La storia della Chiesa

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III. Movimento ecumenico e una-sancta

1. Come in campo cattolico, così anche in campo protestante s'incontrano dei significativi sintomi di rinnovamento.

In quanto essi servono al rinnovamento e all'approfondimento della sostanza cristiana, è storicamente impressionante proprio la contemporaneità del risveglio cristiano da una parte e dall'altra.

Il protestantesimo certo è oggi, come sempre, pericolosamente frazionato, e ciò, secondo il suo principio, anche all'interno della singola chiesa riformata.

Dal frazionamento però non si deve unicamente concludere ad una interiore debolezza.

Proprio negli ultimi decenni una parte del protestantesimo europeo ha dato vita a un considerevole movimento di rinascita nella teologia e nella vita religiosa.

Essa può essere caratterizzata affermando che i cristiani evangelici sono intenti ad un ripensamento dell'eredità della Riforma e della chiesa antica ( sopra, § 120, I, 4 b ): riscoperta della professione di fede e del ministero, « il secolo della Chiesa ».430

Il movimento di rinnovamento liturgico al di fuori del circolo direttivo di Berneuchen ( fondato nel 1923 ) ha investito settori più estesi della chiesa evangelica; una specie di riscoperta e di più approfondita realizzazione del sacramento; la Cena viene di nuovo posta maggiormente al centro del servizio divino, accanto alla Parola; anche il richiamo alla confessione sacramentale si fa sempre più forte.

Particolare importanza va attribuita al sorgere di alcune comunità ecclesiali, per es. la « fraternità evangelica di san Michele », un insieme di teologi e di laici che si dedica al rinnovamento ecclesiastico nel protestantesimo.

Ora sorgono anche fondazioni di tipo monastico come la Communauté de Taizé presso Cluny, un convento riformato con regola e voti; esistono anche le corrispondenti comunità femminili come le « Suore evangeliche di Maria » a Darmstadt e altre.

Fenomeni del genere non hanno ancora penetrato larghi strati del protestantesimo.

Ma la loro importanza per la storia della Chiesa, oltre che nella purezza evangelico-religiosa, è da ricercarsi nel fatto che qui, dall'intimo dello stesso protestantesimo - attraverso un più ampio ripensamento della parola della Bibbia, come avevano già fatto positivamente i riformatori - viene fatta rinascere proprio quella forma di vita cristiana, che nel XVI secolo era stata durissimamente bollata come non-evangelica e decisamente ispirata alla « legge ».

La critica deformante rivolta da Lutero viene qui superata, attraverso l'azione, perché essenzialmente priva di fondamento.

2. Abbiamo già parlato di talune tendenze teologiche in seno al protestantesimo, intese a conservare al contempo il patrimonio del Vangelo, della Riforma e del liberalismo ( Bultmann, la sua demitizzazione, i suoi discepoli, § 120, I ).

Quanto più l'assunto prefisso è originariamente religioso - ossia tende a rendere accessibile il Vangelo agli uomini di oggi e di domani, - tanto più pericolosa diventa l'impresa per la sostanza della dottrina cristiana; l'assunto, infatti, cela un'insidiosa minaccia per la consistenza oggettiva dell'accadimento della salvezza, per il contenuto oggettivamente vincolante della dottrina della salvezza e dei sacramenti.

Nei discepoli di Bultmann, come per es. in Herbert Braun, tali conseguenze si manifestano in maniera evidente e sconcertante.

Qualunque sia in futuro il decorso complessivo, dobbiamo dire che il protestantesimo, nelle sfere e nelle chiese di cui abbiamo parlato, si è elevato molto al di sopra di quello che era nel secolo XIX o che è stato sino alla prima guerra mondiale.

Anch'esso è entrato in una nuova epoca della sua storia.

3. a) Per questo c'è un fatto particolarmente importante e sopra ogni altra cosa consolante: il Movimento Ecumenico.

Anch'esso è indice di un approfondimento.

