Lettera N° 12

Torino, 1° settembre 2013

Carissimi amici di Gesù Crocifisso,

verso il termine dell’estate, che ci ha coinvolti in avvenimenti particolarmente belli, come la Giornata Mondiale della Gioventù, a Rio de Janeiro, ma anche in momenti di dolore per il lutto di molte famiglie visitate dalla morte improvvise di qualche loro congiunto, vi giunga, anche in presenza di situazioni dolorose, spesso causate dell’odio e dalla violenza, il mio fraterno ed affettuoso saluto.

I nostri incontri, mai interrotti anche nei mesi di luglio e agosto, hanno ridotto, a motivo delle ferie, la frequenza, di alcuni di noi, ai consueti incontri settimanali, sostituiti, penso, come vi era stato suggerito, da una azione evangelizzatrice più calma, tra la gente con la quale vi siete incontrati nei posti in cui vi siete recati.

I tempi in cui viviamo sono caratterizzati da forti segni di problematicità sociale che ha costretto molti italiani a ridurre o a cancellare il tempo che passa come “tempo delle vacanze”.

Ciò, tuttavia non ci autorizza al disimpegno o ad essere tristi perché i veri cristiani guardano con speranza ai giorni futuri, con un’ottica positiva, perché il Signore è a noi vicino e ci ama.

Riflessioni sull’Enciclica “Lumen Fidei

La fede che illumina l’esistenza è la sintesi di questa importante lettera del Papa che intende presentare e sollecitare la necessità di recuperare il carattere di luce della fede, la sola capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo.

La fede non è infatti, un presupposto scontato, ma un dono di Dio che va nutrito e rafforzato.

Chi crede “vede”, perché la luce della fede viene da Dio che è capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo: procede dal passato, dalla memoria della vita di Gesù ed orienta il futuro perché ci schiude grandi orizzonti.

“Andate fate miei discepoli tutti i popoli” ( Mt 28,19 ).

Se oggi abbiamo Papa Francesco, da tutti ritenuto un dono dello Spirito Santo, è perché Benedetto XVI, a un certo punto, quando ancora era Papa e poteva esserlo fino a che il Signore avesse voluto, si è messo umilmente in disparte.

Lo Spirito Santo per irrompere nella Chiesa ha avuto bisogno del gesto umanissimo delle dimissioni di Joseph Ratzinger per facilitare l’irrompere dell’amore di Cristo e per Cristo nel popolo cristiano, segnatamente nei giovani, spesso solo apparentemente indifferenti a Cristo e alla Chiesa.

La società italiana addita i giovani come un problema, ma davanti ad una società sempre più vecchia non è certamente e veramente ai giovani che essa normalmente guarda.

Giornata Mondiale della Gioventù

Questa importante giornata celebrata a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio di quest’anno, ha mostrato a tutto il mondo che c’è un popolo giovane che crede, che spera, che costruisce la società.

Il grande evento dell’incontro dei giovani con il Papa, si è rivelato ed ha trasmesso sia a quanti vi hanno direttamente partecipato, sia ai cristiani e alla gente di tutto il mondo, una carica umana e spirituale che ci auguriamo possa rivoluzionare il mondo con l’amore che viene da Cristo, in una logica di misericordia.

La Confessione, la visita al carcere minorile, la Via Crucis, ovvero l’amore ferito e perdonato, tradito e offeso, rifiutato eppure fonte di vita, sono i punti cardinali del venerdì brasiliano di papa Francesco.

Realtà apparentemente distanti fra loro, ma realtà vicinissime.

A unirle al linguaggio della croce è la misericordia di Dio, che sa curare le ferite, riparare le offese, prendere su di sé ogni nostra colpa, le angosce che ci fanno soffrire.

Nessuno può incontrare la Croce di Gesù senza lasciarvi qualcosa di sé - ha detto il Pontefice - e senza portare qualcosa della Croce di Gesù nella propria vita.

É davvero così.

Posare gli occhi su quel legno significa vedersi riflessi in uno specchio che ti guarda dentro, perché vuol dire trovare le chiavi di casa, mettere ordine nel nostro cuore, imparare a leggere gli eventi belli o brutti per quel che sono, chiamando bene il bene e male il male.

Alla scuola di Gesù impariamo che la sua Croce non condanna, ma è il segno più rivoluzionario della misericordia di Dio, molto diversa dal perdono dell’uomo, è più grande perché è simile a quella di un Padre con le braccia aperte, come il Cristo Redentore di Rio.

La rugiada dal cielo

É una cosa meravigliosa la rugiada che cade, invisibile e impercettibile, senza rumore e senza sforzo, mentre noi dormiamo, e che rinfresca le piante, le fa crescere, raddrizza ciò che il calore della giornata ha fatto appassire, e infine produce una benefica distensione in tutti gli esseri viventi.

