Questioni sui Vangeli

Indice

Libro I

Questioni sul Vangelo di Matteo

1 Dicendo: Nessuno conosce il Figlio se non il Padre non aggiunse: " E colui al quale il Padre lo voglia rivelare", come dice nella seconda parte: Nessuno conosce il Padre se non il Figlio, aggiungendo: E colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

L'espressione non è da intendersi nel senso che il Figlio non può essere conosciuto da nessun altro all'infuori del Padre, mentre il Padre può essere conosciuto non solo dal Figlio, ma anche da coloro ai quali il Figlio lo rivela.

La frase è stata formulata in tal modo per farci capire che a rivelarci e il Padre e il Figlio è il Figlio stesso, in quanto è lui la luce della nostra mente.

In questo senso anche l'aggiunta: E colui al quale il Figlio lo voglia rivelare devi intenderla non solo del Padre ma anche del Figlio.

Si riferisce infatti a tutto l'insieme della frase.

In effetti il Padre si manifesta nel suo Verbo, mentre il Verbo manifesta non solo colui che in quanto Verbo esprime ma anche il Verbo in se stesso.

2 I discepoli del Signore cominciarono a strappare le spighe e a mangiarne.

Non ne avrebbero potuto mangiare se non le avessero strappate con le mani.

Equivale a: Mortificate le vostre membra che appartengono alla terra, ( Col 3,5 ) nel senso che nessuno può entrare nel corpo di Cristo se non depone le spoglie carnali.

In riferimento a ciò è detto: Deponete l'uomo vecchio, ( Col 3,9 ) e ancora: Mediante una circoncisione non effettuata con le mani spogliatevi della carne. ( Col 2,11 )

3 Quanto allo stoppino fumigante, notare che, quando smette di far luce, produce cattivo odore.

4 Allora gli fu presentato un tale, cieco e muto, che aveva un demonio.

Si riferisce a coloro che non credono e così sono sudditi del diavolo; a coloro che non comprendono e non se la sentono di professare quella fede di cui sta scritto: Con la bocca si professa la fede per ottenere la salvezza. ( Rm 10,10 )

Può valere anche per coloro che si rifiutano di lodare Dio.

5 Riguardo alle parole: Se io scaccio i demoni in virtù di Beelzebub, sottintendi: " Anche secondo questa vostra supposizione è segno che è giunto a voi il Regno di Dio ".

Ciò vale perché il regno del diavolo non può restare in piedi, se, come dite voi, è diviso in se stesso.

Del Regno di Dio dice che è già in atto poiché già fin d'ora gli empi sono condannati e separati dai fedeli che si pentono dei loro peccati.

Se lo chiama il forte, è perché egli teneva gli uomini in tale schiavitù che da soli, con le loro proprie forze, non se ne sarebbero potuti mai liberare, ma solo attraverso la grazia di Dio.

Strumenti di lui vengono chiamati tutti gli increduli.

Se prima non avrà incatenato il forte.

Incatenare è detto [ di Cristo ], in quanto egli ha tolto al diavolo il potere di distogliere la volontà dei fedeli dal mettersi alla sequela del Signore e ottenere così il Regno di Dio.

6 Li chiama razza di vipere nel senso che altre volte li chiama anche figli del diavolo, del quale in tanto si è figli in quanto col peccare si diventa suoi imitatori.

7 Come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del cetaceo, così il Figlio dell'Uomo starà tre giorni e tre notti nelle profondità della terra.

Per quanto riguarda il venerdì dovrai intendere come una notte e un giorno, e quindi per un giorno intero, quelle ore del giorno che seguirono la sepoltura aggiungendovi anche la notte che l'aveva preceduto; il sabato notte e giorno; per la domenica sono un giorno intero, la notte e l'alba dello stesso giorno.

In tal modo, considerando come un tutto anche la parte, hai i tre giorni e le tre notti.

È come quando d'una donna incinta si dice che è al decimo mese della gravidanza.

Non si vuole dire altro che i nove mesi sono già completi e l'inizio del decimo mese lo si computa per un mese intero.

Lo stesso notiamo a proposito della trasfigurazione del Signore sul monte.

