Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Sulle parole del Vangelo di Mt

Mt 8,8: "Non sono degno che tu entri in casa mia" ecc. e sulle parole dell'Apostolo in 1 Cor 8,10: "Se uno vedesse colui che ha la scienza seduto a mensa in un tempio pagano" ecc.

1.1 - Umiltà del centurione
1.2 - Il Cristo non accoglie tra i suoi discepoli i superbi
1.3 - La fede del centurione è accompagnata dall'umiltà
2.4 - Nel centurione sono prefigurati i pagani
3.5 - La donna che toccò il vestito di Cristo
3.6 - Si è avverato ora ciò che era predetto nel Vangelo
4.7 - Da biasimarsi i banchetti in un tempio pagano
5.8 - Chi banchetta in un tempio pagano per paura di un superiore
6.9 - Dare scandalo al fratello è peccare contro Cristo
6.10 - Insulsa scusa di chi banchetta in un tempio pagano
7.11 - Opprimere e toccare il corpo di Cristo
7.12 - Il superiore, buono o cattivo che sia, non può danneggiare i buoni
8.13 - La religione comanda il rispetto dell'autorità
9.14 - Gli agguati del potente cattivo paragonati a un rasoio
10.15 - La sicurezza dei buoni fedeli è sotto la protezione di Dio
11.16 - La vita eterna è ricompensa delle fatiche
11.17 - Gli idoli si devono, abbattere solo dietro ordine del potere legittimo
12.18 - Le ingiuste lamentele degli idolatri

1.1 - Umiltà del centurione

Mentre si leggeva il Vangelo abbiamo udito lodare la nostra fede perché pervasa di umiltà.

Il Signore Gesù aveva promesso di recarsi nella casa del centurione per guarire il suo attendente, ma quello rispose: Non sono degno che tu entri in casa mia: ma di' solo una parola ed egli sarà guarito. ( Mt 8,8 )

Dicendosi indegno si mostrò degno che Cristo entrasse non già nella sua casa bensì nel suo cuore.

Non avrebbe detto così con tanta fede ed umiltà se non avesse portato nel cuore Colui che si peritava d'accogliere nella propria casa.

Non sarebbe stata infatti una gran felicità, se il Signore Gesù fosse entrato nella sua casa e non fosse nel suo petto.

Il Maestro dell'umiltà non solo con le parole, ma altresì con l'esempio si mise a tavola in casa d'un superbo fariseo di nome Simone. ( Lc 7,36 )

Ma stando a tavola in casa di quello non v'era nel suo cuore il posto ove il Figlio dell'uomo potesse riposare. ( Mt 8,20; Lc 9,58 )

1.2 - Il Cristo non accoglie tra i suoi discepoli i superbi

Così in effetti il Signore rifiutò di ammettere tra i suoi discepoli - a quanto si può capire dalle parole dello stesso Signore - un individuo superbo che desiderava seguirlo di sua spontanea volontà.

Ti seguirò, Signore - disse - dovunque andrai.

Ma il Signore, vedendo nel suo cuore i sentimenti invisibili, gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi; il Figlio dell'uomo invece non ha un posto ove riposare. ( Mt 8,19-20; Lc 9,57-58 )

Voleva dire: "Nel tuo cuore si covano inganni come volpi, si annida la superbia come i volatili del cielo, mentre il Figlio dell'uomo, semplice di fronte agli inganni, umile di fronte alla superbia, non ha un posto ove reclinare la testa".

E lo stesso atto della testa che si china e non s'innalza è una lezione d'umiltà.

Il Cristo dunque allontana colui che desiderava seguirlo, mentre attrae a sé un altro che si scusava di non poterlo seguire.

Poiché nella medesima circostanza disse ad un tale: Seguimi; ma quello rispose: Ti seguirò, Signore, ma permettimi di andare prima a seppellire mio padre. ( Lc 9,59; Mt 8,21 )

La sua scusa - in verità - era dettata da pietà filiale, e perciò era più degno che essa venisse rifiutata e la sua chiamata [ alla sequela ] venisse rafforzata.

Era un atto di pietà filiale quello ch'egli voleva compiere; ma il Maestro gli insegnò che cosa doveva anteporre.

Poiché voleva che fosse un banditore della parola vivente per fare degli uomini persone destinate a vivere [ eternamente ].

C'erano infatti degli altri che potevano compiere quell'azione doverosa.

Lascia - disse Cristo - che i morti seppelliscano i loro morti. ( Mt 8,22; Lc 9,60 )

Quando gl'infedeli seppelliscono un cadavere sono dei morti che seppelliscono un morto.

Il corpo del morto ha perduto l'anima, l'anima di quelli non ha Dio.

In realtà, come la vita del corpo è l'anima, così la vita dell'anima è Dio.

Come spira il corpo quando manda fuori l'anima, così spira l'anima quando manda lontano da sé Dio.

