Summa Teologica - I

Indice

Articolo 6 - Se l'immagine di Dio si trovi nell'uomo soltanto in rapporto all'anima intellettiva

Supra, q. 3, a. 1, ad 2; q. 45, a. 7; In 1 Sent., d. 3, q. 3; C. G., IV, c. 26

Non Pare che nell'uomo si trovi l'immagine di Dio soltanto in rapporto all'anima intellettiva.

Infatti:

1. Dice l'Apostolo [ 1 Cor 11,7 ] che « l'uomo è l'immagine di Dio ».

Ma l'uomo non è soltanto anima.

Quindi l'immagine di Dio non deve ridursi alla sola anima.

2. Sta scritto [ Gen 1,27 ]: « Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò ».

Ma la distinzione tra maschio e femmina riguarda il corpo.

Quindi l'immagine di Dio nell'uomo riguarda anche il corpo, e non soltanto l'anima.

3. Pare che l'immagine riguardi specialmente la figura.

Ma la figura è un aspetto del corpo.

Quindi l'immagine di Dio nell'uomo deve riguardare anche il corpo, e non soltanto l'anima.

4. Secondo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12, cc. 7,24 ], si trovano in noi tre specie di visione: corporale, spirituale o immaginaria, intellettiva.

Se dunque per la visione intellettiva, che appartiene all'anima, vi è in noi una certa trinità in forza della quale siamo immagine di Dio, dovremo ammetterla anche per le altre specie di visione.

In contrario:

Scrive l'Apostolo [ Ef 4,23-24 ]: « Rinnovatevi nello spirito della vostra mente e rivestite l'uomo nuovo »; dal che si rileva che la nostra rinnovazione, che si attua col rivestire l'uomo nuovo, appartiene alla mente.

Altrove poi [ Col 3,10 ] così si esprime: « Avete rivestito l'uomo nuovo che si rinnova, per una piena conoscenza, a immagine del suo Creatore »: attribuisce quindi all'immagine di Dio quel rinnovamento che avviene rivestendosi dell'uomo nuovo.

Quindi l'essere a immagine di Dio riguarda soltanto la mente.

Dimostrazione:

Si è già visto [ a. 2 ] che in ogni creatura si trova una qualche somiglianza di Dio, ma soltanto nella creatura razionale essa si trova come immagine, mentre nelle altre si trova come vestigio.

Ora, ciò per cui la creatura razionale supera le altre creature è l'intelletto o la mente.

Quindi è chiaro che nella stessa creatura razionale l'immagine di Dio si trova solo in rapporto alla mente.

In rapporto invece alle altre parti che la creatura razionale può avere vi sarà soltanto la somiglianza di vestigio, come avviene per tutti gli altri esseri ai quali essa risulta simile secondo le parti suddette.

Ed è facile comprendere la ragione di questo fatto se consideriamo il diverso modo di rappresentare del vestigio e dell'immagine.

Infatti l'immagine rappresenta secondo una somiglianza di specie, come si è visto [ a. 2 ].

Invece il vestigio rappresenta al modo di un effetto che non raggiunge la somiglianza di specie con la sua causa.

Si chiamano infatti vestigia le impronte lasciate sul terreno dagli animali; come pure si dice che la cenere è un vestigio del fuoco, e la desolazione di un territorio un vestigio dell'esercito nemico.

Ora, tra le creature razionali e le altre creature possiamo stabilire tale differenza, sia in rapporto alla somiglianza delle creature con la natura divina, sia in rapporto alla loro somiglianza con la Trinità increata.

Per quanto riguarda infatti la somiglianza con la natura divina le creature razionali arrivano in qualche modo a una imitazione secondo la specie in quanto imitano Dio non solo nell'essere e nel vivere, ma anche nell'intendere, come si è visto [ a. 2 ].

Le altre creature invece non intendono, però traspare in esse un certo vestigio dell'intelletto creatore, se si considera la loro disposizione.

- Parimenti, siccome la Trinità increata fonda le sue interne distinzioni sulla processione del Verbo dal Padre che lo esprime e sulla processione dell'Amore da ambedue, come si è detto [ q. 28, a. 3 ], si può affermare che nella creatura razionale esiste un'immagine della Trinità increata secondo una certa somiglianza specifica: poiché in tale creatura si trova un'emanazione del verbo mentale da parte dell'intelletto e un'emanazione dell'amore da parte della volontà.

Nelle altre creature invece non si riscontra né il principio del verbo mentale, né il verbo, né l'amore; vi si trova però un vestigio, il quale indica l'esistenza di tali realtà nella causa che le ha prodotte.