Un evangelista dice che avvenne dopo sei giorni, ( Mt 17,1 ) mentre un altro dopo otto. ( Lc 9,28 )

Questo secondo computa come giorni interi e l'ultima parte del primo giorno, ( quello nel quale il Signore promise l'evento ) e la prima parte dell'ultimo giorno ( quello cioè in cui la promessa si realizzò ).

Egli scrive così per farti comprendere che l'altro, parlando di sei giorni, si riferisce ai soli giorni intermedi, che effettivamente furono completi e interi.

Da notarsi anche che, nella Genesi, il giorno comincia col sorgere della luce e finisce con le tenebre, ( Gen 1,5 ) volendosi indicare con ciò la caduta dell'uomo; nel Nuovo Testamento invece il giorno inizia dalle tenebre per muovere verso la luce, come fu detto: Dalle tenebre sorge la luce. ( 2 Cor 4,6 )

Con ciò si indica l'uomo che, liberato dai peccati, giunge alla luce della giustizia.

8 Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, ecc.

Vuol rappresentare quei tali che, dopo aver creduto, non reggono agli sforzi che richiede la continenza e per questo se ne tornano al secolo.

Le parole: Prende con sé sette altri sono da intendersi nel senso che quando uno decade dalla giustizia diventa anche simulatore.

In effetti la passione carnale, scacciata dalla penitenza dal suo consueto campo d'azione, siccome non trova quei piaceri in cui si acquietava, torna con accresciuta avidità e s'impadronisce di nuovo della mente umana.

Ciò accade se, cacciata via la passione, vi subentra la negligenza che impedisce alla parola di Dio, trasmessa dalla sana dottrina, di entrare nell'anima come abitatrice della casa ripulita.

Il malcapitato allora non avrà più soltanto quei ben noti vizi che si oppongono alle sette virtù spirituali, ma per ipocrisia fingerà d'avere queste stesse virtù.

Pertanto le parole: Con sé sette altri peggiori di lui, vogliono dire che mediante la finzione di queste virtù ritorna la passione di una volta e vi torna in modo che la sorte finale dell'uomo sia peggiore di quella iniziale.

9 Una parte produsse il cento per uno, un'altra il sessanta, un'altra il trenta.

Il cento per uno si riferisce al martirio, che comporta la santità della vita e il disprezzo della morte; il sessanta per uno è detto delle vergini a motivo della quiete interiore, perché non hanno da combattere contro le abitudini disordinate della carne.

Si suole infatti accordare un riposo, affine a questo, a coloro che nella vita militare o nel pubblico impiego hanno raggiunto i sessant'anni.

Il trenta per uno è il frutto che producono i coniugi, la cui età è un'età da combattenti, in quanto essi debbono sostenere una battaglia molto accanita per non lasciarsi vincere dalla libidine nelle sue varie forme.

10 Si chiama zizzania ogni inquinamento che si sviluppa in mezzo al grano.

E se si dice che prima viene separata la zizzania è perché gli empi vengono separati dai giusti nella tribolazione che precede [ la fine ].

Che poi tale separazione avvenga ad opera degli angeli buoni è detto in riferimento al fatto che anche i buoni possono adempiere incarichi vendicativi con animo buono, come fanno i re e i giudici.

Quanto invece agli incarichi richiesti dalla misericordia, i cattivi non saprebbero espletarli.

11 Il grano di senape diventa più grande di tutti gli ortaggi.

È detto in riferimento al fervore della fede che, a quanto si dice, può liberare dai veleni, cioè dai dogmi, intendendo per " dogmi" le opinioni delle diverse sette o, in altre parole, quanto sostengono le diverse sette.

12 Una donna prese del lievito e lo nascose in tre staia di farina.

La donna fa pensare alla sapienza, il lievito alla carità, la quale riscalda e smuove.