La perdita di Dio è la morte dell'anima, l'emissione dell'anima è la morte del corpo.

La morte del corpo è ineluttabile, la morte dell'anima è volontaria.

1.3 - La fede del centurione è accompagnata dall'umiltà

Stava dunque a tavola il Signore in casa d'un fariseo superbo. ( Lc 7,36 )

Era nella casa di lui, come ho detto, ma non era nel suo cuore.

Non entrò, al contrario, nella casa di questo centurione, ma ne possedeva il cuore.

Zaccheo invece accolse il Signore non solo nella propria casa, ma anche nel suo animo. ( Lc 19,6 )

Tuttavia la fede del centurione viene lodata a causa dell'umiltà, poiché disse: Non sono degno che tu entri in casa mia. ( Mt 8,8 )

E il Signore: Io v'assicuro - disse - che non ho trovato una fede così grande in Israele, ( Mt 8,10 ) cioè in un israelita considerato secondo la carne, poiché questi era già un israelita secondo lo spirito.

Il Signore era andato al popolo dell'Israele carnale, cioè ai giudei, per cercare prima in quel popolo le pecore sperdute; ( Mt 15,24 ) quel popolo nel quale e dal quale aveva anche preso il corpo: Non ho trovato una fede così grande in Israele, dice lui stesso.

Noi possiamo misurare la fede degli uomini come uomini, mentre Colui che vedeva l'interno, che non poteva essere ingannato da nessuno, diede la testimonianza al cuore dell'uomo ascoltando le parole piene d'umiltà, pronunciando una sentenza di salvezza.

2.4 - Nel centurione sono prefigurati i pagani

Ma in che cosa riponeva la sua fiducia?

Anch'io - disse - sono agli ordini dei miei superiori e ho dei soldati ai miei ordini se dico ad uno: Va', egli va; se ad un altro dico: Vieni, egli viene; se dico al mio attendente: Fa' questo, egli lo fa. ( Mt 8,9 )

Sono un comandante di soldati a me sottoposti, ma anch'io sono dipendente dai miei superiori.

Se dunque io - disse - pur essendo sottoposto ad altri capi, ho il potere di comandare, che cosa non potresti fare tu, a cui sono sottomesse tutte le potenze?

Quest'ufficiale, d'altra parte, era un pagano, ed era centurione.

La Giudea era già occupata dai soldati dell'Impero romano.

Lì faceva il soldato, come poteva farlo un centurione: era sottoposto a dei superiori e nello stesso tempo aveva il comando; ubbidiva come dipendente e comandava nello stesso tempo ai suoi sottoposti.

Ora il Signore - questa circostanza soprattutto deve considerare la Carità vostra - pur trovandosi in mezzo al popolo giudaico, già allora prediceva che in tutto il mondo ci sarebbe stata la Chiesa, alla quale avrebbe inviato gli Apostoli, lo prediceva lui non visto eppure creduto dai pagani, dai giudei visto eppure ucciso.

Come il Signore non entrò con il suo corpo nella casa del centurione, ma vide la sua fede e, pur assente col corpo ma presente con la maestà, guarì il suo servo, così lo stesso Signore apparve visibile col corpo nel solo popolo giudaico, mentre gli altri popoli non lo videro nascere dalla Vergine, patire, camminare con i suoi piedi, essere soggetto alle condizioni della natura umana, compiere miracoli propri di Dio.

Nulla di tutto questo fra gli altri popoli: ciononostante si compì la profezia ch'era stata fatta riguardo a lui: Un popolo, ch'io non conoscevo, mi ha servito.

Come mai, se non lo ha conosciuto? All'udirmi, subito mi ha ubbidito. ( Sal 18,45 )

Il popolo giudaico lo conosceva, ma lo crocifisse; il mondo intero invece lo udì e divenne credente.

3.5 - La donna che toccò il vestito di Cristo

Questa, per così dire, assenza del proprio corpo e presenza della propria potenza tra tutti i popoli, il Cristo la simboleggiò di anche in quella donna che aveva toccato l'orlo del suo vestito, quando chiese: Chi mi ha toccato? ( Lc 8,45 )

Domanda come se fosse lontano, guarisce come se fosse presente.

La folla - gli rispondono i discepoli - che ti circonda, ti schiaccia, e tu chiedi: Chi mi ha toccato? ( Lc 8,45 )

Come se camminasse in modo da non essere toccato affatto da nessun corpo, egli chiese: Chi mi ha toccato?

E quelli: La folla che ti circonda e ti schiaccia.

È come se il Signore avesse detto: "Chiedo chi mi tocca, non chi mi schiaccia".

Nella stessa condizione si trova anche adesso il suo corpo, cioè la sua Chiesa.

Viene toccata dalla fede di pochi, oppressa dalla folla di molti individui.

Che la Chiesa è il corpo di Cristo l'avete sentito dire essendo suoi figli; e se lo volete, siete voi stessi.

