunque che cosa ho detto in proposito: " Essi attaccano con tale virulenza i loro scismatici da chiamarli morti e insepolti.

Ma certo essi avrebbero dovuto augurargli la sepoltura, per paura che dal mucchio dei cadaveri insepolti, che giacevano sul litorale, sbucasse Ottato, il gildoniano, incedente alla testa di una colonna di soldati, che si avventava come onda selvaggia trascinando con sé nel gorgo delle acque Feliciano e Pretestato per poi inghiottirli ".56

Perché tu, quando hai letto lì le mie parole, non le hai citate integralmente tentando di darvi una risposta?

Perché hai l'aria di rimproverarmi per non aver indicato ciò che quest'onda selvaggia ha inghiottito, quando vedi ciò che è scritto: " Per poi inghiottire Feliciano e Pretestato "?

25.32 - Possibile che solo Ottato sia un santo battezzatore e invece sia invalido il battesimo dato nelle Chiese fondate dagli Apostoli?

Qual è la risposta che i vostri di solito ci danno, considerandola una loro difesa efficace, allorché si obietta loro il motivo di una tale accoglienza, riservata a Feliciano e Pretestato, che erano stati condannati.

Semplicemente: " È Ottato che l'ha voluto. È Ottato che l'ha fatto ".

Questo lo attestano gli stessi abitanti delle città di Musti e di Assuras, che sostengono di aver forzato i loro vescovi a ritornare in comunione con Primiano, perché temevano le milizie di Gildone e le minacce di Ottato.

Tu invece, rendendoti conto che non si poteva negare sfacciatamente questo comportamento di Ottato, hai negato che io abbia scritto questo, pensando forse che si potessero più facilmente ignorare i miei scritti che non questa realtà.

Concediamo pure che i vostri vescovi, in forza di non so qual privilegio donaziano o numidico, abbiano potuto ignorare di un proprio collega ciò che l'Africa intera gridava ad una voce, quando essi non ammettono che gli estremi confini dell'Oriente e dell'Occidente possano ignorare le accuse lanciate da Africani contro Africani, mai provate e tante volte dichiarate infondate!

Presso di voi è considerato valido il battesimo conferito da Ottato, che tu non hai voluto condannare, senza tuttavia aver avuto il coraggio di assolverlo, mentre invalidate il battesimo dato nelle Chiese, che gli Apostoli hanno fondate con il loro sudore: quelle dei Corinzi, dei Galati, degli Efesini, dei Colossesi, dei Filippesi, dei Tessalonicesi, e tutte le altre Chiese, di cui è scritto nelle sante Lettere che anche voi leggete: esse non hanno mai inteso parlare, non dico di quella falsa accusa contro Ceciliano, ma neppure del suo semplice nome.

Concediamo pure a Ottato la coscienza di un santo battezzatore malgrado la sua condotta, che tu, come indicano i tuoi scritti, hai avuto vergogna di condannare pensando a noi, tuttavia hai temuto di assolverlo guardando a Dio, e anche all'opinione pubblica, che hai creduto di poter considerare come metro di giudizio di una coscienza occulta; e poi andate ad accusare la coscienza di tali e tante nazioni cristiane perché hanno ignorato le liti remotissime degli Africani.

Essi hanno forse potuto ignorare anche i crimini di costoro, cioè di Feliciano e Pretestato, che i trecentodieci vescovi hanno condannato in un concilio plenario?

26.33 - I buoni non comunicano con i peccati altrui, se non consentono nel compierli

Tu rimproveri anche l'unità cattolica per alcune imprecisate azioni compiute dai nostri, che o sono false o non sono peccati, e se anche sono vere e sono peccati, non possono macchiare la società dei buoni!

I buoni infatti non comunicano con i peccati altrui, se non consentono nel compierli, benché condividano con quelli che li commettono, non i loro peccati ma i sacramenti di Dio, finché la vagliatura finale non li separi come la paglia dall'aia del Signore. ( Mt 3,13 )

Come i pesci buoni restano nella stessa rete insieme ai cattivi fino alla separazione, che sarà fatta sulla riva, ( Mt 13,17 ) cioè alla fine del mondo, figura della riva ove finisce il mare, così i buoni non sono separati dai cattivi per la separazione dei corpi, ma per la diversità della vita e della condotta.

Anche gli undici Apostoli non partecipavano ai furti di Giuda, eppure con lui erano visibilmente uniti allo stesso Signore, ascoltavano lo stesso maestro, ricevevano lo stesso Vangelo da credere, prendevano gli stessi sacramenti: mescolati con lui per la contiguità dei corpi, separati da lui per la dissomiglianza delle anime.

