Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Sulle parole del Vangelo di Mt

Mt 14,24-33: "La navicella frattanto era sbattuta dai flutti in mezzo al mare" ecc.

1.1 - Il significato più profondo 'nascosto nel fatto narrato
2.2 - Che cosa significa attraversare il mare in una barca
2.3 - La preghiera di Cristo sul monte
3.4 - La barca sbattuta dalla tempesta
4.5 - La tempesta si scatena quando è assente il Signore
5.6 - Guardare indietro
6.7 - La quarta " veglia " della notte
7.8 - L'errore dei discepoli prefigurava gli errori degli eretici
8.9 - Un altro errore ugualmente simboleggiato
9.10 - Pietro che cammina sulle acque

1.1 - Il significato più profondo 'nascosto nel fatto narrato

Il brano del Vangelo, che abbiamo udito or ora, ammonisce ciascuno di noi a considerare e conoscere dove siamo e dove dobbiamo dirigerci e affrettarci.

Poiché ha un significato non trascurabile la barca che traghettava i discepoli di Cristo e a causa del vento contrario correva pericolo in mezzo alle onde.

Inoltre non senza un motivo il Signore, lasciata andare la folla, salì sul monte a pregare da solo; di poi andando verso i suoi discepoli camminando sul lago li trovò ch'erano in pericolo, e li riconfortò salendo sulla barca e calmò la tempesta. ( Mt 14,22-25 )

Ma perché meravigliarsi che possa ricondurre ogni cosa alla calma Colui che ha creato ogni cosa?

Tuttavia, dopo esser salito sulla barca, i discepoli ch'erano trasportati da essa, dissero: Tu sei davvero il Figlio di Dio! ( Mt 14,33 )

Ma prima di questa apparizione costatata chiaramente, s'erano turbati vedendolo camminare sulle acque del lago, poiché avevano detto: È un fantasma! ( Mt 14,26 )

Egli però, salito sulla barca, eliminò l'esitazione dello spirito dal loro cuore, quando già a causa del dubbio correvano nello spirito un pericolo maggiore che nel corpo a causa della tempesta.

2.2 - Che cosa significa attraversare il mare in una barca

Attraverso tutte le azioni da lui compiute il Signore ci ammonisce dunque su come dobbiamo vivere quaggiù.

In questo mondo tutti infatti sono pellegrini, sebbene non tutti desiderino tornare nella patria.

Ma proprio a causa di questo viaggio noi incontriamo le sofferenze dovute a sconvolgimenti e a tempeste; è quindi necessario che siamo almeno nella barca.

Poiché se nella barca corriamo pericoli, fuori della barca andiamo incontro a una morte sicura.

In realtà, per quante forze abbia nei muscoli delle braccia chi nuota nel mare, talora, sopraffatto dal mare grosso, viene inghiottito dalle onde e affoga.

È necessario quindi che siamo nella barca, cioè siamo portati sul legno per essere in grado di attraversare questo mare.

Orbene, questo legno, dal quale viene portata la nostra debolezza, è la croce del Signore con la quale veniamo segnati e veniamo preservati dall'annegare nelle tempeste di questo mondo.

Siamo soggetti alle tempeste, ma c'è Dio che può venire in nostro aiuto.

2.3 - La preghiera di Cristo sul monte

Quanto poi al fatto che, lasciata andare la folla, il Signore salì da solo sul monte a pregare, quel monte significa l'alto dei cieli.

Poiché il Signore dopo la risurrezione, lasciata la folla, ascese da solo in cielo, ( At 1,9; Mc 16,19; Lc 24,51 ) e lì intercede per noi, come dice l'Apostolo. ( Rm 8,34 )

C'è pertanto un significato misterioso in quest'azione del Signore il quale, lasciata la folla, sale sul monte per essere solo in preghiera.

In effetti egli è ancora oggi il solo primo nato dei risorti ( Col 1,18 ) il quale dopo la risurrezione del corpo si trova alla destra del Padre quale sommo sacerdote e avvocato delle nostre preghiere.

Il capo della Chiesa è nell'alto dei cieli, perché tutte le altre membra lo seguano alla fine.

Se dunque intercede per noi, prega da solo, per così dire sulla cima di un monte, al di sopra di tutte le creature più alte.

3.4 - La barca sbattuta dalla tempesta

Frattanto la barca che trasporta i discepoli, cioè la Chiesa, è agitata e scossa dalle tempeste delle avversità, e non cessa il vento contrario, cioè il diavolo che le si oppone e si sforza d'impedirle di giungere alla tranquillità del porto.

