Summa Teologica - III

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Articolo 9 - Se Cristo abbia sofferto nel tempo opportuno

In Matth., c. 27; In Ioan., c. 13, lect. 1

Pare che Cristo non abbia sofferto nel tempo opportuno.

Infatti:

1. La passione di Cristo era stata prefigurata dall'immolazione dell'agnello pasquale, come si accenna in quelle parole dell'Apostolo [ 1 Cor 5,7 ]: « Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato ».

Ora, l'agnello pasquale veniva immolato « il quattordicesimo giorno, al vespro » [ Es 12,6 ].

Quindi Cristo doveva subire la morte in quel momento.

Il che non avvenne: poiché allora egli celebrò la Pasqua con i suoi discepoli, stando al Vangelo di S. Marco [ Mc 14,12 ]: « Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua », e solo il giorno dopo soffrì la sua passione [ Mt 27,1 ].

2. La passione di Cristo è dal Vangelo chiamata esaltazione [ Gv 3,14 ]: « Il Figlio dell'Uomo deve essere esaltato ».

Ora, dalle Scritture [ Ml 3,20 ] Cristo è chiamato « Sole di giustizia ».

Quindi egli doveva subire la passione nell'ora sesta, quando il sole raggiunge il culmine della sua esaltazione.

Invece, stando a S. Marco [ Mc 15,25 ], ciò non avvenne, poiché « era l'ora terza quando lo crocifissero ».

3. Il sole, come ogni giorno raggiunge il culmine dell'innalzamento all'ora sesta, così raggiunge il culmine di tutto l'anno nel solstizio d'estate.

Quindi Cristo avrebbe dovuto subire la morte nel solstizio d'estate, piuttosto che nell'equinozio di primavera.

4. Stando alle sue parole [ Gv 9,5 ], la presenza di Cristo illuminava il mondo: « Finché sono nel mondo, io sono la luce del mondo ».

Perciò sarebbe stato opportuno per l'umana salvezza che egli vivesse più a lungo in questo mondo, così da non morire nella sua giovinezza, ma piuttosto nella vecchiaia.

In contrario:

Nel Vangelo [ Gv 13,1 ] si legge: « Sapendo Gesù che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre », mentre prima aveva detto [ Gv 2,4 ]: « La mia ora non è ancora venuta ».

E S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 8 ] spiega: « Quando ebbe fatto quanto giudicò sufficiente, venne la sua ora: non per necessità, ma per volontà; dovuta non a una condizione, ma al suo potere ».

Quindi egli subì la passione al momento opportuno.

Dimostrazione:

La passione di Cristo, come si è già notato [ a. 1 ], era sottoposta alla sua volontà.

Ma quest'ultima era regolata dalla sapienza divina, la quale « dispone tutte le cose con soavità » e convenienza [ Sap 8,1 ].

Perciò si deve concludere che la passione di Cristo avvenne al momento opportuno.

Per cui anche nelle Questioni del Nuovo e dell'Antico Testamento [ 55 ] si legge: « Il Signore compì tutte le sue azioni nei tempi e nei luoghi convenienti ».

Analisi delle obiezioni:

1. Alcuni ritengono che Cristo sia morto nel giorno quattordicesimo, quando i Giudei immolavano la Pasqua.

Infatti S. Giovanni [ Gv 18,28 ] scrive che i Giudei « non entrarono nel pretorio » di Pilato il giorno della sua morte, « per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua ».

E il Crisostomo [ In Ioh. hom. 83 ] commenta che « allora i Giudei facevano la Pasqua; mentre egli l'aveva celebrata il giorno prima, riservando la sua uccisione al venerdì, quando ricorreva la Pasqua antica ».

E ciò pare coincidere con l'altra affermazione di S. Giovanni [ Gv 13,1ss ], che cioè « la vigilia della festa di Pasqua, dopo la cena, Cristo lavò i piedi dei suoi discepoli ».

Invece S. Matteo [ Mt 26,17 ] scrive che « il primo giorno degli Azzimi i discepoli andarono da Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo per mangiare la Pasqua?" ».

Ora, secondo S. Girolamo [ In Mt 4 ], « essendo il primo giorno degli Azzimi il quattordici del primo mese, quando si immolava l'agnello e la luna era pienissima », è chiaro che Cristo fece la cena il quattordici e il quindici fu ucciso.

E la cosa è resa anche più chiara dalle parole di S. Marco [ Mc 14,12 ]: « Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua »; e di S. Luca [ Lc 22,7 ]: « Venne il giorno degli Azzimi, in cui si doveva immolare la Pasqua ».

Per questo alcuni ritengono che Cristo abbia mangiato la Pasqua con i suoi discepoli nel giorno prescritto, cioè alla quattordicesima luna, « mostrando », come nota il Crisostomo [ In Mt hom. 81 ], « che fino all'ultimo giorno egli non era contro la legge »; mentre invece i Giudei, occupati nel tramare la morte di Cristo, contrariamente alla legge rimandarono la Pasqua al giorno dopo.