L'Apostolo afferma ciò in molti passi: [ Sono felice di soffrire ] a vantaggio del suo corpo ch'è la Chiesa. ( Col 1,24 )

E ancora: Voi siete il corpo di Cristo e membra di esso. ( 1 Cor 12,27 )

Se dunque siamo il suo corpo, ciò che soffriva allora il suo corpo tra la folla, lo soffre ora la sua Chiesa: viene oppressa dalle folle, ma viene toccata da pochi.

La opprime la carne, la tocca la fede.

Alzate quindi gli occhi, vi scongiuro, voi che avete la possibilità di vedere.

Avete in effetti una realtà da vedere.

Alzate gli occhi della fede, toccate l'estremità dell'orlo del vestito: vi basterà per la salvezza.

3.6 - Si è avverato ora ciò che era predetto nel Vangelo

Riconoscete come la profezia fatta allora e che avete udito si è avverato dal Vangelo, adesso si è compiuta.

Per questo - dice il Signore - io vi dichiaro: cioè in considerazione della fede elogiata del centurione, ch'era straniero quanto alla carne, ma per il cuore apparteneva al popolo eletto.

Per questo - dice - vi dichiaro che molti verranno da Oriente e da Occidente.

Non tutti, ma molti; tuttavia verranno da Oriente e da Occidente, le due parti con cui s'indica tutto il mondo.

Verranno molti da Oriente e da Occidente e staranno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe, nel regno dei cieli.

I figli del regno invece saranno gettati fuori, nelle tenebre. ( Mt 8,11-12 )

I figli del regno, vale a dire i giudei. Perché figli del regno?

Perché ricevettero la Legge, perché a loro furono inviati i Profeti, perché presso di loro c'era il tempio e il sacerdozio, perché celebravano i riti ch'erano prefigurazioni di tutte le realtà future; essi però non riconobbero l'avverarsi delle realtà di cui celebravano la figura.

I figli del regno dunque andranno fuori, nelle tenebre - dice - e lì sarà pianto e stridor di denti.

Noi vediamo i giudei rigettati, i cristiani invece chiamati dall'Oriente e dall'Occidente a una specie di banchetto celeste, perché stiano a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe, dove il pane è la giustizia, la bevanda è la sapienza.

4.7 - Da biasimarsi i banchetti in un tempio pagano

Fate dunque attenzione, fratelli: ecco che cosa voi siete: fate parte di questo popolo fin d'allora predetto, e ora esistente nella realtà.

Siete appunto di quelli chiamati dall'Oriente e dall'Occidente a stare a tavola nel regno dei cieli, non in un tempio dedicato agli idoli.

Siate dunque corpo di Cristo, non afflizione del corpo di Cristo.

Avete l'orlo del vestito, che potete toccare per essere guariti dal flusso di sangue, cioè dalla dissolutezza dei piaceri carnali.

Avete - ripeto - la possibilità di toccare l'orlo del vestito.

Considerate come veste del Signore gli Apostoli, i quali, in virtù del tessuto dell'unità, sono uniti ai fianchi del Cristo.

Tra gli Apostoli il più piccolo e l'ultimo, Paolo, era come una frangia, secondo la sua affermazione: Io sono l'ultimo degli Apostoli. ( 1 Cor 15,9 )

In un vestito l'ultima e più piccola parte è la frangia.

La frangia è guardata con disprezzo, ma si tocca in modo che salva.

Fino a questo momento noi soffriamo la fame e la sete, siamo nudi e schiaffeggiati. ( 1 Cor 4,11 )

Che cosa c'è di più meschino, di più spregevole?

Toccalo se soffri perdite di sangue; da colui al quale appartiene la veste uscirà un'energia e ti guarirà.

Ci veniva presentato poco fa l'orlo, quando si leggeva il seguente brano dell'Apostolo: Se infatti uno vedesse un altro, che ha la sua scienza, seduto a tavola in un tempio d'idoli, la coscienza di quel tale, essendo debole, non verrebbe forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli?

E così, a causa della tua scienza, va in rovina il debole, il fratello per il quale è morto Cristo. ( 1 Cor 8,10-11 )

In che modo, secondo voi, la gente può essere ingannata da idoli che crede vengano onorati dai cristiani?

"Dio - si dice - conosce il mio cuore". Ma tuo fratello non conosce il tuo cuore.

Se tu sei malato, devi evitare una malattia più grave; se invece sei forte, prenditi a cuore la debolezza di tuo fratello.

Coloro che vedono questi fatti scandalosi vengono spinti ad altre azioni: non si accontenteranno di mangiare in tali templi ma avranno anche desiderio di offrirvi dei sacrifici.

Ecco allora che con la tua scienza va in rovina un tuo fratello. ( 1 Cor 8,11 )

Ascolta fratello: se disprezzavi un debole, disprezzerai anche un fratello? Svegliati.

