Spiegazione del metodo di orazione

I tre atti che si riferiscono a nostro Signore

Su una virtù

257 I primi tre atti, che si riferiscono a Nostro Signore, sono:

- un atto di fede

- un atto di adorazione

- un atto di ringraziamento

Atto di fede.

258 L'atto di fede su una virtù si fa credendo fermamente che Nostro Signore ha insegnato quella virtù e l'ha praticata.

Se poi vogliamo convincerci più a fondo di questa verità, bisogna ricorrere al Nuovo Testamento.

259 Modo di fare un atto di fede sull'umiltà, considerando Nostro Signore che l'insegna con le sue parole.

Mio Salvatore Gesù Cristo, credo con tutto il cuore che sei stato tu ad insegnare la virtù dell'umiltà, come si legge in Matteo 11: imparate da me che sono dolce e umile di cuore, e troverete il riposo delle vostre anime. ( Mt 11,29 )

260 Fatta questa dichiarazione è bene restare a riflettere su di essa con discorsi e riflessioni multiple e continuate, con riflessioni brevi rivestite di fede, che si rifanno a un passo scritturale, e protratte a lungo, ovvero con una semplice attenzione a Nostro Signore che insegna o pratica quella virtù.

Farlo secondo quanto è stato finora detto, soprattutto quando è stato presentato il modo di mettersi alla presenza di Dio, nella prima parte del metodo di orazione, secondo lo schema che verrà ora proposto.

Modo di intrattenersi sull'atto di fede ( attraverso riflessioni multiple )

261 a. Divino Maestro, mi ordini di imparare da te a essere umile di cuore, ( Mt 11,29; Mt 25,12 ) a umiliarmi e ad abbassarmi volontariamente dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini.

Non mi hai, invece, ordinato di imparare da te a compiere miracoli, a risuscitare i morti ecc. perché tutto ciò non serve per esserti gradito.

Mi è, invece, assolutamente necessario essere umile; e questo lo posso imparare da te che lo sei stato in modo infinito, benché tu sia il Signore dei signori e il Re dei re.

b. Mi hai insegnato che se mi innalzo, sarò abbassato e umiliato; ( Mt 23,12 ) che se non accolgo, come un fanciullo, il regno di Dio, non vi entrerò; ( Lc 18,17 ) che se voglio essere il primo, in punizione del mio orgoglio, sarò l'ultimo, ( Lc 13,30 ) come capitò agli Angeli ribelli che, per aver voluto innalzarsi, ( At 12,8 ) sono divenuti gli ultimi e le più miserevoli di tutte le creature.

Se, come hanno fatto essi, anch'io m'innalzo, sarò come essi umiliato.

E dunque necessario che impari da te a essere umile di cuore, ( Mt 11,29 ) se voglio allontanare da me una sì grave sventura.

c. Questo intendo fare con l'aiuto della tua santa grazia, che, a questo scopo, umilissimamente ti prego di volermi accordare.

262 Se si vuole prolungare l'atto di fede, considerando i vantaggi dell'umiltà, possiamo pregare così:

a. Umiliarsi per amor tuo e fin nel profondo del cuore, è davvero proficuo o Dio, perché - come tu insegni - potremo godere pace e riposo nell'anima.

È agli umili che elargisci le tue grazie ( Gc 4,6 ) e lo fai con maggior larghezza a chi è più umile.

Tu ami gli umili e li consoli nelle afflizioni, li proteggi nei rischi, e li liberi nei pericoli, sei tu che li liberi e li innalzi nella gloria per l'eternità. ( Sal 116,6 )

b. Insegnami, ti prego o Signore, con la luce interiore del tuo Santo Spirito, a mettere in pratica questa bella lezione; la voglio imparare da te ( Mt 11,29 ) qualunque sia l'oltraggio che il mio orgoglio ne risentirà.

Voglio costantemente e decisamente abbassarmi e, se è possibile, annientarmi, per attirare su di me la tua grazia e il tuo Santo Spirito, che trova riposo solo con chi è umile; ma anche per guadagnarmi il tuo amore, che è il mio più vivo desiderio nel tempo e nella eternità.

c. Assistimi, te ne prego o mio divino Salvatore, con la tua santa grazia, mancando la quale, non riesco a fare nulla.

Come intrattenersi sull'atto di fede ( per mezzo di riflessioni rare e a lungo protratte )

263 Possiamo approfondire ancora questo atto di fede, con un'attenzione mista a riflessioni rare e a lungo continuate, richiamando alla mente un passo scritturale, ad es. queste parole di Nostro Signore:  ( Lc 18,14 ) Chi s'innalza sarà umiliato chi si umilia sarà esaltato, a cui può fare seguito una breve riflessione che serva a tenere impegnata la mente e a penetrare il cuore del beneficio e della necessità della virtù dell'umiltà.

264 Possiamo fare un'altra riflessione: Devo umiliarmi con tutto il cuore se non voglio, o Dio, essere umiliato e precipitato nell'inferno.

Si resta poi, e il più a lungo possibile e interiormente, su questo pensiero.