Le tre staia di farina richiamano l'uomo, di cui si dice: Con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente; ( Mt 12,37 ) oppure si riferiscono a quel triplice fruttato: il cento, il sessanta o il trenta per uno, ( Mt 13,23 ) o magari alle tre famiglie umane aventi per capostipite Noè, Daniele e Giobbe. ( Ez 14,14 )

13 Chiama tesoro nascosto nel campo i due Testamenti della Legge in possesso della Chiesa.

Quando uno con la mente ne percepisce anche solo una parte, subito s'avvede che grandi verità sono ivi nascoste.

E va, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Vuol dire che quell'uomo disprezza i beni materiali per procurarsi la quiete dove si è ricchi della conoscenza di Dio.

14 Dissero i giudei: Donde vengono a quest'uomo una tale sapienza e un tale potere?

La sapienza la riscontravano in ciò che diceva, i poteri straordinari in ciò che operava.

Per questo anche l'Apostolo parla di Cristo potenza e sapienza di Dio, ( 1 Cor 1,24 ) e, nominando la potenza, si riferisce ai suoi miracoli e ha in vista i giudei; parlando invece di sapienza ha in vista il suo insegnamento, e si riferisce ai greci, cioè ai pagani.

15 Quanto dissero i discepoli, e cioè: È un fantasma, equivale all'altro detto: Pensate che egli troverà la fede sulla terra? ( Lc 18,8 )

E lo si dice in riferimento a quei tali che, cedendo alle suggestioni diaboliche, dubiteranno della venuta di Cristo.

Se poi Pietro chiede con insistenza al Signore che lo aiuti e non lo lasci annegare, è un modo di dire per indicarci che la Chiesa dovrà essere purificata per mezzo di tribolazioni anche dopo l'ultima persecuzione, come appunto scrive Paolo: Egli sarà salvo, ma come attraverso il fuoco. ( 1 Cor 3,15 )

Se si aggiunge che quanti erano nella barca lo adorarono dicendo: Tu sei veramente il Figlio di Dio, è per significarci che la gloria di lui si sarebbe manifestata in seguito mediante la visione a coloro che in quel momento stavano camminando nella luce della fede.

16 Qualunque dono che proviene da me recherà vantaggio a te.

Vuol dire: Il dono che offri per me ormai comincia ad appartenere a te.

Con tali parole i figli intendono significare che non hanno più bisogno delle offerte che i genitori prima facevano per loro, essendo giunti a un'età in cui essi stessi potevano farle di persona.

Avendo dunque raggiunto quell'età che consentiva di rivolgere ai genitori tali parole, se di fatto le dicevano, secondo i farisei essi non erano in colpa nel non prestare sovvenzioni ai propri genitori.

17 Ogni pianta non piantata dal Padre mio celeste sarà sradicata.

Si tratta di quella pianta che è la cupidigia carnale.

Chi si regolava secondo i suoi canoni si scandalizzava quando venivano trascurati i segni di varie cose o magari anche le loro tradizioni e non si curava dei comandamenti di vita che purificano l'anima dalla cupidigia.

18 Guarendo il servo del centurione e la figlia della cananea senza recarsi nelle loro case indica come furono salvati i popoli pagani: da loro egli non venne di persona ma lo avrebbe fatto tramite la sua parola.

E se i figli vengono risanati per le preghiere dei genitori, occorre riferire il fatto a quella persona che è la Chiesa, la quale è, a se stessa, e madre e figlia: nel complesso di tutti coloro che formano la Chiesa la si dice madre, le stesse persone prese invece singolarmente sono chiamate figli.

19 Le turbe presentarono al Signore i muti, cioè coloro che non lodano Dio o ricusano di professare la fede; i ciechi, cioè coloro che, sebbene obbediscano all'autorità, non capiscono; i sordi, cioè coloro che, pur comprendendo, non vogliono obbedire; gli zoppi, cioè coloro che in qualsiasi modo non adempiono i precetti.

20 Disse il Signore: Quando si fa sera dite: Sarà bel tempo poiché il cielo rosseggia.

Vuol significare che nella prima venuta di Cristo per il sangue della sua passione si concede il perdono dei peccati.

Le altre parole: E al mattino: Oggi sarà un tempaccio poiché il cielo è di un rosso malato si riferiscono al fatto che nella seconda venuta il Signore verrà preceduto dal fuoco.

