Annotazioni sulla Casa di Carità

Indice

18. Preghiera assidua per la Casa di Carità

13 Febbraio 1920, ore 7 sera, venerdì.

Mentre recitavo il santo Rosario per il buon andamento della Casa di Carità Arti e Mestieri, la SS.ma Vergine disse: "Tu cavi oro dalle pietre col Santo Rosario!"; io arrossii nel vedermi così peccatore!

La bontà della SS.ma Vergine disse: "… Continua le tue preghiere; ti dirò altro, finito il Santo Rosario"; ed ecco finito il santo Rosario, disse la SS.ma Vergine: "Son ben pochi i cristiani che pregano!"

( Annotazione su un foglio ) 22 Febbr. 1920 ore 8 ½ di sera.

La Vergine Santa mi consiglia di dire ai figli ( e ) consigliarli al Santo Rosario per il buon andamento della casa di carità ( ; ) così Ella ( lo ) presenterà all'Eterno Padre per l'opera incominciata e ne trarrà gran bene.

( Scritto su altro foglio ) 25 febb. 1920 – ore 9 ½ di sera, nella santa adorazione.

Maria SS.ma: "L'opera sarà portata in trionfo".

Abbiamo raggruppato questi tre passi, perché sono tutti relativi alla Vergine Maria, e riguardano la necessità della preghiera, quale componente insostituibile della Casa di Carità, come emerge dal costante atteggiamento di orazione del nostro frate.

Le divine esortazioni ad operare, e le consolanti promesse sugli sviluppi dell'Opera, non esimono, anzi richiamano più intensamente l'esigenza di pregare, appunto per ringraziare e per essere partecipi della sublime intimità con Dio, che l'ha voluta.

Espressione densa di sapienza e di amorevolezza è la risposta della Vergine alle preghiere di fr. Leopoldo, e come deve infonderci fiducia!

La promessa relativa al trionfo dell'Opera va da noi intesa nel suo profondo e sostanziale significato, cioè nell'attuazione delle sue finalità, cioè la formazione di nuove generazioni e la salvezza delle anime: questo è l'autentico trionfo cui siamo tutti chiamati a collaborare.

19. Prudenza nell'operare

( 11° detto dell'elenco ) 13 Febbraio 1920 – Gesù Sacramentato.

Il Sig. Ingegnere Sella mi disse di far domanda a Gesù per il sig. generale Vialardi se deve andare da lui per diverse ragioni.

"Sì, disse Gesù, ma non deve trascurare, né si precipiti".

Nel Diario questo detto è così esposto: Ore 7 sera, nel santuario.

Pregando Gesù di volermi favorire di dirmi il da fare, Gesù Sacramentato disse: "Quando si tratta di fare il bene, non bisogna trascurare nemmeno una virgola: sì, vada!

Troverà il generale un po' impacciato!";

Gesù soggiunse: "Non si precipiti!": Gesù Sacramentato.

Il gen. Tommaso Vialardi di Savigliano è un altro membro del primo consiglio di amministrazione.

Va notata in questo detto la paterna raccomandazione del Signore ad essere premurosi e fattivi nel compiere il bene: il monito a "non trascurare nemmeno una virgola" ci sollecita ad essere proficui ed operativi nel nostro agire, e a non sprecare tempo, forze e risorse.

Simultaneamente vi è però il consiglio ad essere ponderati e riflessivi.

A scuola di Gesù si apprende veramente la saggezza, oltre alla sapienza spirituale.

20. Gradualità nell'operare

( 12° detto dell'elenco ) 16 Febbraio 1920, ore 10 di sera.

Adorazione al SS.mo Crocifisso in cella; appena mi dispongo alla SS.ma adorazione,

Gesù subito prende a dire: "Dirai all'Ingegnere Sella di stendere pure le cose con moderazione.

Per ora fa così come hai fatto fin'ora e come io ti conduco ogni giorno e vedrete che le cose si accomoderanno e sarete tutti contenti.

Ci vuole un po' di tempo, tutto sta che v'incamminiate": il SS.mo Crocifisso.

L'abbandono alla Provvidenza non esime dalla prudenza e dalla gradualità nell'agire.