Ma più potente è Colui che intercede per noi.

Poiché in mezzo a queste nostre tempeste, che ci travagliano, egli ci dà fiducia venendo verso di noi e confortandoci; quando siamo turbati badiamo soltanto di non uscire dalla barca e gettarci in mare.

In realtà anche se la barca è sbattuta è tuttavia sempre una barca.

Essa sola porta i discepoli e accoglie Cristo.

È vero, essa corre pericolo nel mare, ma senza di essa uno va in perdizione.

Rimani perciò ben saldo nella barca e prega Dio.

Quando non approdano ad alcun risultato tutti gli accorgimenti e sono insufficienti le manovre del pilota e le stesse vele spiegate possono apportare più pericolo che utilità; quando non si può più fare affidamento su ogni specie d'aiuti e di forze dell'uomo, ai passeggeri non resta altro che intensificare le preghiere e implorare l'aiuto di Dio.

Colui il quale dà ai naviganti la possibilità di arrivare al porto, abbandonerà forse la propria Chiesa senza condurla alla tranquillità?

4.5 - La tempesta si scatena quando è assente il Signore

Ordunque, fratelli, i più violenti sconvolgimenti avvengono in questa barca solo quando in essa non c'è il Signore.

Chi però si trova nella Chiesa è forse separato dal Signore? Quand'è che ne è separato?

Quando si lascia vincere da qualche passione.

Nello stesso senso s'intende ciò ch'è detto simbolicamente in un passo della Scrittura: Il sole non tramonti sulla vostra collera e non date un'occasione al diavolo; ( Ef 4,26-27 ) ciò poi non va inteso del nostro sole che sembra occupare il primo posto tra i corpi celesti visibili e che può essere visto ugualmente sia da noi che dalle bestie, ma della luce contemplata solo dal cuore puro dei fedeli, come è detto: Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. ( Gv 1,9 )

In effetti questa luce del sole visibile illumina anche gli animali più piccoli e microscopici.

La luce vera è perciò la giustizia e la sapienza, luce che lo spirito non riesce più a vedere quando è soggiogato dal turbamento della collera come sotto una coltre di nebbia - è allora che il sole tramonta per così dire sopra la collera d'una persona.

Ugualmente in questa barca, quando non c'è Cristo, ognuno è turbato dalle proprie tempeste, cioè dai propri peccati e dalle proprie passioni.

La Legge per esempio ti dice: Non dire falsa testimonianza. ( Es 20,16; Dt 5,20 )

Se tu sai che la testimonianza è vera, hai la luce nello spirito, se invece, vinto dalla cupidigia d'un turpe guadagno, avrai stabilito di dire una falsa testimonianza, comincerai già ad essere turbato per l'assenza di Cristo sarai sballottato dai cavalloni della tua avidità, correrai pericolo per la tempesta delle tue passioni e sarai sul punto di affondare per l'assenza di Cristo.

5.6 - Guardare indietro

Quanto è da temersi che la barca diriga il suo corso altrove e si volga a guardare indietro!

Ciò avviene quando uno, traviato dalla passione, abbandona la speranza del premio celeste e si volge ai beni visibili e passeggeri.

In realtà chi è sconvolto dalle tentazioni delle passioni e tuttavia appunta il suo sguardo sulle realtà interiori dell'anima, non arriva al punto di perdere la speranza, mentre implora il perdono dei propri peccati, e tende tutti i suoi sforzi a superare e attraversare il mare sconvolto dalla furia accanita dei venti.

Chi al contrario si distoglie dal suo buon proposito dicendo in cuor suo: "Dio non mi vede poiché non sta a pensare a me né si cura se io pecco", volge la prua, si lascia trasportare dalla burrasca e viene spinto verso il luogo d'onde era partito.

Poiché molti sono i pensieri nella coscienza dell'uomo e la barca in cui non si trova Cristo viene agitata dai marosi di questo mondo e da molte tempeste.

6.7 - La quarta " veglia " della notte

Ora poi la quarta "vigilia" della notte vuol dire la fine della notte poiché una "vigilia" risulta di tre ore.

Simboleggia dunque che appunto alla fine del mondo verrà in aiuto il Signore e sarà visto camminare sulle acque.

Sebbene infatti questa barca sia sbattuta dai turbini delle tentazioni, vede tuttavia il Signore glorioso camminare sopra tutti i rigonfiamenti del mare, cioè al di sopra di tutte le supreme dignità di questo mondo.