Che dire se peccherai contro Cristo? Orbene, considera attentamente ciò che non potresti disprezzare per nessun motivo: In tal modo, peccando contro i fratelli e urtando la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. ( 1 Cor 8,12 )

Coloro che disprezzano questi ammonimenti, vadano pure e si mettano a tavola in un tempio di idoli!

Non saranno forse individui che opprimono, e non di quelli che toccano?

E dopo essere stati a tavola in un tempio pagano, vengano in chiesa e la riempiano, non per ricevere la salvezza, ma per procurarle oppressione.

5.8 - Chi banchetta in un tempio pagano per paura di un superiore

"Ma io temo - dirai - di offendere un mio superiore".

Temi senz'altro un superiore e non offenderai Dio.

D'altra parte però tu che temi di offendere un superiore, bada che non ci sia un altro superiore a colui che temi.

Certo, non devi offendere un superiore. È questa la norma che ti viene prefissata.

Ma non è forse evidente che non si deve affatto offendere Colui ch'è superiore a tutti gli altri?

Esamina ora chi sono i tuoi superiori.

In primo luogo vengono tuo padre e tua madre; se essi educano bene i figli, se li formano per Cristo, si devono ascoltare riguardo a ogni cosa, si devono ubbidire in tutto ciò che comandano; purché non comandino nulla contro chi sta al di sopra di loro, bisogna essere loro sottomessi.

"Chi è - domanderai - superiore a chi mi ha generato?". Chi ha creato te stesso.

Chi genera è l'uomo, ma chi crea è Dio.

L'uomo non sa come genera e non sa neppure quale individuo egli farà nascere.

Colui che ti vide per crearti prima che esistesse l'individuo da lui creato, è senza dubbio superiore a tuo padre.

Superiore anche ai tuoi genitori dev'essere la patria, per cui ai tuoi genitori non si deve ubbidire in tutto ciò che comandassero contro la patria.

Ma non si dovrà ubbidire alla patria in tutto ciò che comanda contro la legge di Dio.

Se dunque, o donna, alla quale parlo come al simbolo della Chiesa, vuoi essere guarita, se dopo le perdite di sangue, se dopo dodici anni passati con quella malattia, se dopo aver speso tutti i tuoi denari per i medici senza recuperare la salute, se vuoi guarire, una cosa ti ordina tuo padre, un'altra il tuo popolo.

Ma il tuo Signore ti dice: Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. ( Sal 45,11 )

Per quale vantaggio? Per quale guadagno? Per quale ricompensa?

Perché - è detto - il re ha bramato la tua bellezza. ( Sal 45,12 )

Ha bramato ciò che ha creato; poiché per renderti bella ti ha bramata quando eri brutta.

Ha versato il suo sangue per te infedele e deforme, ti ha resa fedele e bella, ha amato in te i suoi doni.

Che cosa infatti hai tu portato al tuo sposo?

Che cosa hai ricevuto in dote dal tuo precedente padre e dal precedente popolo?

Non hai ricevuto forse solo peccati di lussuria e gli stracci dei peccati?

Il re ha gettato via i tuoi cenci, ha spezzato il tuo cilicio; ha avuto pietà di te per adornarti, ti ha ornata per amarti.

6.9 - Dare scandalo al fratello è peccare contro Cristo

Che dire di più, fratelli? Avete udito, cristiani, che, peccando contro i fratelli, e urtando la loro coscienza debole, peccate contro Cristo. ( 1 Cor 8,12 )

Non disprezzate [ questo ammonimento ] se non volete essere cancellati dal libro della vita. ( Ap 22,19 )

Fino a quando ci sforzeremo di dirvi in modo chiaro e gradevole ciò che il nostro dolore ci costringe a dirvi comunque e non ci permette di tacere?

Quelli che vorranno disprezzare queste esortazioni e peccano contro Cristo: badino a quel che fanno.

Mentre noi vogliamo attirare alla nostra fede gli altri pagani, voi siete come pietre sulla strada; coloro che vogliono venire da noi inciampano e se ne tornano indietro.

Dicono infatti nel loro cuore: "Perché dovremmo noi abbandonare gli dèi, che sono adorati con noi dagli stessi cristiani?".

"Dio mi scampi - si dice - dall'adorare gli dèi pagani! Io so bene, capisco, credo".

Che fai però della coscienza di uno debole nella fede, coscienza che da te viene scossa?

Che fai del prezzo, se disprezzi ciò ch'è stato redento? Vedi a qual prezzo è stato riscattato!

Andrà in rovina - è detto - il debole a causa della tua scienza, che tu dici di avere e t'insegna che un idolo è un bel nulla e ti fa rivolgere il pensiero a Dio e così te ne stai a banchettare in un tempio d'idoli!

A causa di questa scienza perisce il debole.

