Annotazioni sulla Casa di Carità

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27. "La via del Paradiso"

( 14° detto dell'elenco ) Nel Diario sono riportate espressioni di compiacimento e di elogio verso gli operatori della Casa di Carità, delle quali il detto finale ( il 14° appunto ) ne è coronamento.

2 Marzo 1920, sera, ore 9,30.

"Dirai all'Ingegnere Sella e all'Ingegnere Dematteis che io li amo, li contento alla fine e fin da questa terra, avranno soddisfazione"; SS.mo Crocifisso.

3 Marzo 1920, mercoledì.

Il piissimo sig. Cav. Ingegnere Filippo Dematteis mi consegnò i suoi scritti divoti; io li misi sull'altare del santuario affinché Gesù benedicesse l'opera sua.

Intanto pregai Gesù SSmo a voler renderlo caro agli occhi suoi Ss.mi: - Rendetelo forte nella via da Voi, Gesù, amorevolmente voluta; sì!

Mio caro, mio Santissimo Gesù Sacramentato, in una via non tanto facile, ma con Voi, SS.mo Iddio, ( egli ) riuscirà, secondo il vostro cuore misericordioso, a decoro della nostra Santa Religione, a conforto e salvezza di tante anime, a gloria e splendore vostro!

Voi, Gesù SSmo, siete tutto nostro!

Guidate i passi del vostro servo fedele, Signor Filippo Dematteis, in ogni tempo e luogo per combattere, a pro della nostra causa pietosa contro il nemico d'ogni bene, se gli farà contro!

Mentre recitavo il santo Rosario, giunto alla quarta posta ( misteri dolorosi ) Gesù disse: "Di' ai figli che lavorino, lavorino ( lo disse due volte ), questa è la via del Paradiso".

Ore 7 3/4 di sera, nel Santuario Gesù con questo ha voluto indicare tutti quelli che si sono riuniti nell'adunanza e coloro che verranno in suo aiuto.

Ore 10 di sera: "L'adunanza riuscì bene!" detto di Gesù.

Nel detto inserito nell'elenco, in luogo di "si sono riuniti nell'adunanza", è scritto "si interessano della Casa di Carità".

Altro motivo di profonda gioia è questa espressa menzione per tutti gli operatori e collaboratori, di allora e futuri, della Casa di Carità, tra i quali ci siamo anche noi.

Ma tale letizia implica assunzione di responsabilità e coerenza con l'alta missione affidataci.

Le effusioni di amore manifestate da Gesù verso i primi operatori dell'Opera, indicati per nome, ci colmano di letizia.

Certo l'amore del Redentore è rivolto singolarmente ad ogni persona: ma la circostanza della specifica chiamata ci tocca da vicino, anche perché contiene implicito il riferimento a quanti avrebbero operato in seguito per la Casa di Carità, purchè in conformità al carisma di questa.

Abbiamone consapevolezza: Gesù ci segue, anzi ci predilige ad uno ad uno!

28. Altri collaboratori e invocazione al Crocifisso

4 marzo 1920, ore 9 ¾ di sera –

Nella santa Adorazione al SSmo Crocifisso: "Si uniranno altri nel santo convegno", detto di Gesù Crocifisso.

Siate benedetta, o santità del mio Signore Iddio!

Nella nobilissima vostra misericordia infinita, avete chiamato cuori per arricchirli di preziosissime grazie: ( essi sono ) pronti e molto volenterosi di corrispondere al divino vostro invito per la salvezza di migliaia di anime coll'animo inebriato dello spirito Vostro, o mio Signore e nostro Dio!

Vieni Gesù SSmo, vieni a trionfare per mezzo dei figli, sui tuoi carissimi: sono disposti tutti ad aprire le porte, perché tu, Santità di Dio, entri nella Casa tua a regnare; non guardare, amato mio Gesù, le brutture di questa terra!