In antecedenza infatti, con le parole riguardanti la sua passione, quando nella sua carne ci dava l'esempio dell'umiltà, era stato predetto che le procelle del mare persero la loro forza contro di lui; procelle dalle quali egli si lasciò sopraffare volontariamente per noi, affinché si adempisse la seguente profezia: Sono arrivato al fondo del mare e la tempesta mi ha sommerso. ( Sal 69,3 )

Poiché non respinse i falsi testimoni né le grida del popolo infuriato: Venga crocifisso! ( Mt 27,23; Mc 15,13; Lc 23,20; Gv 19,15 )

I cuori rabbiosi e i clamori dei furibondi non li represse con la sua potenza ma li sopportò con la sua pazienza.

Lo trattarono come vollero, poiché fu ubbidiente sino alla morte, alla morte sulla croce. ( Fil 2,8 )

Poi però risuscitò dai morti e così poté pregare da solo per i suoi discepoli ch'erano nella Chiesa come in una barca ed erano portati dalla fede nella sua croce come da un legno e correvano pericolo a causa delle prove di questo mondo come a causa delle procelle del mare; dopo la sua risurrezione il suo nome cominciò ad essere onorato anche in questo mondo in cui era stato disprezzato, accusato, ucciso; in tal modo egli, che a causa della passione della carne era arrivato fino al fondo del mare ed era stato sommerso dalla tempesta, con l'onore del suo nome calpestava il collo dei superbi come la spuma delle onde.

È in tal modo che adesso vediamo il Signore camminare per così dire sul mare, e vediamo sotto i suoi piedi tutta la rabbia di questo mondo.

7.8 - L'errore dei discepoli prefigurava gli errori degli eretici

Ma ai pericoli delle tempeste si aggiungono anche gli errori degli eretici; non mancano infatti alcuni che tentano lo spirito di quanti sono nella barca dicendo che Cristo non nacque dalla Vergine e non aveva un vero corpo, ma agli occhi apparve solo ciò che in realtà non era.

Queste opinioni degli eretici sono nate adesso, quando il nome di Cristo è glorificato tra tutti i popoli, quando cioè Cristo ormai cammina per così dire sopra il mare.

I discepoli, messi alla prova, dissero: È un fantasma! ( Mt 14,26 )

Ma egli con la sua parola ci conferma contro questi funesti individui, dicendoci: Rassicuratevi: sono io! Non abbiate
paura! ( Mt 14,27 )

In effetti gli uomini hanno concepito tali errori a proposito di Cristo a causa d'un vano timore considerando la sua gloria e la sua maestà, e non riescono a immaginare che sia potuto nascere come vero uomo Colui che ha meritato d'essere glorificato in modo tanto sublime, e si sono spaventati al vederlo, per così dire, camminare sul mare.

Questo fatto è simbolo della suprema gloria; e per questo i discepoli credevano che fosse un fantasma.

Ma quando egli afferma: Sono io, che cos'altro afferma se non che in lui non esiste una realtà fantomatica?

Se pertanto mostra la carne, è vera carne - se mostra le ossa, sono vere ossa; se mostra le cicatrici, sono vere cicatrici.

Poiché non c'era in lui il "Sì" e il "No", ma in lui c'era solo il "Sì", ( 2 Cor 1,19 ) come afferma l'Apostolo.

Dal suo corpo uscì quella voce: Rassicuratevi, sono io! Non abbiate paura!

Vale a dire: "Non vi spaventate della mia altissima dignità al punto di volermi spogliare della mia realtà.

Anche se cammino sul mare, anche se calpesto sotto i miei piedi l'alterigia e l'orgoglio del mondo come le rabbiose procelle, tuttavia mi sono mostrato vero uomo,"e il mio Vangelo afferma la verità sul mio conto quando dice che sono nato dalla Vergine, che io, il Verbo di Dio, sono diventato carne, che ho affermato la verità, quando ho detto: Toccatemi e osservate: un fantasma non ha carne ed ossa come vedete che ho io, ( Lc 24,39 ) che le mani del discepolo che dubitava toccarono i segni veri delle mie ferite.

Perciò: Sono io; non abbiate paura!".

8.9 - Un altro errore ugualmente simboleggiato

Questo fatto però, quello cioè per cui i discepoli credettero che Cristo fosse un fantasma, non simboleggia solo quegli eretici; non rappresenta simbolicamente solo quelli che negano che il Signore avesse un corpo umano e talora turbano con il loro cieco errore anche quelli che sono nella barca, ma simboleggia anche quelli che credono che il Signore riguardo a qualcosa ha mentito e non credono che si verificheranno i castighi ch'egli ha minacciato agli empi.