Fino a periodi recenti veniva considerato quasi esclusivamente il diritto del singolo o del singolo gruppo e di conseguenza la scissione della cristianità era accettata, più o meno, come una cosa normale e giusta.

Il fatto che qua e là ( per es. in Germania ) si tendesse a una unione amministrativa, non cambiava molto la sostanza delle cose.

Ora, la fede e la teologia hanno nuovamente scoperto che l'unità è un elemento essenziale della Chiesa.

Su questa base, il Movimento Ecumenico è espressione del fatto che si è risvegliato un generale ardente desiderio di riunificazione delle chiese, secondo la volontà dell'unico Signore.

Il movimento è nato da diversi tentativi e da tutta una serie di incontri preliminari, risalenti al periodo anteriore alla prima guerra mondiale.

Istruttivo sul piano dogmatico ed ecclesiale è il fatto che uno dei punti di partenza siano state le Missioni all'estero ( Conferenza mondiale di Edimburgo, 1910 ).

A partire dal 1924 venne costituendosi, di fatto, la « Chiesa Unita dell'India settentrionale » ( un'unione di chiese presbiteriane e congregazionalistiche [ 1957: cinquecentomila mèmbri ] ) e nel 1957 si ebbe la « Chiesa dell'India meridionale » ( chiese episcopali e non episcopali; oggi con quattordici vescovi appartenenti alla comunione anglicana ).

Queste chiese tendono ad una liturgia unitaria, con la celebrazione della Cena al centro di essa.

b) I più ampi e complessi tentativi di unione in Europa e in America si suddivisero, sin dall'inizio, nei due settori di fede e ordine ( Faith and Order ) e di cristianesimo pratico ( Life and Work, motto: « la dottrina separa, il servizio unisce », « quanto più ci avviciniamo a Cristo, tanto più ci avviciniamo l'un l'altro » ).

Le Conferenze mondiali per il cristianesimo pratico a Stoccolma nel 1925 ( arcivescovo Soderbiom di Upsala ) e a Losanna nel 1927 ( per la fede e la costituzione della Chiesa ) furono i due grandi convegni preparatori.

Nella Conferenza per la fede e la costituzione ( 1937 ), tenuta a Edimburgo, fu deliberata la fondazione di un Consiglio Ecumenico al quale aderì la Conferenza per il cristianesimo pratico, che ebbe luogo a Oxford nello stesso anno.

Superate le scosse causate dalla seconda guerra mondiale ( 1946 ricostituzione della comunione delle chiese evangeliche tedesche col Consiglio Ecumenico ), nel 1948 si ebbe ad Amsterdam la prima assemblea plenaria del « Consiglio Ecumenico delle chiese ».431

Seguì nel 1952 la Conferenza mondiale per la « fede e la costituzione della Chiesa » a Lund; l'« unità fondata nel Cristo » dovrebbe diventare ( in futuro ) il punto di partenza delle riflessioni ecclesiologiche.

Il Consiglio Ecumenico delle chiese si considera ( Evanston 1954 ) come « una comunità di chiese autonome e indipendenti fra loro, che riconoscono il Nostro Signor Gesù Cristo come Dio e Salvatore ».432

Le chiese ortodosse presero parte alle discussioni dogmatiche soltanto con riserva ( riconoscimento dei primi sette concili, cfr. però cap. 4 ).

4. Del Consiglio mondiale delle chiese fanno parte, fatte poche eccezioni ( ad es. i quaccheri ), tutte le chiese e i gruppi protestanti e un rilevante numero di chiese ortodosse.

L'influsso di queste ultime, al presente, sta crescendo sempre più, cosa che assume particolare importanza.

La chiesa russo-ortodossa fu accolta a far parte del Consiglio mondiale nel 1961.

Mediante le visite compiute in Russia nel 1959 da teologi tedesco-luterani e mediante i colloqui svoltisi a Utrecht, i rapporti con essa furono intensificati e - così pare - verranno mantenuti anche in futuro.

