La Genesi alla lettera

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Libro XI

16.21 - Quando avvenne la caduta del demonio

Quando fu dunque che la superbia fece cadere il diavolo pervertendo la sua natura buona a causa della sua volontà cattiva?

La Scrittura non lo dice, tuttavia la ragione dimostra chiaramente che la sua caduta avvenne prima della creazione dell'uomo e che la sua superbia fece nascere in lui l'invidia verso l'uomo.

Per chiunque rifletta su questo argomento è infatti evidente che la superbia non nasce dall'invidia ma è piuttosto l'invidia che nasce dalla superbia.

Si può anche supporre non senza fondamento che il diavolo cadde a causa della superbia all'origine del tempo e che prima non ci fu alcun tempo in cui visse tranquillo e felice con gli angeli santi ma che si allontanò dal suo Creatore fin dall'inizio della sua creazione.

Lo dice il Signore: Egli era omicida fin dal principio e non è stato mai aderente alla verità; ( Gv 8,44 ) le due affermazioni di questa frase dobbiamo intenderle nel senso che non solo il demonio era omicida fin dal principio ma anche che non perseverò nella verità fin dal principio.

Egli infatti fu omicida fin dall'inizio in cui l'uomo poté essere ucciso; ma l'uomo non poteva essere ucciso prima ch'esistesse chi potesse essere ucciso.

Il diavolo fu dunque omicida fin dal principio poiché uccise il primo uomo, prima del quale non esisteva alcun altro uomo.

Egli inoltre non perseverò nella verità e, anche in questo caso, dal primo istante della sua creazione, mentre avrebbe potuto perseverarvi, se l'avesse voluto.

17.22 - Era felice il demonio prima di peccare?

Come si può pensare, infatti, che il demonio abbia vissuto una vita felice tra gli angeli beati?

Poiché, se non aveva la prescienza del peccato che avrebbe commesso e del conseguente castigo, cioè della sua apostasia da Dio e del fuoco eterno, è giusto chiedersi perché non avesse quella prescienza.

Gli angeli santi infatti non sono incerti della loro vita e felicità eterna.

Poiché come potrebbero essere felici, se fossero incerti?

Diremo forse che Dio non volle rivelare al diavolo, quand'era ancora un angelo buono, che cosa avrebbe fatto o che cosa avrebbe sofferto, mentre agli altri angeli avrebbe rivelato che sarebbero rimasti nella verità?

Se la cosa sta così, il diavolo già [ prima del peccato ] non era in ugual misura felice, anzi non era nemmeno completamente felice, dal momento che coloro, i quali sono appieno felici, sono sicuri della loro felicità senza che la turbi alcun timore.

Ma che male aveva fatto il diavolo per meritare d'esser discriminato tra tutti gli altri angeli sicché Dio non gli rivelasse nemmeno la condizione che gli sarebbe toccata?

Forse che Dio castigò il diavolo prima che peccasse? È inammissibile! Dio infatti non condanna gl'innocenti.

Oppure il demonio apparteneva forse a un'altra specie di angeli, ai quali Dio non concesse la prescienza del futuro, neppure di quello che riguardava loro stessi?

Io però non vedo come potrebbero esser felici gli spiriti che non hanno la sicurezza della loro stessa felicità.

Poiché alcuni hanno anche pensato che il diavolo non appartenesse alla specie degli angeli che per la loro sublime natura sono al di sopra dei cieli, ma a quella degli altri angeli che furono creati nel mondo un po' inferiori ai primi e destinati a funzioni particolari.

Gli angeli di questa specie avrebbero forse potuto provare attrazione per un piacere illecito, ma se non avessero voluto peccare, avrebbero potuto raffrenare quel piacere con il libero arbitrio come l'uomo, specialmente il primo uomo, che ancora non portava nelle membra il castigo del peccato, dal momento che la loro stessa attrattiva viene vinta con il timore di Dio dai santi uomini ubbidienti a Dio ed aiutati dalla sua grazia.

18.23 - La felicità dell'uomo nel paradiso

Inoltre il presente quesito sulla felicità, se ciò si deve dire che uno già la possiede pur essendo incerto se essa perdurerà con lui o se un giorno finirà in uno stato di miseria, lo si può sollevare anche a proposito del primo uomo.