Quasi che sia per una parte verace e per un'altra mendace, come un fantasma che si mostra nelle parole, che per così dire è e non è.

Coloro però che intendono bene le parole di Colui che dice: Sono io; non abbiate paura! ( Mt 14,27 ) credono ormai tutte le parole del Signore; in tal modo come sperano i premi che promette, così temono i castighi che minaccia.

Ora, com'è vero quel che dirà a coloro che nel giudizio staranno alla destra: Venite, voi che siete benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno ch'è stato preparato per voi fin dall'inizio del mondo, ( Mt 25,34 ) così è vero quanto sentiranno dirsi quelli che si troveranno a sinistra: Andate nel fuoco eterno, ch'è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli. ( Mt 25,41 )

Orbene, anche questa opinione, secondo la quale certi individui credono che Cristo non abbia minacciato veri castighi agli iniqui e agli scellerati, è sorta dal fatto che vedono molti popoli e innumerevoli folle essere soggetti al suo nome; per conseguenza a costoro sembra che Cristo sia un fantasma perché camminava sulle acque del lago; sembra cioè loro ch'egli mentisca nel minacciare perché non può, per così dire, perdere tanti innumerevoli popoli che sono soggetti al suo nome e alla sua maestà.

Cerchino invece di ascoltare lui che dice: Sono io.

Non devono dunque aver paura coloro i quali, credendo Cristo verace riguardo a tutte le sue affermazioni, non solo agognano il premio da lui promesso, ma cercano di sfuggire al castigo da lui minacciato; poiché, sebbene cammini sul mare, sebbene cioè gli siano soggetti tutti gli uomini d'ogni specie viventi in questo mondo, tuttavia non è un fantasma e perciò non mentisce quando afferma: Non tutti quelli che mi dicono: "Signore, Signore", entreranno nel regno dei cieli. ( Mt 7,21 )

9.10 - Pietro che cammina sulle acque

Di che cosa è simbolo dunque anche il fatto che Pietro osò andare verso di lui sopra le acque?

Pietro infatti rappresenta spesso la Chiesa.

Quando egli disse: Signore, se sei tu, ordinami di venire verso di te sull'acqua, ( Mt 14,28 ) che cos'altro crediamo che disse se non: "Signore, se sei verace e non mentisci giammai, venga glorificata anche la tua Chiesa in questo mondo, poiché ciò ha preannunziato di te la profezia".

Cammini dunque sull'acqua e così venga verso di te quella alla quale è stato detto: Pregheranno il tuo volto tutti i ricchi del popolo. ( Sal 45,13 )

Ma siccome il Signore non è tentato dalla lode umana, mentre spesso gli uomini nella Chiesa si turbano per le lodi e gli onori umani e quasi quasi annegano, per questo Pietro si allarmò nel mare, spaventato dalla grande violenza della tempesta.

Chi infatti non ha paura di quelle parole: Coloro i quali vi chiamano felici vi traggono fuori strada e confondono i sentieri dei vostri piedi? ( Is 3,12 )

E poiché l'anima è impegnata nella lotta contro la brama di ricevere la lode degli uomini, è bene che in un pericolo siffatto ricorra alle preghiere e alle suppliche per paura che, lasciandosi sedurre dal fascino delle lodi, non corra il rischio di vacillare e annegare sotto il peso del biasimo.

In mezzo alla tempesta Pietro impaurito gridi: Signore, salvami! ( Mt 14,30 )

Il Signore infatti gli stende la mano dicendogli, sia pure rimproverandolo: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? ( Mt 14,31 ) cioè: perché guardando dirittamente a colui che cercavi di raggiungere non ti sei vantato solo di quel che sei di fronte al Signore? ( Rm 5,11 )

Tuttavia trae fuori dalle onde del mare e non permette che perisca colui che aveva riconosciuto la propria debolezza e aveva implorato il suo aiuto.

Quando poi il Signore salì sulla barca e fu confermata la fede ed eliminato ogni dubbio dei discepoli, dopo che la tempesta era stata sedata in modo che si arrivò al sicuro sulla terraferma, s'inginocchiarono tutti dicendo: Tu sei veramente il Figlio di Dio! ( Mt 14,33 )

Questa è la gioia eterna: quella per cui si conosce e si ama la verità trasparente, il Verbo di Dio, la Sapienza per mezzo della quale è stata creata ogni cosa, e la sua eccelsa misericordia.

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