Ricordati ( di ciò ) che c'è nelle anime che ti amano e ti adorano, nostro Dio dolcissimo, nobilmente prostrate nel riceverti!

E come l'aurora luminosa, dorata, fragranza di Paradiso, vieni, luce eterna, a rischiarare tante povere menti; vieni, mio bel Gesù nella santa tua Casa di Carità, arti e mestieri!

Fa' che brillino sulle fronti dei giovani, le più belle virtù e lo splendore del tuo più dolce e soave amore: sii la nostra santificazione!

4 marzo 1920, ore 10 di sera: scritto ai piedi del santo Crocifisso;

Lui stesso m'illuminò!

Commovente e toccante preghiera di fra Leopoldo, in cui viene ribadito il carisma della Casa di Carità, e il suo obiettivo primario, che è la santificazione dei suoi figli, sulle cui fronti – usando le sue stupende parole – possano brillare "le più belle virtù e lo splendore del più dolce e soave amore" di Dio.

Non per nulla l'Opera è definita la Casa tua".

È un bello sprone per tutti noi ad operare in questa direzione, e a non perderci d'animo se non sempre i risultati ci assecondano.

Ma l'importante è che noi operatori e formatori miriamo a raggiungerli.

Notisi altresì l'efficacia del linguaggio di fra Leopoldo, ad esempio nell'espressione "come l'aurora luminosa, dorata, fragranza di Paradiso", riferita alla luce eterna di Gesù, che ci lascia ammirati, per scaturire da un illetterato: ma è la sapienza divina di cui è ricolmo che si riflette anche sulla forma dei suoi scritti.

29. Implorazione alla Consolata per la Casa di Carità

La vergine Consolatrice, la gran Madre di Dio è nostra amabile Patrona!

Tu, Madre SSma del mio Signore, Tu, vergine benedetta, per la bontà tua amasti d'essere patrona della Casa di Carità, Arti e Mestieri; sii Madre nostra diletta!

Vieni, noi ti vogliamo, perché tu porti gli aromi delle tue amabili virtù, porti luce per il bene operare ai cari giovani artigiani, e sotto l'ammirabile tua protezione crescono, sotto il guardo tuo benigno e del tuo amato, diletto Gesù, da formare fiori eletti in mezzo alla povera umanità decaduta!

Sì! Mostrati con noi nostra Madre gloriosa; ancora una volta, o SSma Madre Maria di Gesù Crocifisso, beatissima Madre di Dio, colla tua infinita e molta bontà, vieni nel luogo santo da Te voluto a trionfare e noi faremo del nostro meglio per incoronarti regina dell'Universo col lavoro e colla preghiera del Santo Rosario!

Ancora una volta, Mamma Consolatrice, beatissima Madre di Dio, vieni a incoraggiare questi tuoi figli col tuo sorriso ineffabile di bontà e di carità, i quali si adoperano per la salvezza del mondo, e col tuo manto materno coprili tutti da formare un cuore solo in terra e nel regno sempiterno dei Cieli! ( scritto ai piedi della SSma Vergine Consolatrice ).

Che dire dopo queste preghiere e invocazioni di fra Leopoldo traboccanti d'amore per Gesù, per Maria, e zelanti di cura e di attenzioni per il personale e gli allievi dell'Opera?

Siamo veramente partecipi, anzi coinvolti in un sublime piano provvidenziale, non dobbiamo mai stancarci di ripeterlo.

Ci limitiamo a due sole annotazioni: nella preghiera a Gesù vi è l'espressione, riferita ai figli della Casa di Carità, "sono disposti tutti ad aprire le porte" perché Lui entri.

É la medesima esortazione di Giovanni Paolo II°, nel suo discorso all'inizio del suo pontificato, che tanta presa esercitò sulle menti e sui cuori, tanto da risultare come uno dei contrassegni del suo mirabile magistero.

Nella invocazione a Maria, fra Leopoldo pone il lavoro accanto alla preghiera come mezzo di renderle onore, toccando così una delle tematiche fondamentali della nostra missione, cioè l'annuncio evangelico attraverso il lavoro.

