La storia della Chiesa

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Parte seconda

Il medioevo ecclesiastico

L'età Romano-Germanica - La Chiesa guida dell'Occidente

§ 34. Caratterizzazione generale

Premessa.

L'operare della Chiesa è necessariamente improntato per molti aspetti alla storia in cui essa vive.

L'intensità di questo vincolo è stato diverso nei singoli periodi.

Nel Medioevo però fu essenzialmente più forte di prima e dopo.

Poiché allora, e soltanto allora nel corso della storia, la Chiesa ebbe la possibilità di collaborare nel suo spirito all'organizzazione di tutta la vita ( anche pubblica ).

L'assolvimento di questo compito la portò inevitabilmente ad un intimo contatto col « mondo » nelle varie forme in cui esso si esplica ( cultura, stato ).

Di conseguenza, anche certe espressioni essenziali della vita ecclesiastica nel Medioevo sono legate al tempo più di quanto lo fossero prima o dopo, in modo speciale le forme di sovranità ecclesiastica quali si configurano nel Principe-vescovo medioevale e nella forma specificamente medioevale del Papato.

Da questo condizionamento del tempo, derivarono caratteristiche e tensioni che non è facile valutare giustamente.

Perciò devono esserne esaminate con particolare cura i fondamenti.

Occorre anzitutto vagliare lo sviluppo semantico della nostra lingua.

Il significato di certe espressioni non è lo stesso nel IX e nel XX secolo.

Se noi parliamo della Chiesa come plasmatrice dell'Occidente, ciò è da intendersi come costatazione storica, non come un ideale.

La pretesa clericale al governo non è fondata sul Vangelo.

Così pure quando parliamo di « Chiesa e Stato » non dobbiamo pensare ad uno Stato che, per sua natura secolarizzato, stia di fronte alla Chiesa.

Come risulta dal testo, si intende parlare dei rappresentanti della Chiesa d'allora e dello Stato d'allora che in parte aveva origini sacrali, vale a dire di ciò che comunemente si chiama « sacerdotium » e « imperium ».

Parlando dell'ascesa della gerarchia a guida della società occidentale, non facciamo che una descrizione storica; mai è implicita in ciò una approvazione dei mezzi di volta in volta usati.

Ciò risulta dal modo stesso della narrazione, la quale dimostra che questa ascesa, sotto certi profili, fu una vittoria di Pirro.

« Cultura clericale nel XIII secolo » non indica affatto esclusivamente delle edificanti espressioni di pietà; di essa fanno parte anche per esempio gli assai lascivi Carmina Burana e altre forme ibride.

I titoli possono indicare solamente le linee generali di una cosa; nell'esposizione particolare essi vanno continuamente integrati con ogni sorta di eccezioni, controcorrenti e divisioni.

Così per esempio dobbiamo descrivere esattamente il predominio dell'elemento clericale nella Chiesa medioevale, senza passare sotto silenzio che il sacerdozio universale non giunse mai ad esplicitarsi come sarebbe stato desiderabile.

I. Lo scenario

1. Col nome di Medioevo intendiamo, secondo l'uso linguistico generale, il lasso di tempo che va dal V/VI secolo fino al XV.

Che questi dati abbiano solo un valore approssimativo e che la loro validità differisca tra Oriente e Occidente, è stato già detto.

Il Medioevo ecclesiastico, di fronte alla storia ecclesiastica dell'Antichità, è una entità suscettibile di mutamenti anche di spazio.

Lo scenario della storia della Chiesa da una parte è più angusto che nei precedenti secoli cristiani, dall'altra è più ampio.

In un primo tempo, al ritirarsi dei confini dell'Impero, corrispose una riduzione del territorio raggiunto dal messaggio cristiano, per esempio nella Gallia settentrionale e nelle Isole britanniche.

Questa perdita verrà compensata più tardi da una riconquista.

Un vero e proprio ampliamento dello scenario storico-ecclesiastico risultò dalla cristianizzazione dei popoli germanici nell'Europa centrale e in Scandinavia, delle popolazioni slave dei Balcani, in Russia, in Polonia e nell'Ungheria magiara.

Per altro verso, lo scenario fu limitato all'Europa.

La scena vera e propria sulla quale si svolge la storia del Medioevo cristiano è l'Occidente.

Questa restrizione fu causata:

1) dall'Islam ( dal VII secolo );

2) dalla separazione della Chiesa d'Oriente ( Bisanzio, Balcani, Russia ) dal secolo XI.

( Riguardo a 1 ): Maometto ( 574-632; prima comparsa 611 ) ha sviluppato la sua dottrina sotto il forte influsso del patrimonio spirituale giudaico ed escatologico-cristiano ( § 8,3 ).

L'Islam, perseguendo il suo sogno di conquista mondiale religiosamente rafforzato, realizza l'invasione delle popolazioni arabe iniziata già da secoli prima di Maometto e diretta verso Nord-Ovest e Nord-Est.

Per la storia della Chiesa essa divenne una bufera annientatrice, attraverso la quale la Chiesa perdette proprio le province cristiane più antiche e ( dopo Roma ) più autonome: Siria, Palestina, Egitto, Nord Africa.

