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Lettera 175

Scritta nel 416.

I Padri del concilio di Cartagine denunciano al Papa Innocenzo gli errori di Pelagio e Celestio, esaminati sulla scorta di una lettera di Erote e Lazzaro recata da Orosio ( n. 1 ): l'esaltazione della natura e del libero arbitrio contro la grazia, ( n. 2-3 ); pregano Innocenzo di condannare tali errori ancora diffusi tra i fedeli, anche se Pelagio possa essere apparso assolto nel concilio di Diospoli ( n. 4-5 ) e Celestio abbia, ritrattata l'affermazione ch'è inutile il battesimo amministrato ai bambini ( n. 6 ).

Ad Innocenzo Papa, beatissimo e onoratissimo signore e santo fratello, Aurelio, numidio, Rusticiano, Fidenzio, Evagrio, Antonio, Palatino, Adeodato, Vincenzo, Publiano, Teasio, Tuto, Pannonio, Vittore, Restituto, un altro Restituto, Rustico, Fortunanzio, Ampelio, Avivio, Felice, Donaziano, Adeodato, Ottavio, serotino, Maggiorino, POstumiano, Crispolo, Vittore, un altro Vittore, Leucio, Mariano, Fruttuoso, Faustiniano, Quodvultdeus, Candonio, Massimo, Megario, Rustico, Rufiniano, Proculo, Tomaso, Gennaro, Ottaviano, Pretestato, Sisto, Quodvultdeus, Pentadio, Quodvultdeus, Cipriano, Servilio, Pelagio, Marcello, Venanzio, Didimo, Saturnino, Bazaceno, Germano, germaniano, Giovanzio, Maggiorino, Giovenzio, Candido, Cipriano, Emiliano, Romano, Africano, e Marcellino che siamo intervenuti al concilio della Chiesa di Cartagine

1 - Celestio accusato da Eros e Lazzaro

Mentre eravamo adunati, secondo la nostra usanza, nella solenne assemblea del concilio a Cartagine, convocati per discutere diverse questioni, il nostro collega di sacerdozio Orosio ci ha consegnato una lettera dei nostri colleghi di episcopato Eros e Lazzaro, della quale abbiamo pensato bene d'accludere qui una copia.

Da essa ci siamo accorti che Pelagio e Celestio sono gli autori d'un'eresia assolutamente empia e meritevole d'essere colpita di anatèma da tutti noi.

Per questo motivo abbiamo chiesto che si rileggessero tutti gli Atti del concilio tenuto qui a Cartagine circa cinque anni fa, per vedere quali provvedimenti vi erano stati presi riguardo alla persona di Celestio.

Questi furono letti e, sebbene esistesse come la Santità tua potrà costatare dagli acclusi documenti una sentenza assolutamente ìnequivocabile, emanata dal tribunale composto dei vescovi radunati in quella circostanza, in virtù della quale sentenza pareva che fosse stato asportato dal seno della Chiesa quel bubbone tanto virulento, ciò nondimeno abbiamo stabilito in pieno e unanime accordo che gli autori di questa eresia ( sebbene si dica che il medesimo Celestio sia arrivato in seguito fino al presbiterato ) debbano essere colpiti di anatèma se non condanneranno pubblicamente e senza la minima ambiguità i loro errori, affinché si possa procurare la salvezza, se non degli eresiarchì, almeno di coloro che sono stati o potrebbero essere ingannati da essi, una volta conosciuta la sentenza pronunciata contro di quelli.

2 - Grazia e libero arbitrio nell'eresia pelagiana

Abbiamo quindi creduto opportuno mettere al corrente del nostro operato la tua santa Carità, o signore nostro fratello, affinché le decisioni delle nostre umili persone siano accreditate anche dall'autorità della Sede apostolica, per proteggere la salvezza di molti fedeli e correggere anche la falsa dottrina di alcune persone.

Questi eretici con le loro riprovevoli discussioni, difendendo o piuttosto esaltando il libero arbitrio per insuperbire empiamente, fanno del tutto per non lasciare alcun posto alla grazia di Dio, in virtù della quale siamo Cristiani, in virtù della quale lo stesso libero arbitrio della nostra volontà diventa davvero libero, dal momento che viene liberato dalla tirannia delle passioni carnali secondo le parole del Signore: Se vi libererà il Figlio, allora si che sarete liberi davvero; ( Gv 8,36 ) aiuto, questo, che si ottiene solo per mezzo della fede in Gesù Cristo nostro Signore.