Ed anche in questo precorre profeticamente uno dei segni più caratteristici della pastorale contemporanea e dell'apostolato secolare, in cui anche l'Unione catechisti è impegnata.

30. Difficoltà

( 15° detto dell'elenco ) 5 Marzo

Gesù ci incoraggia e dice di ricordare la sua potenza, e ho inteso che l'opera verrà contraddetta.

Nel Diario il testo è più esteso: 5 marzo, venerdì ore 1 pomeriggio.

Mentre pregavo Gesù Sacramentato nel Santuario, Gesù mi disse:"Sei un po' scoraggiato: fa' coraggio! Cosa pensi? Sono ancora io!" e mi ha dato i segni della sua presenza nel santo Tabernacolo con leggeri colpi.

Le opere di Dio hanno il distintivo d'essere contraddette.

"Sono uomini di poca fede quelli che si rifiutano!" (ai piedi del santo altare): Gesù Cristo Crocifisso.

L'opposizione e la persecuzione delle opere di Dio sono dei segni della loro autenticità e validità.

Anche la Casa di Carità ha incontrato ostacoli di questa sorta sin dalle sue origini, a cominciare dalla sua denominazione, come vedremo più ampiamente in seguito.

Ma non le è mai mancato l'aiuto divino, a suo sostegno e a conforto dei suoi operatori.

Circa il particolare dei leggeri colpi di Gesù Eucaristico alla porticina del tabernacolo per confermare la sua presenza, è chiaro come il tutto vada inquadrato nello specialissimo clima di confidenza e di intimità che caratterizza i colloqui che il Signore accorda al suo discepolo.

É naturale che in un dialogo possano essere intercalati dei gesti e dei segni, e che ciò sia avvenuto nei colloqui che stiamo esaminando ci commuove profondamente, oltre ad essere contrassegno di veridicità da parte dell'estensore del Diario.

31. Contro le insidie diaboliche

Esortazione a santificarsi

( 16° detto dell'elenco ) 7 Marzo, ore 6 e 8 minuti, mattina,

nella Santa Comunione, sentii distintamente Gesù Cristo che, appena ricevuta io la santa Ostia, disse: "Ciapin lo facciamo fuggire".

Ore 7, sera, nel Santuario, domando a Gesù se non ha nulla a dirmi e che mi disse qualche memoria per segnarle, Gesù disse ( come ho già segnato nei quaderni, nel silenzio della notte mi trattenni con Gesù SS.mo, che per le sue creature ha sempre parole di vita ): "Segna; l'amore di Dio è la santificazione delle anime!" 7 marzo.

Ciapin ( in dialetto piemontese "ferro di cavallo", ma altresì , in senso figurato, "satanasso": cfr. M. Ponza, vocabolario piemontese-italiano ) sta ad indicare il demonio da scacciare dalla Casa di Carità.

Come è gustosa questa espressione nel "detto" di Gesù, quale ulteriore attestazione, anche nel linguaggio, della intimità con fra Leopoldo, e della predilezione per l'Opera!

É altresì toccante l'esortazione a coltivare e intensificare l'amore di Dio, come elemento caratteristico del nostro rapporto creaturale con Lui, e come termine essenziale della santificazione.

32. Incoraggiamenti

( 17° detto dell'elenco ) 8 Marzo 1920, lunedì, ore 9, sera, in cella,

nella santa Adorazione alla sacra Piaga della mano destra, Gesù disse: " Fa' coraggio, fa' coraggio!"; alla fine ( delle preghiere ) recitavo le tre Avemaria prima di mettermi a riposo, implorando dalla Vergine l'aiuto per passare la santa notte in compagnia del mio Angelo Custode, quando la Vergine mi fece coraggio contro le arti diaboliche e soggiunse: "Di' un po' all'Ingegnere Dematteis che si faccia coraggio e non si lasci stordire!" detto della SSma Vergine.

