Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini

Indice

Libro I

16.21 - La condanna dei bambini morti senza il battesimo

È dunque giusto dire che i bambini che muoiono senza il battesimo si troveranno nella condanna, benché mitissima a confronto di tutti gli altri.

Molto inganna e s'inganna chi insegna che non saranno nella condanna, mentre l'Apostolo dice: Il giudizio parti da un solo peccato per la condanna, e poco dopo: Per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna. ( Rm 5,16.18 )

Quando dunque Adamo peccò disobbedendo a Dio, allora il suo corpo perse la grazia dalla quale, pur rimanendo animale e mortale, era reso obbediente in tutto e per tutto alla propria anima.

Allora sorti fuori quel movimento bestiale e vergognoso per gli uomini che fece arrossire Adamo per la propria nudità.

E avvenne cosi che essi, per una specie di malattia scoppiata da una repentina e pestifera infezione, perduto il privilegio di rimanere stabili nell'età in cui furono creati, attraverso le mutazioni delle età s'incamminarono alla morte.

Quantunque in seguito siano vissuti per molti anni, tuttavia cominciarono a morire quel giorno stesso in cui ricevettero la legge di morte che li avrebbe fatti invecchiare e decadere.

Infatti non sta fermo nemmeno un istante, ma ininterrottamente passa tutto ciò che da una mutazione all'altra corre di giorno in giorno verso la fine non del suo compimento, bensi del suo annientamento.

Cosi pertanto si adempi quello che aveva detto Dio: Quando ne mangerete, certamente morirete. ( Gen 2,17 )

Ogni bambino dunque che viene generato carnalmente da questa disobbedienza della carne, da questa legge di peccato e di morte, ha bisogno d'essere rigenerato spiritualmente non solo per essere portato al regno di Dio, ma anche per essere liberato dalla condanna del peccato.

I bambini quindi nascono nella carne soggetti inseparabilmente al peccato e alla morte del primo uomo e rinascono nel battesimo associati inseparabilmente alla giustizia e alla vita eterna del secondo uomo.

Anche nell'Ecclesiastico è scritto a questo proposito: Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo. ( Sir 25,24 )

Che si dica dalla donna o da Adamo, ci si riferisce sempre al primo uomo, perché la donna, sappiamo, viene dall'uomo e ambedue sono una sola carne.

Per questo è scritto: I due saranno una sola carne. ( Gen 2,24 )

E il Signore dice: Non sono più due, ma una carne sola. ( Mt 19,6 )

17.22 - I bambini non hanno peccati attuali

Perciò coloro che dicono che i bambini si battezzano per rimettere a loro un peccato proprio che hanno contratto in questa vita e non il peccato che hanno tratto da Adamo, non sono da confutarsi con grande affanno.

Se infatti riflettono per poco con se stessi senza settarismo quanto ciò che dicono sia assurdo e indegno d'esser discusso, cambieranno subito sentenza.

Nel caso che si rifiutino, non dobbiamo disperare cosi tanto del buon senso degli uomini da temere che riescano a convincere qualcuno della loro dottrina.

Essi, se non sbaglio, sono stati spinti a sostenere quanto dicono per non contraddire qualche altra loro sentenza.

Ecco: poiché riconoscevano che al battezzato si rimettono i peccati e poiché non volevano riconoscere venuto da Adamo il peccato che riconoscevano rimesso ai bambini, sono stati costretti ad accusare la stessa infanzia, quasi che l'accusatore dell'infanzia diventasse più sicuro perché l'accusata non poteva rispondergli.

Ma, come ho detto, non occupiamoci di costoro.

Non valgono infatti né parole né prove per dimostrare l'innocenza dei bambini per quanto riguarda la loro vita personale appena iniziata, se non la riconosce il buon senso umano senza bisogno d'essere aiutato dagli espedienti di qualsiasi dotta discussione.

18.23 - La salvezza viene dal battesimo ricevuto in remissione dei peccati, almeno del peccato originale

Invece fanno colpo e sembra che propongano qualcosa che sia degno di considerazione e d'esame quanti dicono che i neonati ricevono il battesimo non per la remissione di un peccato, ma perché, non avendo ancora la procreazione spirituale, siano procreati nel Cristo e diventino partecipi del regno dei cieli e nello stesso modo figli ed eredi di Dio e coeredi del Cristo. ( Rm 8,17 )

Quando però domandiamo a costoro se quelli che non sono stati battezzati e non sono diventati coeredi del Cristo e partecipi del regno dei cieli abbiano almeno il beneficio della salvezza eterna nella risurrezione dei morti, si trovano in grande difficoltà e non trovano una risposta.