Dovunque c’è rugiada, c’è vita e prosperità.

Sulle Alpi, dove è abbondante, permette alle piante più delicate e fragili di crescere, fiorire e portare frutto fin su dirupi, dove le minuscole radici trovano soltanto minuscole particelle di terra.

Invece, dove manca la rugiada basta qualche mese senza pioggia ed è la siccità, la desolazione e la morte.

La rugiada rappresenta, come dice Mosè, la benedizione di Dio che arricchisce, senza mai portare danno ( Pr 10,22 ), che fa vivere in mezzo alla carestia ( Sal 31,18-19 ): veniamo ”… considerati come degli afflitti, mentre siamo sempre allegri: come dei miserabili, noi che arricchiamo tanti; come gente che non ha nulla, ma che possiede tutto”.

Questa è “la pace di Dio che sorpassa ogni intelligenza ( Fil 4,17 ), è la gioia delle Spirito Santo ( Rm 4,7 ) che nessuno può rapire ( Gv 16,22 ), è l’acqua che il Signore ci offre e che diventa in noi sorgente che trabocca sugli altri ( Gv 4,14 ): in una parola è quella presenza benedetta di cui non si può più far a meno, dopo averla conosciuta.

Egli infatti disse:”sarò per Israele come una rugiada” ( Os 14,5 ).

Ma perché il suolo si copra di rugiada, occorrono alcune condizioni, e cosi avviene anche per ottenere la benedizione dall’ Alto.

La rugiada cade solo quando il cielo è stellato; quando è nuvoloso, no.

Isaia ( Is 44,22 ) ci dice che le nubi rappresentano i nostri peccati e aggiunge ( Is 59,1-2 ): ”La mano del Signore non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio tanto duro da non sentire; ma furono le vostre iniquità che hanno scavato un abisso tra voi e il vostro Dio”.

Ecco perché così sovente siamo come un popolo inaridito, bruciato dalla siccità, senza traccia di rugiada per noi e per gli altri.

Tra noi e Dio c’è una nube: preghiamo, ma Egli non ci ascolta; gemiamo, come Giosuè e gli Ebrei davanti a AI ( Gs 7 ), ma c’è un interdetto, un peccato nascosto, noi pensiamo che nessuno lo veda, ma Dio l’ha visto e ci ha velato la sua faccia.

Si tratta forse di una affezione colpevole, o di cattivi pensieri; oppure di cattive letture, di passione per gli spettacoli, per il fumo, per il mondo; o ancora di una menzogna, di una disobbedienza che non è stata confessata; e infine dell’orgoglio che è così sottile e dannoso.

C’è poi un peccato che è il più diffuso e quello meno combattuto, perché ci si crede molto spirituali, pur praticandolo ovunque: il giudizio degli altri, la critica, che degenera spesso in maldicenza, quando non è calunnia.

Eppure la Parola di Dio condanna tutto questo con estremo rigore, come si può leggere in parecchi passi: Mt 5,24.46.48; Mt 6,14-15; Mt 7,1-5.12; Lc 6,41-42; Rm 2,1.

Certamente le cose del mondo andrebbero diversamente se quanti si dicono cristiani rinunciassero a questo peccato ( Col 3,8; Ef 2,2; Gc 4,2; Gc 3,9 ), se si perdonasse subito a chi ci offende ( Col 3,12.14 ), se ci si rallegrasse del male che dicono di noi ( Mt 5,11-12 ), se si fosse gentili con chi ci fa un torto ( Mt 5,43-45 ), insomma se si mettesse in pratica la Parola di Dio ( Gc 1,22 ).

Vivere in crescente amore per Dio e per i fratelli

Non vi è dubbio che praticare tutto questo è difficile, ma Gesù in due frasi ce ne indica la via,e precisamente in Matteo ( Mt 7,12 ): “Tutto quanto desiderate che gli uomini facciano a voi, fatelo voi pure a loro; poiché; questa è la Legge e i Profeti”, e ancora in Matteo ( Mt 22,35-40 ): ”Uno di loro dottore della Legge, gli domandò per tentarlo: Maestro, qual è il maggior comandamento della Legge?

Gesù gli rispose: amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la tua mente.

Questo è il massimo e primo comandamento.

Il secondo, poi, è simile a questo: amerai il prossimo come te stesso, da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti”.

Gesù non poteva essere più chiaro, perciò, ogni volta che dobbiamo parlare e agire, valutiamo bene il nostro operato, per vedere se ameremmo che gli altri trattasse noi, come noi stiamo per trattare loro, così, a poco a poco, ci diventerà più facile il comandamento dell’amore.

