Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se la tentazione si sia svolta nel modo e nell'ordine convenienti

In Matth., c. 4

Pare che la tentazione non si sia svolta nel modo e nell'ordine convenienti.

Infatti:

1. La tentazione diabolica induce a peccare.

Ma se Cristo avesse saziato la sua fame mutando le pietre in pane, non avrebbe peccato: come non peccò moltiplicando i pani, con un miracolo non meno grande, per sfamare le turbe.

Perciò quella non fu una vera tentazione.

2. Nessuno cerca di convincere di una cosa suggerendo il suo contrario.

Ora il demonio, collocando Cristo sul pinnacolo del Tempio, voleva tentarlo di superbia o vanagloria.

Quindi non fu ragionevole l'invitarlo a gettarsi giù, il che è contrario alla superbia o vanagloria, che tende sempre a salire.

3. Una tentazione mira a un solo peccato.

Invece nella tentazione fatta sul monte vi fu l'incitamento a due peccati, cioè alla cupidigia e all'idolatria.

Quindi il modo della tentazione non fu conveniente.

4. Le tentazioni spingono al peccato.

Ma i vizi capitali sono sette, come si è visto nella Seconda Parte [ I-II, q. 84, a. 4 ].

Qui invece il diavolo tenta solo in tre di essi, cioè nella gola, nella vanagloria e nella cupidigia.

La tentazione dunque pare insufficiente.

5. L'uomo deve affrontare la tentazione della superbia, o vanagloria, dopo la vittoria su tutti gli altri vizi: poiché, come dice S. Agostino [ Epist. 211 ], « la superbia tende insidie anche alle opere buone, per distruggerle ».

Quindi l'ordine descritto da S. Matteo, che pone come ultima la tentazione della cupidigia avvenuta sul monte, e intermedia quella della vanagloria sul [ pinnacolo del ] tempio, non è giustificato: anche perché S. Luca segue l'ordine inverso.

6. S. Girolamo [ In Mt 1, su 4,4 ] dice che « Cristo si era proposto di vincere il demonio con l'umiltà, non con la potenza ».

Quindi non avrebbe dovuto scacciarlo comandandogli: « Vattene, Satana ».

7. La narrazione evangelica pare contenere degli errori.

È infatti impossibile che Cristo potesse stare sul pinnacolo del Tempio senza essere visto dagli altri.

E neppure esiste un monte così alto dal quale si possa vedere tutto il mondo, in modo che di là potessero essere mostrati a Cristo tutti i regni della terra.

Quindi la tentazione di Cristo non è descritta in modo conveniente.

In contrario:

Basta l'autorità della Sacra Scrittura [ Mt 4,1ss; Lc 4,1ss ].

Dimostrazione:

La tentazione che viene dal nemico, come dice S. Gregorio [ In Evang. hom. 16 ], consiste in un suggerimento.

Ora, un suggerimento non viene dato a tutti nella stessa maniera, ma a ciascuno secondo le sue tendenze o disposizioni.

Per questo il demonio non tenta l'uomo spirituale subito a peccati gravi, ma comincia dai più leggeri per arrivare gradatamente ai più gravi.

Per cui S. Gregorio [ Mor 31,45 ], spiegando quel passo [ Gb 39,25 ]: « Da lontano fiuta la battaglia, le esortazioni dei capi e gli urli dell'esercito », scrive: « Giustamente è detto che i capi esortano e l'esercito urla.

Poiché i primi vizi penetrano nell'anima ingannata sotto forma di ragionamenti, ma quelli innumerevoli che li seguono, trascinando l'anima a ogni follia, la confondono con un clamore quasi bestiale ».

E tale metodo fu già usato dal demonio nella tentazione del primo uomo.

Prima infatti egli ne richiamò la mente sull'obbligo di non mangiare il frutto proibito [ Gen 3,1 ]: « Perché Dio vi ha proibito di mangiare di tutti i frutti del paradiso? ».

Poi lo tentò di vanagloria: « Si aprirebbero i vostri occhi ».

Infine portò la tentazione all'estremo limite della superbia: « Diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male ».

E lo stesso ordine seguì nel tentare Cristo.

Prima infatti lo tentò su quelle cose che gli stessi uomini più spirituali sono costretti a desiderare: cioè sul sostentamento del corpo mediante il cibo.

In secondo luogo passò a suggerire cose in cui talvolta anche gli spirituali mancano, cioè a fare qualcosa per ostentazione: cioè lo tentò di vanagloria.

In terzo luogo lo tentò su cose che appartengono non agli uomini spirituali, bensì a quelli carnali: suggerì cioè la brama delle ricchezze e della gloria mondana « fino al disprezzo di Dio » [ cf. Agost., De civ. Dei 14,28 ].

E così nelle prime due tentazioni disse: « Se sei Figlio di Dio », ma non lo disse nella terza, poiché questa, a differenza delle prime due, non si addice agli uomini spirituali, che sono figli di Dio per adozione.