Orbene - continuò - voi sapete giudicare l'aspetto del cielo; come mai non siete in grado di valutare i segni dei tempi?

Chiama segni dei tempi tutto ciò che si riferiva alla sua prima venuta e alla passione, a cui è simile il cielo rosseggiante di sera, e poi passa a parlare delle afflizioni che precederanno l'ultima sua venuta, alle quali somiglia il cielo quando di mattina è di un rosso malato.

21 Disse il Signore: Elia sicuramente verrà e restituirà tutte le cose.

Si riferisce a coloro che la persecuzione dell'anticristo avrà messo in angustia, o al fatto che egli con la sua morte risarcirà ogni debito.

22 Sulle parole: Spesso cade nel fuoco e qualche volta nell'acqua.

Il fuoco fa pensare all'ira poiché tende all'alto; l'acqua ai piaceri della carne.

E pure ciò che dissero gli apostoli: Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?

Accadeva perché non insuperbissero potendo fare tali miracoli.

Si volle, in altre parole, richiamarli a una maggiore umiltà in materia di fede, raffigurata nel granello di senapa.

E con tale umiltà avrebbero dovuto curare il gonfiore dell'umana superbia, raffigurata appunto dalla montagna, sino a farla scomparire.

23 Egli disse: Dunque i figli ne sono esenti.

È da interpretarsi nel senso che in ogni regime i figli sono esenti, cioè non soggetti a tasse.

A molto maggior ragione i figli di quel regno a cui sottostavano tutti i regni terreni debbono essere liberi in qualunque regno terreno si trovino a vivere.

24 Diceva il Signore: Chi scandalizzerà uno di questi piccoli, e si riferiva agli umili, com'egli desidera siano i suoi discepoli.

Questo scandalo proviene dal non obbedire o dal contrapporsi, come faceva quell'Alessandro tesoriere di cui parla l'Apostolo.

Allo scandaloso è meglio che sia appesa al collo una macina tirata da asini e sia sprofondato negli abissi del mare. ( 2 Tm 4,14 )

Significa: per colui che dà scandalo è meglio questa pena piuttosto che la cupidigia delle cose temporali, da cui si lasciano avvincere gli stolti e i ciechi, lo incateni e col suo peso lo trascini alla perdizione.

25 A un padrone fu presentato un tale che gli era debitore di diecimila talenti: egli ordinò che fosse venduto lui insieme con la moglie, i figli e tutti i suoi possedimenti, e così si saldasse il debito.

Bisogna interpretare il fatto nel senso che quel tizio era debitore quanto a tutti i dieci comandamenti della legge; quindi doveva scontare la pena per la sua cupidigia e le opere di lui, qui rappresentate dalla moglie e dai figli.

Tale era il suo prezzo: dove per prezzo della sua vendita deve intendersi il supplizio cui era condannato.

Il resto poi, e cioè che egli non volle condonare il debito al suo collega ma andò e lo mise in carcere lo interpretiamo notando come ebbe contro l'altro tale animosità da volergli infliggere il supplizio.

Quanto ai compagni di servizio che riferirono l'accaduto al padrone, ci si può vedere la Chiesa, che proscioglie l'uno e lega l'altro.

26 Disse il Signore che il ricco non entra nel Regno dei cieli e i discepoli gli replicarono: Chi si potrà salvare?

In confronto con il numero elevatissimo dei poveri, i ricchi sono un piccolo numero.

Il testo è da intendersi quindi nel senso che tutti coloro che bramano possedere beni terreni debbono persuadersi che rientrano nel numero dei ricchi.

27 Il Signore manifesta privatamente a due discepoli la sua passione.

Si comportò così perché la testimonianza fosse confermata in vista del futuro, come è detto: Ogni parola prende stabilità se è proferita da due o tre testimoni. ( Mt 18,16 )

Non poté comunicarla a meno di due persone perché, se da un lato la cosa non doveva diventare di pubblico dominio, dall'altro non doveva mancare della saldezza proveniente dalla testimonianza umana.

Poté agire così anche per mettere in risalto il mistero della carità, che non può aversi là dove non ci sono almeno due persone.