Inoltre, un secolo dopo l'Egira di Maometto, il regno cristiano dei Visigoti in Spagna cadde vittima dell'Islam ( 711 ).

Nel 732 le forze dell'Europa occidentale bastarono ancora proprio a tener lontana dalla Gallia l'ondata degli infedeli e a salvare così tutto il nascente Occidente cristiano, cioè la nostra « Europa » ( vittoria di Carlo Martello presso Tours e Poitiers ).

È significativo il fatto che in questo tempo sia stato coniato il nome collettivo « Europenses » per designare i popoli a Nord dei Pirenei riunitisi in una comunità difensiva.

Esso mette in evidenza la situazione radicalmente cambiata: non più la luce della fede viene dall'« Oriente », ma la minaccia, attraverso gli « infedeli ».114

( Riguardo - a 2 ); a) Le Chiese dell'Oriente, data la loro maggiore indipendenza ecclesiastica nel primo periodo cristiano, godettero fin dall'inizio di una forte autonomia.

In modo particolare derivarono dalla loro formazione apostolica taluni privilegi.

Anche quando sussisteva identità di credo fra Oriente e Occidente, le culture delle due parti dell'Impero si svilupparono già ciascuna per contro proprio.

Questa crescita in direzioni differenti era fondata politicamente sulla concorrenza fra la Nuova-Roma e l'Antica-Roma.

Attraverso la rivalità dell'ancora così giovane patriarcato di Costantinopoli nei confronti del primate dell'Occidente, l'evoluzione attinge già direttamente l'ambito ecclesiastico.

Ma essa si espresse in direzioni completamente diverse, in Oriente o in Occidente, a seconda della peculiare mentalità ecclesiastica che ci introduce nel cuore della problematica storico-ecclesiastica del Medioevo: l'intera tematica del Medioevo è dominata dal problema del rapporto fra ministero sacerdotale e potere politico.

Il fatto che esso venga risolto in maniera profondamente differente in Oriente e in Occidente, condiziona decisamente - prescindendo da forze provenienti dall'esterno - la differenza della storia medievale della Chiesa in Oriente e in Occidente: intersecarsi delle due sfere in Oriente, rapporti pieni di tensione fra di esse in Occidente.

b) Le Chiese d'Oriente conservano sì una indipendenza ecclesiastica ma questa viene da esse stesse concepita come in grandissima misura limitata dall'imperatore: esse riconoscono nell'imperatore il « sacerdote-re », secondo il modello di Melchisedec, l'unico rappresentante di Dio che esercita l'autorità anche sulla Chiesa, per quanto gli « affari interni » siano riservati alla gerarchia.

Questo intersecarsi ( « symphonia » ) delle due sfere, che era stato iniziato e andava sempre più compiendosi, trova senz'altro una corrispondenza in Occidente.

Ma qui il rapporto, sin dall'origine, è caratterizzato dalla distinzione di due ambiti fondamentalmente indipendenti.

Teoricamente essi avrebbero dovuto, invero, essere ridotti, mediante « coordinamento », ad una unità superiore.

Ma da entrambe le parti, sia ecclesiastica che secolare, non fu realizzata sufficientemente la distinzione, ne l'unità fu sufficientemente intesa come vero coordinamento.

Anzi, attraverso i secoli si trovano, in varie forme, usurpazioni reciproche e il tentativo di sottomettere a sé l'altra parte.

In queste tensioni, spesso confuse, è fondata la lotta, che domina il Medioevo, fra Sacerdozio e Impero.

c) Con l'accentuarsi dell'autorità propria della gerarchia, in Occidente il carattere di ufficio fu messo maggiormente in evidenza.

L'autorità ufficiale del Papa, per principio, rivendica fondamentalmente a sé sola il potere religioso, nella sua pienezza e questa anzi insieme con alcuni diritti che prima erano riservati all'imperatore ( « principatus » e « auctoritas » ; cfr. già i Papi Leone I, Felice III, Gelasio I ).

All'imperatore doveva spettare soltanto la stretta « potestà regia » ( regia potesfas ).115

Questo atteggiamento di spirito, fondamentalmente diverso, a cuì la rivalità fra i patriarchi orientali e il vescovo di Roma.

Nella consapevolezza della fondazione apostolica delle loro Chiese, essi avvertirono le pretese dei Papi come innovazione.

A prescindere del tutto dalla scarsa anzianità della sede episcopale di Costantinopoli, essi non considerarono che la loro concezione dell'unità fondata completamente sull'imperatore e l'Impero, non era affatto di origine apostolica.

Con la differenziazione ecclesiastica, anche quella culturale, che abbiamo menzionato, portò ad una crescente separazione spirituale.

Il suo risultato fu lo scisma del 1054.

La Chiesa d'Oriente da allora scismatica ( cioè separata da Roma ) già da lungo tempo non aveva più esercitato alcun influsso essenziale sulla formazione del Medioevo europeo.116

Prima esso era stato importante, perfino determinante e fondamentale attraverso le definizioni dottrinali dei grandi Concili Ecumenici.

