Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se sia ben detto che la riunione delle acque fu fatta il terzo giorno

In 2 Sent., d. 14, q. 1, a. 5; De Pot., q. 4, a. 1, ad 17 sqq.

Pare che la riunione delle acque non sia ben descritta al terzo giorno.

Infatti:

1. Le opere compiute nel primo e secondo giorno sono indicate col verbo fare; infatti leggiamo: « Dio disse: sia fatta la luce », « Sia fatto il firmamento ».

Ma il terzo giorno si allinea con i primi due.

Quindi l'opera compiuta in esso doveva essere espressa col verbo fare, non col verbo riunire.

2. Da principio la terra era dovunque ricoperta dalle acque: perciò era detta invisibile.

Non vi poteva dunque essere un luogo sulla terra nel quale si potessero raccogliere le acque.

3. Gli elementi che non hanno contatto tra loro non hanno un luogo unico.

Ma non tutte le acque sono contigue.

Quindi non si raccolsero in un solo luogo.

4. Il raccogliersi include un moto locale.

Ma noi osserviamo che le acque fluiscono e corrono al mare naturalmente.

Non ci fu perciò necessità di un comando divino.

5. La terra viene ricordata anche al principio della sua creazione nelle parole: « In principio Dio creò il cielo e la terra ».

Non si capisce allora come questo nome sia stato imposto il terzo giorno.

In contrario:

Basta l'autorità della Scrittura [ Gen 1,9ss ].

Dimostrazione:

Possiamo qui dare due spiegazioni differenti, poiché S. Agostino [ De Gen. ad litt. 1, cc. 1,3,4,9; 5, c. 5.12 ] presenta un'interpretazione che è diversa da quella degli altri Santi [ Dottori ].

Infatti in tutte queste opere di Dio egli pone una successione non di tempo, ma solo di origine e di natura.

Dice infatti che prima furono creati gli esseri spirituali informi e il mondo materiale privo di qualsiasi forma ( che sarebbe indicato [ Gen 1,15; Contra Manich. 1,7.8 ] dalle parole terra e acqua ) nel senso di una precedenza non di tempo, ma solo di origine [ De Gen. ad litt. 4,34.53; 5,5.12 ].

Parimenti una « formazione » avrebbe preceduto l'altra non in ordine di tempo, ma solo in ordine di natura.

Ora, secondo quest'ordine era necessario ammettere prima la « formazione » della natura più elevata, che è quella spirituale: infatti leggiamo che nel primo giorno fu fatta la luce.

- Ma come le nature spirituali sovrastano quelle materiali, così i corpi superiori sovrastano quelli inferiori.

Quindi in secondo luogo si accenna alla formazione dei corpi superiori, nelle parole: « Si faccia il firmamento ».

Col che verrebbe indicata l'impressione della forma celeste nella materia informe, che sarebbe stata preesistente non in ordine di tempo, ma di origine.

- In terzo luogo invece si viene a parlare dell'impressione delle forme elementari nella materia informe, che avrebbe sempre una precedenza di natura, non di tempo.

Quindi la frase: « Si raccolgano le acque e appaia l'asciutto » dovrebbe essere intesa nel senso che la materia corporea ricevette [ simultaneamente ] la forma sostanziale dell'acqua, che naturalmente determina un tale movimento, e la forma sostanziale della terra, dalla quale dipende la visibilità [ De Gen. ad litt. 2,11.24 ].

Stando invece ad altri Santi [ Dottori] [ cf. q. 66, a. 1 ], in queste opere si trova anche una successione di tempo.

Essi pensano infatti che lo stato informe della materia abbia preceduto, in ordine di tempo, la sua « formazione », e che una « formazione » abbia preceduto l'altra.

Però lo stato informe della materia non è per essi la mancanza di ogni forma - poiché esistevano già il cielo, la terra e l'acqua ( che vengono ricordati in maniera esplicita, essendo chiaramente percettibili dai sensi ) -, ma lo stato informe della materia concepita come priva delle debite distinzioni e di una certa bellezza.

- E in base ai seguenti tre termini troviamo che la Scrittura parla di tre « informità ».

L'« informità » delle tenebre, che spetta al cielo superiore, dal quale promana la luce.

L'« informità » dell'acqua, localizzata nello spazio intermedio, che viene indicata dalla parola abisso, atta a significare un'immensità disordinata di acque, come dice S. Agostino [ Contra Faustum 22,11 ].

Finalmente l'« informità » della terra, che viene indicata nell'accenno alla terra invisibile o deserta, in quanto ricoperta dalle acque.

Concludendo, il primo giorno avvenne la formazione del corpo più elevato.

E siccome il tempo è legato al moto del cielo, non essendo altro che la misura di questo moto, con questa « formazione » si ebbe la distinzione del tempo, cioè il giorno e la notte.

- Nel secondo giorno invece fu « formato » il corpo intermedio, cioè l'acqua, che dal firmamento riceve una certa distinzione od ordine ( cosicché nella parola acqua si comprendono anche altri corpi, come si è visto sopra [ q. 68, a. 3 ] ).

- Nel terzo giorno infine fu « formato » l'ultimo corpo, che è la terra, poiché allora emerse dalle acque; e si ebbe così la distinzione nel corpo più basso, cioè nell'orbe terracqueo.