In realtà il Signore avrebbe subìto la passione non per necessità, quasi che fosse in debito per peccati suoi personali, ma mosso da carità, in quanto cioè voleva abolire i nostri peccati.

28 Il Signore esce da Gerico quando risorgendo se ne va da questa terra.

Lo seguono folle numerose, in quanto credono in lui popoli e nazioni.

Due ciechi siedono ai margini della strada: rappresentano coloro che, ebrei o pagani, accettarono con la fede l'economia salvifica temporale, dove Cristo è nostra via.

Essi desideravano essere illuminati: desideravano comprendere qualcosa sull'eternità del Verbo.

Questo dono desideravano ottenere da Gesù che passava, in quanto esso si merita attraverso la fede con cui si ammette che il Figlio di Dio nacque come uomo e subì la passione per noi.

In questa economia Gesù è come uno che passa, poiché tale serie di fatti avviene nel tempo.

Era quindi necessario che gridassero molto forte per superare lo strepito della folla che loro si opponeva: dovevano cioè avere un coraggio risoluto e perseverante nel pregare e bussare.

Con tale fortissima e coraggiosa insistenza potevano superare la consuetudine derivante dai desideri carnali che, come una calca di gente, col suo chiasso ostacola il pensiero teso nello sforzo di contemplare la luce della verità eterna.

Ci si potrebbe tuttavia vedere raffigurata la moltitudine stessa degli uomini carnali che ostacola l'interessamento per le cose spirituali.

Comunque Gesù, che aveva detto: A chi chiede sarà dato, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto, ( Mt 7,7 ) udì che stavano venendo da lui.

Con l'ardore stesso del desiderio raggiungevano l'oggetto da loro desiderato; e pertanto ecco che egli li tocca e dà loro la vista.

L'eternità del Verbo infatti, che rimanendo fisso in se stesso rinnova tutte le cose, ( Sap 7,27 ) non è cosa passeggera come la sua manifestazione nel tempo.

Ne consegue che la fede nell'incarnazione, avvenuta nel tempo, ci dispone a comprendere le realtà eterne, e per questo furono invitati ad aprire gli occhi da Gesù in movimento, mentre riebbero la vista da Gesù che si era fermato.

Le cose temporali infatti sono passeggere, le eterne immutabili.

29 Il Signore disse ai discepoli: Voi comanderete a questo monte di scansarsi e gettarsi nel mare.

Lo disse parlando della superbia, che è una caratteristica dei mondani, e le stesse parole deve ripetere a se stesso il servo di Dio al fine di allontanare da sé un tal vizio, che non si addice alla sua condizione.

Poté anche dirlo riferendosi al fatto che, essendo stato predicato dagli apostoli il Vangelo, per la fede dei credenti il Signore stesso, qui chiamato monte, ( Is 2,2 ) fu sottratto al mondo giudaico per essere lanciato più lontano, cioè fra le genti, assimilate a un mare.

30 Diceva il Signore: Chi cadrà sopra questa pietra si spezzerà e colui sul quale si abbatterà la pietra lo schiaccerà.

Quando menziona coloro che cadono sopra la pietra, si riferisce a quei tali che al presente lo disprezzano o ingiuriano.

Di loro dice pertanto che la loro rovina non è totale ma vengono menomati sì da non poter più camminare diritti.

Su coloro invece sui quali la pietra cade verrà dal cielo, nel giudizio, la perdizione, che sarà la loro pena.

E se dice che li schiaccerà, è perché debbono diventare come è scritto: Gli empi saranno come la polvere che il vento solleva da terra. ( Sal 1,4 )

31 Il Signore disse: Il Regno dei cieli è simile a un re che preparò una festa di nozze per il suo figlio.

Chiama festa di nozze l'Incarnazione del Verbo, perché nell'umanità assunta la Chiesa fu congiunta con Dio.

Quanto alle parole: I miei tori e gli animali ingrassati sono stati uccisi, chiama tori i capi del popolo, animali ingrassati tutti gli esseri nutriti.

E se il padrone dice: Andate nei crocicchi delle strade e chiamate alla festa tutti quelli che trovate, per strade si intendono le dottrine dei gentili.

