Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 1

I domenica di Avvento
( Lc 21,25-33 )

Il giudizio generale

1 Gli uomini, dice Gesù Cristo, parlando dell'ultimo giudizio nel vangelo odierno, vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con una grande potenza e una grande maestà ( Lc 21,27 ).

L'aspetto maestoso nel quale Gesù apparirà e la grande potenza che manifesterà quando verrà a giudicare gli uomini, ci devono far temere la sua venuta.

È quanto afferma san Girolamo commentando le parole del profeta Malachia: Chi potrà pensare al giorno della sua venuta? ( Ml 3,2 )

Chi potrà sopportare il rigore di quel giudizio, se nessuno osa pensarci a motivo della maestà e della potenza del giudice?

Tanto più che chi farà da testimone sarà anche giudice.

Ecco cosa deve impegnarci a temere ancor più questo giudizio.

La severità stessa del giudice che renderà a ciascuno secondo le sue opere ( Rm 2,6 ) - dice altrove lo stesso santo - non permetterà ai presenti neanche di guardarlo in faccia.

Verrà fatto allora - scrive S. Efrem - un esame esatto e terribile delle nostre azioni e perfino dei nostri pensieri, quando ognuno di noi comparirà davanti al tribunale di questo giudice che farà conoscere a tutti ogni azione, ogni parola e ogni pensiero dei singoli uomini, che erano rimasti nascosti in questo mondo, perché erano stati compiuti nelle tenebre.

Per non subire una sentenza dura e terribile, dice S. Agostino, quando compariremo davanti al tribunale di questo giudice che ci guiderà per l'eternità e in modo inesorabile, applichiamoci instancabilmente a liberarci dei nostri difetti, perché non sappiamo né il giorno né l'ora ( Mt 25,13 ) della nostra morte.

Chi non conosce il termine della sua vita, non deve tardare a prendere i rimedi necessari, se vuole salvarsi.

2 I cattivi che hanno condotto una vita malvagia, debbono certo aver paura del giudizio universale, ma neanche i buoni possono star tranquilli perché esso sarà tremendo e per gli uni e per gli altri, come dice S. Agostino.

S. Girolamo arriva a dire che in quell'Assemblea generale, saranno molto pochi, forse nessuno, quelli che non saranno rimproverati con severità e asprezza dal Giudice.

Perciò, aggiunge. non esiste un'anima che non tema il giudizio di Dio, considerando che neppure gli astri, cioè i Santi, sono puri ai suoi occhi ( Gb 25,5 ).

Sarà molto difficile - aggiunge il santo dottore - trovare qualcuno che si senta abbastanza puro e irreprensibile per comparire tranquillo davanti a questo Giudice e che osi dirgli: Chi può convincermi di peccato? ( Gv 8,46 )

E allora avverrà - riprende a dire S. Efrem - che tutte le creature saranno terrorizzate e che anche le schiere dei santi Angeli saranno intimorite nel gran giorno della vendetta del Signore.

Il motivo principale per cui anche chi è giusto deve temere il Giudizio finale, è che non solo dovremo rendere conto delle parole inutili proferite, ( Mt 12,36 ) come dice Gesù Cristo nel Vangelo, ma anche del bene che avremo fatto.

Lo afferma Dio per bocca del Re - profeta: Io giudicherò le giustizie, ( Sal 75, 3 ) cioè il bene che gli uomini hanno compiuto durante la loro vita e vedrà se era davvero un bene e se non ci sarà stato qualche difetto.

E allora chi di noi non dovrà temere i giudizi di Dio?

3 Anche noi dobbiamo temere il giudizio divino, poiché i più grandi Santi, nonostante la loro eminente santità, l'hanno sempre temuto.

Giobbe, di cui Dio stesso prese le difese contro chi lo accusava di falsità, disse a Dio: Tremavo a ogni azione che compivo, perché tu non perdoni chi pecca ( Gb 9,28 ).

E diceva ancora: Che farò quando Dio si alzerà per giudicarmi?

E cosa gli risponderò quando si alzerà per chiedermi conto della mia vita? ( Gb 31,14 )

Dopo aver ricordato con abbondanti particolari la sua condotta saggia e scevra di colpa aggiunge di avere sempre temuto i giudizi di Dio e che considerava questo peso molto pesante ( Gb 31,23 ).

Sant'Ilarione, curvo sotto il peso degli anni e delle austerità, era terrorizzato al momento della sua morte.

S. Girolamo che era incanutito nella solitudine e nell'esercizio delle più svariate forme di penitenza, afferma che aveva scelto una vita di segregazione, chiudendosi in una specie di prigione, perché aveva paura del giudizio finale.

Aggiunge anche che, sudicio com'era per i suoi peccati, si nascondeva giorno e notte per paura di sentirsi dire: Girolamo, vieni fuori! e di essere costretto a pagare fino all'ultimo spicciolo ( Mt 5,26 ).

S. Efrem che condusse una vita solitaria fin dall'infanzia e che era puro, penitente e ricco dello Spirito di Dio, disse che il suo cuore tremava e che il suo corpo fremeva ogni volta che rifletteva che i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni saranno rivelate il giorno del Giudizio e che, riconoscendosi sempre colpevole, temeva continuamente di essere giudicato con rigore, sapendo di non avere alcuna scusa da portare per giustificare la sua negligenza.

Se questi grandi Santi tremavano tanto al pensiero di questo terribile giorno, quali sentimenti di paura non dovremo avere noi che siamo così poco fervorosi nel servizio di Dio e che compiamo così male il nostro dovere?

MF 105
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