Summa Teologica - III

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Articolo 3 - Se solo il giusto possa ricevere Cristo sacramentalmente

In 4 Sent., d. 9, a. 2, sol. 1, 2, 3; In 1 Cor., c. 11, lect. 7

Pare che nessuno possa ricevere Cristo sacramentalmente all'infuori dell'uomo giusto.

Infatti:

1. Dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 26 ]: « Perché prepari i denti e lo stomaco?

Credi, e hai mangiato.

Credere infatti in lui, questo è mangiare il pane vivo ».

Ma chi è in stato di peccato non crede in lui, poiché non ha la fede formata, alla quale appartiene credere in Dio [ in Deum ], come si è visto nella Seconda Parte [ II-II, q. 2, a. 2; q. 4, a. 5 ].

Il peccatore dunque non è in grado di mangiare questo sacramento, che è « il pane vivo ».

2. Questo sacramento è detto più di ogni altro « il sacramento della carità », come si è già spiegato [ q. 73, a. 3, ad 3; q. 74, a. 4, ob. 3; q. 78, a. 3, ad 6 ].

Ma come gli infedeli sono privi della fede, così tutti i peccatori sono privi della carità.

Ora, non pare che gli infedeli possano ricevere sacramentalmente l'Eucaristia, poiché nella forma di questo sacramento si dice: « Mistero della fede ».

Quindi per lo stesso motivo nessun peccatore può assumere sacramentalmente il corpo di Cristo.

3. Il peccatore è più abominevole a Dio della creatura priva di ragione: infatti nei Salmi [ Sal 49,21 ] si riferiscono a lui quelle parole: « L'uomo stabilito nell'onore mancò di intelligenza: si abbassò al livello dei giumenti irragionevoli e divenne simile ad essi ».

Ma gli animali bruti, p. es. un topo o un cane, non possono ricevere questo sacramento, come non possono ricevere il sacramento del battesimo.

Quindi per la stessa ragione neppure i peccatori ricevono questo sacramento.

In contrario:

S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 26 ], commentando le parole [ Gv 6,50 ]: « Perché chi ne mangia non muoia », osserva: « Molti assumono dall'altare, e assumendo muoiono, per cui l'Apostolo afferma che "mangiano e bevono la propria condanna" ».

Ora, per questa assunzione non muoiono se non i peccatori.

Quindi sacramentalmente ricevono il corpo di Cristo anche i peccatori, e non solo i giusti.

Dimostrazione:

Sul presente argomento alcuni antichi errarono dicendo che il corpo di Cristo non viene ricevuto dai peccatori neppure sacramentalmente, ma che esso, non appena viene a contatto delle labbra del peccatore, subito cessa di essere presente sotto le specie sacramentali.

- Ma questa è un'opinione erronea.

Menoma infatti la verità di questo sacramento, la quale esige, come si disse sopra [ q. 76, a. 6, ad 3; q. 77, a. 8 ], che per tutta la durata delle specie il corpo di Cristo non cessi di essere presente sotto di esse.

Ora le specie rimangono, come si è visto [ q. 77, a. 4 ], fintanto che sarebbero adatte per la sostanza del pane, se questa fosse presente.

È evidente d'altra parte che la sostanza del pane, ricevuta da un peccatore, non cessa subito di esistere, bensì dura fino a che non è digerita in forza del calore naturale.

Quindi altrettanto perdura il corpo di Cristo sotto le specie sacramentali ricevute da un peccatore.

Per cui si deve concludere che il peccatore, e non soltanto il giusto, può ricevere sacramentalmente il corpo di Cristo.

Analisi delle obiezioni:

1. Quelle e altre affermazioni consimili vanno intese della comunione spirituale, che non è possibile ai peccatori.

È quindi da una falsa interpretazione di tali parole che pare essere nato l'errore precedentemente esposto: per non aver cioè saputo distinguere tra manducazione corporale e manducazione spirituale.

2. Anche un infedele, se riceve le specie sacramentali, riceve il corpo di Cristo nel sacramento.

Quindi mangia Cristo sacramentalmente, se questo avverbio sacramentalmente viene riferito a ciò che viene mangiato.

Se invece lo riferiamo a colui che mangia, allora parlando con proprietà egli non mangia sacramentalmente, poiché non fa uso di ciò che riceve come di un sacramento, ma solo come di un cibo materiale.

A meno forse che l'infedele non intenda ricevere proprio ciò che la Chiesa distribuisce, pur non avendo la vera fede riguardo agli altri articoli, o [ anche ] riguardo a questo stesso sacramento.

3. Anche nell'ipotesi che un topo o un cane mangiasse un'ostia consacrata, la sostanza del corpo di Cristo non cesserebbe di essere presente sotto le specie finché quelle specie rimangono, ossia finché rimarrebbe la sostanza del pane: come anche rimarrebbe se l'ostia venisse gettata nel fango.

Né ciò può attentare alla dignità di Cristo, che volle essere crocifisso dai peccatori senza compromettere per questo la propria dignità; tanto più che il topo o il cane vengono a contatto con il corpo di Cristo non nel suo stato naturale, ma solo secondo le specie sacramentali.

Alcuni tuttavia hanno sostenuto che non appena il sacramento viene toccato da un topo o da un cane, cessa la presenza del corpo di Cristo.

Il che però, come si è già notato [ nel corpo ], compromette la verità di questo sacramento.

In ogni modo comunque non si può dire che un animale bruto mangia sacramentalmente il corpo di Cristo, essendo incapace per natura di farne uso come di un sacramento.

Perciò lo mangia non sacramentalmente, ma accidentalmente, cioè come lo mangerebbe chi prendesse un'ostia consacrata senza sapere che è consacrata.

E poiché ciò che si verifica accidentalmente non viene classificato in alcun genere, ne segue che questo modo di mangiare il corpo di Cristo non viene considerato come un terzo modo tra quello sacramentale e quello spirituale.

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