Inoltre, affinché tu non disprezzi il debole, l'Apostolo aggiunge: per il quale è morto il Cristo. ( 1 Cor 8,11 )

Pensa al prezzo che è costato il fratello che vuoi disprezzare e pesa tutto il mondo insieme con la morte di Cristo.

E perché non si pensasse ancora che si pecca solo contro uno ch'è debole e ciò si giudicasse un peccato leggero e se ne facesse poco conto, voi - disse l'Apostolo - peccate contro il Cristo.

La gente è solita dire: "Pecco solo contro un uomo, pecco forse contro Dio?".

Nega dunque che Cristo sia Dio. Oserai negare che Cristo è Dio?

O forse stando a tavola nel tempio pagano hai imparato un'altra cosa?

L'insegnamento di Cristo non ammette questo altro insegnamento.

Ti domando dove hai imparato che Cristo non è Dio.

Sono i pagani che sono abituati a dire così. Vedi che cosa fanno i cattivi banchetti?

Vedi che i discorsi cattivi corrompono i buoni costumi? ( 1 Cor 15,33 )

Tu lì non puoi parlare del Vangelo ma ascolti quelli che parlano degl'idoli.

Lì dimentichi che Cristo è Dio, e ciò che lì bevi lo vomiti in chiesa.

Qui arrivi forse a parlare, a mormorare tra la folla: "Cristo non era forse uomo? Non fu forse crocifisso?".

Hai imparato ciò dai pagani, hai perduto la salvezza, non hai toccato l'orlo [ del vestito di Cristo ].

Tocca anche in questo caso l'orlo e riavrai la salvezza.

Allo stesso modo che ti abbiamo insegnato a toccarlo a proposito di quanto sta scritto: Se qualcuno vede uno che sta a tavola in un tempio d'idoli, ( 1 Cor 8,10 ) toccalo anche riguardo alla divinità di Cristo.

Dei giudei diceva quel medesimo ultimo l'Apostolo: Essi discendono dai Patriarchi, e da essi discende secondo la carne Cristo, ch'è Dio benedetto in eterno. ( Rm 9,5 )

Ecco il vero Dio contro il quale pecchi, quando stai a banchettare nel tempio dei falsi dèi.

6.10 - Insulsa scusa di chi banchetta in un tempio pagano

Ma qui non si tratta di Dio - si dice - poiché si tratta del Genio di Cartagine.

Come se Marte o Mercurio, ammesso ch'esistessero, fossero divinità.

Ma considera attentamente non che cosa esso sia realmente, ma come viene considerato dai pagani, poiché anch'io, come te, so che si tratta solo di una pietra.

Se il Genio è un ornamento, i cittadini di Cartagine vivano bene e saranno essi il genio di Cartagine.

Se invece il Genio è un demonio, hai udito nella medesima lettera di Paolo: ciò che sacrificano, lo sacrificano ai demoni, non a Dio; ora io non voglio che siate in comunione con i demoni. ( 1 Cor 10,20 )

Noi sappiamo che il Genio non è Dio; volesse il cielo che lo sapessero anch'essi, ma per rispetto ai deboli, che non lo sanno, non si deve turbare la loro coscienza.

Di questo ci ammonisce l'Apostolo.

Ora, ch'essi lo ritengano una divinità e giudichino quella statua come una divinità lo attesta l'altare.

Che vi sta a fare l'altare se quella statua non è ritenuta una divinità?

Nessuno venga a dirmi: "Non è una divinità, non è Dio". L'ho già detto.

Volesse il cielo che lo sapessero anch'essi, come lo sappiamo tutti noi.

Ma che cosa essi ritengano che sia questa statua, che cosa pensino che sia, che cosa facciano nel tempio, lo attesta l'altare.

Quella statua condanna la mentalità di tutti i suoi adoratori; voglia il cielo che non condanni quelli che vi banchettano.

7.11 - Opprimere e toccare il corpo di Cristo

Non siano dunque i cristiani ad opprimere [ la Chiesa ], se ad opprimerla sono i pagani.

È il corpo di Cristo. Non dicevamo forse che il corpo di Cristo veniva schiacciato, non toccato?

Egli tollerava quelli che lo schiacciavano, cercava chi lo toccava.

E volesse il cielo, fratelli, che il corpo di Cristo fosse schiacciato solo dai pagani, che sono soliti schiacciarlo; ma non siano i cristiani a schiacciare il corpo di Cristo!

È compito nostro, fratelli, di dirvelo; è compito nostro di parlare ai cristiani.

Orbene, tocca forse a me giudicare quelli che sono fuori [ della Chiesa ]. ( 1 Cor 5,12 )

Lo dice lo stesso Apostolo. Noi usiamo con loro un linguaggio diverso come con gente malata.

Bisogna allettarli, perché ascoltino la verità; in voi al contrario bisogna amputar la cancrena.