Anche l'apostolo Paolo non aveva nulla in comune con l'arroganza e la gelosia, cioè con i vizi diabolici di coloro che non annunziavano castamente Cristo, ( Fil 1,17 ) e tuttavia predicava con loro il medesimo Cristo, comunicava ai sacramenti dello stesso Cristo e diceva di costoro: Purché o per ipocrisia o per sincerità Cristo venga annunziato; ( Fil 1,18 ) difatti il martire Cipriano, così innamorato dell'unità, ha ben compreso e scritto che costoro non furono separati da qualche scisma o eresia, ma restarono mescolati ai fratelli nella vicinanza fisica.57

Il medesimo Cipriano non solidarizzava affatto con la cupidigia, le rapine, l'usura dei suoi colleghi, di cui diceva che " malgrado la fame dei loro fratelli nella Chiesa, essi volevano avere argento in quantità, si impadronivano delle proprietà con frodi e rapine, moltiplicavano l'usura, prestavano a interessi altissimi ":58 male che egli paragonò all'idolatria.59

Tuttavia, non evitava la loro presenza fisica nell'assemblea, assisteva con loro alle stesse celebrazioni sugli altari, prendeva lo stesso sacratissimo cibo e la stessa bevanda.

In effetti costoro mangiavano e bevevano la propria condanna, ( 1 Cor 11,29 ) non per gli altri ma per se stessi, mentre Cipriano insieme con loro partecipava, non ai loro peccati ma ai misteri di Cristo: perfettamente unito nelle assemblee, perfettamente separato nella condotta.

Questo è in fondo lo scopo sia delle parabole contenute nella Scrittura che degli esempi esposti sopra: insegnarci ad essere frumento e a non abbandonare l'aia del Signore a causa della mescolanza con la paglia, ( Mt 3,12 ) ad essere buoni pesci e a non lacerare le reti ( Mt 13,47-48 ) per uscirne fuori a causa della commistione con i pesci cattivi, ad essere vasi di misericordia fatti e purificati per dare onore, ( 2 Tm 2,20-21 ) non fuggendo via dalla grande casa per la presenza dei vasi di perdizione e di disonore.

Non c'è altra ragione infatti che legittimi la convivenza temporanea e la mescolanza di buoni e cattivi, nella quale i cattivi sono lodevolmente tollerati, se non quella di non abbandonare colpevolmente i buoni.

Anche voi fate questo, costretti dalla medesima necessità a convivere con peccatori così numerosi e notori; per questo, se vuoi, puoi facilmente constatare che vi separate da tante e nobili nazioni cristiane unicamente per sacrilega animosità.

27.34 - Il grande misfatto del partito di Donato: aver spezzato l'unità con tanti popoli a causa dei crimini altrui

Pertanto se non solo Ottato, l'eroe arcinoto della banda di Gildone, ma anche il più oscuro dei vostri partigiani ha fatto qualcosa di male, e tu lo vieni a sapere, qualora non potessi separarlo dalla vostra comunione o perché non si darà credito alle tue accuse o perché non avrai l'ardire di accusarlo per timore di non poter comprovare il fatto, una delle due: o dovrai abbandonare il partito di Donato oppure sarai equiparato a quello di cui non ignori il peccato, malgrado tu differisca nella tua condotta.

Questo criterio non è certo conforme alla verità, ma lo si afferma con pieno diritto in base alla vostra teoria.

Chi non sa infatti che tu sei del tutto estraneo a questo crimine, se nessun tipo di consenso ti fa complice del suo peccato?

Ma in tal modo sei costretto a riconoscere l'enorme empietà, implicita nell'imputare alla cristianità universale i crimini degli Africani, o falsi o certamente ignoti, mentre non vuoi essere accusato di ciò che conosci di un altro, perché non hai la possibilità di convincere di questo coloro, dalla cui società non vuoi separarti.

Così, per non abbandonare quelli che reputi buoni, devi sopportare quelli che sai cattivi, e per questo la verità convince della loro malvagità tutti quelli che, dopo aver spezzato l'unità con tanti popoli, hanno abbandonato i buoni a causa dei crimini altrui, veri o falsi, comunque ignoti agli altri, che però non dovevano pregiudicare loro.

