La storia della Chiesa

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IV. Clero e monachesimo

L'ordinamento del clero e la sua funzione, nell'ambito della vita della Chiesa, sono decisivi per la chiesa orientale come per quella occidentale, ma essenzialmente diversi da quella occidentale.

1. L'Oriente, nel complesso - pur con notevoli eccezioni - sembra, fino all'età moderna, non conoscere una regolare cura d'anime, nel senso che contraddistingue la storia religiosa dell'Occidente, a partire dall'alto Medioevo.

Qui però dobbiamo pronunciarci con molta cautela perché il problema della cura d'anime fuori dei monasteri, sembra essere ancora poco studiata.

Esisteva la predicazione, ma andò sensibilmente decadendo.

Il sacerdote è liturgo.

La liturgia possiede una ricchezza tanto inesauribile che la Chiesa può vivere soltanto di essa.

a) La realizzazione di questa ricchezza non poteva tuttavia essere garantita dalla mera celebrazione liturgica.

Subentra a questo punto il problema relativo all'istruzione del clero « orientale ».

Nella Grecia dei primi tempi essa era evidentemente buona, anzi notevole.

Ma da quando la Chiesa divenne chiesa imperiale e affluirono ad essa elementi che non erano preparati profondamente ( già Origene non aveva forse lamentato il decrescente fervore religioso? ),375 essa andò lentamente decadendo: fenomeno che del resto si verificò anche in Occidente negli stessi secoli.376

Occorre notare come, tramontato il tempo della grande teologia, neppure i vescovi fossero immuni dal decadimento a cui abbiamo più sopra accennato.

La situazione, da noi costatata, sta naturalmente in relazione col venir meno della forza spirituale, che si riscontra nella scarsa dinamicità della teologia ortodossa del Medioevo ( v. sotto, S 124, V, 11 b ).

Questo fatto, naturalmente, non costituisce un giudizio definitivo sul clero.

Infatti, nel popolo delle chiese orientali, il quale, parlando in generale, fu guidato da un clero non molto colto, possiamo costatare - a parte la necessaria critica della massiccia esteriorizzazione ( § 124, III, C, 3 a ) - molta pietà e anche santità.

È sorprendente osservare, per es., quanto la pietà ascetica ( per es. attraverso la Philokalia377 ) sia penetrata profondamente nel popolo.

b) Le situazioni presentarono, evidentemente, molte oscillazioni a seconda del tempo e del luogo.

All'ascesa segue una certa decadenza e viceversa.

Dal punto di vista generale, si può dire che il livello si eleva quanto più stretti si fanno i contatti di una o dell'altra di queste chiese, a partire dal nostro tardo Medioevo, con l'umanesimo, la filosofia e la scienza moderna.

Nelle chiese unite con Roma ( quindi con l'Occidente ) la situazione è generalmente migliore che nelle chiese non unite, in Polonia migliori che non in Etiopia o nell'Asia Minore, nell'Iraq o nell'Iran.

La situazione in Polonia, dopo i primi contatti con il cristianesimo, si oriente sempre verso l'Occidente, anche quando, dopo l'XI secolo, il cristianesimo giunto dall'Occidente ( Magdeburgo ) era quasi completamente scomparso e dovette essere ricostituito.

Anche qui, in quel periodo, svolse la sua attività un monachesimo di tipo cistercense.

Nella regione meridionale ucraina, che era stata assoggettata, la situazione culturale era assai più incerta e rimase sempre più arretrata di fronte al più progredito nord-ovest.

Il clero e i monaci, per molto tempo, ebbero la possibilità di procurarsi una certa cultura superiore soltanto in quei monasteri che possedevano delle biblioteche.

Questo vale soprattutto per i monasteri idiorritmici ( § 124, IV, 4 c ), a. partire dal secolo XVII.

Dal XVIII secolo in poi, anche in seno all'ortodossia, si hanno istituzioni di scuole inferiori e superiori.

Anche questo fatto è legato agli influssi provenienti dall'Occidente.

Sappiamo già che tali influssi, non solo furono accompagnati anche da idee liberali, ma che queste ultime rappresentarono per la Russia ( Pietro il Grande, Caterina ) l'elemento propulsore.

Da allora in poi studenti ortodossi attinsero la « nuova » cultura ( l'illuminismo ), ed anche gli indirizzi delle discipline matematico-scientifiche, dalle università europee nei paesi slavi.

La Russia funse da battistrada, come in tempi più recenti la Turchia di Atatùrk ( Mustafà Kemal ).

