Discorso del Signore sulla montagna

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Libro I

La beatitudine degli afflitti e fornicazione anche nello sguardo

12.33 - L'intento di fornicare

Avete udito che è stato detto: Non fornicare, ma io vi dico che chi guarderà una donna per unirsi a lei, già ha fornicato con lei nel cuore. ( Mt 5,27-28 )

Dunque è virtù minore non fornicare con l'accoppiamento del corpo e quella maggiore del regno di Dio è non fornicare nel cuore.

Perciò chi non commette fornicazione nel cuore molto più facilmente evita di commetterla nel corpo.

Lo ha ratificato egli che l'ha comandato, perché non è venuto ad abrogare la Legge, ma a confermarla. ( Mt 5,17 )

Si deve evidentemente riflettere che non ha detto: chi si accoppierà con una donna ma: Chi guarderà una donna per unirsi con lei, cioè che la osserverà con l'intento e la coscienza di unirsi con lei; e questo non significa essere solleticato dalla istigazione della sensualità, ma acconsentire pienamente alla passione, sicché non si modera il disonesto impulso, ma se se ne darà l'occasione, viene soddisfatto.

12.34 - Stimolo, compiacimento, consenso

Sono tre appunto i momenti, in cui si commette il peccato, con lo stimolo, il compiacimento e il consenso.

Lo stimolo avviene sia attraverso la memoria o mediante i sensi, quando vediamo, udiamo, odoriamo, gustiamo o tocchiamo un determinato oggetto.

E se il percepire l'oggetto produrrà compiacimento, il compiacimento illecito si deve inibire.

Ad esempio, quando siamo in digiuno e alla vista dei cibi sorge la bramosia dell'organo del gusto ed essa si ha soltanto con il compiacimento, ma non vi acconsentiamo e lo reprimiamo con l'imperativo della ragione egemonica.

Ma se è avvenuto il consenso, si avrà interamente il peccato, noto a Dio nel nostro cuore, anche se di fatto non si palesa agli uomini.

Dunque si verificano così i tre momenti, quasi che lo stimolo provenga dal serpente, cioè da un movimento fisico scorrevole e svolgentesi, ossia posto nel tempo; giacché, anche se tali emozioni si svolgono all'interno nell'anima sono dal corpo attratte all'esterno.

E se oltre i cinque sensi un qualche movimento occulto influisce sull'anima, anche esso è posto nel tempo ed è scorrevole.

Perciò quanto più scorre di nascosto per raggiungere la coscienza, tanto più convenientemente è paragonato a un serpente.

Questi tre momenti dunque, come avevo iniziato a dire, sono simili all'avvenimento che è riferito nella Genesi, nel senso che dal serpente si attuano lo stimolo e un determinato convincimento; nel desiderio sensuale, come in Eva, il compiacimento; nella coscienza, come in Adamo, il consenso. ( Gen 3,1-7; 2 Cor 11,3 )

Compiuti questi tre atti, l'uomo viene espulso dal paradiso terrestre, cioè dalla beatificante luce della virtù alla morte; e molto giustamente.

Infatti chi convince non costringe.

E tutti gli esseri sono belli nel proprio ordine e nei rispettivi gradi; ma non si deve ripiegare da quelli in alto, in cui è stata costituita l'anima ragionevole, a quelli in basso.

Nessuno è costretto a compiere una simile azione e perciò se la compie, viene punito da una giusta legge di Dio, perché non la commette contro la propria volontà.

Tuttavia il compiacimento prima del consenso non v'è, o è tanto lieve che quasi non v'è ed acconsentirvi è un grande peccato perché è proibito.

Se qualcuno acconsente, commette un peccato nella coscienza.

Se invece giunge all'atto, può sembrare che l'impulso si plachi, ma in seguito, quando si ripete lo stimolo, si accende un compiacimento più vivo, che tuttavia è di molto inferiore a quello che con azioni assidue si traduce in abitudine.

Ed è molto difficile superarla; però se uno non si trascura e non rifugge il buon combattimento cristiano, supererà anche una simile abitudine con la guida e l'aiuto di Dio.

Così verso la pace e l'ordine di prima l'uomo si sottomette a Cristo, la donna all'uomo. ( 1 Cor 11,3 )

12.35 - Tre modi di peccare: nella coscienza, atto, abitudine

Come dunque si giunge al peccato attraverso tre momenti, con lo stimolo, il compiacimento, il consenso, così tre sono le differenze del peccato, nella coscienza, nell'atto, nell'abitudine, quasi tre morti:

una per così dire in casa, cioè quando si consente alla sensualità nella coscienza;

l'altra messa in vista per così dire fuori della porta, quando il consenso si traduce nell'atto;

la terza, quando dalla violenza della cattiva abitudine, come da un mucchio di terra, è oppressa l'anima intellettuale, già per così dire in putrefazione nel sepolcro.

Chi legge il Vangelo sa che il Signore ha risuscitato questi tre tipi di morti.

E forse riflette quale differenza abbia anche la voce di chi fa risorgere, poiché in un caso dice: Fanciulla, alzati; ( Mc 5,41 ) e in un altro: Giovinetto, dico a te, alzati; ( Lc 7,14 ) e nell'altro: Si commosse profondamente, pianse e di nuovo si commosse e quindi con grande voce gridò: Lazzaro, vieni fuori. ( Gv 11, 33. 35.43 )

12.36 - Ogni peccato è fornicazione

Perciò nel concetto di fornicazione considerata in questo brano è opportuno annoverare ogni soddisfazione viziosa e disonesta.

Ripetutamente la Scrittura considera fornicazione l'idolatria, mentre l'apostolo Paolo con il concetto di idolatria definisce l'avarizia. ( Ez 16,15-22; Os 4,11-12; Col 3,5 )

Chi può dubitare quindi che ogni cattivo desiderio è fornicazione poiché l'anima, trascurata la legge superiore da cui è guidata, come una prostituta si avvilisce, a titolo di compenso, con l'osceno piacere delle cose abiette.

Quindi l'individuo, il quale avverte che la soddisfazione carnale contrasta alla retta volontà mediante l'abitudine del peccato poiché, non essendo repressa, dalla sua violenza viene tratta in servitù, ricordi, per quanto gli è possibile, quale pace ha perduto ed esclami: Me sventurato, chi mi libererà dal corpo di questa morte?

La grazia di Dio mediante Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,24-25 )

Così infatti, poiché si riconosce sventurato, piangendo implora l'aiuto del consolatore.

E non è un trascurabile avvicinarsi alla felicità il riconoscimento della propria miseria, perciò: Beati quelli che piangono perché saranno consolati. ( Mt 5,5 )

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