Chi infatti tra i cristiani può sopportare che si conceda a qualcuno la possibilità di giungere alla salvezza eterna senza rinascere nel Cristo? ( Gv 3, 3.5 )

E ciò Cristo l'ha legato al battesimo, già fin da allora in cui si è dovuto istituire un tale sacramento per rigenerare gli uomini alla speranza della salvezza eterna. ( 1 Pt 1,3 )

In merito a ciò l'Apostolo dice: Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione. ( Tt 3,5 )

Dice tuttavia che la salvezza è solo nella speranza, finché viviamo in questa vita: Nella speranza noi siamo stati salvati.

Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti ciò che uno già vede come potrebbe ancora sperarlo?

Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. ( Rm 8,24-25 )

Che dunque i bambini possano essere salvi in eterno senza questa rigenerazione, come se per essi non fosse morto il Cristo, chi oserebbe affermarlo?

Dichiaratamente il Cristo mori per gli empi. ( Rm 5,6 )

Ma se i bambini, che manifestamente non hanno commesso nella loro propria vita nessun peccato, non sono nemmeno originalmente coinvolti in nessun vincolo di peccato, com'è morto per loro colui che è morto per gli empi?

Se non sono stati colpiti in nessun modo dalla malattia del peccato originale, perché il pio timore dei loro parenti li porta di corsa al Medico che è il Cristo, ossia a ricevere il sacramento della salute eterna, e non si dice nella Chiesa ai loro cari: "Togliete di qui questi innocenti; del medico non hanno bisogno i sani, ma i malati; il Cristo non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori"? ( Mt 9,12-13 )

Mai è stata detta, mai si dice, mai certamente si dirà una tale sciocchezza nella Chiesa del Cristo.

19.24 - I bambini non battezzati sono peccatori

E nessuno pensi che la ragione di dover portare al battesimo i bambini sia il fatto che essi, com'è vero che non sono peccatori, cosi è vero pure che non sono nemmeno giusti.

Con tale opinione in qual modo allora si accorderebbero coloro che trovano lodato dal Signore il merito dell'infanzia quando disse: Lasciate che i bambini vengano a me, perché di tali è il regno dei cieli? ( Mt 19,14 )

Se ciò infatti non fu detto per la somiglianza con l'umiltà che ci fa piccoli, ma per la vita innocente dei bambini, essi sono certamente anche giusti.

Altrimenti non sarebbe stato conveniente che si dicesse: Di tali è il regno dei cieli, perché non può essere se non dei giusti.

Ma forse non è proprio esatto dire che il Signore abbia lodato la vita dei bambini con le parole: Di tali è il regno dei cieli, perché è vera invece l'interpretazione che ha visto nell'età piccola la somiglianza con l'umiltà.

A parte però tutto questo, probabilmente è da ritenersi buona l'opinione che ho detto: i bambini si devono battezzare, proprio perché essi, com'è vero che non sono peccatori, cosi è vero pure che non sono nemmeno giusti.

Ma c'è da notare che dopo aver detto: Non sono venuto a chiamare i giusti, quasi gli si replicasse: "Chi dunque sei venuto a chiamare?", soggiunse subito: Ma i peccatori a penitenza.

Atteso questo, Gesù non è venuto a chiamare i bambini né se sono giusti, né ugualmente se non sono peccatori, avendo egli detto: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

E quindi sembrerebbe non solo cosa vana, ma anche cattiva che si precipitino al battesimo di colui che non li chiama.

Stia lontano da noi condividere una tale opinione.

Secondo noi, li chiama dunque il Medico che non è necessario ai sani, ma ai malati e che non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a penitenza.

E perciò, poiché non sono ancora responsabili di nessun peccato della loro propria vita, viene sanata in essi la malattia originale nella grazia di colui che salva gli uomini mediante il lavacro della rigenerazione. ( Tt 3,5 )

19.25 - I bambini nel sacramento del battesimo diventano penitenti e credenti

Dirà qualcuno: "Ma in che modo dunque sono chiamati a penitenza anche i bambini?

Piccolini cosi tanto possono forse pentirsi di qualcosa?".

Gli si risponde: "Se non possono essere chiamati penitenti perché ancora non hanno il senso intimo del pentimento, non possono neppure esser chiamati fedeli perché ugualmente non hanno ancora il senso intimo della fede.