Causa dell'innegabile inferiorità orientale, nella scienza e nella filosofia, è la mentalità rigidamente tradizionale.

È eloquente il fatto che i fautori dei nuovi indirizzi furono in gran parte « chierici » che avevano studiato in Italia, in Francia, ed anche presso le università protestanti della Germania: come in Occidente, così anche in Oriente l'illuminismo penetrò nella sfera ecclesiastica.

c) Una questione che, nell'età moderna, ha spesso interessato, si direbbe più di quanto meriti, il clero orientale è stata quella del secondo matrimonio dei sacerdoti vedovi e, in tempi più recenti, anche il problema del matrimonio dei vescovi ( sopra, § 122, III, e, 4 ).

Le due guerre mondiali, con i loro sconvolgimenti, hanno liberato o risvegliato anche nel clero delle tendenze radicali, per es. in Bulgaria ( dove però gli inizi risalgono più a monte; § 122, III, d ).

Tali fenomeni vanno visti nel contesto delle infiltrazioni laiciste, che vanno sempre più aumentando.378

Queste ultime, a loro volta, vanno collegate, da una parte, alle aspirazioni delle potenze secolarizzate o ateistiche di aumentare sempre più la loro influenza sulla Chiesa; dall'altra, si manifesta anche qui un certo influsso evangelico-riformato attraverso la formazione di. sacerdoti ortodossi presso le facoltà occidentali.379

2. Abbiamo già parlato ( § 32 ) del sorgere del monachesimo nella chiesa antica e anche dello stupore prodotto, nei cristiani occidentali, dalla notizia di questi nuovi lottatori contro il demonio, allorché, attraverso Atanasio, Gerolamo e Rufino, risuonò come una novella meravigliosa.

« Le persone incolte si destano e rapiscono il regno dei cieli! » esclamava Agostino che, a sua volta, divenne il padre del monachesimo africano nord-occidentale.

a) Gli impulsi maggiori alla vita monastica in Oriente vennero da Basilio il Grande, al quale si ispira anche la Regula di san Benedetto.

Accanto a Pacomio, Saba e altri, egli fu, ed è rimasto fino ad oggi, il più insigne padre del monachesimo orientale.

I monasteri che vivevano secondo la sua regola ( che con l'andare del tempo subì continue trasformazioni ) rappresentavano, già nei secoli IV e VI, una grande potenza.

Nella controversia delle immagini i monaci costituirono il nucleo dei combattenti per la difesa delle sante iconi.

In questa occasione essi subirono il loro battesimo di fuoco, cui seguì un periodo di fioritura.

Durante la controversia delle immagini, primeggia colui che, da allora, è rimasto caro come un simbolo ai monaci orientali, anzi a tutto l'Oriente: il piissimo e colto abate del monastero di Studion ( da lui stesso fondato a Costantinopoli ), riformatore del monachesimo, fervente assertore del primato della Chiesa di Roma: Teodoro di Studion ( 759-826 ).380

b) L'originaria finalità dei cenobi, che consiste nel raggiungimento della santità personale, in Oriente si mantenne più a lungo e in maniera più intensa che in Occidente, scevra da ogni altra finalità ( intenti di cultura agraria, cura d'anime, scienza ).381

L'importanza religiosa di questi monasteri era data, come in Occidente, dal fatto che essi, segregati dalla famiglia e dalla società civile, erano focolai di santità, con la pratica dei « consigli evangelici », la cui forza purificatrice irradiava, santificandolo, l'ambiente bizantino e slavo.

Erano centri di alta, altissima, talvolta impressionante ascesi.

Nell'osservanza del consiglio del Signore e dell'incitamento di san Paolo382 essi erano lo stato di coloro che « possono comprendere ».

L'usanza di obbligarsi con un voto inizia molto presto.

Con ciò i monaci si separavano dal puro stato di laici; ma questa « consacrazione monastica » ( cfr. più tardi il « battesimo monastico » ) non era un vero e proprio sacramento ( sebbene qualcuno la considerasse tale ).

All'inizio e per molto tempo nel monastero i sacerdoti erano pochi; fino ai nostri giorni la maggioranza dei monaci in Oriente è senza ordine sacro.

Lo stato monastico in Oriente è quindi uno stato di laici.

Esso non ha subito, come in Occidente, una clericalizzazione tanto gravida di conseguenze in tutti i sensi.