Quando l'interesse per questo passo verrà meno, si può passare ad un'altra riflessione, legata però alla precedente, perché lo richiami di nuovo alla mente dandole modo di applicarsi ad esso con un nuovo affetto.

265 Così, ad es.: Umiliarmi per tuo amore, o Dio, è davvero proficuo, perché è questo il modo di essere innalzato ( Rm 8,7 ) fino a partecipare alla tua gloria in cielo.

266 Restare a riflettere a lungo su una virtù, attraverso un testo di fede, ottiene abilmente l'effetto di convincere la mente che è necessario e proficuo praticare quella virtù, e, al tempo stesso, di toccare il cuore con il desiderio di praticarla.

267 Cambiando l'argomento delle riflessioni, riusciremo a restare a lungo sullo stesso passo; ottenendo il risultato di gustare molto quella virtù e la parola di Dio che l'insegna.

Come fare orazione servendosi della semplice attenzione

268 Possiamo, infine, intrattenerci su una virtù per via di una semplice attenzione, restando alla presenza di Nostro Signore e pensando a lui mentre l'insegnava con la parola e con l'esempio, e mentre la praticava.

Ma, anche stando alla sua presenza, con un atteggiamento di adorazione, senza discorrere ne ragionare, ma con attenzione semplice, rispettosa e affettuosa e la più viva che sarà possibile, e restando in questa disposizione interiore, per un tempo più o meno lungo, a seconda della disposizione e dell'attrazione che si ha.

269 Il frutto e l'effetto che produce questo tipo di orazione, quando ci comportiamo come vuole Dio, è che predispone l'anima, docilmente e soavemente, alla pratica della virtù, e lascia una impressione e una inclinazione soprannaturale verso di essa.

Questa situazione ci spinge a ricercarla con ardore, a superare coraggiosamente le difficoltà e le ripugnanze che la natura può trovarvi, ad abbracciare con affetto le occasioni che si presentano quando si tratta di metterla in pratica e, infine, ad averne gusto, e a compiacerci di essa con grande soddisfazione inferiore.

270 Possiamo servirci dei tre modi suesposti per continuare a riflettere, adattandoli agli atti che seguono, a seconda della propria devozione e disposizione.

Atto di adorazione

271 Dedicato il tempo necessario all'atto di fede, servendoci di uno dei tre modi di cui si è detto, si passa all'atto di adorazione, presentando i nostri ossequi a Nostro Signore, che ha praticato questa virtù e che l'ha insegnata con la parola e con l'esempio.

Si resta, quindi, con un profondo rispetto alla sua presenza.

È opportuno rendere a Nostro Signore i primi omaggi che gli competono come uomo-Dio, che ha spontaneamente scelto di essere nostro maestro e nostro modello.

272 Lo possiamo fare immaginandocelo mentre pratica l'umiltà lavando i piedi agli Apostoli. ( Gv 13,5 )

a. Ti adoro, mio Signore Gesù Cristo, mentre insegni la santa virtù dell'umiltà ( prosternandoti dinanzi agli Apostoli, per lavare loro i piedi e darne a me l'esempio ).

b. Nonostante questo stato di abiezione, ti riconosco per mio sovrano Signore e mio Dio, ( Gv 20,28 ) dal quale dipendo in ogni cosa, come, del resto, le altre creature del cielo e della terra.

c. E a questo scopo, ti rendo i miei umilissimi rispetti, mi anniento alla tua presenza, e resto dinanzi a tè con grande attenzione e un profondissimo rispetto, mio Signore e mio Dio.

273 Si resta, in spirito di adorazione verso Nostro Signore il più a lungo possibile.

Atto di ringraziamento

274 È giusto manifestare a Nostro Signore la riconoscenza che abbiamo per lui, ringraziandolo per la bontà che ha avuto nel praticare questa virtù per potercela insegnare, istruirci e condurci alla santità.

275 Possiamo ringraziarlo così:

a. Sarebbe ingratitudine somma, o Dio, se non ti ringraziassi della bontà che hai avuto umiliandoti fino all'eccesso, quando ti sei gettato ai piedi di poveri peccatori, per lavarglieli e insegnarmi, con il tuo divino esempio, ( Gv 13,5 ) la santissima virtù dell'umiltà. ( Gv 13,15 )

Eccomi, dunque, a porgerti con tutto il cuore i più umili e i più grandi ringraziamenti.

b. Quale carità hai avuto per me, abbassandoti fino a questo punto, per spingermi ad umiliarmi, e meritare così e con l'aiuto della tua santa grazia, di innalzarmi fino a tè e di unirmi a te in questa vita con la grazia e nell'altra nella gloria, dove potrò prendere parte alla felicità infinita, durante tutta l'eternità.

c. Ti ringrazio, o caritatevole Salvatore, mio buon Maestro e mio Dio; vorrei consumarmi a forza di ringraziamenti per esprimerti la mia riconoscenza.

d. Supplisci tu, te ne prego, o amabile Gesù, alla mia incapacità.

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