Espressioni analoghe sono riportate in un biglietto inviato da fra Leopoldo all'ing. Dematteis: Viva Gesù e Maria SS.ma. 8 marzo 1920.

Carissimo Sig. Ingegnere Cav. Dematteis, lunedì ore 9 sera finito il Santo Rosario, mentre invocavo la SS.ma Vergine recitavo 9 Ave Maria per implorare la santa notte, la gran Madre di Dio prese a dire, "digli un po' all'Ingegnere Dematteis si faccia coraggio e non si lasci stordire"(;) da questo detto, dalla nostra mamma SS.ma ed amabilissima protettrice dell'opera ricavo, se occorre di aver bisogno vada lui direttamente, l'aiuto lo troverà alla sua destra cioè il Signore stesso, ne avrà prove sicure.

Ossequio a lei e la buona e pia sua signora. Fra Leopoldo.

Altri tratti di amabile incoraggiamento da parte di Gesù e di Maria.

E come è singolare, anzi intensamente materno, il riferimento specifico della Madonna a coloro che operano.

Dovrebbe essere il nostro sostegno questa consapevolezza della protezione celeste, che si protrae nel tempo, anche se le manifestazioni più palesi – ma non per questo le più intense – nel piano provvidenziale avvengono agli inizi dell'Opera.

Il biglietto di fra Leopoldo all'ing. Dematteis rispecchia limpidamente l'amorevole predilezione divina.

33. Altra proposta alla Presidenza della Casa di Carità

13 marzo, sabato sera, ore 8 ½.

Venne il signor Ingegnere Sella e mi consegnò il foglietto ( in cui era detto ) di pregare Gesù se dobbiamo affidare la presidenza a Monsignor Vescovo Pinardi.

Mi dispongo a fare la Santa "Adorazione": erano le ore 9, quando all'ultima Piaga cioè al Sacro Costato, Gesù SSmo disse: "Se accetta l'invito, prendetelo pure!" detto di Gesù Crocifisso.

Mons. Giuseppe Pinardi è stato vescovo ausiliare di Torino, oltre che parroco di S. Secondo.

Va notato con quanta diligenza e attenzione si sia proceduto per l'affidamento delle incombenze: la richiesta a fra Leopoldo la presenta lo stesso lo stesso ing. Sella che era in predicato per la medesima carica ( circostanza di cui è detto sopra, al § 20 ), il che attesta l'abnegazione e l'umiltà dei primi artefici dell'Opera.

Inoltre la proposta risulta di rilievo, poichè sta a significare come la Casa di Carità sia stata sin dall'inizio ancorata alla Diocesi, come lo è tuttora, nel collegamento alla Gerarchia, ma soprattutto nella sottomissione alle linee pastorali e al carisma dell'Arcivescovo.

Ci colpisce altresì la discrezione della risposta del Signore, che si rimette alle decisioni degli interessati.

Peraltro, come detto sopra, il presidente sarà il conte Arborio Mella.

34. Ancora sulla missione della Casa di Carità

14 marzo 1920, domenica, 6 ½ di sera; tutte finite le funzioni della chiesa mi porto nel santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù; incomincio il santo Rosario e quando sono al quarto mistero glorioso, la SSma Vergine mi disse: "Io ti apro il mio Cuore: sappi che il mondo ha volto le spalle al mio divin Figlio?"

O buona santa Madre di Dio, fa' ch'io possa ogni giorno venire qui, fossi pure infermo!

Potessi io, sebbene molto meschino, consolarti, amabilissima Madre di Dio e di misericordia, e con Te il mio Gesù!

Sì, coll'aiuto dell'Altissimo Iddio Signore, verrei a prostrarmi al tuo santo altare a prendere ogni giorno nuove forze e innalzarmi colle ali della preghiera fino a te, amabilissima Nostra Signora, per dirti di perorare la causa presso Iddio, cioè di pazientare ancora un po' colla speranza di vedere la riforma del mondo per gloria tua e bontà tua col sorgere della Casa di Carità Arti e Mestieri.

