Sacramentum caritatis

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Introduzione

Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum caritatis del santo Padre Benedetto XVI all'episcopato, al clero alle persone consacrate e ai fedeli laici sull'Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa

1. Sacramento della carità,1 la Santissima Eucaristia è il dono che Gesù Cristo fa di se stesso, rivelandoci l'amore infinito di Dio per ogni uomo.

In questo mirabile Sacramento si manifesta l'amore « più grande », quello che spinge a « dare la vita per i propri amici » ( Gv 15,13 ).

Gesù, infatti, « li amò fino alla fine » ( Gv 13,1 ).

Con questa espressione, l'Evangelista introduce il gesto di infinita umiltà da Lui compiuto: prima di morire sulla croce per noi, messosi un asciugatoio attorno ai fianchi, Egli lava i piedi ai suoi discepoli.

Allo stesso modo, Gesù nel Sacramento eucaristico continua ad amarci « fino alla fine », fino al dono del suo corpo e del suo sangue.

Quale stupore deve aver preso il cuore degli Apostoli di fronte ai gesti e alle parole del Signore durante quella Cena!

Quale meraviglia deve suscitare anche nel nostro cuore il Mistero eucaristico!

2 - Il cibo della verità

Nel Sacramento dell'altare, il Signore viene incontro all'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio ( Gen 1,27 ), facendosi suo compagno di viaggio.

In questo Sacramento, infatti, il Signore si fa cibo per l'uomo affamato di verità e di libertà.

Poiché solo la verità può renderci liberi davvero ( Gv 8,36 ), Cristo si fa per noi cibo di Verità.

Con acuta conoscenza della realtà umana, sant'Agostino ha messo in evidenza come l'uomo si muova spontaneamente, e non per costrizione, quando si trova in relazione con ciò che lo attrae e suscita in lui desiderio.

Domandandosi, allora, che cosa possa ultimamente muovere l'uomo nell'intimo, il santo Vescovo esclama: « Che cosa desidera l'anima più ardentemente della verità? ».2

Ogni uomo, infatti, porta in sé l'insopprimibile desiderio della verità, ultima e definitiva.

Per questo, il Signore Gesù, « via, verità e vita » ( Gv 14,6 ), si rivolge al cuore anelante dell'uomo, che si sente pellegrino e assetato, al cuore che sospira verso la fonte della vita, al cuore mendicante della Verità.

Gesù Cristo, infatti, è la Verità fatta Persona, che attira a sé il mondo.

« Gesù è la stella polare della libertà umana: senza di Lui essa perde il suo orientamento, poiché senza la conoscenza della verità la libertà si snatura, si isola e si riduce a sterile arbitrio.

Con Lui, la libertà si ritrova ».3

Nel sacramento dell'Eucaristia Gesù ci mostra in particolare la verità dell'amore, che è la stessa essenza di Dio.

È questa verità evangelica che interessa ogni uomo e tutto l'uomo.

Per questo la Chiesa, che trova nell'Eucaristia il suo centro vitale, si impegna costantemente ad annunciare a tutti, opportune importune ( 2 Tm 4,2 ), che Dio è amore.4

Proprio perché Cristo si è fatto per noi cibo di Verità, la Chiesa si rivolge all'uomo, invitandolo ad accogliere liberamente il dono di Dio.

3 - Lo sviluppo del rito eucaristico

Guardando alla storia bimillenaria della Chiesa di Dio, guidata dalla sapiente azione dello Spirito Santo, ammiriamo, pieni di gratitudine, lo sviluppo, ordinato nel tempo, delle forme rituali in cui facciamo memoria dell'evento della nostra salvezza.

Dalle molteplici forme dei primi secoli, che ancora splendono nei riti delle antiche Chiese di Oriente, fino alla diffusione del rito romano; dalle chiare indicazioni del Concilio di Trento e del Messale di san Pio V fino al rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II: in ogni tappa della storia della Chiesa la Celebrazione eucaristica, quale fonte e culmine della sua vita e missione, risplende nel rito liturgico in tutta la sua multiforme ricchezza.

La XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, svoltasi dal 2 al 23 ottobre 2005 in Vaticano, ha espresso nei confronti di questa storia un profondo ringraziamento a Dio, riconoscendo operante in essa la guida dello Spirito Santo.

In particolare, i Padri sinodali hanno constatato e ribadito il benefico influsso che la riforma liturgica attuata a partire dal Concilio ecumenico Vaticano II ha avuto per la vita della Chiesa.5

Il Sinodo dei Vescovi ha avuto la possibilità di valutare la sua ricezione dopo l'Assise conciliare.

Moltissimi sono stati gli apprezzamenti.

Le difficoltà ed anche taluni abusi rilevati, è stato affermato, non possono oscurare la bontà e la validità del rinnovamento liturgico, che contiene ancora ricchezze non pienamente esplorate.

Si tratta in concreto di leggere i cambiamenti voluti dal Concilio all'interno dell'unità che caratterizza lo sviluppo storico del rito stesso, senza introdurre artificiose rotture.6

4 - Il Sinodo dei Vescovi e l'Anno dell'Eucaristia

È necessario inoltre sottolineare il rapporto del recente Sinodo dei Vescovi sull'Eucaristia con quanto è accaduto negli ultimi anni nella vita della Chiesa.