Tuttavia anch'esso è, in un senso preciso, un particolare stato ecclesiastico, a motivo dei menzionati riti liturgici dell'accettazione e della professione, per la particolare foggia del vestito monastico, per la vita ordinata secondo la liturgia della Chiesa, con la preghiera comune delle ore, che ha il suo centro nella celebrazione dell'Eucaristia.

La sorveglianza dei monasteri era affidata alla Chiesa, cioè al vescovo locale.

Ciò non esclude che ci fossero alcuni cenobi, o talvolta anche parecchi, che cercassero di sottrarsi alla sorveglianza episcopale, come per es. accadde durante e dopo il periodo dinastico dei Comneni.383

3. a) È di estremo interesse per il particolare carattere orientale, il fatto che non si abbia mai avuta una congregazione nel vero senso della parola, anche se talvolta a un superiore archimandrita ( abate = hegumenos ) fu riconosciuta una certa autorità su di un determinato numero di monasteri ( al concilio d'Efeso è presente l'esarca dei monasteri della Dalmazia ).

I monaci esercitarono una grande influenza sulla vita e sul governo della Chiesa per il fatto che, sin dall'inizio, e poi dopo il Trullano ( VI concilio ecumenico, 680-81 ), i vescovi, dovendo essere celibi, venivano regolarmente scelti tra le loro file.

Si davano tuttavia delle eccezioni.

Quanto i monaci fossero espressione della chiesa orientale, lo dimostra anche il fatto che proprio essi furono i più accaniti oppositori di Roma.384

La vittoria nella lotta per le immagini aveva loro conferito una notevole coscienza di sé.

Nell'impero bizantino ( come più tardi anche in Russia ) erano diventati, attraverso molti lasciti, una potenza economica e pertanto potevano far valere il loro peso nelle rivendicazioni nei confronti del Basilèus e anche del patriarca ecumenico.385

b) Il carattere particolare e la forza religiosa dei monaci orientali ci è stata descritta in molte opere, a partire dalle prime vite di monaci, o dai « Colloqui coi Padri » di san Cassiano ( che san Tommaso d'Aquino leggeva « continuamente » ) o dalle opere di Cirillo di Scitopoli ( prima metà del VI secolo ).

Queste descrizioni finirono ben presto col seguire uno schema letterario molto rigido, cosicché le numerose esposizioni che ci sono conservate « si somigliano come due gocce d'acqua » ( Albert Erhard ).

Nel monachesimo è insita, proprio per la sua origine ( deserto egiziano ), la tendenza alla vita eremitica.

E in Oriente essa si fece sentire più che in Occidente.

Come già abbiamo visto, il monachesimo in Russia ebbe origine nelle caverne che i monaci fuggiti da Bisanzio, durante la lotta per le immagini, si scavarono nelle montagne nei pressi di Kiev, dalle quali poi sorse il famoso e secolare monastero rupestre di Kiev.

Accanto ai veri e propri eremiti, esistevano in Oriente kellien o kathismata, singole case isolate abitate da piccole comunità monastiche.

c) Il santo Monte Athos con i suoi monasteri di diverse nazionalità, merita una particolare menzione come centro spirituale lungo il corso dei secoli.

Fin dall'antichità vi esisteva una famosa scuola di teologia e Elosofia, dalla quale uscirono anche, per es., i compilatori della Philokalia e il Libro dei pittori, un'introduzione per i pittori di iconi.

Pittura e intaglio sono ancora oggi materia d'insegnamento sul Monte Athos.

La santa Montagna è, tutt'oggi, una prediletta mèta di pellegrinaggi, unicamente accessibile agli uomini, giacché alle donne è vietato l'accesso alla penisola.

Quasi ogni nazione ortodossa vi ha il proprio monastero.

Accanto ad essi, sul pendio roccioso quasi inaccessibile della costa, ci sono sedici capanne rupestri.

Qui il distacco dal mondo è completo, vi si arriva soltanto servendosi di una carrucola o di anelli di ferro piantati nella roccia.

4. a) Il grande ideale del monaco nel monastero fu, sin dall'inizio, l'ascesi, l'abbandono del mondo, perciò della famiglia e dei beni, consacrato dalla preghiera, specialmente dalla recita delle ore in comune, e, come elemento centrale, dalla celebrazione della santa Eucaristia.

Tutti gli avvenimenti della giornata, compresa la refezione ( sopra, § 124, III, A, 4 ), gravitano attorno alla santa liturgia.

Il distacco da sé richiede un lungo processo che impegna tutte le forze e quasi sempre esige una esperta guida, che, di fatto, nella storia del monachesimo orientale riveste, in varie forme, un ruolo di particolare importanza.