Riportiamo questo brano del Diario perché, dopo un amorevole "detto" di Maria, la conclusione della preghiera di fra Leopoldo alla Vergine riguarda la Casa di Carità.

Abbiamo esposto al § 19 alcune considerazioni in ordine alla missione estremamente impegnativa cui è chiamata la Casa di Carità, di contribuire alla "rigenerazione dell'Italia" – e dovremmo ampliare i confini, visto che l'Opera ha varcato i mari! – per cui facciamo rinvio a quanto ivi esposto, non mancando di sottolineare come fra Leopoldo abbia subito dato credito a tale compito, se indica la Casa di Carità nella prospettiva di "riforma del mondo".

E noi come ci collochiamo al riguardo?

35. Diffondere la conoscenza della Casa di Carità

( 18° detto dell'elenco ) 4 Aprile 1920 –

"Si faccia premurosa cura di aprire le Case di Carità Arti e Mestieri.

Si parli ai Vescovi di questa cosa in ogni città; inculcare ai ricchi di profondere le loro ricchezze a questo scopo e non aspettare di pagare nel pericolo la loro esistenza colla morte immatura".

Dettò e comandò di segnarlo Gesù Crocifisso.

( Nel Diario questo detto così inizia: 4 aprile 1920 ( segnato sotto il giorno 11 aprile ) ore 9,

domenica nel Santuario di Nostra Signora, ai piedi del santo altare, nel Santo Rosario: "Sono mesto, molto mesto; se non vogliono venire al punto di farsi prendere la vita, si facciano cura premurosa di aprire le case di carità Arti e Mestieri;" ( quindi segue pressoché come scritto sopra. )

Nuovo monito del Signore, con la raccomandazione di interessare i Vescovi.

Nello sviluppo della Casa di Carità vi è stata, a seconda dei casi, la diretta richiesta o l'appoggio dei Vescovi, ma la nostra iniziativa promozionale deve essere continua, anzi va intensificata, secondo il premuroso appello di Gesù.

Da notare l'ulteriore richiamo al sostegno economico da parte di chi ne abbia possibilità, con una perentorietà che dovrebbe riguardare anche noi che sollecitiamo gli aiuti, a non cadere nella tiepidezza.

E come non essere toccati dalla dichiarazione di mestizia da parte di Gesù per le remore nell'iniziare l'Opera?

In un detto precedente ( § 17 ter ) fra Leopoldo ci ha espresso l'allegrezza di Gesù, ora la sua mestizia.

É veramente sorprendente e mirabile come il Signore, nella sua beatitudine divina, si degni di manifestare in sentimenti umani i moti del suo Cuore per la sua Casa di Carità e per il bene dei figli di questa da Lui redenti, così come per ogni uomo.

36. Proposte operative e benedizione divina

( Da una lettera di fra Leopoldo ) Viva Gesù e Maria SS.ma.

Torino, 21 Aprile 1920 Mercoledì.

Venerando Sig. Direttore Isidoro di Maria.

Sono le ore 7 e 3 quarti: mi porto nel Santuario; dopo breve preghiera metto, secondo il metodo, la lettera inviatami alla porticina del SS.mo Sacramento; scendo i gradini per dispormi al S. Rosario; ma quando arrivo alla quinta Ave Maria del primo mistero doloroso, Gesù incominciò a dire: "La proposta è gradita al Signore e sarà il lume che chiarirà le altre opere che ne verranno.

Chinati, disse Gesù Sacramentato per ben due volte, benedico te e tutti quelli che si interessano della Casa di Carità Arti e Mestieri".

Dunque, andiamo avanti, lieti nel Signore; l'opera sua trionferà, perché la benedizione d'un tanto Signore Iddio porterà pace ineffabile nelle anime.