Poiché, se prevedeva il peccato che avrebbe commesso e il castigo di Dio, come poteva esser felice?

Egli perciò [ in questa ipotesi ] nel paradiso non era felice.

Ma è pur vero ch'egli non aveva la prescienza del peccato che avrebbe commesso.

Data dunque siffatta ignoranza, due sono i casi: o era incerto della sua felicità - e allora come poteva esser veramente felice? - o la sua certezza si fondava su di una falsa speranza, ed allora come non sarebbe stato stolto?

18.24 - Quale felicità poteva godere l'uomo nel paradiso

Ciononostante il primo uomo aveva ancora un corpo naturale ma, se fosse vissuto nell'ubbidienza, avrebbe dovuto per giunta far parte della società degli angeli e il suo corpo esser cambiato da naturale in spirituale, possiamo farci un'idea di come la sua vita fosse felice in una certa misura, anche se non prevedeva il peccato che avrebbe commesso.

Non avevano la prescienza del futuro nemmeno quelle persone a cui l'Apostolo diceva: Voi che siete spirituali, correggete quel tale con spirito di dolcezza; ma tu bada a te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. ( Gal 6,1 )

Non è tuttavia né illogico né erroneo dire che quelle persone erano già felici per il fatto stesso ch'erano spirituali non quanto al corpo ma quanto alla giustizia della loro fede, allegre nella speranza, forti nella tribolazione. ( Rm 12,12 )

Con quanta maggior ragione e in quanta più ampia misura era perciò felice l'uomo nel paradiso prima del peccato, quantunque incerto della sua futura caduta, in quanto per la speranza della ricompensa che avrebbe avuto, cioè la trasformazione del proprio corpo, era pieno di tanta gioia che non c'era alcuna sofferenza a sopportare la quale dovesse esercitarsi la pazienza.

Sebbene egli non fosse sicuro, in base a una vana presunzione, d'una realtà incerta come uno stolto, ma restando fedele in virtù della speranza, prima di ottenere la vita in cui sarebbe stato del tutto sicuro della sua stessa vita eterna, avrebbe potuto rallegrarsi, come dice la Scrittura, con tremore, ( Sal 2,11 ) e con questa gioia godere nel paradiso di una felicità molto maggiore di quella che hanno i fedeli servi di Dio quaggiù sulla terra, anche se, in qualche misura, minore di quella degli angeli santi che vivono al di sopra dei cieli nella vita eterna, ma nondimeno reale.

19.25 - Condizione degli angeli prima di peccare

D'altra parte dire che alcuni angeli potrebbero esser felici a modo loro pur essendo incerti del loro peccato e castigo futuro o almeno della loro eterna salvezza senza esser sorretti neppure dalla speranza che anch'essi, con una trasformazione in meglio, giungerebbero alla certezza della loro sorte futura, è una pretesa difficilmente tollerabile, salvo che si dica per caso anche che questi angeli, assegnati a compiere certe funzioni in questo mondo agli ordini degli altri angeli più eminenti e più felici, sono stati creati in modo da ricevere, in cambio della fedele esecuzione dei loro compiti, la felicità più alta di cui potrebbero avere assoluta certezza e così, godendo per tale speranza, non sarebbe illogico dire che essi sono già felici fin d'ora.

Se apparteneva a siffatta categoria di angeli il diavolo e cadde in peccato con i suoi compagni, la sua sorte è simile a quella degli uomini che si allontanano dalla giustizia della fede, peccando anch'essi a causa d'una simile superbia o ingannando se stessi o acconsentendo agli inganni del diavolo.

19.26 - Si può pensare che l'angelo cadde all'inizio della creazione

Coloro che ne sono capaci sostengano pure, dunque, questa teoria di due categorie d'angeli buoni: l'una degli angeli viventi al di sopra dei cieli, dei quali non fece mai parte l'angelo che cadde e divenne il diavolo, l'altra degli angeli che vivono in questo nostro mondo, al numero dei quali apparteneva il diavolo.