Dall'inizio delI'VIII secolo però la sua autorità ricevette un fiero colpo dalla controversia iconoclastica, che a sua volta era ispirata dal contatto con l'Islam.

Le sue ripercussioni che scossero l'Oriente fino nel popolo ( i sostenitori vittoriosi del culto delle immagini sacre furono i monaci: il clero secolare cedette ), fanno parte delle gravi controversie accennate, nelle quali l'Oriente, accusando violentemente il Papato e i « latini » ( l'imperatore Leone III contro Gregorio III; cfr. § 38 ) si staccò sempre più dall'Occidente.

La Chiesa orientale, nei secoli che noi chiamiamo medioevali, ha prodotto solo in misura ridotta una vita creativa; non si limitò tuttavia a conservare e tramandare le forme di vita cristiano-antica.

d) L'influsso indiretto dell'Oriente sull'Occidente ha tuttavia una importanza non trascurabile.

Nell'organizzazione del primato papale di giurisdizione per esempio, che è strettamente connesso con lo sviluppo di pretese papali-imperiali ( cfr. Gregorio VII e Innocenzo III ), ebbe una parte eminente il processo di fusione di idee romano-orientali.

Come fecondazione diretta dell'Occidente per opera dell'Oriente, ricordiamo il monachesimo.

Esso non è solo nel suo insieme un dono originario dell'Oriente, alla Chiesa ( vedi § 26 [ Atanasio ] ); il monachesimo occidentale, anche nelle sue riforme, si è rifatto sempre di nuovo ai princìpi della sua origine greco-orientale: Giovanni Cassiano e il suo monachesimo gallico pre-benedettino più di ogni altro; influssi spiccatamente orientali mostra il monachesimo irlandese, influenzato dal monachesimo gallico.

Nella teologia monastica sopravvivono i Padri greci.

Come figura di spicco ricordiamo Scoto Eriugena, che ha tradotto lo Pseudo Dionigi.

Qui si manifesta il profondo influsso della teologia greca su quella occidentale; Dionigi Areopagita infatti rappresentò per Tommaso una autorità quasi indiscussa ( cfr. § 59,3 ).

Dell'influsso orientale in seguito alle crociate e ad Aristotele, giunto attraverso la Spagna e la Sicilia, ma anche attraverso idee religiose « sincretistiche » penetrate dall'Oriente, parleremo in seguito.

Un esempio singolo particolarmente importante è offerto dal movimento càtaro ( § 56 ).

Coronano il quadro, finalmente, anche i tentativi di riunificazione delle due Chiese, che si rinnovarono a più riprese, ma senza forza e preparazione sufficiente.

Il duplice restringimento del territorio d'influenza della Chiesa romana in Oriente ( attraverso l'Islam e lo scisma della Chiesa ) è uno dei presupposti per lo sviluppo di una struttura unitaria ecclesiastica occidentale sotto il Papato.

2. La nostra esposizione si occupa in primo luogo della storia della Chiesa cattolico-romana.

Se noi quindi in genere volgiamo soltanto di rado lo sguardo all'Oriente, dove nei primi secoli eroici il Cristianesimo crebbe, non dobbiamo però dimenticare quanto segue:

a) l'Oriente non visse solo di pretese; ma, restando vicino al Cristianesimo primitivo, conservò una significativa e singolare pietà liturgico-sacramentale, che rese i suoi fedeli capaci anche del martirio fino ai tempi moderni ( gli Armeni 1895-1916; la Chiesa russa nella persecuzione da parte della Stato sovietico, per quanto essa oggi sia diventata talmente una Chiesa del silenzio, che non siamo più in grado di farci un quadro adeguato della sua vita ).

L'aver conservato atteggiamenti espressamente non-occidentali ( anche il sistema non razionale della teologia greco-russa ),117 può far sì che il Cristianesimo orientale, in qualche modo, divenga maestro per la pietà occidentale, possa acquistare una grande importanza per l'avvenire della Chiesa, sia fomentando l'approfondimento dei valori cristiani in Occidente, sia operando una feconda evangelizzazione fra i popoli extra-europei, specie dell'estremo Oriente.

Anche nello sforzo per la riunificazione di tutti i cristiani nell'unica Chiesa, alla Chiesa orientale spetta una funzione importantissima,

b) La capitale di questo Impero orientale in continua diminuzione, Costantinopoli, durante tutto il Medioevo, con la saldezza delle sue mura, fu l'argine protettivo che salvò l'Occidente cristiano dalla dilagante marea degli « infedeli ».

Bisanzio in questo senso ha dato la possibilità all'Occidente di organizzare la sua vita, d'avere perciò un Medioevo.

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114 È caratteristico come col diminuire del pericolo e della minaccia anche la nuova autodenominazione cada in dimenticanza.
115 Queste tendenze trovano la loro espressione, particolarmente efficace, nella Donatio Constantìni: § 39,5.
116 Poiché l'Oriente non opera, o non opera veramente, la distinzione fra Chiesa e Impero, ad esso manca anche la tematica centrale che caratterizza essenzialmente il Medioevo.
117 Inoltre la più spiccata tendenza all'adorazione a differenza della preghiera di domanda in Occidente.