Il Consiglio mondiale non è, come ripetutamente viene precisato, una « super-chiesa », ma vuol piuttosto essere un aiuto per la cristianità nel suo cammino verso l'unità, e manifestare al mondo, attraverso la testimonianza e l'azione, la fratellanza dei cristiani.

Ciascuno di questi gruppi si professa per l'unità coi fratelli in Gesù Cristo.

Ma il contenuto dogmatico di questa professione è ogni volta diverso, e il concetto di unità è ben lungi da una chiara definizione del suo contenuto.

Il grado di « unità » necessaria, in generale, è molto distante dall'interpretazione della dottrina cattolica dell'unità.

D'altra parte, nessuna delle chiese e delle denominazioni riunite nel Consiglio mondiale - sempre che voglia prendere sul serio la propria storia e il proprio mandato - rinuncerà a priori alla sua pretesa di verità di fronte agli altri gruppi cristiani.

Si può quindi in qualche modo intuire la problematica che grava sui gruppi rappresentati nel Consiglio mondiale, nei loro sforzi miranti a ricomporre l'unità.

Il Consiglio mondiale delle chiese non intende essere, espressamente ( secondo una dichiarazione del segretario generale alla seduta del comitato centrale a St. Andrews nel 1960 ), un contraltare nei confronti di Roma, e questo perché compito del Consiglio non è di sostituire la presente scissione in centinaia di chiese, con una nuova in due o tre gruppi; nonostante l'indipendenza di ogni Chiesa nel Consiglio mondiale e nonostante l'irrinunciabile libertà, la méta è invece una vera unità.

Roma, da parte sua, dopo le Conferenze di Stoccolma e di Losanna ha rifiutato di far parte del Consiglio mondiale delle chiese.

Con il suo rifiuto essa tiene viva di fronte alla coscienza del mondo - sempre più pregna di relativismo - l'idea che la verità è una sola, con un atteggiamento che è certamene più efficace delle parole.

Tuttavia, già Pio XII ( il quale, a partire dal 1947, assunse un atteggiamento piuttosto riservato nei contatti coi fratelli separati433 ) faceva rilevare che i cattolici, nel concentrarsi delle chiese non romane, dovevano scorgere un'opera dello Spirito Santo.

5. Il lavoro ecumenico non si esaurisce nei tentativi e nelle aspirazioni del Consiglio mondiale delle chiese.

Accanto ai tentativi che, in esso, si documentano ufficialmente, ne esistono altri, privati, tutt'al più ufficiosi, intesi a indurre ad un colloquio reciproco i cristiani separati ed anche le loro stesse chiese e comunità.

I cattolici vi collaborano intensamente.

a) Nella vasta letteratura sullo scisma fra chiesa d'Oriente e d'Occidente avvenuto nel secolo XI, l'atmosfera ha perso molto, anche se non proprio del tutto, il carattere polemico che la caratterizzava.

Si considera molto di più la disgrazia dello scisma e anche che le cause non sono da ricercarsi in un'unica direzione ( cfr. §§ 121-124 ).

b) D'altra parte è oggi confortevole assistere ai molteplici contatti fra teologi protestanti e cattolici, specialmente in Germania, in Francia, in Svizzera, in Inghilterra, anche negli Stati Uniti e, ora, in Italia: ciò che ci si è abituati a chiamare attività dell'Una-Sancta.

Numerosi tentativi da parte di cristiani evangelici e cattolici, in riviste,434 conferenze, tavole rotonde, convegni scientifici di teologi evangelici e cattolici o di circoli paritetici, istituti di ricerca cattolici ed evangelici, mirano da circa quarant'anni ad una migliore reciproca conoscenza e comprensione e, quindi, ad un avvicinamento.

Fatte poche eccezioni, anche qui la discussione è ben lontana dalla polemica o addirittura dagli attacchi niente affatto cristiani dei tempi passati, e si avvia a diventare un vero colloquio religioso e scientifico.