Quindi furono usate espressioni pienamente adatte, tanto nell'indicare l'informità della terra con l'aggettivo invisibile, oppure deserta, quanto nell'accennare alla sua « formazione » col dire: « Appaia l'asciutto ».

Analisi delle obiezioni:

1. Secondo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,11.24 ] la Scrittura non usa il verbo fare nell'opera del terzo giorno come nelle opere precedenti appunto per mostrare che le forme superiori, cioè quelle spirituali degli angeli e dei corpi celesti, sono perfette e stabili nell'essere, mentre quelle dei corpi inferiori sono imperfette e mutevoli.

Quindi la riunione delle acque e l'apparire della terraferma servono a designare il conferimento di tali forme, « essendo l'acqua scorrevole verso il basso, mentre la terra è fermamente stabile », come egli dice [ De Gen. ad litt. 2,11.24 ].

- Secondo gli altri, invece, si risponde che l'opera del terzo giorno fu compiuta soltanto col moto locale: quindi non era necessario che la Scrittura usasse il verbo fare.

2. La soluzione è chiara per S. Agostino [ Contra Manich. 1,12.14; De Gen. ad litt. 2,11.24 ], poiché non c'è bisogno per lui di dire che la terra era prima coperta dalle acque e che poi le acque si sono radunate, ma basta supporre che si siano raccolte nel momento in cui furono prodotte.

Per gli altri si possono dare invece tre risposte, riferite da S. Agostino [ De Gen. ad litt. 1,12.24 ].

Primo, si può rispondere che le acque [ nel terzo giorno ] vennero elevate a una maggiore altezza, nel luogo di raccolta.

Infatti, secondo S. Basilio [ In Hexaem. hom. 4 ], l'esperienza avrebbe confermato che il mare è più alto della terra, nel [ caso cioè del ] Mar Rosso.

- Secondo, si può ancora rispondere che l'acqua, che era [ in principio ] così rarefatta da coprire la terra a guisa di nuvola, poi si condensò raccogliendosi.

- Terzo, si potrebbe anche pensare che la terra abbia presentato [ soltanto allora ] le voragini, atte a raccogliere le acque che vi confluirono.

- Ma tra queste spiegazioni la prima pare più probabile.

3. Tutte le acque hanno uno sbocco unico, che è il mare, nel quale confluiscono per vie aperte o nascoste.

E per questo motivo viene affermato che le acque si radunarono in un sol luogo.

- L'unicità del luogo può tuttavia anche essere intesa non in senso assoluto, ma relativo, cioè in rapporto al luogo occupato dalla terra asciutta: come se nel dire: « Si radunino in un sol luogo le acque », si volesse sottintendere: « separatamente dalla terra asciutta ».

Infatti per non escludere la pluralità dei luoghi occupati dall'acqua si aggiunge: « Chiamò la massa delle acque mare ».

4. Il comando di Dio imprime ai corpi [ nient'altro che ] il loro movimento naturale, per cui si dice [ Sal 148,8 ] che essi con i loro movimenti « obbediscono alla sua parola ».

- O si può anche affermare che sarebbe cosa naturale per le acque avvolgere completamente la terra, ma era necessario che parte di questa fosse scoperta affinché gli animali e le piante potessero vivere sopra di essa.

E questo fatto viene attribuito da alcuni filosofi all'azione del sole, che avrebbe prosciugato la terra col sollevare i vapori.

Invece la Scrittura lo fa risalire al potere divino, non soltanto nella Genesi, ma anche nel libro di Giobbe [ Gb 38,10 ], dove si dice in persona di Dio: « Ho fissato al mare un limite ».

E ancora [ Ger 5,22 ]: « Voi non mi temerete? Oracolo del Signore.

Non tremerete dinanzi a me, che ho posto la sabbia per confine al mare? ».

5. Secondo S. Agostino [ Contra Manich. 1, cc. 7,12 ] la terra di cui si fa menzione all'inizio indica la materia prima, mentre in questo passo indicherebbe proprio l'elemento terra.

- Si potrebbe anche rispondere con S. Basilio [ In Hexaem. hom. 4 ] che la prima volta la terra prende il nome dalla sua natura, mentre in questo caso viene così denominata in base alla sua proprietà principale, che è l'aridità.

- Si può ancora rispondere con Mosè Maimonide [ Dux neutr. 2,30 ] che dovunque si dice chiamò viene segnalata un'ambiguità nel termine indicato.

Per cui prima si era detto che « chiamò giorno la luce » per il fatto che propriamente si chiama giorno lo spazio di ventiquattro ore, come pure leggiamo nello stesso testo: « E fu sera e fu mattina, un giorno ».

Parimenti si legge che « chiamò cielo il firmamento », cioè l'aria, perché era stato chiamato cielo anche il primo essere creato.

E anche qui abbiamo che « chiamò terra l'asciutto », cioè la parte non coperta dalle acque, per distinguerla dal mare: anche se comunemente si chiama terra quell'elemento sia quando è coperto sia quando non è coperto dalle acque.

- Comunque l'espressione chiamò sta sempre a indicare che Dio diede la natura o le proprietà perché una data cosa potesse chiamarsi in tal modo.

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