Poiché il fatto stesso che la creatura ha una sostanza misurata e finita prova la sua derivazione da un principio; la sua specie poi indica il verbo o l'idea di chi l'ha fatta, come la forma della casa sta a indicare il concetto dell'artefice; l'ordine infine, che dirige la creatura al bene, palesa l'amore di chi l'ha prodotta, come la funzione di un edificio rivela la volontà dell'artefice.

Perciò nell'uomo in rapporto alla mente c'è una somiglianza di immagine con Dio; c'è invece una somiglianza di vestigio in rapporto alle altre sue parti.

Analisi delle obiezioni:

1. Si dice che l'uomo è immagine di Dio non perché egli sia essenzialmente un'immagine, ma perché nella sua mente è impressa l'immagine di Dio: come si dice che la moneta è l'immagine di Cesare perché porta l'immagine di Cesare.

Non è quindi necessario che l'immagine di Dio si trovi in ogni parte dell'uomo.

2. Come riferisce S. Agostino [ De Trin. 12,5.5 ], alcuni posero nell'uomo l'immagine della Trinità non rispetto a ciascun individuo, ma rispetto a più individui [ della specie umana ], affermando che « l'uomo fa pensare alla Persona del Padre, mentre fa pensare a quella del Figlio ciò che deriva dall'uomo per generazione; e così dicono che la donna fa pensare alla terza persona, cioè allo Spirito Santo, poiché essa è derivata dall'uomo, in maniera però da non essere suo figlio o figlia ».

- Ma questa teoria appare subito assurda.

Primo, perché lo Spirito Santo verrebbe a essere principio del Figlio, come la donna è principio della prole che nasce dall'uomo.

Secondo, perché ciascun uomo sarebbe a immagine di una sola Persona soltanto.

Terzo, perché in questa ipotesi la Scrittura avrebbe dovuto parlare dell'immagine di Dio nell'uomo soltanto dopo la produzione della prole.

Bisogna allora concludere che la Scrittura aggiunge alle parole: «l o creò a immagine di Dio » l'espressione: « maschio e femmina li creò » non perché l'immagine di Dio si riferisca alla distinzione dei sessi, ma perché quell'immagine è comune ai due sessi, essendo secondo la mente, in cui non c'è distinzione di sesso.

Quindi l'Apostolo [ Col 3,10 ], dopo aver detto: « a immagine del suo Creatore », continua: « dove non esiste maschio o femmina ».

3. Sebbene l'immagine di Dio nell'uomo non sia da concepirsi secondo la figura corporea, tuttavia « si ritiene a buon diritto che il corpo dell'uomo sia fatto a immagine e somiglianza di Dio più del corpo degli altri animali perché non fu piegato verso il basso, ma fatto in modo da essere più adatto a contemplare il cielo », come scrive S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 51 ].

Il che non significa in ogni modo che nel corpo umano vi sia l'immagine di Dio, ma che la figura stessa di questo corpo esprime, come vestigio, l'immagine di Dio impressa nell'anima.

4. Tanto nella visione corporale quanto nell'immaginaria si riscontra una certa trinità, come osserva S. Agostino [ De Trin. 11,2ss ].

Infatti nella visione corporale vi è anzitutto la specie del corpo esterno, in secondo luogo l'atto visivo che si compie mediante l'impressione dell'immagine di detta specie sull'organo visivo, in terzo luogo l'atto della volontà che applica la vista a guardare e la trattiene sull'oggetto visto.

- Parimenti nella visione immaginaria troviamo prima di tutto la specie conservata nella memoria, quindi l'atto stesso della visione immaginaria, che si produce per il fatto che lo sguardo dell'anima, cioè la stessa immaginativa, viene a rivestire la forma della specie suddetta, e finalmente interviene la volontà che unisce la prima col secondo.

- Però l'una e l'altra di queste trinità non raggiungono la dignità di immagine divina.

Infatti la specie dei corpi esterni è fisicamente fuori dell'anima; la specie poi che si trova nella memoria, sebbene non sia fuori dell'anima, è tuttavia sempre qualcosa di avventizio: viene così a mancare in ambedue i casi l'analogia con la connaturalità e con la coeternità delle Persone divine.

La visione corporale poi non procede unicamente dalla specie del corpo esterno, ma anche dal senso di chi vede; e così pure la visione immaginaria non procede esclusivamente dalla specie [ sensibile ] conservata nella memoria, ma anche dalla facoltà immaginativa: manca perciò l'analogia con la processione del Figlio dal solo Padre.

Finalmente l'intenzione della volontà, che congiunge i due termini suddetti, non procede da essi, né nella visione corporale né in quella spirituale: quindi non è rappresentata convenientemente la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio.

Indice