L'espressione « fratelli separati », ora divenuta comune, è già da sola un sintomo degno di attenzione.

Ma in tutte le espressioni, che si vogliano prendere sul serio, viene altrettanto accentuato il primato assoluto del problema della verità e viene rigettata ogni opportunistica minimizzazione delle divergenze dottrinali.

A differenza di alcuni tentativi intrapresi una volta, si è riconosciuto che non si può « fare » artificiosamente un'unione in materia di fede.

D'altra parte si è di nuovo imparato a vedere quanto c'è di comune.

Del patrimonio comune fa parte, fra l'altro, una profonda affinità fra gli obiettivi religiosi della Riforma ( a differenza di talune formulazioni teologiche: § 84 ) e quelli cattolici.

La ricerca storica ha imparato a vedere da entrambe le parti colpe ed equivoci, come cause della scissione.

In realtà, in campo dottrinale taluni contrasti ( anche di fondo ) sono risultati semplici equivoci o addirittura oggettivamente inesistenti.

A tale riguardo è addirittura stupefacente che il punto centrale della controversia, in atto da quattrocento anni, la dottrina della giustificazione, sia risultato da una parte e dall'altra sostanzialmente identico.435

Anche da parte evangelica ( cfr. § 84 ), singoli circoli scoprono che i riformatori non si erano basati esaurientemente sulla Sacra Scrittura ( cfr. i pensieri del circolo « Sammlung » e dei circoli da esso scaturiti attorno al prevosto Asmussen e a Lackmann; il riconoscimento del ministero di Pietro da parte del pastore Baumann ).

Da parte cattolica si è imparato a vedere con altri occhi la serietà religiosa dei riformatori e il loro zelo per la Chiesa uno-santa, a scoprire la ricchezza che essi attingevano dalla parola di Dio.

6. Il lavoro dell'Una-Sancta non è stato risparmiato da insuccessi.

Per molti cristiani evangelici, ai quali il concetto della « verità una » era piuttosto estraneo, il Monitum di Pio XII del 1947 è stato come « una brinata sulle speranze in boccio di una riunificazione » ( U. Valeske ).

Anche la Instructio del 1948, sempre di Pio XII, contiene chiari elementi frenanti; però, per la prima volta, venne ufficialmente affidata ai vescovi l'attività dell'Una-Sancfa.

Il dogma dell'Assunzione fu sentito da molti teologi evangelici come un ulteriore approfondimento della divisione.

Il « clima » di conseguenza oscillava.

S'aggiunsero alcune iniziative non molto felici da ambo le parti.

Il problema dei matrimoni misti e la situazione dei protestanti in Spagna suscitarono spesso aspre reazioni da parte evangelica.

A prescindere dal fatto che da entrambe le parti si trovano degli ostinati « eternamente arretrati » ( secondo un'espressione dell'arcivescovo Jàger ), vanno poi prese in esame le vere differenze extrateologiche e soprattutto quelle teologico-ecclesiastiche e i contrasti teologici fra la dottrina della Riforma e quella cattolica.

Questi ultimi sono molto profondi.

Specialmente nella nozione di Chiesa si aprono, fra evangelici e cattolici, degli abissi quasi insuperabili, dal punto di vista umano.

Inoltre il protestantesimo è così frantumato in se stesso, che vien spontaneo chiedersi con chi Roma dovrebbe avviare e sostenere un dialogo, se un giorno si dovesse giungere a delle trattative ufficiali.

Tuttavia occorre tener presente questo: da una realtà una volta profondamente vissuta e conosciuta è impossibile recedere.

La realizzazione dell'Una-Sancta è, al giorno d'oggi, tutt'altro che una mera questione fra e per teologi, relativa a questa o quella formulazione dogmatica.