Alle nozze infatti sono venuti da tutte le genti, cioè quanti hanno creduto in Cristo.

32 I sadducei dicono al Signore: C'erano fra noi sette fratelli, il primo di loro, preso moglie, morì; e così il secondo e tutti gli altri.

Ci dobbiamo intendere gli empi, che non possono produrre frutto alcuno sulla terra, pur rimanendovi per tutte e sette le ere del mondo, nelle quali la terra permane.

Terminati quei sette periodi, scomparirà la stessa terra, sulla quale erano passati senza produrre frutto tutti quei sette " mariti ", come vengono presentati.

33 Il Signore disse: In questi due precetti è sospesa tutta la Legge e i Profeti.

Se dice: È sospesa, è perché ad essi è ordinata come al suo proprio fine.

34 Il Signore disse: Cosa vale di più: l'oro o il tempio che santifica l'oro?

E inoltre: Cosa vale di più: il dono o l'altare che santifica il dono?

Per tempio e altare si intende lo stesso Cristo, per oro e dono le lodi e i sacrifici delle preghiere che presentiamo in lui per lui.

Non è infatti che lui sia santificato da queste cose, ma queste cose da lui.

35 Il detto del Signore: Voi scolate la zanzara corrisponde all'altro: Essi pagano la decima d'ogni sciocchezza, mentre le parole: Voi inghiottite il cammello corrispondono al rimprovero: Voi trasgredite i precetti più gravi della legge: la misericordia, la giustizia, la fedeltà.

Per cui il senso dell'intera frase è: Voi osservate le prescrizioni più piccole, mentre trascurate le più importanti.

Per una simile perversione capitarono loro mostruosità alle quali si potrebbero riferire con senso allegorico le presenti parole.

Essi poterono, ad esempio, chiedere la liberazione di Barabba, ( Mt 27,20 ) il quale rispettava il sabato come lo rispettavano loro stessi con diligenza scrupolosa ma semplicemente materiale, mentre condannarono a morte il Signore che osservava il sabato solo spiritualmente identificandolo cioè con le opere di giustizia, misericordia e fedeltà, virtù che essi sommamente trascuravano.

Né sembri assurdo che un sedizioso omicida venga figuratamente chiamato zanzara, dal momento che questo insetto infastidisce col suo ronzio ed è avido di sangue.

Quanto al Signore, lo si è potuto ragionevolmente denominare cammello per la grandezza dell'umiltà nel portare il peso.

36 Diceva il Signore rivolto a Gerusalemme: Quante volte ho voluto radunare i tuoi figli come la chioccia raduna sotto le ali i suoi pulcini, e tu non l'hai voluto!

La chioccia mostra un grande affetto per i figli, al segno che partecipando alla loro infermità si ammala lei stessa.

Non solo ma per proteggere dal falco questi suoi figli, combatte contro l'aggressore, cosa che difficilmente si riscontra negli altri animali.

Allo stesso modo la Sapienza di Dio, che è la nostra madre, si è fatta - diremmo - debole prendendo la nostra carne, per cui l'Apostolo può dire: Ciò che di Dio è debole è più forte degli uomini. ( 1 Cor 1,25 )

È lei che ci protegge nella nostra fragilità e si oppone al diavolo perché non ci rapisca.

In questa difesa, quello che la chioccia compie nel suo affetto per resistere al falco, lo stesso compie la Sapienza contro il diavolo in forza del suo potere.

37 Il Signore disse: Pregate perché la vostra fuga non avvenga d'inverno o di sabato.

Pregate cioè per non essere impediti da qualche ostacolo in quanto, se d'inverno, sarebbero stati ostacolati nel camminare dalla pioggia o dal freddo e, se di sabato, dalla proibizione di mettersi in viaggio.

Ma c'è un altro senso, e cioè che nessuno da quel giorno dev'essere trovato immerso o nella tristezza o nel godimento a causa di beni temporali.

38 Il Signore disse: Come la folgore scocca in oriente e giunge fino all'occidente, così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo.