Questo è il grande misfatto del partito di Donato, e poiché eravate nell'impossibilità assoluta di giustificarlo, ecco perché vi è stata presentata la causa dei Massimiani affinché, se volete, possiate vedere riflessa come in uno specchio la vostra depravazione e correggerla; se invece non vorrete …, ma non voglio dir nulla di più grave, poiché so che tu hai un cuore.

Hai da opporre qualcosa a queste argomentazioni?

28.35 - Cresconio ha imbastito con presunzione una contraddizione stridente

Fai bene a scrivere che, quando hai letto il materiale che ho raccolto nella mia lettera sulla condanna e la riammissione dei Massimiani, sei rimasto molto scosso.

Lo credo: comprendo perfettamente la causa del tuo forte turbamento.

Vediamo allora con quali considerazioni hai sedato la tua eccitazione.

Tu dici di aver immediatamente aperto una inchiesta più approfondita presso i vostri vescovi e, in base alle loro informazioni, hai preso visione sia del decreto del concilio, sia della sentenza emessa contro coloro che furono condannati, rendendoti conto nel suo complesso della successione ordinata della vicenda.

In un secondo tempo, credendo che anch'io fossi tuttora all'oscuro dei fatti, mi hai esortato a studiare da che parte stia la verità, e hai raccontato alla buona, non ciò che appartiene alla verità, ma ciò che i vostri suppongono come verità da proporre agli sprovveduti e agli indifferenti.

Infatti tu sostieni che, quando l'errore di Massimiano tentava di attirare il maggior numero possibile di vescovi, i vostri riunirono un concilio contro tutti coloro che avevano persistito nello scisma, e hanno pubblicato una sentenza.

Mi rammenti che anch'io l'ho letta! Questa sentenza poggiava sul consenso unanime, tuttavia piacque all'assemblea che il decreto del concilio concedesse una proroga, durante la quale, se qualcuno avesse voluto ravvedersi, sarebbe stato ritenuto innocente.

E così si fece, tanto che non solo quei due che ora sto ricordando, ma anche molti altri fecero ritorno alla Chiesa purificati e innocenti.

Tu pensi che il battesimo di costoro non si dovesse annullare perché, essendo rientrati alla scadenza fissata, non erano soggetti alle sanzioni della sentenza definitiva.

Dunque, non erano neppure separati dalla Chiesa quando battezzavano, cioè, non erano ancora esclusi dalla proroga giunta ormai al suo termine ultimo.

E qui io, proprio nella falsità del tuo racconto - ho citato infatti non solo le tue opinioni ma anche le tue precise parole - ammiro il tuo ingegno, ammiro la tua coscienza in lotta con l'ingegno.

Mai e in nessun luogo si è avuta una dimostrazione più tangibile di quanto possa nell'uomo il pregiudizio, frutto dell'umana presunzione, sia per non fargli percepire la verità più lampante sia per indurlo ad affermare la più impudente falsità.

E così non ti rendi conto che hai imbastito una contraddizione talmente stridente, che si stenta a credere come un uomo abbia potuto mettere insieme i due termini.

Dici infatti che contro tutti coloro che avevano persistito nello scisma di Massimiano fu emessa una sentenza e piacque fissare un tempo di proroga, durante la quale chi avesse voluto correggersi sarebbe stato ritenuto innocente.

Come fai, dunque, a sostenere contemporaneamente che essi non avevano battezzato al di fuori della Chiesa, prima di emendarsi da questo scisma?

Quando stavano con Massimiano, non erano forse al di fuori della Chiesa?

Ti rendi conto di quel che dici? Riesci a trovare una via d'uscita, dove rifugiarti, dove nasconderti?

29.36 - Avverti senz'altro che, mentre tenti di difendere gli errori evidenti di altri, sei riuscito soltanto ad aggiungervi i tuoi ancor più manifesti.

Su, leggi le tue parole, che trascrivo testualmente: "Quando l'errore di Massimiano tentava di attirare il maggior numero possibile di vescovi, i nostri radunarono un concilio contro tutti coloro che si erano ostinati nel loro scisma e pubblicarono la sentenza, che tu stesso attesti di aver letto.

Confermata questa sentenza con il consenso di tutti, piacque tuttavia con il decreto del concilio fissare una proroga, entro la quale chiunque avesse voluto correggersi sarebbe stato ritenuto innocente ".

Parlando così, ti rinchiudi in un controsenso tale, da non accorgerti che tutti coloro che provocarono la sentenza avversa del concilio poiché si erano associati a Massimiano, persistevano ancora nello scisma prima di correggersi entro il termine fissato.