Anzi, si deve nettamente distinguere se, per l'unificazione, sia necessaria un'unità nella terminologia teologica - che dal punto di vista umano sembra impossibile - o un'unità di fede.

Il linguaggio umano infatti non è mai in grado di cogliere, con piena adeguatezza, i contenuti di fede.

In generale, il fronte comune dei cristiani di confessione diversa sotto il nazionalsocialismo, nei campi di prigionia della seconda guerra mondiale, negli Stati satelliti dominati dal bolscevismo, specialmente nella zona orientale della Germania, le sofferenze sopportate gli uni con gli altri e gli uni per gli altri, il sangue versato insieme per lo stesso Signore, hanno fatto prendere coscienza, con una profondità finora sconosciuta, di quanto esiste di comune nonostante tutto ciò che separa.

D'altra parte la situazione religioso-spirituale del mondo ci fa vedere, con sconcertante chiarezza, in che misura l'essere o il non-essere della cristianità siano collegati alla soluzione del problema ecumenico.

Nulla infatti ha colpito tanto gravemente la credibilità e quindi l'efficacia della Rivelazione, come la sua interpretazione contraddittoria operata dalle diverse parti della cristianità, a partire dalla Riforma.

Di fronte a questa situazione di fatto, sperare « contro ogni speranza » rappresenta un atteggiamento cristianamente legittimo.

Su di esso il lavoro dell'Una-Sancta intende consapevolmente edificare.

Si può ben dirlo con piena fiducia, che oggi e domani è il Kairos delI'Una-Sancta.

In questa situazione è un avvenimento importantissimo, dal punto di vista storico, che oggi il mondo cristiano si riunisca con maggiore intensità e regolarità in preghiera: affinché il Signore conceda che tutti siano nuovamente una cosa sola ( Gv 17,12 ).

La scissione è riconosciuta da tutti come contrastante con la volontà del Signore e come peccato.

7. È pure importante che, anche fuori della sfera strettamente ecclesiastica, si siano formate delle comunità sovraconfessionali e internazionali di laici, che cercano con estrema serietà di riportare il cristianesimo nella vita pubblica e negli uffici, nelle aziende commerciali e industriali.

Non vanno sottovalutati i pericoli, specialmente quelli derivanti dal relativismo; non si dovrebbe però nemmeno sciupare l'occasione di purificare la buona volontà e il fervore religioso che vanno manifestandosi.

Esempi: Die moralische Aufrustung von Caux, fondata nel 1938 da Frank Buchman ( + 1961 ); la International Christian Leadership, fondata da A. Vereide nel 1935 negli Stati Uniti, dal 1949 anche in Germania; i Lions, fondati nel Texas nel 1917 e affermatisi anche in Europa, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale.

8. a) Tutte queste importanti iniziative positive non danno certo una impronta univoca alla totalità del tempo.

La nostra analisi generale lo ha mostrato.

Specialmente il crollo psico-spirituale, che talvolta sembra essere addirittura apocalittico, dell'odierna umanità, la sua « vertiginosa caduta nel vuoto, nello smarrimento e nella perdizione », lo svuotamento spirituale e morale, espresso in modo unitario nella letteratura, nella filosofia, nella pittura ( Picasso ) e nell'ambito di un relativismo libertino, da molti affermato e perfino « esaltato » come valida immagine dell'uomo, questa situazione esige dalla testimonianza del cristiano di oggi molto di più che non nei tempi passati.

Inesorabilmente si pone il problema decisivo, da noi già espresso: fino a che punto sia veramente cristiano chi ha un linguaggio cristiano.

La grave accusa, secondo cui la pratica e la dottrina del cristiano sarebbero separate da un profondo abisso, specialmente dopo la seconda guerra mondiale, viene sollevata instancabilmente e massicciamente dai popoli non cristiani extraeuropei.

b) Ciò che più gravemente pesa, in particolare, sulle spalle della storia più recente, sono gli orribili delitti di massa compiuti ai danni degli ebrei nel « Terzo Reich » di Hitler ( genocidio di sei milioni ), senza che la coscienza cristiana abbia avuto la forza di scongiurare la sciagura o almeno di elevare duramente la sua voce di protesta.