A suo tempo sorgerà la bella aurora voluta da Gesù, per abbellire e pacificare le anime da Lui redente.

Ora intendo quando nel 1906 Gesù mi diceva di aiutarlo a fare una cosa e che ( a me ) poverino non mi rientrava ( nella mente ) che un Dio si rivolgeva a me povero peccatore per aiutarlo.

Il Signore in ogni tempo si serve dei semplici per far risaltare l'opera sua di misericordia infinita.

Domani alle ore 10 vi sarà da lei Sig. Direttore, il Sig. Ing. Cav. Dematteis e il Sig. Conte Alessandro Mella.

Riportiamo il nostro breve commento al testo successivo, trattandosi di due scritti che sembrano concatenati.

37. Accontentarsi di quanto Dio manda

( Da un foglio ) Viva Gesù e Maria SS.ma.

Domenica 25 Aprile 1920, ore 7 ½ di sera.

Mi porto al santuario; pongo la lettera vicino alla porticina del SS.mo, dopo mi dispongo come al solito alla recita del Santo Rosario.

Era quasi alla fine della corona e sento nulla.

Al termine Gesù disse: "È cosa buona, ma al momento sospendano e stabiliscano per bene le cose e si accontentano al momento ( di ) ciò che Dio li manderà".

Detti di Gesù Sacramentato. Fra Leopoldo.

Quali siano specificatamente la "proposta gradita" di cui al detto del Signore riportato al § 36, e la "cosa buona" di cui a quello del § 37, non siamo in grado di dirlo con precisione.

Però sappiamo che in quel periodo, cioè nell'aprile del 1920, erano allo studio aspetti fondamentali dell'Opera, quali la ricerca dei locali con particolare riguardo all'edificio di S. Croce, nonché l'impostazione giuridico-amministrativa.

Il riferimento, nella prima risposta del Signore, al "lume che chiarirà le altre opere che ne verranno", propende a ritenere che si trattasse di un'impostazione di carattere generale e strutturale.

Mentre per la seconda potrebbe trattarsi dei locali, anche in base al detto che riportiamo qui sotto.

Sempre commovente ed esaltante, ma per noi impegnativa, è la costante benedizione di Gesù sugli operatori.

Ci colpisce poi l'esame introspettivo, umile ma realistico, che fra Leopoldo compie sul suo intendimento delle rivelazioni ricevute.

38. Lume per altre opere

( Da un biglietto senza data, ma probabilmente scritto il 21 o il 25 Aprile 1920, ore 7,1/2 di sera )

Ore 7,30 – "Sarà il lume per chiarire tutte le altre opere che ne verranno": appena cominciato il S. Rosario.

"Chinati, chinati, benedirò te e tutti quelli che si interessano per la Casa di Carità".

Cosa buona al momento, sapendo … per ora si contentino di quei pochi che Gesù ci manda.

Riteniamo che questo scritto non datato sia probabilmente del 21 o del 25 Aprile 1920, perché esso ricalca in buona parte i testi di cui ai precedenti § 36 e § 37, che sono rispettivamente delle suddette date.

Difatti ricorre abbastanza di frequente negli scritti che riportiamo, che un pensiero o una rivelazione compaia in più luoghi, magari per una prima stesura, specie se per riportare le parole di Gesù e di Maria, per poi essere riportato nei quaderni dei diari o su altri fogli.

Nel merito si tratta di un testo altamente impegnativo, dato il suo valore fortemente programmatico, che, come già osservato nel commento al § 37, riveste un carattere generale, per l'indicazione che l'Opera deve porsi come "lume", cioè come modello per le altre che verranno, o come sedi secondarie, o come istituzioni analoghe fondate sulla "carità" per l'insegnamento delle "arti e dei mestieri ". Altro elemento altamente sintomatico, già fatto osservare, ma che giova ripetere, è la benedizione del Signore sugli operatori, che verrà rinnovata a più riprese, come vedremo, quasi ad attestare una benedizione perenne.

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