Essi dunque battezzarono anche nello scisma.

Ti chiedo: perché offuschi fatti così trasparenti con una cortina fumogena, che poi con le tue parole rendi nuovamente luminose? Andiamo!

Io dico che Pretestato e Feliciano, consacranti di Massimiano, hanno battezzato nello scisma sacrilego che essi hanno provocato, e i loro battezzati sono stati ammessi con loro senza annullare il battesimo che i due avevano conferito durante lo scisma, che avevano amministrato come sacrileghi, che avevano recitato la sacra formula con la loro bocca piena di maledizione, con le loro labbra dal veleno d'aspide.

Tali sono le cose che si dicono contro di loro in quella sentenza, che non neghi essere stata pubblicata contro di loro.

30.37 - Solo di colui che prima era fuori, si dice che ritorna alla Chiesa

A questo tu rispondi che, non solo i due vescovi in questione, ma anche molti altri fecero ritorno alla Chiesa, purificati dal crimine e innocenti entro il termine fissato della proroga.

Con questa puntualizzazione mi favorisci, con essa sostieni insieme a me la verità e dissipi quella foschia che tentavi di distendere.

Quando dici infatti che essi sono ritornati alla Chiesa, tu apertamente confessi che costoro erano stati al di fuori della Chiesa.

Dove, dunque, si trovavano prima di far ritorno alla Chiesa, là avevano battezzato; allora, il battesimo che conferirono fu al di fuori della Chiesa.

Tu cerchi di liberarti da questo groviglio inestricabile, ma ti ci avviluppi ancor più.

Affermi infatti che il loro battesimo non dovette essere annullato, perché essi, ritornando entro il termine prestabilito, non rientravano nel dispositivo perentorio della sentenza.

Come puoi dire allora che, prima del giorno del loro reinserimento, non erano separati dalla Chiesa quelli che per tua ammissione furono reintegrati nella Chiesa prima che scadesse il termine?

Se siamo uomini, se abbiamo un minimo di ragione, un minimo di buon senso, se non siamo pecore che parliamo ad altre pecore, se non siamo legni e pietre che parliamo ad altri legni e pietre, non solo nelle mie parole, ma anche nelle tue, risalta e appare ed è messo in luce che i vostri non hanno osato annullare il battesimo, conferito durante lo scisma sacrilego di Massimiano: gli stessi che non esitano a negare il titolo di cristiani, ad esorcizzare e ribattezzare coloro che sono stati battezzati nelle Chiese che gli Apostoli hanno moltiplicato con la grazia del Signore e con la propria fatica.

Tu lo dici, lo scrivi tu: ascolta te stesso, leggi te stesso! Dico che proprio tu affermi e scrivi che " contro tutti coloro che persistevano nello scisma di Massimiano, i vostri riunirono un concilio ed emanarono una sentenza ", sei tu che dici e scrivi che " con questa sentenza, confermata da un consenso unanime, è parso bene tuttavia concedere una proroga, entro la quale, se qualcuno avesse voluto emendarsi, sarebbe stato ritenuto innocente "; proprio tu dici e scrivi che " non furono soltanto quei due menzionati, ma molti altri che ritornarono alla vostra Chiesa purificati e innocenti "; sei tu che dici e scrivi che " per questo motivo non si dovette annullare il loro battesimo in quanto, rientrati entro il termine fissato, non erano soggetti alle disposizioni della sentenza definitiva ".

31.38 - Il genere di ministri dei sacramenti che, prima di essere reintegrati fra i Donatisti, hanno battezzato nello scisma di Massimiano

Come, come è possibile che una causa così iniqua abbia potuto stravolgere un ingegno così valido, uomo assennato, uomo di lettere?

Costoro, contro cui fu pronunciata quella sentenza perché, come tu stesso affermi, persistevano nello scisma di Massimiano, e prima di essere riammessi dov'erano, sempre a tuo dire,

là celebravano i sacramenti, là battezzavano e, per usare piuttosto i termini di quel concilio plenario,

là si riscaldavano al lento tepore i frutti criminali di una razza di vipere;

là le loro trame criminose generavano i feti del loro pubblico delitto e parricidio,

là partorivano l'ingiustizia, concepivano il dolore e davano alla luce l'iniquità;

là ormai, non come in una selva intricata di crimini, i loro nomi erano designati per la pena;

là, passato per loro il limite massimo della clemenza, ormai la causa aveva messo in luce quelli che doveva punire;