Qui si ripropongono quegli interrogativi, ai quali abbiamo già dovuto rispondere negativamente ( cfr. § 76 ), riferendoci sia al Medioevo sia all'incipiente età moderna.

Ora, dopo quegli avvenimenti delittuosi senza precedenti, ad ogni cristiano è posto il problema relativo al suo fratello israelita.

La Chiesa in generale, da parte sua, deve chiedersi se abbia fatto o se faccia abbastanza per riavvicinarsi al patrimonio rivelato contenuto nel giudaismo e renderlo fecondo per i cristiani e per gli ebrei.

c) Dal punto di vista della storia della Chiesa la « questione degli ebrei » si è spostata su di un piano completamente nuovo mediante la creazione, da parte delle grandi potenze, dello Stato d'Israele, nonostante l'appassionata opposizione degli arabi.

Esso è, internamente, travagliato da contrasti; da una parte è uno Stato moderno con una popolazione molto eterogenea in fatto di lingua, di cultura e di provenienza; dall'altra è una teocrazia nella quale la vita quotidiana è regolata in molte cose dalla legge di Mosè, poiché cittadino a pieno diritto può essere soltanto chi è di religione ebraica.

Ma proprio qui si ripropone il pericolo capitale di tutto il processo evolutivo moderno: la minaccia di una radicale secolarizzazione.

Infatti, il moderno sionismo in Palestina, non è adeguatamente rappresentato dalle sinagoghe, ovunque costruite, ne dai « kibbutz » nei quali di sabato ogni attività è sospesa, ne da ciò che Martin Buber ( nato nel 1883 ) significa con la sua irradiazione religiosa anche al di là dei confini d'Israele, ne da quanto ad esso è apparentato nella saggia fedeltà alla tradizione dei Padri.

Secondo l'opinione di attenti osservatori, il giudaismo palestinese, nel suo complesso, sembra radicalmente insidiato dal liberalismo secolarizzato e dall'ateismo.

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430 Questo ripensamento ha spinto alla fondazione, dopo la seconda guerra mondiale, della chiesa unita evangelico-luterana della Germania.
431 La costituzione prevede sei presidenti, come rappresentanti delle confessioni maggiori, fra i quali uno ortodosso; convegno generale ogni cinque anni ( il secondo ebbe luogo a Evanston negli Stati Uniti nel 1954, il terzo nel 1961 a Nuova Delhi.
Nel 1961 il Consiglio comprendeva circa duecento singoli gruppi ).
432 Questa formula veramente fondamentale fu ampliata in senso trinitario nella Conferenza mondiale ( novembre 1961 a Nuova Delhi ) e dice ora: « … una comunità di chiese che professano secondo la Scrittura il Signore Gesù Cristo, come Dio e Salvatore e mirano pertanto a compiere quello a cui sono chiamate, a gloria di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ».
433 Vedi sotto n. 6 ( Instructio ).
434 Eine Heilige Kirche di Heiler; il Materialdienst der konfessionskundiichen Insti-tuts des Evangelischen Bundes; gli Vna-Sancfa-Kriefe di Meiting; Catholica. Per molte riviste di carattere generale e per molti quotidiani l'attività dell'Una-Santa rappresenta un argomento di continue informazioni.
435 É comprensibile che qualche teologo sia dell'una sia dell'altra confessione si rifiuti di accettare questa costatazione di principio.
Ma tutte le obiezioni presentate si riferiscono a deduzioni inferite dalla dottrina della giustificazione, o a determinate, singole formulazioni teologiche; il punto centrale oggettivo « nulla può giovare in ordine alla salvezza se non per opera di Dio, della grazia, della fede » vale ugualmente sia per il cattolico sia per l'evangelico.