Costoro invece - come abbiamo, saputo dai fratelli che hanno pure letti i loro libri - asseriscono che la grazia di Dio dev'essere considerata come consistente nella stessa natura umana creata da Dio, la quale può adempiere per mezzo della volontà personale d'ogni uomo la legge di Dio, sia quella scolpita dalla natura nel nostro cuore, sia quella scritta.

Questa medesima legge fa parte della grazia di Dio poiché Dio l'ha data all'uomo per aiutarlo. ( Is 8,20 sec. LXX )

3 - La natura esaltata al posto della grazia

Essi al contrario non vogliono riconoscere per nulla la grazia in virtù della quale - come abbiamo detto - siamo Cristiani, la grazia cioè insegnata e proclamata dall'Apostolo che dice: Difatti secondo l'uomo interiore mi compiaccio della legge di Dio; però nelle mie membra scorgo un'altra legge che combatte contro quella della mia ragione e mi tiene schiavo sotto la legge del peccato insita nelle mie membra.

Infelice uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte?

La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,22-25 )

Essi d'altronde non osano neppure combatterla apertamente; ma cos'altro fanno quando non cessano di cercare di persuadere alle persone carnali, incapaci di capire le cose dello Spirito di Dio, ( 1 Cor 2,14 ) che può essere loro sufficiente la sola natura umana per compiere in tutta la sua perfezione la giustizia di Dio e i comandamenti di Dio?

Essi non riflettono a quanto sta scritto:

È lo Spirito a venire in aiuto alla nostra debolezza; ( Rm 8,26 )

e: Non è questione di chi vuole né di chi corre ma di Dio che usa misericordia; ( Rm 9,16 )

e: Siamo un solo corpo in Cristo, ciascuno poi per parte sua membro l'uno dell'altro, avendo doni diversi secondo la grazia a noi concessa; ( Rm 12,5-6 )

e: Per grazia di Dio sono quel che sono e la sua grazia in me non fu inutile, ma ho lavorato più abbondantemente di tutti quelli, non io però, ma la grazia di Dio con me ( 1 Cor 15,10 );

e: Sia ringraziato Dio che ci ha dato la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; ( 1 Cor 15,57 )

e: Non già che siamo capaci di pensare qualcosa come se provenisse da noi stessi, ma la nostra capacità viene da Dio; ( 2 Cor 3,5 )

e: Abbiamo questo tesoro in recipienti di creta, affinché ciò che è sublime in noi sia attribuito alla potenza di Dio e non a noi; ( 2 Cor 4,7 )

e innumerevoli passaggi della Scrittura simili a questi che se volessimo raccoglierli tutti, non basterebbe un libro.

Noi inoltre temiamo che, ricordando queste verità che tu insegni solennemente con maggiore influenza dall'alto della cattedra apostolica, possiamo dare l'impressione di agire con poco rispetto.

Ma lo facciamo perché, quanto più siamo deboli, dovunque ciascuno di noi si crede più scrupoloso nel predicare la parola di Dio, tanto più siamo esposti agli attacchi più audaci degli eretici.

4 - L'errore pelagiano dev'esser condannato dal papa

Se dunque Pelagio può esser apparso anche alla Santità tua assolto ( dalla accusa di eresia ) in base ai verbali degli Atti compilati dai vescovi radunati in Oriente, tuttavia l'empietà di questa eresia, che ha già molti difensori, dev'esser condannata con anatema anche dall'autorità della Sede apostolica.

I sentimenti più intimi del cuore pastorale della Santità tua ti muovano a compassione di noi considerando quanto siano rovinose ed esiziali alle pecorelle di Cristo le conseguenze inevitabili delle empie discussioni di tali eretici in base alle quali non dovremmo nemmeno pregare per non cadere in tentazione, come il Signore ha raccomandato ai suoi discepoli, ( Mt 26,41 ) e come è affermato espressamente nella preghiera da lui insegnata; ( Mt 6,13 ) o non dovremmo pregare affinché non venga meno la nostra fede, mentre lo stesso Signore affermò di avere pregato a questo scopo per l'apostolo Pietro. ( Lc 22,32 )

Se infatti queste cose dipendono dal potere della natura e dal libero arbitrio, chi non capirebbe quanto sarebbe inutile chiederle al Signore e quanto sarebbe falso pregare per ottenerle da Dio, dal momento che gli domanderemmo nella preghiera cose che si ottengono con le forze sufficienti della nostra natura che le ha insite fin dalla sua creazione?