Ora, Cristo resistette a queste tentazioni non con la forza del suo potere, ma citando dei testi della legge: « Per onorare così maggiormente l'uomo », come dice il Papa S. Leone [ Serm. 39,3 ], « e punire maggiormente l'avversario, in quanto il nemico del genere umano veniva vinto da [ Cristo ] non in quanto Dio, ma in quanto uomo ».

Analisi delle obiezioni:

1. Servirsi delle cose necessarie alla vita non è un peccato di gola, ma può diventarlo se l'uomo commette qualche disordine per il desiderio di soddisfare a questa necessità.

Ora, è un disordine cercare il cibo corporale col miracolo quando è possibile procurarlo con i mezzi umani.

Il Signore infatti mandò ai figli d'Israele la manna del deserto perché là essi non potevano procurarsi il cibo in altra maniera [ Es 16 ].

E così Cristo nutrì miracolosamente le turbe nel deserto, dove non si poteva avere il cibo in altro modo.

Ma Cristo, per estinguere la fame, poteva provvedere in qualche altro modo, senza ricorrere al miracolo: come fece anche Giovanni il Battista [ Mt 3,4 ]; oppure poteva recarsi nelle località più vicine.

Perciò il diavolo pensava che, se Cristo fosse stato un semplice uomo, avrebbe potuto peccare tentando di operare dei miracoli per saziare la propria fame.

2. Spesso si cerca la gloria nei beni spirituali mediante l'umiliazione esterna.

Per cui S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 2,12.40 ] dice: « La iattanza può riscontrarsi non solo nello splendore e nello sfarzo delle cose materiali, ma anche nel sudiciume e nel fango ».

E per indicare ciò il diavolo cercò di persuadere Cristo a gettarsi in basso materialmente per acquistare la gloria spirituale.

3. È peccato desiderare le ricchezze e gli onori mondani quando ciò avviene in modo disordinato.

Il che si verifica soprattutto quando per ottenere tali cose si agisce in modo disonesto.

E così il diavolo non si limitò a insinuare la brama di ricchezze e di onori, ma suggerì a Cristo che, per ottenere quei beni, lo adorasse: il che è un crimine sommo, e contrario a Dio.

- E non disse soltanto: « se mi adorerai », ma: « se prostrato mi adorerai »; poiché, dice S. Ambrogio [ In Lc 4, su 4,5 ], « l'ambizione comporta un pericolo interno: per dominare gli altri prima si fa serva, per essere onorata si profonde in ossequi, e più vuole innalzarsi, più si abbassa ».

E similmente anche nelle altre due tentazioni il demonio tentò di indurre dal desiderio di un peccato a un altro peccato: come dal desiderio del cibo cercò di indurre alla vanità di operare miracoli senza ragione, e dalla sete di gloria al tentare Dio gettandosi già dall'alto.

4. Come nota S. Ambrogio [ l. cit., su 4,13 ], « la Scrittura non avrebbe detto che il diavolo si allontanò da lui, terminata ogni tentazione, se nelle tre tentazioni non fosse contenuta la materia di tutti i peccati.

Le cause infatti delle [ altre ] tentazioni sono le stesse delle tre brame suddette, cioè l'attrattiva della carne, la speranza della gloria e l'ambizione del potere ».

5. Come osserva S. Agostino [ De cons. Evang. 2,16.33 ], « non si sa con certezza che cosa sia avvenuto prima: se cioè prima gli siano stati mostrati i regni della terra e poi sia stato collocato sul pinnacolo del tempio, oppure il contrario.

Comunque ciò poco importa, essendo chiaro che sono accadute ambedue le cose ».

E pare che gli evangelisti abbiano seguito ordini diversi poiché talora si passa dalla vanagloria alla cupidigia, e talora invece accade l'inverso.

6. Cristo non si sdegnò né rimproverò il demonio quando subì l'ingiuria della tentazione con le parole: « Se sei Figlio di Dio, gettati giù ».

Quando però il demonio usurpò l'onore di Dio dicendo: « Tutte queste cose ti darò se prostrato mi adorerai », allora lo scacciò indignato con le parole: « Vattene, Satana ».

E ciò perché imparassimo dal suo esempio a sopportare con animo forte le ingiurie rivolte a noi, ma a non voler nemmeno sentire le ingiurie contro Dio.

7. Secondo il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 5 ], « il demonio trasportò Cristo ( sul pinnacolo del Tempio ) perché fosse visto da tutti; questi però, all'insaputa di lui, fece sì che nessuno lo vedesse ».

Le parole poi: « "Gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro magnificenza", non vanno intese nel senso che egli vedesse i regni stessi o le città o i popoli, oppure l'oro o l'argento, ma piuttosto che il demonio additò a Cristo la regione dove si trovava ogni regno o città, esponendogli a parole gli onori e lo stato di ciascun regno » [ ib. ].

Oppure, secondo Origene [ In Lc hom. 30 ], « gli mostrò come egli, mediante i vari peccati, regnasse nel mondo ».

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