Se viceversa giustamente si chiamano fedeli perché in qualche modo professano la fede per bocca di coloro che li portano al battesimo, come non saranno ritenuti già prima anche penitenti, se per bocca degli stessi che li portano mostrano di rinunziare al diavolo e a questo secolo?

Tutto ciò avviene solo nella speranza per la forza del sacramento e della grazia divina che il Signore ha donato alla Chiesa".

Che se poi uno, battezzato da bambino, arrivato agli anni della ragione, non crederà e non si asterrà dalle passioni illecite, chi ignora che non avrà nessun giovamento da ciò che ha ricevuto nell'infanzia?

Se invece emigrerà da questa vita dopo aver ricevuto il battesimo ed essere stato sciolto dal reato a cui sottostava originalmente, raggiungerà la sua perfezione nella luce della verità, che durando immutabilmente in eterno illumina i giustificati con la presenza del Creatore.

Soltanto i peccati separano infatti gli uomini da Dio ed essi vengono sciolti dalla grazia del Cristo, il Mediatore dal quale siamo riconciliati, quando giustifica il peccatore.

20.26 - Non c'è salvezza e vita eterna fuori dal regno dei cieli

Costoro sono terrorizzati dalla sentenza del Signore che dice: Se uno non sarà nato di nuovo, non vedrà il regno di Dio, spiegata poi da lui cosi: Se uno non sarà rinato dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli. ( Gv 3,3.5 )

Per questo cercano d'attribuire ai bambini non battezzati la salvezza e la vita eterna per merito d'innocenza, ma di escluderli dal regno dei cieli per mancanza di battesimo.

È una nuova e strana pretesa, quasi che ci possa essere l'eterna salvezza della vita eterna al di fuori dell'eredità del Cristo, al di fuori del regno dei cieli.

Hanno evidentemente dove rifugiarsi e nascondersi, perché il Signore non ha detto: Se uno non sarà rinato dall'acqua e dallo Spirito "non avrà la vita", ma ha detto: Non entrerà nel regno di Dio.

Se avesse detto la vita, non sarebbe potuto nascere nessun dubbio.

Togliamo allora l'incertezza. Ascoltiamo subito il Signore, non più i sospetti e le congetture dei mortali.

Ascoltiamo, dico, il Signore che non parlando proprio del sacramento del santo lavacro, ma del sacramento della sua santa mensa, alla quale nessuno accede ritualmente senza essere stato battezzato, dichiara: Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita. ( Gv 6,54 )

Che altro cerchiamo? Che si può rispondere a questo, a meno che la cocciutaggine non voglia rivoltarsi rabbiosa contro la saldezza d'una verità evidente?

20.27 - Il precetto eucaristico obbliga anche i bambini

Ma qualcuno forse oserà dire anche questo: tale sentenza non riguarda i bambini ed essi possono avere in sé la vita anche senza la partecipazione di questo corpo e sangue, perché il Signore non ha detto: "Chi non mangerà", come ha detto del battesimo: Chi non sarà rinato, ma ha detto: Se non mangerete, quasi per rivolgersi a coloro che potevano udire e capire, come certamente non possono i bambini.

Ma chi dice questo non si accorge che, se tale sentenza non obbliga tutti, cosicché non possano avere la vita senza il corpo e il sangue del Figlio dell'uomo, inutilmente si preoccupa di cibarsi anche l'età adulta.

Se non guardi infatti alla volontà di colui che parlava, ma solo alle sue parole, può sembrar detto esclusivamente per quelli a cui il Signore parlava allora, perché non dice: Chi non mangerà, ma dice: Se non mangerete.

E come va che nel medesimo luogo dice di questo medesimo sacramento: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del secolo? ( Gv 6,52 )

Da queste parole capiamo che quel sacramento appartiene anche a noi che non esistevamo ancora quando le pronunziava, perché non possiamo dire di non appartenere al secolo per la cui vita il Cristo diede la sua carne.

Ora, chi può dubitare che con il nome di secolo siano stati indicati gli uomini che nascendo vengono in questo secolo?

Infatti, dice altrove: I figli di questo secolo generano e sono generati. ( Lc 20,34 )

E quindi anche per la vita dei bambini è stata data la carne che è stata data per la vita del secolo e, se non mangeranno la carne del Figlio dell'uomo, nemmeno essi avranno la vita.