È pure evidente che Nostro Signore non avrebbe dovuto dire: Vegliate e pregate; ma soltanto: Vegliate, per non soccombere alla tentazione; ( Mt 26,41 ) né avrebbe dovuto dire a S. Pietro, capo degli Apostoli: Io ho pregato per te; ma: " Ti raccomando " oppure: " Ti comando e ti ordino ", che la tua fede non venga meno. ( Lc 22,32 )

5 - Le benedizioni liturgiche inutili per i Pelagiani

Con le loro discussioni questi eretici si oppongono alle nostre benedizioni di modo che sembra inutile tutto ciò che diciamo riguardo ai fedeli, quando preghiamo il Signore che gli siamo graditi con una vita di onestà e di pietà, oppure ciò che l'Apostolo chiede nelle sue preghiere per i fedeli, dicendo: Io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signor Nostro Gesù Cristo, dal quale prende nome ogni paternità in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, d'esser corroborati mediante il suo Spirito. ( Ef 3,14-16 )

Se dunque nelle nostre benedizioni vorremo dire a proposito dei fedeli: " Concedi loro, o Signore, di essere corroborati per mezzo del tuo Spirito ", si alzeranno contro di noi costoro con le loro discussioni affermando che si nega il libero arbitrio chiedendo a Dio ciò ch'è in nostro potere: " Poiché se vogliamo essere corroborati nella virtù - obiettano essi - lo possiamo in grazia delle forze della natura che non riceviamo adesso ma che abbiamo ricevuta quando siamo stati creati ".

6 - Il battesimo per i bambini non necessario secondo Celestio

Sostengono pure che non è necessario battezzare i bambini per procurar loro la salvezza che viene concessa per mezzo di Cristo Salvatore; con questa loro micidiale dottrina li precipitano nella morte eterna, promettendo loro che, anche se non vengono battezzati, otterranno la vita eterna e che non si possono applicare loro le seguenti parole del Signore: Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò ch'era perduto, ( Lc 19,10 ) poiché - dicono costoro - questi bambini non sono affatto periti e non c'è in essi nulla che debba esser salvato e riscattato con un prezzo così grande, dato che in essi non c'è nulla di corrotto dal peccato, nulla che sia tenuto in schiavitù sotto il dominio del demonio né per essi è stato versato il sangue che secondo la S. Scrittura è stato versato in remissione dei peccati. ( Mt 26,28 )

Celestio ha bensì ammesso, in un suo scritto, alla conferenza della Chiesa di Cartagine che anche la redenzione dei bambini avviene in virtù del battesimo cristiano; ma un buon numero di coloro che, a quanto si dice, sono o sono stati discepoli di cotesti eretici, non cessano di sostenere, dovunque possono, queste empietà, con le quali cercano di abbattere le fondamenta della fede cristiana.

Sebbene quindi Pelagio e Celestio si siano corretti oppure affermino che essi non hanno mai avuto Simili opinioni e dicano che non sono essi gli autori di tutti gli scritti rinfacciati loro, sebbene inoltre non ci sia la possibilità di provare che sono menzogneri, tuttavia è necessario colpire di anatema e senza fare alcuna distinzione chiunque insegna e sostiene che per vincere i peccati e osservare i comandamenti di Dio è sufficiente a sé stessa la natura umana, facendosi in tal modo riconoscere per nemico della grazia di Dio, così manifestamente attestata nelle preghiere dei santi.

Dev'essere ugualmente colpito anatema chiunque afferma che i bambini non vengono salvati dalla perdizione col battesimo di Cristo.

Quando la Santità tua avrà esaminato attentamente i verbali vescovili redatti - come si afferma - in Oriente durante lo stesso processo e tutti gli altri errori che si rinfacciano a cotesti eretici, pronuncerà - ne siamo sicuri - un giudizio che ci colmerà di gioia per la misericordia di Dio.

Prega per noi, signore beatissimo Padre.

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