Quanto a me, confesso di non trovare, per il momento, come intendere questa distinzione [ in due categorie ] sulla base delle Scritture.

Trovandomi tuttavia incalzato dal quesito se il demonio prevedesse la propria caduta prima che questa avvenisse, per paura di affermare che gli angeli sono o furono un tempo incerti della loro felicità, ho detto che non senza ragione si può pensare che il diavolo cadde all'inizio della creazione, cioè all'inizio del tempo o della propria creazione e che non è mai rimasto nella verità. ( Gv 8,44 )

20.27 - Fu forse il diavolo creato cattivo fin dall'origine?

Per questo motivo alcuni scrittori pensano che il diavolo non si volse verso il male con il libero arbitrio della sua volontà ma fu creato addirittura nel male, sebbene fosse stato creato dal Signore, sommo e vero Dio, creatore di tutti gli esseri.

Per la loro opinione adducono come prova un passo del libro di Giobbe ove, parlando del demonio, sta scritto: Questa è la prima delle opere formate dal Signore, che egli fece perché fosse beffato dagli angeli; ( Gb 40, 14 sec. LXX ) con questa frase concorda il seguente versetto del Salmo: Questo è il dragone che tu hai fatto per farti beffe di lui, ( Sal 104,26 ) eccetto che qui il testo dice: che tu hai fatto, diversamente dall'altro testo che dice: la prima delle opere formate dal Signore, come se Dio fin dall'inizio l'avesse fatto così, cioè malvagio, invidioso, seduttore, completamente diavolo, non depravato dalla sua volontà ma creato così.

21.28 - Si confuta la precedente ipotesi

Certi scrittori si sforzano di dimostrare che questa opinione - secondo la quale il diavolo non si corruppe a causa della propria volontà ma fu creato assai cattivo dallo stesso Signore Iddio - non è contraria all'affermazione della Scrittura che dice: Dio creò tutte le cose ed ecco, esse erano assai buone. ( Gen 1,31 )

Essi affermano anche - e non si tratta di persone prive di spirito o ignoranti - che non solo all'inizio della creazione, ma ancora adesso, benché tante volontà siano corrotte, nondimeno l'insieme di tutti gli esseri creati, cioè tutta la creazione nel suo insieme, è molto buona.

Essi però non dicono che nella creazione i malvagi siano buoni ma che con la loro malizia non riescono a deturpare e turbare in alcuna parte la bellezza e l'ordine dell'universo sottomesso al dominio, al potere e alla sapienza di Dio che lo governa; e ciò avviene poiché alla volontà di siffatti individui anche malvagi sono segnati limiti determinati e adeguati ai loro poteri, e c'è una bilancia dei meriti e dei demeriti; in tal modo, anche con essi inseriti nell'ordine e nel posto loro appropriato e giusto, risulta bello l'universo.

È tuttavia una verità assai chiara, come possono vedere tutti, quanto è contrario alla giustizia che Dio, senza alcuna colpa precedente, condanni in una creatura ciò che in essa fu creato da lui stesso.

È infatti anche certo ed evidente che il demonio e i suoi angeli sono stati condannati, come risulta dal Vangelo in cui il Signore predisse che a coloro, i quali si trovano alla sinistra, avrebbe detto: Andate nel fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli. ( Mt 25,41 )

Non si deve perciò credere affatto, a proposito del diavolo, che sia la natura creata da Dio a dover essere punita col fuoco eterno ma la sua cattiva volontà personale.

22.29 - Perché Dio creò il demonio e crea i malvagi

Non dobbiamo nemmeno pensare ch'è la natura del demonio a essere denotata nella frase: Questa è la prima opera formata dal Signore, che egli fece perché fosse schernita dai suoi angeli, ( Gb 40, 19 sec. LXX ) essa invece denota il corpo formato d'aria che Dio adattò convenientemente alla volontà malvagia di quello spirito, oppure la giusta disposizione per cui Dio fece sì che il diavolo fosse utile ai buoni anche contro la sua volontà, oppure il fatto che Dio, pur prevedendo che quello spirito sarebbe divenuto cattivo per un atto della propria volontà, nondimeno lo creò senza impedire alla sua bontà di dar la vita e la natura anche ad una volontà che sarebbe divenuta colpevole, prevedendo nello stesso tempo quanto grandi beni avrebbe ricavato dal demonio mediante la sua mirabile bontà e potenza.

