Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 119 (118)

Discorso 3

1 - [v 3.] Atti umani ed atti dell'uomo

Nel salmo che stiamo esaminando si trova scritto: Non camminano nelle vie di lui coloro che operano iniquità.

Essendo ogni peccato una iniquità ( 1 Gv 3,4 ) ( come afferma l'apostolo Giovanni ), era sorta una questione difficile, e cioè come possano i santi in questa vita essere in peccato ( sono infatti vere le parole: Se dicessimo d'essere senza peccato, inganneremmo noi stessi e non sarebbe in noi la verità ( 1 Gv 1,8 ) ), e nello stesso tempo camminare nelle vie del Signore, sulle quali non cammina chi commette iniquità.

La questione è stata risolta sulla base di ciò che afferma l'apostolo Paolo: Non sono io a compiere il male ma il peccato che abita in me. ( Rm 7,17 )

In che modo, però, potrà essere senza peccato l'uomo nel quale abita il peccato?

È intanto vero che un uomo siffatto, a differenza di coloro che operano l'iniquità, cammina nelle vie del Signore, cosa possibile perché il male che commette non lo compie lui ma il peccato che abita in lui.

Così è stata risolta questa prima difficoltà.

Senonché, dalla sua soluzione è venuta fuori una nuova e più difficile questione, e cioè come possa un uomo fare una cosa che in effetti lui personalmente non fa.

L'Apostolo infatti afferma tutt'e due le cose: Io faccio - dice - ciò che non vorrei; e poi: Non sono io che agisco così, ma il peccato che abita in me. ( Rm 7,20 )

Al riguardo dobbiamo tener presente che a compiere una cosa in noi è il peccato che abita in noi e non noi stessi, se la nostra volontà in nessun modo gli dà il consenso, anzi frena le stesse membra del corpo affinché non obbediscano alle sue voglie.

Infatti, se noi con la volontà siamo contrari al peccato, cosa potrà esso provocare in noi all'infuori di desideri disordinati?

Che se a questi desideri la volontà non consente, per quanto la sensibilità possa venir turbata, il peccato non sortirà alcun risultato in noi.

È quel che ordina l'Apostolo quando scrive: Che il peccato non regni nel vostro corpo mortale, sì da obbedire alle sue concupiscenze; né prestate le vostre membra come armi d'ingiustizia al peccato. ( Rm 6,12 )

Abbiamo dunque in noi della inclinazioni peccaminose, alle quali ci si vieta di obbedire.

Sono quelle inclinazioni che producono in noi il peccato; e se a queste inclinazioni noi cediamo [ con la volontà ], siamo noi stessi a compiere il peccato; se invece docili al precetto dell'Apostolo, ci rifiutiamo di obbedire, allora non siamo noi a compiere il male ma lo compie esclusivamente il peccato che abita in noi.

Se poi fossimo totalmente esenti da inclinazioni disordinate, il male non lo commetteremmo né noi né il peccato.

Quanto ai moti dell'appetito verso l'illecito, anche nel caso che noi non ne siamo schiavi, e quindi non li causiamo noi stessi, può ugualmente dirsi che siamo noi ad agire in essi perché si tratta non di forze appartenenti a una natura a noi estranea ma di un indebolimento della nostra stessa natura: indebolimento da cui saremo completamente esentati quando avremo raggiunto l'immortalità nell'anima e nel corpo.

Dunque, in quanto camminiamo nelle vie del Signore non siamo schiavi dei desideri del peccato; in quanto però non siamo ancora senza peccato portiamo in noi delle inclinazioni al peccato.

Con la conseguenza che, in quanto noi siamo schiavi di tali desideri, non siamo noi ad operare il male [ a cui ci inclinerebbero ] ma l'opera [ solamente ] il peccato che, abitando in noi, suscita tali inclinazioni.

Sicché veramente coloro che operano l'iniquità ( cioè obbediscono ai desideri del peccato ) non camminano nelle vie del Signore.

2 - Molti i nostri debiti con Dio

Resta ancora da domandarsi quale sia il male che chiediamo ci venga perdonato allorché diciamo a Dio: Rimetti a noi i nostri debiti. ( Mt 6,12 )

Se cioè vogliamo ci sia rimesso il male che commettiamo noi stessi quando assecondiamo i desideri del peccato o non piuttosto solamente il desiderio di commetterlo, che poi non è opera nostra ma frutto del peccato che abita in noi.

Per quanto mi è dato comprendere, io so che, per quel che concerne la colpa da cui procedono quel languore e quella debolezza che sono all'origine dei desideri e moti illeciti dell'animo che l'Apostolo chiama peccato, ( Rm 7,7 ) essa è stata completamente distrutta dal sacramento del battesimo.

E so pure che sono state distrutte tutte le colpe che, asserviti al peccato, noi avevamo commesso in opere, parole e pensieri.