Non cessa di suscitare un sublime stupore l'attenzione che Gesù presta agli adempimenti e alle iniziative per l'avvio dell'Opera, con precise istruzioni per gli operatori, come avremo modo di constatare nei passi successivi.

21. Fede nella Provvidenza per un'Opera grandiosa

– Ricerca della sede 16 febbraio 1920 – ore 7 sera.

Il carissimo ingegnere Sella mi consigliò di pregare Gesù a volerci dire qualcosa riguardo alla "Cernaia" e alla "Laus perennis";

nel Santuario, quando sono alla terza parte del Santo Rosario, ossia alla terza posta,

Gesù Sacramentato disse:"La cosa è grande, la cosa è grande!";

lo disse due volte e poi soggiunse: "La fede di quelli che prendono parte all'adunanza è posta nel vedere delle migliaia di lire! e queste verranno!"

Gesù Sacramentato, detto.

( Da un foglio senza data, ma verosimilmente contemporaneo a quanto riportato sopra dal Diario, trattando lo stesso argomento )

Se dobbiamo interessarci del quartiere della Cernaia.

Se la Laus perenne deve essere unita alle scuole.

"La cosa è grande, la cosa è grande.

A quelli che prendono parte all'adunanza darò fede in questo e ( occorrono ) migliaia di lire e queste verranno".

Poi aggiunse: "Tu vedi questo luogo tua casa, tu devi impossessarti qui ai piedi del santo altare per trasporto al cielo".

22 Febbraio 1920, ore 12 e ¾.

Alle ore 11 venne il Fratello Teodoreto e mi consigliò a pregare Gesù di volerci dire quale dei tre luoghi indicati sarebbe più gradito al Signore per la Casa di Carità.

Al Santuario pregai Gesù Sacramentato e, dopo la prece, Gesù disse: "Fra Leopoldo, Santa Croce, Fra Leopoldo, Santa Croce!"

Lo disse tre volte e soggiunse che col tempo verrà un'altra Casa di Carità Arti e Mestieri dalla parte dei Santi Angeli Custodi e che abbraccerà tutta Torino: Gesù Sacramentato, detto.

Da Te, Santissimo Signore Iddio, Gesù SSmo, fonte di celeste carità, sono guidato soavemente i passi dei figli e servi tuoi devoti che collaborano per il nome tuo santissimo!

E coronare l'opera tua bella stendi, mio adorato Salvatore SSmo, benignamente le ali della tua divina misericordia!

O mio bel Gesù e Dio nostro, fa' che per tutti quelli che avranno il bene di abitare nella tua Casa santa da Te caritevolmente voluta per la salvezza delle anime, si avvicini presto il giorno dolce e giocondo e santo!11

23 Febbraio 1920, ore 10,30 di sera ( la data l'abbiamo posta noi, come risulta dal testo che si riporta, ma il passo inizia con l'ora che segue ): Sono le ore 7 e ¾ ( verosimilmente di sera ): domandavo a Gesù, mentre recitavo il Santo Rosario; circa l'andamento con buon esito della Casa di Carità Arti e Mestieri e, nel più dolce e soave amor a Dio, a Gesù Sacramentato domando pure che mi guidi la penna a onorarlo con tutta l'espansione del mio cuore;

Gesù disse: "Quando sarai in cella, ti dirò", il qual detto scrissi sopra, 23 febbraio 1920, lunedì sera, ore 10,30.

Nel Diario questo passo, contrassegnato con "ore 7 di sera", è posto dopo quello che abbiamo piazzato successivamente ( § 22 ), per seguire la successione dei tempi, dato che quest'ultimo riporta, come indicazione dell'ora, le 10 di sera

Circa i tre luoghi su cui sarebbe dovuta avvenire la scelta della sede, e sui quali fra Leopoldo interpella il Signore, riteniamo probabilmente trattarsi, come detto sopra, della "Cernaia", della "Laus perennis" e di Santa Croce.

Quest'ultimo è l'edificio ex-monastero di S.Croce, compreso tra via S. Massimo e via S. Croce, e pertanto prospiciente la chiesa di S. Pelagia, e con annessa la chiesa, tuttora aperta al culto, in Piazza Carlo Emanuele II, correntemente denominata Carlina.

Ma si optò poi, come detto in seguito, per i locali annessi alla chiesa di Santa Pelagia, in via S. Massimo 21 bis.

