Summa Teologica - III

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Articolo 10 - Se Cristo abbia sofferto nel luogo conveniente

Supra, q. 35, a. 7, ad 1; infra, q. 83, a. 3, ad 1; In Matth., c. 2; In Ioan., c. 19, lect. 3

Pare che Cristo non abbia sofferto nel luogo conveniente.

Infatti:

1. Cristo subì la passione nella sua carne umana, che dalla Vergine era stata concepita a Nazaret e che era nata a Betlemme.

Perciò egli non avrebbe dovuto morire a Gerusalemme, ma a Nazaret o a Betlemme.

2. La realtà deve corrispondere alla figura.

Ora, la passione di Cristo era prefigurata dai sacrifici dell'antica legge, i quali erano immolati nel Tempio.

Quindi Cristo avrebbe dovuto subire la morte nel Tempio, e non fuori della porta della città.

3. La medicina deve corrispondere alla malattia.

Ma la passione di Cristo fu un rimedio contro il peccato di Adamo.

Costui però non era sepolto a Gerusalemme, bensì a Ebron; si legge infatti nella Scrittura [ Gs 14,15 Vg ]: « Ebron si chiamava prima Kiriat-Arba.

Qui si trova Adamo, il più potente degli Anakiti ».

Perciò Cristo doveva morire a Ebron, e non a Gerusalemme.

In contrario:

Nel Vangelo [ Lc 13,33 ] si legge: « Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme ».

Quindi era giusto che Cristo subisse la morte a Gerusalemme.

Dimostrazione:

Come si dice nel libro Questioni del Nuovo e dell'Antico Testamento [ 55 ], « il Salvatore compì tutto nel luogo e nel tempo opportuno »: poiché come dispone di tutte le cose, così può disporre di tutti i luoghi.

Quindi la sua passione, come avvenne nel tempo opportuno, così avvenne anche nel luogo conveniente.

Analisi delle obiezioni:

1. Fu sommamente conveniente che Cristo patisse in Gerusalemme.

Primo, perché Gerusalemme era il luogo prescelto da Dio per l'offerta dei sacrifici; i quali prefiguravano la passione di Cristo, che è il vero sacrificio, secondo le parole di S. Paolo [ Ef 5,2 ]: « Ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore ».

E S. Beda [ Hom. 1,23 ] afferma che « il Signore, all'avvicinarsi dell'ora della passione, volle avvicinarsi al luogo di essa », cioè a Gerusalemme, dove giunse cinque giorni prima della Pasqua, come cinque giorni prima della Pasqua, ossia alla decima luna, l'agnello pasquale veniva condotto secondo la legge sul luogo dell'immolazione.

Secondo, volle patire nel centro di una terra abitata, cioè a Gerusalemme, poiché gli effetti della sua passione dovevano estendersi a tutto il mondo.

Nei Salmi [ Sal 74,12 ] infatti si legge: « Dio, che è nostro re dai tempi antichi, ha operato la salvezza in mezzo alla terra », cioè a Gerusalemme, che è il centro del mondo.

Terzo, poiché era il luogo più adatto all'umiltà di Cristo: avendo egli scelto infatti per umiltà il supplizio più infamante, così per umiltà non ricusò di subire il disonore in un luogo tanto rinomato.

Da cui le parole del Papa S. Leone [ Serm. 31,2 ]: « Colui che aveva rivestito la forma di schiavo, scelse Betlemme per la nascita e Gerusalemme per la passione ».

Quarto, per mostrare che la responsabilità della sua uccisione risaliva ai principi del popolo.

Perciò volle morire in Gerusalemme, dove essi dimoravano.

Negli Atti [ At 4,27 ] infatti si legge: « Contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, si sono coalizzati in questa città Erode e Ponzio Pilato, con le genti e i popoli d'Israele ».

2. Cristo volle subire la passione non nel Tempio o nella città, ma fuori della porta, per tre motivi.

Primo, per adeguare la realtà alla figura.

Poiché il vitello e il capro che erano offerti nel sacrificio solennissimo per l'espiazione di tutto il popolo venivano bruciati fuori degli accampamenti, come è prescritto nel Levitico [ Lv 16,27 ].

Per cui S. Paolo [ Eb 13,11s ] scrive: « I corpi degli animali il cui sangue viene portato nel santuario dell'accampamento dal sommo sacerdote per i peccati, vengono bruciati fuori della città.

Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città ».

Secondo, per insegnarci con l'esempio ad abbandonare il mondo.

Da cui l'esortazione dell'Apostolo [ Eb 13,13 ]: « Usciamo dunque anche noi dall'accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio ».

Terzo, poiché, come spiega il Crisostomo [ Hom. 2 De cruce et latr. 1 ], « il Signore non volle morire al riparo di un tetto, o nel Tempio giudaico, perché i Giudei non accaparrassero per sé il sacrificio salutare, né si pensasse che esso fosse stato offerto solo per quel popolo.

Perciò volle morire fuori della città e fuori dalle mura per mostrare che il sacrificio era universale, essendo l'oblazione di tutto il mondo, e la purificazione di tutti ».

3. Rispondiamo con S. Girolamo [ In Mt 4, su 27,33 ] che « non mancano autori secondo i quali il luogo "del teschio" sarebbe stato il luogo in cui era stato sepolto Adamo: e sarebbe stato chiamato così dal teschio del primo uomo.

Ora, questa è una spiegazione facile e gradita alle orecchie del popolo, ma non è veritiera.

Infatti fuori delle città e delle loro porte c'era il luogo in cui venivano eseguite le condanne capitali: esso fu perciò denominato luogo del teschio a motivo dei decapitati.

Gesù quindi volle essere crocifisso in quel luogo per innalzare il vessillo del martirio là dove prima c'era il campo dei condannati.

Quanto poi ad Adamo, risulta dal Libro di Giosuè che era sepolto a Ebron »

Ed era giusto che Cristo fosse crocifisso nel luogo dove comunemente si eseguivano le condanne piuttosto che presso il sepolcro di Adamo, per mostrare che la sua croce non guariva soltanto il peccato personale di Adamo, ma anche i peccati di tutto il mondo.

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