Il demonio inoltre la Scrittura lo chiama la prima opera formata dal Signore, che egli fece perché fosse schernita dai suoi angeli, non perché lo abbia creato per primo o lo abbia creato malvagio fin dall'origine ma perché, sapendo che il demonio sarebbe diventato malvagio di propria volontà per far del male ai buoni, lo creò proprio per servirsi di lui a vantaggio dei buoni.

Questo è il significato delle parole: perché fosse schernito dai suoi angeli, poiché il diavolo viene beffeggiato quando le sue tentazioni, con cui si sforza di corrompere i fedeli servi di Dio, tornano a vantaggio di questi e così la malizia, in cui cadde per sua volontà, diventa utile suo malgrado ai servi di Dio, il quale previde ciò quando lo creò.

Ecco perché il diavolo è la prima opera [ di Dio ] che dev'essere schernita, poiché anche i malvagi sono strumenti dello stesso diavolo e formano [ con lui ] una specie di corpo, di cui è capo il diavolo.

Iddio però, sebbene prevedesse che sarebbero divenuti malvagi, tuttavia li creò per il bene dei suoi servi fedeli; essi vengono beffeggiati come il diavolo quando, nonostante la loro volontà di recar danno, mediante il confronto con loro si offre ai servi di Dio [ motivo di ] cautela e religiosa umiltà nella sottomissione a Dio, l'intelligenza della grazia, l'occasione di esercitarsi a sopportare i malvagi e mette alla prova l'amore per i nemici.

Il diavolo dunque è la prima creatura che viene schernita in questo modo perché precede questi altri malvagi non solo per l'anteriorità nel tempo, ma anche per la superiorità nella malizia.

Lo scherno del demonio poi Dio lo effettua mediante gli angeli santi grazie all'azione della provvidenza, con cui governa le creature create, sottomettendo gli angeli cattivi agli angeli buoni, affinché la malizia dei cattivi eserciti il suo potere non nella misura dei suoi sforzi ma nella misura loro permessa.

Quanto è detto dell'iniquità degli angeli cattivi vale anche per quella degli uomini malvagi fino a quando anche la nostra giustizia, con cui si vive mediante la fede ( Rm 1,17; Mt 19,28; Lc 22,30; 1 Cor 6,3 ) - la fede esercitata ora tra gli uomini con la pazienza - sarà cambiata in giudizio, affinché anche gli uomini possano giudicare non solo le dodici tribù d'Israele, ma anche gli angeli.

23.30 - Per la superbia il diavolo decadde dalla felicità che avrebbe goduta

Se dunque si ammette che il diavolo non è mai restato nella verità, ( Gv 8,44 ) che non condusse mai una vita felice con gli angeli [ santi ], che cadde fin dal primo istante della propria creazione, ciò non deve intendersi nel senso che si possa pensare che egli non diventò perverso a causa della propria volontà ma che fosse creato malvagio da Dio che è buono.

Nel caso contrario non si potrebbe dire che cadde fin dalla sua origine; egli infatti non poteva "cadere" se fosse stato creato cattivo; egli invece si allontanò dalla luce della verità subito dopo essere stato creato, poiché era gonfio di superbia e corrotto, avendo provato compiacimento del proprio potere.

Ecco perché non poté godere la dolcezza della vita beata e angelica, non perché non l'avesse ricevuta e poi l'avesse disdegnata, ma perché se ne allontanò e la perse rifiutando di riceverla.

Per questo motivo non poté avere nemmeno la previsione della propria caduta, poiché la sapienza è frutto del timore di Dio.

Il diavolo invece, essendo empio fin dall'origine e per conseguenza accecato nello spirito, cadde non dalla condizione ricevuta, ma da quella che avrebbe ricevuta; non poté comunque sfuggire neppure al potere di Colui al quale non volle assoggettarsi e così il peso del suo peccato ha avuto nei suoi riguardi l'effetto di non poter né godere la luce della giustizia, né salvarsi dal giudizio di Dio.

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