Al riguardo va considerata la risposta di Gesù: "Fra Leopoldo, Santa Croce, Fra Leopoldo, Santa Croce!", detta tre volte.

Certamente non può trattarsi di un desiderio non esaudito, per quanto, e ciò avverrà in altre occasioni, come nella prima denominazione dell'Opera, e di ciò è detto in seguito, il Signore abbia lasciata piena libertà di azione agli operatori.

Invero, come è sotto precisato, Gesù darà il suo assenso per la sede in Santa Pelagia.

Riteniamo pertanto trattarsi essenzialmente di una rinnovata sottolineatura del carisma della Casa di Carità, quale frutto specifico del grande albero della salvezza, cioè la Croce, e diretta espressione dell'amore di Gesù Crocifisso Circa le denominazioni "Cernaia" e "Laus perennis" si tratta probabilmente dell'indicazione di edifici presi in esame in ordine al luogo su cui far sorgere la Casa di Carità, ma al momento non siamo in grado di individuarli.

Per quanto riguarda le questioni di merito, osserviamo che all'entusiasmo iniziale subentrò, in alcuni consiglieri, la perplessità a fronte della grandiosità del primo progetto, che pure si sarebbe affrontato gradualmente, e agli oneri che ciò avrebbe comportato.

Le promesse del Signore si sono puntualmente verificate, con gli aiuti che non sono mai mancati alla Casa di Carità, il che peraltro non esime gli amministratori dell'Opera dalla prudenza e dal ricorso ai mezzi di una previdente gestione, come d'altra parte è raccomandato nei detti successivi.

Ma l'elemento che contrassegna questi delicati aspetti deve però essere sempre l'abbandono fiducioso alla Provvidenza.

Circa il significato dell'ultima frase del Signore, riportata sul foglio, emerge un consolante invito a compiere nella dimora terrena ( "questo luogo, tua casa" ), attraverso la preghiera, un'ascensione al cielo, a Dio.

E poiché il contesto riguarda la Casa di Carità, mi pare naturale il riferimento anche ad essa di quanto Gesù afferma per il luogo di fra Leopoldo, denominato "casa" come la nascente Opera.

22. Per rigenerare l'Italia

( 13° detto dell'elenco ) 23 Febbraio 1920

Il buon fratello Prof. Teodoreto disse di domandare a Gesù come dobbiamo rispondere al Municipio se ci fa domanda, cosa ne vogliamo fare del locale così grande di Santa Croce.

Gesù rispose: "Dicano che è per rigenerare l'Italia!".

In cella, ore 10 ( verosimilmente di sera ) "Adorazione al SSmo Crocifisso"; quando sono alla Sacra Piaga del piede destro, io gli dico: Ma, mio Gesù, sarà prudenza a dirgli subito così?

"Questa è la verità!" disse Gesù Crocifisso.12

La risposta di Gesù, che ha suscitato un'iniziale perplessità nello stesso fra Leopoldo, dovrebbe essere per tutti noi motivo di profondo esame, e all'occorrenza di conversione in ordine alle finalità dell'Istituto in cui operiamo.

Che la rigenerazione del mondo sia riposta nel Vangelo è una realtà acquisita, ma occorre sapere innestare in tale realtà le singole attività e iniziative che la Provvidenza fa sorgere per raggiungere tale obiettivo.

Abbiamo già considerato come la Casa di Carità abbia un programma rilevante sia sulla formazione delle persone che sui riflessi sul piano economico e sociale.

Ma anche sotto l'aspetto religioso, come abbiamo visto in apertura, la denominazione "carità" ha un carattere precursore sul piano operativo ecclesiale.

La parte successiva della risposta di Gesù, riportata in forma indiretta da fra Leopoldo, su "un'altra Casa di Carità Arti e Mestieri dalla parte dei Santi Angeli Custodi e che abbraccerà tutta Torino", non sappiamo se si riferisca alla toponomastica del tempo, a noi non nota, o se abbia un significato metaforico o, meglio ancora, profetico.

Di certo siamo di fronte al mistero di Dio, su cui meditare ed adorare.