Se chiedete con qual mezzo si conquistano i pagani, come vengono illuminati e chiamati alla salvezza, [ vi rispondo: ] abbandonate le loro solennità, abbandonate le loro frottole e, se non acconsentono alle nostre verità, si vergognino della loro scarsità.

7.12 - Il superiore, buono o cattivo che sia, non può danneggiare i buoni

Se il tuo superiore è buono, è tuo educatore; se invece è cattivo, è un tuo tentatore.

Ricevi quindi volentieri i suoi insegnamenti e cerca d'esser purificato nella prova.

Devi essere come l'oro. Considera questo mondo come un crogiolo di orefice: in un solo spazio assai stretto vi sono tre elementi: l'oro, la paglia, il fuoco.

Sotto i due primi elementi si mette il fuoco, la paglia brucia, ma si purifica l'oro.

Un tale cede alle minacce, viene condotto nel tempio pagano: povero me, che mi addoloro per la paglia e vedo la cenere!

Un altro invece non cede alle minacce, non cede ai carnefici; condotto dal giudice resta fermo nella sua confessione, non si lascia piegare di fronte a un idolo: che fa la fiamma?

Non purifica forse l'oro? Rimanete costanti nel Signore, fratelli. ( Fil 4,1 )

Colui che vi ha chiamati è assai potente. Non temete le minacce degli empi.

Sopportate i vostri nemici; avete delle persone per le quali pregare: non vi devono spaventare per nulla.

Questa è la buona salute, attingetela qui a questo banchetto; bevete qui per saziarvi, non lì per impazzire.

Rimanete saldi nel Signore. Siete d'argento, sarete d'oro.

Questo paragone non viene da me, bensì dalla Sacra Scrittura.

L'avete letto, l'avete udito: Li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come la vittima di un olocausto. ( Sap 3,6 )

Ecco che cosa sarete per i tesori di Dio.

Siate ricchi di Dio; non sarete voi a far ricco Dio, ma sarete voi ad essere ricchi di lui.

Vi riempia lui, non fate entrare nient'altro nel vostro cuore.

8.13 - La religione comanda il rispetto dell'autorità

Vogliamo forse farvi montare in superbia oppure insegnarvi a disprezzare le autorità stabilite? Niente affatto.

Se le vostre idee a questo riguardo non sono sane, toccate la frangia di quel vestito.

Lo stesso Apostolo afferma: Ognuno sia soggetto ai superiori in autorità, poiché non c'è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio.

Chi perciò si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. ( Rm 13,1-2 )

Ma se l'autorità vi comanda ciò che non si deve fare?

Non tener conto allora di una autorità avendo paura di un'altra autorità.

Considerate i diversi gradi dell'autorità umana.

Se un funzionario della città dà un ordine non si deve forse osservarlo?

Se tuttavia desse un ordine contrario a quello del proconsole, tu non disprezzerai certamente l'autorità, ma preferirai ubbidire a uno che gli è superiore.

Non per questo l'inferiore deve irritarsi, se è stato preferito il proprio superiore.

D'altra parte se lo stesso proconsole desse un ordine diverso da quello dell'imperatore, si dubiterà forse che si deve ubbidire a questo, trascurando l'altro?

Se dunque l'imperatore dà un ordine e Dio uno diverso, che cosa pensate [ di dover fare ]?

"Paga le tasse, ubbidisci ai miei ordini". "Va bene. Ma non nel tempio degl'idoli.

Nel tempio degl'idoli è proibito". "Chi lo proibisce?". "Un'autorità superiore!

Perdonami: tu minacci il carcere, quell'altro minaccia l'inferno".

Per questo devi prendere subito lo scudo della fede con cui tu possa spegnere le frecce infocate del nemico. ( Ef 6,16 )

9.14 - Gli agguati del potente cattivo paragonati a un rasoio

Ma il potente trama insidie e complotta contro di te; egli però [ è come chi ] affila il rasoio per radere i capelli, non per tagliare la testa.

Ciò che ho detto, l'avete udito poc'anzi nel salmo: Come rasoio affilato hai compiuto l'inganno. ( Sal 52,4 )

Perché paragona l'inganno d'un potente malvagio a un rasoio affilato?

Perché il rasoio si usa solo per sbarazzarci del superfluo.

Allo stesso modo che i capelli sembrano in certo modo superflui e si radono senza alcun danno del corpo, così tutto il male che ti può fare un potente sdegnato, annoveralo tra le tue cose superflue.

Egli porta via la tua povertà: porta forse via le tue ricchezze?

La tua povertà sono le tue ricchezze nel tuo cuore.

Può toglierti i tuoi beni superflui, ti può danneggiare, gli è permesso d'arrivare fino a procurarti lesioni al corpo.

Anche la vita presente, per coloro che sono pensosi dell'altra vita, anche la presente - ripeto - è da annoverarsi tra le cose superflue.