fino a lì l'onda della verità aveva scaraventato contro aspre scogliere le loro naufraghe membra;

là, proprio come gli Egiziani, le rive rigurgitavano dei loro cadaveri che non trovavano neppure sepoltura;

là il fulmine della sentenza aveva espulso dal grembo della pace non solo Massimiano, avversario della fede, corruttore della verità, nemico della madre Chiesa, servitore di Datan, Core e Abiron, né una giusta morte, causata dal suo crimine, condannava soltanto lui, ma trascinava moltissimi nella complicità del delitto con la catena del sacrilegio;

là era il veleno delle aspidi sotto le loro labbra,

là era la loro bocca piena di maledizione e di amarezza,

là essi avevano i piedi agili per versare il sangue, là era l'afflizione e l'infelicità nelle loro vie,

là essi non conoscevano il cammino della pace e non avevano il timore di Dio davanti agli occhi,

là giacevano le membra sparse, talmente putrefatte da una cancrena mortale che avevano maggior sollievo coll'amputazione anziché con la condiscendenza del medicamento;

là si trovavano i colpevoli del famigerato crimine, Vittoriano di Carcabia e gli altri, in tutto dodici con lui, fra i quali Pretestato di Assuras e Feliciano di Musti, della cui riammissione ci stiamo occupando, i quali avevano presenziato alla consacrazione di Massimiano, cioè " con la loro funesta opera di perdizione avevano formato con un ammasso di fango un vaso immondo, mentre i chierici di Cartagine fecero da lenoni per un tale delitto, una sorta di illecito incesto ".

Ecco il genere di ministri dei sacramenti che, prima di emendarsi, prima di ritornare a voi ed essere reintegrati, hanno battezzato nello scisma di Massimiano! Dopo che tali ministri dei sacramenti furono corretti, ritornati, reintegrati, i vostri non hanno reiterato il battesimo.

32.39 - Feliciano e Pretestato condannati e poi riaccolti dai Donatisti conservando la piena dignità

Ma perché solo l'animosità prevale in voi? Rispettate una buona volta, ascoltate una buona volta anche la verità!

Perché viene sparsa davanti a noi la cortina fumogena, del tutto evanescente, della concessione della proroga?

Questa non è stata accordata a coloro dei quali fu detto: " Sappiate che essi sono stati condannati ", dei quali è stato anche annunciato chi fossero, ciò che avevano fatto, perché era opportuno condannarli ormai senza proroga, cioè per aver presenziato alla consacrazione di Massimiano e avergli imposto le mani.

Ecco ciò che intesero dire, che con la loro opera funesta avevano formato un vaso immondo con un ammasso di fango. Invece è stata accordata una proroga a quelli che non assistettero all'ordinazione di Massimiano, benché facessero parte della sua sètta e del suo scisma, per il solo fatto che non gli avevano imposto le mani in quanto erano assenti; in tal modo essi si differenziano da quelli che lo consacrarono, condannati dalla stessa sentenza del concilio. In effetti, dopo aver dichiarato: " Sappiate che quelli ", di cui elencarono anche i nomi, " sono stati condannati ", aggiungono: " Abbiamo permesso di ritornare alla madre Chiesa a quelli che non hanno macchiato i virgulti dell'arbusto sacrilego, cioè, a quelli che ritirarono le proprie mani dal capo di Massimiano per un verecondo pudore della fede ".

C'è qualcosa di più chiaro, di più netto, di più esplicito? Dicono che quelli sono: " rei del famigerato crimine, che con la loro opera funesta di perdizione hanno formato un vaso sordido con un ammasso di fanghiglia; per questo sono stati condannati: sappiatelo! "; mentre degli altri dicono: " Abbiamo permesso di ritornare alla madre Chiesa a coloro che non hanno macchiato i virgulti dell'arbusto sacrilego, cioè, che hanno ritirato le proprie mani dal capo di Massimiano per un verecondo pudore della fede ".

E poiché due di quei condannati furono accolti in seguito conservando loro la piena dignità, non c'è altra maniera di difendere questo fatto, se non affermare che la proroga è stata accordata a tutti!

Indice

52 Cicerone, Brutus 90, 309
53 C. litt. Petil. 1, 6, 7
54 C. litt. Petil. 1, 5, 6
55 C. litt. Petil. 1, 4, 5
56 C. litt. Petil. 1, 10, 11
57 Cipriano, Ep. 73, 14
58 Cipriano, De lapsis, 6
59 Cipriano, Ep. 55, 27