Vi si incontrano monaci esemplari dotati di particolari carismi.

b) Il loro metodo è importante soprattutto nella forma antichissima, e sviluppatasi sul Monte Athos, dello staretchestvo il cui campo d'azione fu più tardi specialmente la Russia.

Lo staretz è il « padre spirituale », guida nella vita interiore, per il progresso spirituale, con l'esempio e l'ammaestramento.

Egli è anche consolatore e aiuto nelle necessità spirituali.

Lo staretz vive nel monastero o solo, nel deserto o anche nelle vicinanze di un monastero.

Non tutti erano monaci, alcuni erano anche laici carismatici che esercitavano così la direzione spirituale.

Taluni divennero missionari per professione.

Molti furono famosissimi per la loro santità.

c) Quali esercizi di vita religiosa vengono sempre indicati: la veglia, il digiuno, la preghiera e le lacrime; queste ultime, talvolta, vengono esaltate come prova suprema della pietà monastica, anzi il tutto della sua vita.

Caratteristica del monaco e del monastero è la povertà: « Va', vendi quanto hai, poi vieni e seguimi » ( Mt 19,21 ).

La nullatenenza però non è soltanto un non-avere esteriore.

Si tratta di un distacco interiore.

La mortificazione nella vita spirituale, « agonica » o « angelica », presenta invero anche per noi dei fenomeni che ci sono piuttosto estranei,386 ma neppure questi, a prescindere da alcune eccezioni, vanno sbrigativamente e semplicemente qualificati come psicologicamente morbosi.

La penitenza, ad esempio, è stata per secoli misteriosamente congeniale all'uomo russo: un sanguinario, come Ivan il Terribile, sapeva vivere come un monaco e, nei suoi ultimi giorni, lo fece veramente.

Il vero monaco orientale nel suo monastero è « silenzioso, fanciullescamente puro nei suoi pensieri, ospitale perché di cuor retto, povero, senza pretese, di una pietà molto semplice, ma senza riserve » ( R. Pabel ).

Dalla fine del XIV secolo, quando il fervore ascetico e anche l'impulso alla vita anacoretica cominciarono a diminuire, sorse una nuova forma di organizzazione dei monasteri, la forma idiorritmìca, secondo la quale i monaci conducevano la loro vita « in base a un ordinamento proprio ».

Questa forma di vita monastica si diffuse straordinariamente.387

I crescenti abusi indussero a operare notevoli limitazioni.388

5. a) Dalla idea originaria dell'eroismo eremitico ( lottare contro Satana, insieme col Signore risuscitato e vittorioso ) si andò formando il vero e proprio elemento costitutivo del monachesimo: unione fra ascesi e contemplazione.

La preghiera doveva durare tutto il giorno.

Un ruolo importante ebbe il concetto della luce divina ( che, infatti, occupa un posto notevole nel Vangelo, nella liturgia e nel dogma )389 e di conseguenza l'anelito di venir toccati da questa luce nella preghiera silenziosa.390

b) L'importanza della funzione monastica in seno alle chiese orientali, non sarà mai sottolineata abbastanza.

L'ignoranza intellettuale del clero e dei laici fu sostituita, per così dire, dai monasteri, non già dalla loro erudizione, bensì dalla realtà mistico-ascetica della loro esistenza e del loro esempio.

La loro attività caritativa in favore dei poveri, degli infermi, degli orfani era grande.

La cura pastorale però limitata; mai, comunque, fu svolta in grande come in Occidente, dove il monachesimo fu una forza che contribuì essenzialmente a creare la civitas christiana occidentale ( vedi sopra, cap. 10 ).

A tale proposito ebbe grande importanza il fatto che il capo supremo delle comunità, il vescovo, fosse scelto tra i monaci.

Non vogliamo dimenticare che i vescovi orientali erano anche uomini ( e che, per es., preferivano vivere nella capitale ricca di civiltà, Costantinopoli, piuttosto che in provincia ).391

Tuttavia il carattere più contemplativo ( non di rado però anche la vita comoda e agiata ) del monastero non fu molto vantaggiosa per l'attività pastorale nel monaco divenuto vescovo.

c) Ciononostante, il monachesimo ha attuato anche in Oriente, un enorme compito nel campo pastorale e missionario, e non solo indirettamente attraverso la santa liturgia ( che rappresenta pure un annuncio inesauribile ) e, com'è stato già menzionato, attraverso l'esempio vivo di eroico amore di Dio e dell'abnegazione, ma anche direttamente attraverso il servizio missionario.