Anche i martiri infatti la disprezzarono. Non persero la vita, ma acquistarono la [ vera ] vita.

10.15 - La sicurezza dei buoni fedeli è sotto la protezione di Dio

Siate sicuri, fratelli, che i fedeli non sono esposti agli assalti dei nemici, se non nella misura ch'è utile per tentarli e metterli alla prova.

Siatene certi, fratelli; nessuno dica diversamente.

Gettate ogni vostra preoccupazione nel Signore, insomma gettate interamente voi stessi nelle sue braccia: egli non si tirerà indietro, così da lasciarvi cadere; egli che ci ha creati, ci ha dato la sicurezza anche riguardo ai nostri capelli: Io vi assicuro - dice - anche i capelli del vostro capo sono contati tutti. ( Mt 10,30 )

Il numero dei capelli nostri è contato da Dio; quanto maggior conto farà Dio dei nostri costumi, dal momento che gli sono così noti i nostri capelli!

Vedete come Dio non disprezza le nostre cose più piccole.

Se infatti le disprezzasse, neppure le creerebbe.

Poiché è stato certamente lui a creare i nostri capelli e li ha contati.

"Tuttavia anche se adesso esistono, forse andranno perduti".

Anche riguardo a ciò ascolta la sua parola: Io vi assicuro: neppure un capello del vostro capo andrà perduto. ( Lc 21,18 )

Perché temi un uomo, o uomo che sei nelle braccia di Dio?

Tu non cadere dalle sue braccia: qualunque cosa tu soffrirai, riuscirà utile per la tua salvezza, non per la tua rovina.

I martiri hanno sofferto che le loro membra fossero straziate, e i cristiani temono le offese dei tempi cristiani?

Chi adesso ti offende, lo fa con timore.

Non ti dice apertamente: "Vieni ad adorare l'idolo"; non dice apertamente: "Vieni ai miei altari e prendi parte ai nostri banchetti".

E se tu rifiuti il suo invito, potrebbe sporgere querela, intentare una azione giudiziaria contro di te, recarsi in tribunale a dire: "Non è voluto venire ai miei altari, non è voluto venire al tempio ch'io venero".

Potrebbe dirlo, ma non oserà dirlo sebbene ordisca qualche altra trama insidiosa contro di te.

Tieni pronti i tuoi capelli, poiché affila il rasoio: ha intenzione di sottrarti i tuoi beni superflui, di radere tutto ciò che [ d'altronde ] sei destinato a lasciare.

Provi a portar via, se lo può, tutto ciò che dovrà rimanere per sempre!

Che cosa ti ha portato via un potente arrecandoti un danno?

Che cosa d'importante ti ha portato via?

Ciò che porta via un ladro, uno scassinatore; anche ammesso che sia molto crudele, ti sottrae quello che porta via un brigante.

Se gli sarà permesso di giungere perfino ad ucciderti, che cosa ti porta via se non ciò che ti può togliere un brigante?

Gli ho fatto troppo onore chiamandolo brigante.

Poiché, quale che sia un brigante, è sempre un uomo!

Ti porta via ciò che ti porta via la febbre, uno scorpione, un fungo velenoso.

Tutta la potenza di questi individui crudeli consiste nel fare ciò che fa un fungo velenoso.

Si mangia un fungo velenoso e si muore.

Ecco quanto è fragile la vita umana; poiché un giorno dovrai lasciarla, non lottare per conservarla fino al punto di rischiare che sia tu stesso ad essere abbandonato.

11.16 - La vita eterna è ricompensa delle fatiche

La nostra vita è Cristo: osserva Cristo.

Egli venne a patire ma anche a essere glorificato; a essere disprezzato ma anche ad essere esaltato; a morire, ma anche a risorgere.

Se ti spaventa la fatica, guarda alla ricompensa.

Perché vuoi arrivare con una vita molle ed effeminata al premio, al quale conduce solo il lavoro faticoso?

Ma tu temi di perdere il tuo argento perché te lo sei procurato con grandi fatiche.

Se a possedere dell'argento, che una volta, per lo meno alla morte, dovrai perdere, non sei arrivato senza fatiche, vuoi arrivare alla vita eterna senza fatiche?

Ti dev'essere più cara la vita alla quale dopo tutte le fatiche arriverai in modo da non perderla mai.

Se ti è caro ciò cui sei arrivato dopo tutte le fatiche e che una volta dovrai perdere, quanto più dovremo desiderare i beni eterni?

11.17 - Gli idoli si devono, abbattere solo dietro ordine del potere legittimo

Non dovete prestare fede alle parole dei pagani e non dovete temerle.

Ci chiamano nemici dei loro idoli.

Il Signore ci dia su tutti gl'idoli lo stesso potere che ci ha dato per quello ch'è stato abbattuto.

Alla Carità vostra diciamo di non fare una simile cosa quando non è in vostro potere di farla.