Comunque storicamente la Casa di Carità ha avuto sinora le seguenti sedi in Torino:

in Santa Pelagia; come Istituto Arti e Mestieri in corso Trapani 25;

presso la parrocchia Nostra Signora della Pace in corso G. Cesare;

in via Feletto 8;

in corso B. Brin 26, dove tuttora vi è la sede centrale e il centro professionale principale di Torino;

ancora in corso Trapani 25 come CFPP ( centro professionale per i ristretti ) e temporaneamente come altro centro professionale;

e presso la Città dei Ragazzi, nella pre-collina torinese, come altro centro professionale.

23. Protezione mariana

( Da un foglio ) 22 Febb.1920 ore 8 1/2 di sera.

La Vergine Santa mi consiglia di dire ai figli consigliarli al Santo Rosario per il buon andamento della casa di carità così Ella presenterà all'Eterno Padre per l'opera incominciata e ne trarrà gran bene.

( Da un biglietto ) 25 febb. 1920 – ore 9 ½ di sera, nella santa adorazione.

Maria SS.ma: "L'opera sarà portata in trionfo".

Altri toccanti tratti della maternità di Maria, sulla sua costante intercessione, ma anche con il dolce consiglio di essere costanti nella preghiera, con espressa menzione del Rosario, orazione da Lei prediletta - non dimentichiamo che a Lourdes la Vergine è apparsa con la corona – e sempre raccomandata dal Magistero, che con Giovanni Paolo II° l'ha arricchita di una quarta serie di misteri, quelli della luce.

Con l'Adorazione a Gesù Crocifisso il Rosario è come il contrassegno della Casa di Carità.

E la Madonna, dichiaratasi protettrice e direttrice dell'Opera non lesina certo i suoi favori, se ne dichiara il "trionfo", prospettiva reale, da considerare in profonda umiltà e gratitudine, e con impegno ad operare perché tale traguardo attenga in particolare alla missione formativa e spirituale del personale e degli allievi.

24. Preghiera di fra Leopoldo per l'Opera

( Su un foglio senza data, ma susseguente il precedente )

Gesù santissimo, fonte di celeste carità, guida soavemente i figli, servi tuoi divoti, che collaborano per il nome tuo SS.mo.

Stendi benignamente le ali della tua misericordia divina a coronare l'opera tua bella; e tu, mio bel Signore fa che tutti quelli che abiteranno nella tua santa casa di carità e arti e mestieri, si avvicini presto il giorno giocondo e santo di poterti incontrare angelicamente tutti nella santa comunione.

Fra Leopoldo.

Fra Leopoldo, da par suo, nuovamente accoglie l'invito alla preghiera con il ringraziamento, la lode e la domanda esplicita per i giovani, che attraverso la scuola crescano spiritualmente, ed abbiano modo di accostarsi ai sacramenti, per tendere all'intimità con Gesù.

La catechesi, le funzioni liturgiche e le proposte sacramentali – oltre ai pellegrinaggi specifici, come vedremo – hanno costituito la linfa vitale della Casa di Carità, e sempre ne devono contrassegnare i curriculi formativi.

25. "Figli benevoli di Santa Croce"

Martedì 26 Febbr. 1920.

Il buon fratello prof. Teodoreto mi consiglia a voler pregare il Signore di aver la bontà di dirmi il nome che si deve imporre la scuola professionale.

Alle ore 7 e 35 mi portai al santuario ai piedi del Santo Altare; recitavo il Santo rosario, quando arrivato all'ultima posta Gesù Sacramentato disse:"Il nome dei professionali si chiameranno I Figli benevoli" quando sentii questo nome, non mi andava secondo me, e dissi al mio amato Gesù Sacramentato "Ma è proprio questo il nome che si deve mettere?"

E Gesù disse francamente.

Facendomi subito presente il Fratello Teodoreto, l'ing. Dematteis e tutti quelli che ne prenderanno a cuore l'opera di Dio nell'adunanza, Gesù soggiunse: "Se gli altri vogliono dare un altro nome lo facciano pure, ma Io non cambio".

Detti di Gesù – ore 7 ¾ di sera.

25 febb. 1920 – ore 3 pomeridiane.

Mentre che facevo fiori artificiali per adornare l'altare della SS.ma Vergine andavo meditando la colpa che mi son fatto per la mia meschina semplicità ( circa ) il nome da Gesù ( di ) benevoli: secondo me poverino, ( vuol dire ) benedizione di Dio che deve entrare e trionfare in tutte le case.