E per questo si dice di essi che nel giorno della passione non vollero entrare nel pretorio, « per non contaminarsi, e potere invece mangiare la Pasqua ».

Ma neppure questa ipotesi pare conciliabile con le parole di S. Marco: « Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua ».

Perciò Cristo e i Giudei celebrarono simultaneamente l'antica Pasqua.

Da cui la spiegazione di S. Beda [ In Lc 6, su 22,7s ]: « Sebbene Cristo, che è la nostra Pasqua, sia stato crocifisso il giorno dopo, cioè nella quindicesima luna, tuttavia egli consacrò l'inizio della propria immolazione e della sua passione nella notte in cui si immolava l'agnello pasquale, consegnando ai discepoli i misteri del suo corpo e del suo sangue e facendosi prendere e legare dai Giudei ».

Perciò quando S. Giovanni [ Gv 13,1 ] nomina « la vigilia della festa di Pasqua », vuole intendere la luna quattordicesima, che cadeva di giovedì: infatti per la quindicesima luna ricorreva il giorno solennissimo della Pasqua presso i Giudei.

Perciò il medesimo giorno che per S. Giovanni, secondo il normale computo dei giorni, è « la vigilia di Pasqua », per S. Matteo è « il primo giorno degli Azzimi »: poiché secondo l'usanza giudaica la festa iniziava con i vespri del giorno precedente.

- Quanto poi alla preoccupazione espressa dai Giudei di mangiare la Pasqua il giorno quindici, non si trattava più dell'agnello pasquale, che era stato immolato il quattordici, ma del cibo pasquale, cioè dei pani azzimi, che bisognava mangiare essendo legalmente puri.

Di qui la seconda spiegazione proposta dal Crisostomo [ In Ioh. hom. 83, su 18,28 ], secondo la quale per Pasqua potrebbe intendersi « l'intera festa » dei Giudei, che abbracciava sette giorni.

2. Come dice S. Agostino [ De cons. Evang. 3,13.40 ], « quando il Signore fu consegnato da Pilato per essere crocifisso "era quasi l'ora sesta", secondo l'affermazione di S. Giovanni [ Gv 19,14 ].

Quindi non era l'ora sesta precisa, ma "quasi": era cioè passata l'ora quinta e cominciava la sesta, cosicché all'ora sesta già completa, mentre Cristo era crocifisso, vennero le tenebre.

Era invece l'ora terza quando i Giudei chiesero a gran voce che il Signore fosse crocifisso: e si può dire con assoluta verità che allora essi lo crocifissero.

Quindi, perché nessuno scaricasse sui soldati la responsabilità di un così grave delitto, l'evangelista scrive: "Era l'ora terza quando lo crocifissero"; così da addebitare la crocifissione a quelli che in quell'ora gridarono in quel modo ».

« Non mancano però di quelli che nella parasceve ricordata da S. Giovanni con l'espressione: "Era quasi l'ora sesta della parasceve", vedono indicata l'ora terza.

Poiché parasceve significa preparazione.

Ora la vera Pasqua, che coincideva con la passione del Signore, cominciò a essere preparata dall'ora nona della notte, cioè da quando i principi e i sacerdoti decretarono: "È reo di morte".

Perciò da quell'ora della notte sino alla crocifissione di Cristo si arriva "all'ora sesta della parasceve", di cui parla S. Giovanni; e "all'ora terza del giorno", di cui parla S. Marco ».

Altri invece ritengono che la discrepanza derivi da un errore del copista greco: poiché i segni del tre e del sei sono molto simili in questa lingua.

3. Come si dice nel libro Questioni del Nuovo e dell'Antico Testamento [ 55 ], « il Signore volle con la sua passione redimere e restaurare il mondo nella medesima stagione in cui lo aveva creato, cioè durante l'equinozio.

Inoltre in tale momento il giorno comincia a prevalere sulla notte: poiché con la passione del Salvatore noi siamo ricondotti dalle tenebre alla luce ».

E poiché l'illuminazione perfetta si avrà nella seconda venuta di Cristo, il tempo della seconda venuta è paragonato dal Vangelo [ Mt 24,32s ] all'estate: « Quando i rami del fico diventano teneri e mettono le foglie, sapete che l'estate è vicina.

Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte ».

Allora dunque ci sarà l'esaltazione massima di Cristo.

4. Cristo volle morire nella giovinezza per tre motivi.

Primo, per meglio mostrarci il suo amore, dando la sua vita per noi quando era nella perfezione dell'età.

- Secondo, poiché non era bene che apparisse in lui un decadimento naturale, come sopra [ q. 14, a. 4 ] si è detto a proposito della malattia.

- Terzo, poiché morendo e risuscitando nell'età giovanile volle mostrare in se stesso la sorte futura dei risuscitati.

Da cui le parole di S. Paolo [ Ef 4,13 ]: « Finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo ».

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