Ciò è proprio d'individui malvagi, dei forsennati circoncellioni, i quali, quando non hanno il potere d'infierire contro i cattolici, si affrettano a cercare la morte di propria volontà senza alcun motivo.

Il passo che ora vi leggiamo l'avete udito voi tutti ch'eravate presenti poco tempo fa a Mappalia: Quando sarà data in vostro potere la terra ( esige che prima sia in vostro potere, prima cioè di fare ciò che comanda ) distruggerete - è detto - i loro altari, taglierete i loro boschi [ sacri ] e spezzerete tutte le statue dei loro idoli. ( Dt 7,15; Dt 12,3-9 )

Quando ne avrete avuto il potere, fate così.

Se non ce n'è data la facoltà, non lo facciamo; quando ci è data, non tralasciamo di farlo.

Molti pagani hanno questi idoli abominevoli nei loro poderi; ci entriamo forse noi per farli a pezzi?

Noi cerchiamo, prima, di spezzare gl'idoli nel loro cuore.

Quando anch'essi saranno diventati cristiani, essi stessi c'inviteranno a compiere un'azione tanto buona o ci preverranno.

Ciò che dobbiamo fare adesso è pregare per la loro conversione, non irritarci contro di loro.

Se adesso sentiamo un gran dolore, lo sentiamo contro i cristiani, contro i nostri fratelli che desiderano entrare in chiesa in modo da starci solo fisicamente, mentre spiritualmente sono altrove.

Deve trovarsi dentro [ la chiesa ] tutto il nostro essere.

Se dentro v'è ciò che vede l'uomo, perché rimane fuori ciò che vede Dio?

12.18 - Le ingiuste lamentele degli idolatri

Sappiate poi, carissimi, che le mormorazioni dei pagani si uniscono con quelle degli eretici e dei giudei.

Eretici, giudei e pagani si sono uniti contro l'unità.

È accaduto che in alcune località i giudei ricevessero una punizione a causa delle loro scelleratezze; [ per questo ] incolpano noi, sospettano, oppure immaginano che noi andiamo sempre in cerca di tali provvedimenti nei loro confronti.

È successo che in altre località gli eretici fossero puniti dalle leggi a causa dell'empietà e del furore dei loro atti di violenza; per questo ci accusano già che noi andiamo in cerca di tutti i mezzi per dare loro molestia e per mandarli in rovina.

A loro volta i pagani [ si lamentano ] perché si è deciso di promulgare delle leggi contro di loro, o meglio, se lo capissero, a loro favore.

Così, per esempio, mentre i fanciulli scriteriati giocano con il fango e si sporcano le mani, quando arriva il pedagogo severo, scrolla il fango dalle loro mani e porge loro il libro.

Allo stesso modo Dio, servendosi dei principi a lui sottomessi, ha voluto spaventare i cuori insensati delle persone simili ai bambini, perché si scrollino il fango dalle mani e facciano qualcosa di utile.

A quale utilità possono far servire le mani?

Spezza il pane all'affamato, introduci in casa tua il povero privo di un tetto. ( Is 58,7 )

Ma tuttavia i ragazzi si allontanano dagli occhi del pedagogo e di nascosto ritornano al fango e, quando vengono scoperti, nascondono le mani perché non siano viste.

Credono che noi, seguendo la volontà divina, cerchiamo gl'idoli dappertutto e li spezziamo ovunque li scopriamo.

Ma perché? Non vediamo forse le località ove sono gl'idoli?

O ignoriamo davvero dove questi si trovano?

Eppure non facciamo nulla, poiché Dio non ce li ha dati in nostro potere.

Quando Dio li darà in nostro potere? Quando diverrà cristiano colui al quale appartiene la proprietà.

Solo allora il proprietario vorrà che ciò sia fatto.

Se egli non volesse dare alla Chiesa la sua proprietà e ordinasse solamente di farvi sparire gl'idoli, io credo che i cristiani dovrebbero aiutare con la massima sollecitudine religiosa un'anima cristiana distante da loro, la quale nella terra in cui vuole ringraziare Dio, non vuole ci sia nulla ché possa offendere Dio.

A ciò si aggiunge il fatto ch'egli ha dato gli stessi luoghi alla Chiesa.

E nella proprietà della Chiesa ci sarebbero dovuti essere gl'idoli?

Ecco, fratelli, che cosa dispiace ai pagani.

Non basta loro che noi non portiamo via dalle loro tenute di campagna gl'idoli e non li spezziamo; vogliono che siano conservati anche nelle nostre.

Noi predichiamo contro gl'idoli, cerchiamo di strapparli dai cuori: siamo persecutori degl'idoli, lo ammettiamo.

Dovremmo esserne forse i conservatori? Non intervengo dove non ho il potere, né ove si lamenterebbe il padrone della proprietà, ma dove egli vuole che ciò sia fatto e ci ringrazia, sarei colpevole se non lo facessi.

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