28 Febbraio 1920, ore 7 sera. ( abbiamo posto la data ricavandola dal testo )

1° detto. Il buon Fratello prof. Teodoreto mi consigliò a voler domandare al buon Gesù di voler chiarire il titolo "Figlio benevolo" per poterlo dire a chi ne faccia domanda; il 28 febbraio 1920, ore 7 di sera, nel santuario, mi dispongo col Santo Rosario a ricevere con umiltà i detti che Iddio misericordioso mi dà; quando arrivo alla fine della prima posta ( misteri gloriosi ) e già avevo posto lo scritto vicino alla porticina del santo Tabernacolo, allora Gesù disse: "Digli che non stiano sopra pensiero per questo!"

Mi fermai tre quarti d'ora con Gesù e Maria, momenti di Paradiso! e quando, finito il Rosario, domando al SSmo Gesù Sacramentato se col nome di "Figli benevoli" si dovesse aggiungere di "Santa Croce" non posso esprimere la gioia di Gesù che disse: "Sì, questo mi va proprio al cuore!" e lo vidi in grande allegrezza!

Da quanto espone fra Leopoldo risulterebbe che il quesito posto da fr. Teodoreto abbia riguardato il nome della scuola, mentre invece la risposta di Gesù concerne la denominazione degli allievi.

In effetti, nella seduta del 17 dicembre 1920, il Consiglio d'Amministrazione aveva stabilito di "denominare l'istituzione Istituto Arti e Mestieri", come si legge dal verbale.

E come commenta fr. Teodoreto13 « la parola "carità" era esclusa, non per cattiva volontà, ma per incomprensione, perché realmente la sostanza di detta virtù poteva sussistere, anche senza la parola inclusa nel titolo, nel sistema ordinativo e nello spirito dell'istituzione. »

Ma la controversia rimase accesa, con profonde dissensioni all'interno della Giunta e del Consiglio d'Amministrazione, come vedremo in seguito ( in particolare nei § 93, § 97 e § 101 ), con gravi ripercussioni ed acuta sofferenza per fra Leopoldo.

Probabilmente, la mancata diretta risposta di Gesù al quesito di fr. Teodoreto – sempreché, ripetiamo, il quesito concernesse proprio il nome della scuola e non la denominazione degli allievi – è dovuta al fatto che il titolo "Casa di Carità Arti e Mestieri" era già stato espresso sin dall'inizio, e poi in diverse circostanze, da doversi considerare un caso chiuso, quanto meno sotto l'aspetto di obiettivo ideale da perseguire, dato che, come vedremo, anche in questa circostanza il Signore, nella sua magnanima misericordia, non si oppose alle decisioni prese dai consiglieri di omettere il titolo Casa di Carità ( cfr. § 101 ).

Ma tale titolo in seguito si affermò.

In merito alla locuzione "Figlio benevolo", se lo stesso fr. Teodoreto ritenne di dover chiedere chiarimenti, è perché essa riveste ad un tempo un carattere impegnativo ma anche ermetico.

Ma la spiegazione, generosa e densa di tenerezza, è contenuta nella risposta di Gesù: "non stiano sopra pensiero per questo!".

Di certo "benevolo" richiama benevolenza, per cui sta a significare la predilezione di Gesù per gli allievi dell'Opera.

Ma la benevolenza va intesa anche con significato soggettivo da parte dei "figli", nel senso di essere coltivata e praticata da essi, come gratitudine a Dio e come apertura e generosità verso gli altri.

In definitiva è una locuzione che sintetizza un progetto educativo, e che va costantemente tenuta presente, al di là della terminologia, che può risultare obsoleta.

L'ultimo periodo è senza dubbio un brano di alta levatura mistica, a fronte del quale ogni commento rischia di risultare non solo inopportuno, ma anche deviante.

Ma qualche richiamo e riferimento, quanto meno terminologico, alle nostre precedenti annotazioni va pur fatto.

Quindi ricordiamo che la denominazione "Santa Croce" è conseguente all'ipotesi di sistemazione dell'Opera nei locali dell'ex convento, così appunto denominato, ma altresì al suo carattere carismatico, come abbiamo precisato al § 21.

