Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se il corpo di Cristo sia risorto glorioso

Comp. Theol., c. 238

Pare che il corpo di Cristo non sia risorto glorioso.

Infatti:

1. I corpi gloriosi sono luminosi, secondo quelle parole evangeliche [ Mt 13,43 ]: « I giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro ».

Ora, i corpi luminosi vengono visti sotto l'aspetto della luce, non del colore.

Poiché dunque il corpo di Cristo risuscitato veniva visto con i colori di prima, pare che non fosse glorioso.

2. Il corpo glorioso è incorruttibile.

Ma pare che il corpo di Cristo non fosse incorruttibile.

Era infatti palpabile, come risulta dalle sue stesse parole [ Lc 24,39 ]: « Toccatemi e guardate ».

Ora, secondo S. Gregorio [ In Evang. hom 26 ], « ciò che è palpabile necessariamente si corrompe, e ciò che non si corrompe è impalpabile ».

Quindi il corpo di Cristo [ risorto ] non era glorioso.

3. Il corpo glorioso, come afferma S. Paolo [ 1 Cor 15,35ss ], non è un corpo animale, bensì spirituale.

Ora, il corpo di Cristo dopo la risurrezione aveva una vita animale: poiché, come si legge [ Lc 24,41ss; Gv 21,9ss ], egli allora mangiò e bevve con i suoi discepoli.

Quindi il suo corpo non era glorioso.

In contrario:

L'Apostolo [ Fil 3,21 ] scrive: « Egli trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso ».

Dimostrazione:

Il corpo di Cristo risorto era glorioso.

E ciò risulta da tre motivi.

Primo, poiché la risurrezione di Cristo fu l'esemplare e la causa della nostra risurrezione, come insegna S. Paolo [ 1 Cor 15,12ss ].

Ora, i Santi avranno nella risurrezione dei corpi gloriosi, stando alle parole dell'Apostolo [ 1 Cor 15,43 ]: « si semina ignobile e risorge glorioso ».

Essendo quindi la causa superiore all'effetto, e il modello superiore all'immagine, a maggior ragione dovette essere glorioso il corpo di Cristo risorto.

Secondo, poiché con l'ignominia della passione egli meritò la gloria della risurrezione.

Egli stesso infatti ebbe a dire [ Gv 12,27 ]: « Ora l'anima mia è turbata », alludendo alla passione; e poi aggiunse: « Padre, glorifica il tuo nome », chiedendo così la gloria della risurrezione.

Terzo, poiché l'anima di Cristo, come si è detto [ q. 34, a. 4 ], fin dal momento della sua concezione era già gloriosa per la perfetta fruizione della divinità, e come si è visto sopra [ q. 14, a. 1, ad 2; q. 45, a. 2 ] era solo per una dispensa che la gloria non ridondava sul suo corpo, affinché egli potesse compiere il mistero della nostra redenzione con la sua sofferenza.

Una volta compiuto dunque il mistero della passione e della morte di Cristo, l'anima subito irradiò la sua gloria sul corpo che aveva riassunto nella risurrezione.

E così quel corpo divenne glorioso.

Analisi delle obiezioni:

1. Tutto ciò è ricevuto viene ricevuto secondo il modo del soggetto ricevente.

Poiché dunque la gloria del corpo deriva da quella dell'anima, come insegna S. Agostino [ Epist. 118,3.13 ], lo splendore o luminosità del corpo glorioso è secondo il colore naturale del corpo umano: come il vetro colorato riceve dalla luce del sole diverse colorazioni secondo i suoi vari colori.

Ora, stando alle spiegazioni date [ a. 1, ad 2 ], come è in potere dell'uomo glorificato rendere visibile o invisibile il proprio corpo, così è in suo potere manifestarne la luminosità.

Per cui egli può anche mostrarsi nel proprio colore, senza alcuna luminosità.

Ora, Cristo dopo la risurrezione apparve ai suoi discepoli in questo modo.

2. Si dice che un corpo è palpabile non solo perché è resistente, ma anche perché è denso.

Ora, la rarefazione e la densità sono accompagnate dalla levità e dalla gravità, dal caldo e dal freddo e da altre proprietà contrastanti, che sono i princìpi della corruzione dei corpi elementari.

Per cui i corpi palpabili al tatto umano sono per natura corruttibili.

Se invece vi sono dei corpi resistenti al tatto ma non aventi le disposizioni e le qualità suddette, che sono l'oggetto proprio del tatto umano, come ad es. i corpi celesti, allora tali corpi non possono dirsi palpabili.

Ora, il corpo di Cristo dopo la risurrezione era composto dei quattro elementi, con tutte le qualità tangibili richieste dalla natura del corpo umano: quindi per natura era palpabile.

E se non avesse avuto altro al di là della natura umana del corpo, sarebbe stato anche corruttibile.

Ma in realtà aveva qualcos'altro che lo rendeva incorruttibile: non certo la natura dei corpi celesti, come vorrebbero alcuni, secondo un'opinione che esamineremo più diffusamente in seguito [ Suppl. q. 82, a. 1 ], ma la gloria che ridondava dalla sua anima beata.

Poiché, come scrive S. Agostino [ Epist. 118,3.13 ], « Dio fece l'anima di una natura così potente da far ridondare sul corpo la pienezza della sanità, cioè il vigore dell'incorruzione, dalla sua pienissima beatitudine ».

Così dunque, come dice S. Gregorio [ l. cit. nell'ob. ], « dopo la risurrezione il corpo di Cristo si mostra identico nella natura, ma differente nella gloria ».

3. « Il nostro Salvatore », scrive S. Agostino [ De civ. Dei 13,22 ], « mangiò e bevve con i suoi discepoli dopo la risurrezione, vivendo in un corpo spirituale ma vero, non perché avesse bisogno di alimenti, bensì per la facoltà che aveva di farlo ».

Poiché, come nota S. Beda [ In Lc 6, su 24,41 ], « la terra assetata assorbe l'acqua in modo diverso dal raggio infuocato del sole: la prima per la sua indigenza, il secondo per la sua virtù ».

Perciò Cristo dopo la risurrezione volle mangiare « non perché avesse bisogno di cibo, ma per dimostrare in tal modo la natura del corpo risorto ».

Per cui non segue che il suo fosse un corpo animale, bisognoso di cibo.

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