Con i termini oriente e occidente volle indicare tutto il mondo, nel quale si sarebbe diffusa la Chiesa dopo l'evangelizzazione iniziale avvenuta a Gerusalemme. ( Lc 24,27 )

In tal senso diceva: D'ora in poi vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi. ( Mt 26,64 )

Molto appropriatamente nel nostro testo dà alla Chiesa il nome di folgore, in relazione al fatto che questa prevalentemente guizza dalle nubi.

Si riferisce dunque a un momento in cui l'autorità della Chiesa è già stabilita in maniera chiara e visibile per tutta la terra, e di conseguenza ammonisce i discepoli, i fedeli e tutti coloro che avrebbero voluto credere in lui a non prestar fede agli scismatici e agli eretici.

Ogni scisma infatti e ogni eresia occupa, sulla terra, un suo luogo particolare, estendendosi solo a una qualche zona, ovvero inganna la curiosità della gente con pratiche occulte o riunioni nebulose.

A questo si riferiscono le parole: Se qualcuno vi dirà: Eccolo qui il Cristo, o: Eccolo là, significando con ciò le varie parti della terra o delle province.

Se poi aggiunge: O all'interno delle case o nel deserto, è per designare le adunanze occulte e tenebrose che tengono gli eretici.

Pertanto, se asserisce che la sua venuta si estende dall'oriente all'occidente, le sue parole sono di gran peso contro coloro che prendono il nome dall'appartenenza a questa o a quella frazioncella del mondo abitato e pur tuttavia dicono che Cristo è dove sono loro.

Il confronto con la folgore vale contro coloro che adunano in occulte conventicole, come in pareti domestiche, e aggiungendo: Nel deserto, dice che si tratta di poche persone.

Il nome folgore è in relazione con l'evidenza e la luce della Chiesa, connotando insieme la notte o la nebulosità del mondo irredento, di fronte al quale appare il candido bagliore della folgore.

39 Disse il Signore: Dalla pianta del fico ricavate l'esempio.

Per pianta di fico intendi il genere umano a motivo del prurito della sensualità.

Quando il suo ramo comincia a diventare tenero; vi si denotano i figli dell'uomo quando per la fede in Cristo cominciano a produrre frutti spirituali, e diventa ben visibile in essi la gloria dei figli adottivi di Dio.

40 Riguardo alle parole dette dal Signore sul conto di Giuda: Sarebbe stato meglio per lui se non fosse mai nato ci si chiede se debbano riferirsi alla vita presente e siano state dette in linguaggio corrente.

Non è possibile infatti che una cosa sia buona a uno che non esiste.

Che se qualcuno ritiene esserci stata, prima della presente, un'altra vita, lo si convince che il nascere non recò alcun vantaggio né a Giuda né a qualsiasi altro.

O è forse un riferimento al diavolo che dice: Non fosse mai nato per peccare?

O che a lui non era vantaggioso nemmeno il nascere in Cristo mediante la vocazione, per non diventare poi apostata?

41 Il fatto che il Signore fu venduto per trenta denari d'argento, tramite Giuda, simboleggia gli iniqui giudei, i quali, attaccati a cose carnali, temporali e commensurabili con i cinque sensi del corpo, non vollero accogliere Cristo.

E siccome fecero un tal rifiuto nella sesta era del mondo, con il numero cinque moltiplicato per sei si volle indicare - diciamo così - il prezzo che ricevettero dalla vendita del Signore.

Fu veramente quello il tempo in cui il profeta li rimprovera dicendo: Figli dell'uomo, fino a quando [ sarete ] duri di cuore?

Perché amate la vanità e cercate la menzogna? ( Sal 4,3 )

Per cui, se nelle cinque epoche ci poté essere una qualche scusa per seguire la vanità, almeno nella sesta avrebbero dovuto comprendere la verità, che veniva annunziata e dimostrata dal Signore Gesù.