Innanzitutto, dobbiamo ricollegarci idealmente al Grande Giubileo del 2000, con il quale il mio amato Predecessore, il servo di Dio Giovanni Paolo II, ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio cristiano.

L'Anno Giubilare è stato indubbiamente caratterizzato in senso fortemente eucaristico.

Non si può poi dimenticare che il Sinodo dei Vescovi è stato preceduto, ed in un certo senso anche preparato, dall'Anno dell'Eucaristia, voluto con grande lungimiranza da Giovanni Paolo II per tutta la Chiesa.

Tale periodo, iniziato con il Congresso Eucaristico Internazionale a Guadalajara nell'ottobre 2004, si è concluso il 23 Ottobre 2005, al termine della XI Assemblea Sinodale, con la canonizzazione di cinque Beati, che si sono particolarmente distinti per la pietà eucaristica: il Vescovo Józef Bilczewski, i presbiteri Gaetano Catanoso, Zygmunt Gorazdowski e Alberto Hurtado Cruchaga, e il religioso cappuccino Felice da Nicosia.

Grazie agli insegnamenti proposti da Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Mane nobiscum Domine7 e ai preziosi suggerimenti della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti,8 sono state numerose le iniziative che le diocesi e le diverse realtà ecclesiali hanno intrapreso per risvegliare ed accrescere nei credenti la fede eucaristica, per migliorare la cura delle celebrazioni e promuovere l'adorazione eucaristica, per incoraggiare una fattiva solidarietà che partendo dall'Eucaristia raggiungesse i bisognosi.

Infine, è necessario menzionare l'importanza dell'ultima Enciclica del mio venerato Predecessore, Ecclesia de Eucharistia,9 con la quale egli ci ha lasciato un sicuro riferimento magisteriale sulla dottrina eucaristica e un'ultima testimonianza circa il posto centrale che questo divino Sacramento occupava nella sua esistenza.

5 - Scopo della presente Esortazione

Questa Esortazione apostolica postsinodale ha lo scopo di riprendere la multiforme ricchezza di riflessioni e proposte emerse nella recente Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, - a partire dai Lineamenta fino alle Propositiones, passando attraverso l'Instrumentum laboris, le Relationes ante et post disceptationem, gli interventi dei Padri sinodali, degli auditores e dei delegati fraterni -, nell'intento di esplicitare alcune fondamentali linee di impegno, volte a destare nella Chiesa nuovo impulso e fervore eucaristico.

Consapevoli del vasto patrimonio dottrinale e disciplinare accumulato nel corso dei secoli intorno a questo Sacramento, 10 nel presente documento desidero soprattutto raccomandare, accogliendo il voto dei Padri sinodali,11 che il popolo cristiano approfondisca la relazione tra il Mistero eucaristico, l'azione liturgica e il nuovo culto spirituale derivante dall'Eucaristia, quale sacramento della carità.

In questa prospettiva intendo porre la presente Esortazione in relazione con la mia prima Lettera enciclica Deus caritas est, nella quale ho parlato più volte del sacramento dell'Eucaristia per sottolineare il suo rapporto con l'amore cristiano, sia in riferimento a Dio che al prossimo: « Il Dio incarnato ci attrae tutti a sé.

Da ciò si comprende come agape sia ora diventata anche un nome dell'Eucaristia: in essa l'agape di Dio viene a noi corporalmente per continuare il suo operare in noi e attraverso di noi ».12

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1 S. Tommaso D'Aquino, Summa Theologiae III, q. 73, a. 3
2 S. Agostino, In Iohannis Evangelium Tractatus, 26.5
3 Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all'Assemblea Plenaria della Congregazione per la Dottrina della fede ( 10 febbraio 2006 ) : AAS 98 (2006), 255
4 Benedetto XVI, Discorso ai Membri del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ( 1 giugno 2006 ): L'Osservatore Romano, 2 giugno 2006, p. 5
5 Propositio 2
6 Mi riferisco qui alla necessità di una ermeneutica della continuità anche in riferimento ad una corretta lettura dello sviluppo liturgico dopo il Concilio Vaticano II: cfr Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana ( 22 dicembre 2005 ): AAS 98 ( 2006 ), 44-45
7 AAS 97 ( 2005 ), 337-352
8 Anno dell'Eucaristia: suggerimenti e proposte ( 15 ottobre 2004 ): L'Osservatore Romano, 15 ottobre 2004, Supplemento
9 AAS 95 ( 2003 ), 433-475. Si ricordi anche l'Istr. della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Redemptionis Sacramentum ( 25 marzo 2004 ): AAS 96 ( 2004 ), 549-601, voluta espressamente da Giovanni Paolo II
10 Solo per ricordare i principali:
Conc. Ecum. di Trento, Doctrina et canones de ss. Missae sacrificio;
Leone XIII, Mirae caritatis;
Pio XII, Mediator Dei;
Paolo VI, Mysterium fidei;
Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia;
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istr. Eucharisticum mysterium ( 25 maggio 1967 ): AAS 59 ( 1967 ), 539-573;
Istr. Liturgiam authenticam ( 28 marzo 2001 ): AAS 93 ( 2001 ), 685-726
11 Propositio 1
12 Benedetto XVI, Deus caritas est 14