Si è giustamente accennato al fatto ( Benz ), che non si deve giudicare, stando a quello che è rimasto oggi delle chiese orientali, poiché esse per lunghi secoli dovettero sempre pagare un alto tributo di sangue fino alla decimazione, subita per mano sia degli arabi musulmani sia dei mongoli e poi al lungo, lunghissimo inaridimento sotto il dominio dei turchi.

Se si vuol sapere quale forza possedessero queste chiese, si esamini la ricca documentazione dell'antica storia della Chiesa o il gigantesco movimento missionario di monaci russi, che si spinse in Oriente fino all'Asia centrale e ancora nella cristianizzazione dei popoli slavi.

Le maggiori forze attive provenivano dai monasteri.

Perfino alcuni eremiti ubbidirono alla chiamata divina, come per es. san Serafino di Sarov, al quale la Madonna ordinò di andare nel mondo.

Il « pellegrino » è uno dei tipi costanti della pietà orientale; analogamente abbiamo visto ( § 36, II ) i monaci celto-irlandesi rappresentare, « pellegrinando verso il Signore », la chiesa pellegrina nel mondo.

Molti di questi pellegrini erano laici, ma tutti, fossero essi laici o monaci, erano missionari che portavano con sé la Sacra Scrittura e la Philokalia.

6. a) Il monachesimo orientale, dopo l'epoca dei Padri, non fu mai un asilo della scienza.

Questa era ritenuta, anzi, superflua vanità e un pericolo ( ponendosi essa dei problemi che andavano al di là di quanto era fissato per la santità ), o addirittura in contraddizione con la fede e l'umiltà.

In fondo, l'atteggiamento dei monaci è caratterizzato da radicale ostilità nei confronti della scienza.

Le singole opere di teologia mistica, di liturgia e di ascetica furono soltanto delle eccezioni durante il periodo di rigoglio del monachesimo a Bisanzio.

D'altra parte, nelle biblioteche di molti monasteri si ebbe per secoli la possibilità di un'istruzione teologica e di un relativo approfondimento.392

Ciò è perdurato fino ai nostri giorni; nei monasteri in generale, infatti, non esiste praticamente alcun approfondimento scientifico ufficiale ( se si eccettuino alcuni « monaci superiori » ):393 il materiale per la lettura è costituito più dalle vite dei Santi, che dagli scritti dei Padri o della Sacra Scrittura.

In tempo recente, invece, pare che si sia giunti anche qui a una svolta: vengono dati forti impulsi all'approfondimento della cultura e con ciò anche alla possibilità di un lavoro scientifico, sia di una parte del clero sia dei monaci.

b) Nella valutazione complessiva del monachesimo orientale, non va dimenticata una cosa.

Per quanto si possa apprezzare la sua ricchezza mistico-ascetica, gli mancarono quelle potenti innovazioni creatrici capaci

di attuare in forme completamente nuove il vecchio ideale, quali la chiesa occidentale ha saputo sperimentare in forme sempre nuove con Bernardo, Francesco, Ignazio, ecc.

Una delle forme più inesauribili delle chiese orientali, il tradizionalismo, tradisce i suoi limiti e i suoi pericoli: soprattutto l'irrigidimento.

Soltanto oggi compaiono alcuni timidi tentativi di congregazioni rispondenti alle necessità pastorali moderne.394