Tornando ora al primo ostacolo, qualunque sia il nostro peccato, esso costituisce una nube che ci vela il Volto di Dio e impedisce alla rugiada di scendere su di noi.

Confessiamogli dunque le nostre colpe e chiediamo perdono a quanti abbiamo offeso: allora la nube sparirà e la rugiada della benedizione scenderà su di noi e attraverso di noi sugli altri.

( fine prima parte, continua )

Necessità di rimuovere ciò che vela il volto di Dio

Perché nessuna ombra possa velare il volto del Signore teniamo presente l’insegnamento di Gesù che disse: “Non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio“.

La volontà del Padre, come sappiamo, non consiste nell’apparire o nell’essere stimati persone buone e di grande pietà, persone intelligenti, perfette e ineccepibili in tutto, ma nell’essere mosse dall’amore che viene da Dio, che è un amore puro, umile, casto, zelante e gioioso.

Chi tentennerà nell’accogliere questa precisa volontà del Padre, o per non “perdere” la faccia di fronte al mondo, o per il timore di dover stare inchiodati alla croce, si scosta dall’insegnamento di Gesù.

Tale cattivo comportamento ci viene suggerito dal demonio che nella sua malvagità, ci farà apparire eccessivamente rigoroso tale zelo, adducendo che per fare la volontà di Dio è sufficiente non seguire certi cristiani, tra i quali alcune persone a noi vicine, che non essendo perfetti, o di scarsa cultura più che avvicinarci a Dio ci disorientano.

Chi indugia su valutazioni e giudizi temerari, finirà per condividerli.

Questo stato è paragonabile a una persona che si trovi su un piano inclinato che gradatamente, spesso senza accorgersene, lo fa scivolare sempre più in basso, avvolgendola in una ombra sempre più fitta che gli velerà il volto di Dio, impedendogli di essere irrorato dalla rugiada divina.

É possibile arrestare questa pericolosa discesa?

Si, ma con un cuore umile e puro.

Intronizzazione del Crocifisso

Come vi avevo succintamente accennato, nella precedente lettera di comunione, vorremmo dare inizio alla intronizzazione del Crocifisso nelle famiglie che ne faranno richiesta.

Trattandosi di una iniziativa che si riprende dopo tanti anni occorre la si presenti bene nei nostri Cenacoli precisando il perché la si riprende e quali sono le sue finalità.

Occorre precisare che con l’intronizzazione del Crocifisso la famiglia vuole esprimere volontà di porre il Crocifisso: il suo amore, la sua misericordia, il suo perdono, al centro della stessa, impegnandosi a vivere nella pace, e nella gioia, a perdonarci reciprocamente, all’insegna del suo amore.

Si tratta di un gesto molto semplice, fatto in un giorno e in ora in cui tutta la famiglia possa essere possibilmente presente.

Come svolgere una intronizzazione del Crocifisso?

Pur essendoci ampia libertà di intronizzare il crocifisso secondo la sensibilità di ogni famiglia, suggerisco di tenere presenti alcuni aspetti che, a mio avviso, non dovrebbero mai mancare:

• La famiglia, riunita attorno al crocifisso che vuole intronizzare, pratichi la preghiera di adorazione a Gesù Crocifisso,

• esprima quindi il desiderio di porre il crocifisso, al centro della propria abitazione,

• affidi a Lui, unita all’Immacolata, la volontà di vivere ogni giorno, sotto lo sguardo dell’amabilissimo cuore del Crocifisso,

• collochi l’immagine del crocifisso nel luogo predisposto, ed eventualmente faccia un canto di ringraziamento.

Il demonio cercherà in tutti i modi di impedire questa bella e importante iniziativa, per questo occorre prepararla con una più intensa preghiera e parlarne con chiarezza nei nostri Cenacoli.

Mi dispiacerebbe iniziare questa importante ulteriore forma di apostolato e doverla poco dopo interrompere per non essere stata accolta con la necessaria consapevolezza o per averla accolta solo a parole, senza alcun impegno per la sua realizzazione.

Sarà particolarmente gradito ogni eventuale vostro suggerimento sul come presentare e svolgere questa importante iniziativa, e di questo anticipatamente l’Unione Catechisti vi ringrazia.

Vi giungano, carissimi Referenti, i miei fraterni e affettuosi saluti, uniti all’augurio che Gesù viva sempre nei nostri cuori.

Leandro Pierbattisti

"Ecco, sto alla porta e busso", dice il Signore, "Se uno ascolta la mia voce e mi apre la porta, Io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me". ( Ap 3,20 )

"Il regno di Dio … è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo". ( Rm 14,17 )