Ma è ancora il caso di ribadire quanto sopra osservato, dato che qui emerge la ricchezza espressiva della qualificazione attribuita agli allievi della Casa di Carità: "Figli benevoli di Santa Croce".

Aggiungiamo quindi che essa costituisce come una formula programmatica analoga alla stessa denominazione dell'Opera.

Invero, quale diverso significato potrebbe avere l'annotazione di fra Leopoldo, riferita a Gesù: "lo vidi in grande allegrezza!"?

É davvero insigne la missione cui dedicarci, se suscita allegrezza al cuore di Gesù!

26. Sulla designazione del Presidente della Casa di Carità

Proposta per l'ing. Sella

( Da un biglietto )

Il buon fratello Teodoreto mi consigliò a voler pregare Gesù per sapere quale sarebbe il presidente.

Nella recita del santo Rosario, preghiera prediletta della SS.ma Vergine, Gesù disse: "Se vogliono accordarsi amichevolmente tra loro: del resto si estragga".

25 febbr. 1920 – ore 7 di sera.

( Dal Diario ) 29 febbraio 1920, domenica, ore 3,30 pomeriggio.

Venne il Signor Ingegnere Sella e mi disse: "Lo sa che vogliono che io accetti d'essere Presidente dell'Opera?

Io non mi sento; se è per correre, sì!

Ad ogni modo domandi alla bontà del Signore se è sua volontà.

Sono le ore 7, mi porto al Santuario, ai piedi del santo altare; appena inginocchiato, Gesù SS.mo non mi lasciò nemmeno incominciare la preghiera e prese a dire: "Riguardo a ciò, se gli altri lo vogliono, accetti!".

Sono motivo di profonda riflessione per noi queste risposte di Gesù, che alla prima richiesta si rimette all'accordo dei membri del comitato o, in mancanza, all'estrazione a sorte, alla seconda dà il suo assenso, ma sempre ponendolo in relazione al consenso degli altri membri del comitato.

Le nostre scelte devono sempre essere motivate da senso di responsabilità, ponendoci di fronte a Dio, avendo riguardo – per quanto possiamo ritenere – di avere il suo beneplacito.

La scelte vanno effettuate per il bene dell'Opera, e non per altre ragioni di carattere personale.

Va rilevata altresì la sincera umiltà del candidato, l'ing. Sella, che per quanto lo concerne si dichiara disposto a "correre"14 ( a tirare la carretta, diremmo oggi ), ma non a conseguire successo.

Sono profondi insegnamenti da tenere sempre presente, ad ogni livello e per ogni mansione, sia da parte di coloro che designano, che per gli incaricati.

Presidente del consiglio di amministrazione fu invece nominato il conte Alessandro Arborio Mella

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11 Questa invocazione così continua: Gesù, noi vogliamo Te solo e Tu apri il tuo bel Cuore fornace di amore!
Noi tutti vogliamo incontrarti ogni giorno, col candore angelico, famigliarmente nella santa Comunione per grazia tua; noi tutti, prostrati umilmente nella polvere, vogliamo adorarti, vogliamo amarti, perché Tu sei tutto nostro, mio bel Gesù Sacramentato; da ultimo vogliamo glorificarti nel regno della beatitudine dei Santi per sempre, per sempre, per sempre!
12 Il passo così continua: 4° detto. ( Qui continua la santa Adorazione ).
28 febbraio 1920, sabato sera ( nel Diario è segnato venerdì, ma è una svista, poiché il 28 è un sabato, tanto più che ciò è confermato nella successiva annotazione di fra Leopoldo, in cui il 29 è segnato come domenica ).
Nella SSma Adorazione alla Sacra Piaga del Costato: "Procura di passare la giornata modestamente, assorto in umiltà, affinché la tua mente sia disposta più che possibile nel Tuo SS.mo Gesù per ricevere con riconoscenza i detti, che ce ne sono tanti ancora!"
13 Cfr. Fr. Teodoreto, "nella intimità del Crocifisso", IIIa ed. 1984, pag. 171
14 Stando a quanto dichiarato da fr. Isidoro, nel pro-memoria citato alla nota 1 di pag.3, questa espressione di "fatemi correre" doveva essere familiare all'ing. Sella, ad attestazione della sua costante disponibilità