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375 Che la Chiesa si rendesse conto di questo stato di cose e cercasse di porvi rimedio, lo deduciamo dalla disciplina dell'arcano, tanto insistentemente sostenuta dall'Areopagita nelI'VIII secolo; sopra § 124, III, A, 3 ).
376 Vedi per esempio la descrizione di Bonifacio, vol. I, § 38, II, 2.
Tuttavia non va dimenticata una importante differenza: non si è avuta nell'impero bizantino ( se si eccettuino i confini ) la migrazione dei popoli, che ha rotto in Occidente il nesso della Tradizione. Per questo motivo si è mantenuta, anche nell'alto clero, ancora per molto tempo, la cultura antica e la conoscenza della Sacra Scrittura, in maniera più intensa che in Occidente.
377 Un'opera che raccoglie passi di autori di ascetica; il corpo centrale è dato dal libro dei 100 Capitoli del patriarca Callisto II ( 1397 ) e del suo collega Ignazio, che avvia all'anelito verso la santità. La pietà che vi è insegnata ha carattere esicastico ( § 124, V, 8 a ).
378 Cfr. sopra le notizie a proposito della Bulgaria, dell'Albania, dell'Egitto e delle chiese russe all'estero.
379 Per es. in Estonia, vedi § 122, III, r.
380 Molto presto sentiamo parlare della fondazione di gran numero di monasteri.
A Costantinopoli nell'anno 518 i monasteri erano cinquantatré, nel 536 sessantotto, dei quali circa dodici in campagna. Mancano dati precisi per i monasteri femminili ( che nei sinodi non potevano apparire ).
Per l'intera durata dell'impero bizantino vengono menzionati trecento monasteri a Costantinopoli ( esclusi quelli di rito latino ). Alla caduta di Costantinopoli erano ancora circa trenta: quasi tutti furono sequestrati, distrutti o assegnati ai Dervisci.
Oggi ne resta uno soltanto.
381 Sebbene i primi monasteri e poi molti altri, non avessero nulla a che fare con la scienza, rimane degno di nota che il primo fondatore e legislatore della vita cenobitica, Pacomio, esigesse che ogni nuovo monaco imparasse a leggere e a scrivere, per la conoscenza diretta della Sacra Scrittura.
382 « Se vuoi essere perfetto » ( oltre a quello che richiede la legge ) ( Mt 19,21 ); « Se qualcuno vuoi venire dietro di me, prenda la sua croce » ( Mt 16,24 ); « Tratto duramente il mio corpo » ( 1 Cor 9,27 ); « Non sapete voi che i corridori nello stadio corrono bensì tutti … » ( 1 Cor 9,24 ); lode della verginità ( Mt 19,12s; 1 Cor 7,25ss ).
383 Il numero dei residenti di un monastero è suscettibile di notevoli mutamenti, come del resto la sua grandezza e il suo patrimonio.
Alcuni monasteri contavano diverse centinaia di monaci. Studion ( sopra § 124, IV, 2 a" ) era una abbazia gigantesca.
Il numero medio era di 25-40.
384 Quando si profilavano delle crisi nell'impero bizantino però, furono spesso anche i monaci a chiedere l'intervento del papa; naturalmente, altri monaci erano sempre decisamente contrari.
Nell'ultimo periodo dell'impero crebbe l'opposizione nei confronti di Roma.
385 Sui possedimenti terrieri dei monasteri troviamo dei dati in Smolitsch ( monachesimo russo ), per il Monte Athos in Pabel ( Athos ).
Le condizioni economiche dei monasteri variarono moltissimo attraverso i secoli: accanto a possedimenti feudali, che rendevano possibile una vita agiata e rendevano inevitabili certi irretimenti in affari temporali, ce ne furono sempre di poveri e molto poveri; ci fu sempre vita eroica in volontaria povertà.
386 Già le interminabili funzioni religiose erano e sono una grande fatica fisica: caratteristiche le punizioni previste per chi si addormentava durante la sacra funzione.
Gli esercizi più comuni dell'ascesi sono il digiuno normale ( duro ) e il gettarsi cento o molte centinaia di volte a terra, davanti a una icone nella propria cella.
Opere superiori erano il digiuno continuato, la flagellazione con le catene; il portare delle croci particolarmente pesanti ecc.
Una particolare forma di ascesi era esercitata dagli stiliti.
387 Verso la fine del XVIII secolo tutti i monasteri, sul Monte Athos, sembra siano stati idiorritmici.
388 Sul Monte Athos dura tuttora il tenore di vita idiorritmica sotto la vigilanza moderatrice del patriarca ecumenico e del governo ( sopra § 122, III, f, 3 ).
389 Nella professione di fede: luce da luce ( Nicea 325, Costantinopoli 381 ).
390 La « luce del Tabor » del palamismo. A proposito della pittura delle iconi fatta dai monaci v. § 124, III, C, 1.
391 Cfr. anche il commercio di cariche ecclesiastiche, corrispondente alla corruzione esistente nell'impero ottomano; queste erano, in gran parte, sinecura annesse a qualche ufficio liturgico.
392 Da moltissimo tempo, e in parte fino ad oggi, esse sono poco curate; molti preziosi libri furono dilapidati o andarono anche distrutti.
Oggi, per es., nei monasteri del Monte Athos, esistono uomini dotti fra molti privi di ogni cultura.
In generale la produzione scientifica si mantenne entro limiti molto modesti.
Cfr. anche il prossimo capitolo.
393 Così per es. sul Monte Athos nella scuola di Karyài.
394 Vedi sopra § 122, III, f, 3.