Non per niente infatti nel sesto giorno fu creato l'uomo, immagine di Dio. ( Gen 1,26 )

Siccome però essi rifiutarono di comprendere, hanno impressa su di sé sei volte cinque l'immagine del principe di questo mondo e non possiedono il Cristo, ad opera del quale riflette su noi, Signore, la luce del tuo volto. ( Sal 4,7 )

E se è vero che la parola del Signore è argento, ( Sal 11,7 ) ma loro presero la legge in senso carnale, per questo non arrivarono al possesso del Signore: ottennero solo l'immagine di un potere mondano scolpita nell'argento.

42 Le parole del Signore: Dove sarà un cadavere, là si raduneranno le aquile si riferiscono al cielo, dove Cristo elevò con sé il nostro corpo mediante l'umanità che assunse.

Questo corpo è poi chiamato cadavere perché Cristo, quando diceva tali cose, doveva ancora morire.

Là si raduneranno le aquile viene detto in riferimento agli spirituali che si saziano, per così dire, del suo corpo imitando l'umiltà della sua passione.

Prese infatti il corpo per poter essere umiliato e patire per noi.

43 Avvicinandosi il tempo della passione il Signore disse: D'ora in avanti non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui insieme con voi lo berrò nuovamente nel regno del Padre mio.

Chiamando nuovo questo secondo vuol significare che l'altro è vecchio.

Egli aveva preso da Adamo, denominato uomo vecchio, il corpo che nella passione stava per consegnare alla morte, e pertanto nel sacramento del vino egli vuol significare il suo sangue.

Ma allora in quel nuovo vino cos'altro dovremo vedere se non l'immortalità dei corpi risorti a vita nuova?

Dicendo: Lo berrò con voi promette anche a loro la resurrezione del corpo perché abbiano a rivestirsi dell'immortalità.

Con voi in particolare non lo si deve prendere come riferito a identità di tempo ma all'identica novità di condizione.

Di noi infatti dice l'Apostolo che siamo già risorti con Cristo, ( Col 2,12 ) affinché la speranza di un bene futuro ci procuri gioia anche al presente.

Se inoltre dice che quel vino nuovo sarà parimenti frutto della vite, significa che si tratta dello stesso corpo: risorgerà rinnovato ed elevato a condizione celeste quel corpo che morirà nel vecchiume della condizione attuale.

Quanto poi alla vite, vecchia ma capace di offrirgli da bere il calice della passione, se con essa vuoi intendere gli stessi giudei, vi troverai un segno che ti prefigura il fatto che questo popolo, dopo l'ingresso in pienezza dei pagani, entrerà nel corpo di Cristo mediante il rinnovamento della vita, e così l'intero Israele sarà salvato. ( Rm 11,25 )

44 Con le parole: Gli sputarono in faccia si rappresentano coloro che rifiutano gli interventi della sua grazia.

Lo colpiscono inoltre con schiaffi coloro che, invece di lui, preferiscono il proprio prestigio.

Gli dànno delle manate in viso coloro che, accecati da perfidia, affermano che il Salvatore non è venuto, volendo quasi annientare e respingere la sua presenza.

45 Quando Pietro, non ancora fermo nella fede, lo rinnegò tre volte, con tale triplice negazione sembra indicare il deviante errore degli eretici.

In effetti l'errore in cui incorrono gli eretici su Cristo si riduce a tre categorie: errano o sulla divinità o sull'umanità o su tutt'e due.

46 Pietro che segue da lontano il Signore nelle vicende della passione rappresenta la Chiesa.

Anch'essa seguirà, cioè imiterà, la passione del Signore ma in maniera assai diversa: la Chiesa soffre per sé, Cristo invece soffre per la Chiesa.

47 Come è di tre forme la tentazione della cupidigia così è triplice la tentazione del timore.

Alla cupidigia che consiste nella curiosità si oppone il timore della morte.

Come infatti nell'una c'è la voglia smodata di conoscere le cose, così nell'altra il timore di perdere tale cognizione.

Alla cupidigia degli onori e della lode si oppone il timore del disprezzo e delle ingiurie.

Alla cupidigia del piacere si oppone il timore di soffrire.

Per questa triplice tentazione che gli sarebbe capitata nella passione non diventa assurdo il fatto che il Signore per tre volte pregò che passasse da lui il calice, ma che comunque si compisse la volontà del Padre.

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