Cristo

B 2

Figlio dell'uomo

Rif.

Nel N.T. questa espressione si trova, salvo una o due eccezioni, solo sulla bocca di Gesù che parla di se stesso.
Sotto l'influsso della profezia di Daniele, dove appariva il misterioso Figlio dell'Uomo, questa figura messianica era divenuta comune in alcuni ambienti fervorosi.
Gesù adotta l'espressione e se la applica, perché egli è veramente il Messia atteso da questi fedeli di Jahvè: colui che preesisteva presso Dio, il Salvatore dei giusti, il nuovo Adamo, il Giudice celeste e universale degli ultimi giorni.
Inoltre, sorpassando in questo le idee ambientali, l'espressione "Figlio dell'Uomo" riveste, per Gesù e per i suoi discepoli, un aspetto di debolezze e di sofferenze che l'A.T. sottintende spesso in questo modo di parlare: Gesù è pure il Servo sofferente.
B 24
Essa ha anche il vantaggio di essere, tra le designazioni del Messia, forse la meno compromessa con il nazionalismo e la meno carica di messianismo politico;
B 14
la più comune, anche, che quindi permetteva a Cristo di passare inosservato.
C 66

Testi

Rilievi

Rif.

Nm 23,19
Sal 8,5
"Figlio dell'Uomo" ( in ebraico: Figlio d'Adamo ) è prima di tutto un titolo di povertà, di debolezza, di peccato applicato a tutti gli uomini.
A 14
Essi sono deboli e menzogneri, in opposizione a Dio infallibile e fedele.
A 14

Ez
Dio dà questo nome a Ezechiele per segnare la distanza che c'è tra lui e il profeta.

Dn 7,13-28
Daniele predice la venuta, sulle rovine degli imperi distrutti, di un Figlio dell'Uomo dal regno universale ed eterno.
L'interpretazione che ne dà sembra essere collettiva, ma fin dal giudaismo l'interpretazione corrente era personale.

Mt 8,20
Mt 11,19
Mt 17,22
Mt 20,28
Gesù si attribuisce questo titolo per sottolineare il suo abbassamento.
È dunque in relazione a Numeri ed Ezechiele.

Mt 17,9
Mt 24,30
Mt 25,31
Mt 26,64
Egli se lo applica anche per sottolineare il suo messianismo glorioso.
In relazione a Daniele ( soprattutto Mt 26 ).
B 13

Lc 2,1-20
Prendendo la realtà della carne, Cristo si presenta come figlio d'uomo.

Gv 3,13-14
In Giovanni l'immagine del Figlio dell'Uomo prende maggior rilievo.
Egli è un personaggio celeste preesistente.
Bisogna quindi attendere il suo sacrificio perché gli uomini riconoscano in lui Colui che è.

Gv 1,51
Egli è il vero mediatore tra Dio e gli uomini,
B 57
la vera scala di Giacobbe, precisamente per il suo duplice carattere di preesistente e di umiliato.

Gv 5,19-27
Gv 6,26-65
Egli dispone a suo piacimento della vita eterna; la dona a chi giudica degno, mediante il suo Pane di vita.

Gv 12,23-24.30-36
Gv 13,31
Il suo abbassamento nella morte sarà vera glorificazione, e principio di glorificazione per una moltitudine.

Ap 1,12-16
Ap 14,14
Lc 21,25-33
Il Figlio dell'Uomo è proprio quello di Daniele.
Egli ritornerà alla fine dei tempi come trionfatore glorioso e come giudice, meritando di giudicare per il suo abbassamento.

Mt 24,27-41
Mt 25,31-46
Lc 18,31-34
Anche secondo i sinottici, nostro Signore usa molto l'espressione "Figlio dell'Uomo", specialmente nelle descrizioni della fine dei tempi e del Regno futuro e nelle parole riguardanti il suo abbassamento e le sue sofferenze.
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