So inoltre che un tal languore, anche continuando ad essere in noi, non ci nuocerebbe se noi non prestassimo mai ascolto alle sue voglie illecite e non l'assecondassimo con atti, parole o intimo consenso.

Alla fine poi, esso stesso verrà guarito, quando s'adempiranno le parole: Venga il tuo regno, ( Mt 6,10.13 ) e le altre: Liberaci dal male. ( Mt 6,13 )

Finché però la nostra vita trascorre sulla terra, essa è una tentazione ( Gb 7,1 ) e, per quanto noi siamo esenti da colpe mortali, tuttavia non mancano casi in cui, o con opere o con parole o con pensieri, assecondiamo le voglie del peccato.

Questo capita, ad esempio, quando noi, badando a non cadere in colpe gravi, incautamente ci lasciamo sorprendere da colpe leggere: le quali, sebbene prese ad una ad una non ci schiaccino con la loro gravità, tuttavia riunite insieme a nostro danno ci opprimono con la loro quantità.

Ed è proprio per questo ( perché cioè sono oppressi da tali manchevolezze ) che anche coloro che camminano nelle vie del Signore pregano: Rimetti a noi i nostri debiti. ( Mt 6,12 )

Sono infatti aspetti delle vie del Signore e la preghiera e la confessione, mentre non lo sono ( evidentemente ) i peccati.

3 - La fede operante per la carità, compendio delle vie del Signore

Le vie del Signore pertanto rientrano tutte nell'ambito dell'unica fede, per la quale si crede in colui che giustifica l'empio ( Rm 4,5 ) e che un giorno disse: Io sono la via. ( Gv 14,6 )

Quando si cammina in esse, non si commette il peccato ma lo si confessa.

Chi invece pecca si allontana dalla via del Signore: per cui il peccato commesso da chi è uscito da tale via non può ovviamente essere imputato alla via stessa.

Finché, viceversa, si resta nella via della fede, vengono considerati senza peccato quei peccatori ai quali il peccato non viene imputato.

Parlando di loro e volendo inculcare la giustizia operata dalla fede, l'apostolo Paolo dice che a loro si riferisce il testo del salmo in cui è scritto: Beati coloro le cui iniquità sono state rimesse e i cui peccati sono stati coperti.

Beato l'uomo al quale il Signore non imputa il peccato. ( Rm 4,7; Sal 32,1-2 )

Questo risultato producono le vie del Signore e di conseguenza, siccome il giusto vive di fede, ( Rm 1,17 ) dalle vie del Signore allontana [ solo ] quella iniquità che consiste nel non credere.

Viceversa, chi cammina per questa via, cioè nella fede sincera, o non commette peccato o, se deviando da essa ne commette, non gli viene imputato in grazia della via stessa, sicché lo si ritiene come uno che non l'abbia commesso.

Per cui il testo del salmo: Non camminano infatti nelle sue vie coloro che compiono l'iniquità, lo si potrebbe benissimo intendere come riferito a quell'iniquità che è l'abbandono della fede o il non voler aderire alla fede.

In tal senso diceva il Signore ai Giudei: Se io non fossi venuto, non avrebbero il peccato. ( Gv 15,22 )

Non che essi prima della sua venuta nella carne fossero esenti da peccato, mentre cominciarono ad averne dopo che egli venne.

Voleva riferirsi a un peccato ben individuato e preciso, cioè alla loro incredulità per cui rifiutarono di prestargli fede.

Similmente, a non camminare nelle vie del Signore non sono coloro che commettono una qualsiasi colpa ma la colpa specifica dell'incredulità.

Difatti tutte le vie del Signore sono misericordia e verità, ( Sal 25,10 ) e l'una e l'altra cosa è Cristo, e al di fuori di Cristo non c'è luogo in cui si trovino.

Ecco le parole dell'Apostolo: Questo io affermo: che Cristo è stato ministro dei circoncisi per la verità di Dio, affinché fossero confermate le promesse dei padri; i gentili viceversa glorificano Dio per la sua misericordia. ( Rm 15,8-9 )

In Cristo dunque c'è la misericordia, perché ci ha redenti; e in lui c'è anche la verità, perché ha adempiuto le promesse fatte e adempirà le future.

Quanto invece a coloro che operano iniquità ( cioè agli increduli ), essi non camminano nelle vie del Signore, poiché si rifiutano di credere in Cristo.

Si convertano dunque e credano sinceramente in colui che giustifica l'empio. ( Rm 4,5 )

In questo modo esperimenteranno che le vie del Signore sono tutte misericordia ( vedendosi rimessi i peccati ) e verità ( vedendo realizzate le promesse ).

Camminino per tali vie e così non commetteranno l'iniquità, poiché non persisteranno nell'incredulità ma abbracceranno la fede.

Quella fede che mediante la carità opera il [ bene ] ( Gal 5,6 ) e alla quale non viene imputata alcuna colpa.

Indice