20.28 - I bambini non battezzati si computano tra i non credenti agli effetti della dannazione

C'è a proposito anche quest'altro testo: Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.

Chi crede nel Figlio, ha la vita eterna; chi non crede al Figlio, non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui. ( Gv 3,35-36 )

In quale dunque di queste categorie metteremo i bambini?

In quella di coloro che credono nel Figlio o in quella di coloro che sono increduli al Figlio?

"In nessuna delle due, dirà qualcuno, perché, non potendo credere ancora, non sono da computarsi nemmeno come increduli".

Non dà questa indicazione la regola ecclesiastica che conta i bambini battezzati nel numero dei fedeli.

I bambini che si battezzano, per la virtù e la celebrazione di un cosi grande sacramento, pur non facendo essi con il loro cuore e con la loro bocca ciò che concerne la fede da possedere interiormente e da professare esteriormente, ( Rm 10,10 ) sono tuttavia computati nel numero dei credenti.

Certamente quei bambini ai quali è mancato il sacramento devono considerarsi tra coloro che non credono al Figlio e quindi, se usciranno dal corpo privi della grazia di questo sacramento, subiranno la conseguenza già detta: Non avranno la vita, ma l'ira di Dio incombe su di loro.

Da che viene questo, se, essendo chiaro che non hanno peccati propri, essi non sono nemmeno implicati nella colpa del peccato originale?

21.29 - L'arcana giustificazione di Dio nella distribuzione della grazia

Fa bene a non dire: L'ira di Dio "verrà sopra di lui", ma a dire: Incombe su di lui.

Da questa ira, per la quale tutti sono sotto il dominio del peccato ( Rm 3,9; Rm 7,14; Gal 3,22 ) e della quale l'Apostolo scrive: Anche noi un tempo eravamo per natura figli d'ira, come gli altri, ( Ef 2,3 ) non libera nessun mezzo all'infuori della grazia di Dio per Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,25 )

Perché mai tale grazia arrivi a questo e non arrivi a quello può essere occulta la causa, non può essere ingiusta.

Infatti c'è forse ingiustizia da parte di Dio? No certamente. ( Rm 9,14 )

Ma prima si deve piegare il collo alle testimonianze delle sante Scritture perché si arrivi poi a capire per mezzo della fede.

Né infatti è detto senza ragione: Il tuo giudizio come il grande abisso. ( Sal 36,7 )

Quasi fosse spaventato dalla profondità di tanto abisso, l'Apostolo esclama: O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! ( Rm 11,33 )

Aveva fatto precedere una sentenza di meravigliosa altezza dicendo: Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia. ( Rm 11,32 )

E come preso dalla vertigine di quell'altezza, esclama: O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio!

Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie.

Chi mai infatti ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere?

O chi gli ha dato qualcosa per primo sì che abbia a ricevere il contraccambio?

Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen. ( Rm 11,33-36 )

Noi dunque abbiamo una capacità di pensiero molto piccola per discutere della giustizia dei giudizi di Dio, per discutere della gratuità della grazia, non ingiusta per mancanza di meriti precedenti e sorprendente non tanto perché data ad indegni, quanto perché negata ad altri ugualmente indegni.

21.30 - È avvolto dal mistero della giustizia di Dio la diversa sorte dei bambini

Ad alcuni sembra ingiusto che i bambini che escono dal corpo senza la grazia del Cristo vengano privati non solo del regno di Dio, dove anche a loro parere possono entrare solo i rinati per mezzo del battesimo, ma altresi della vita eterna e della salvezza.

E domandano come sia giusto che uno venga sciolto e un altro non venga sciolto dall'empietà originale, benché siano nella medesima condizione.

Che rispondano essi stessi, nei confronti di ciò che affermano, come sia altrettanto giusto che a questo bambino venga dato il battesimo per entrare nel regno di Dio e a quello non venga dato, sebbene sia pari la causa dell'uno e dell'altro.

Se li turba il fatto che di due originalmente e parimente peccatori sia sciolto da questo vincolo uno a cui si concede il battesimo e non sia sciolto un altro a cui non si concede la grazia del battesimo, perché non li turba alla pari il fatto che di due originalmente innocenti l'uno riceva il battesimo per poter entrare nel regno di Dio, l'altro non lo riceva e non possa cosi accedere al regno di Dio?

Evidentemente nella causa dell'uno e dell'altro si ritorna alla famosa esclamazione: O profondità della ricchezza! ( Rm 11,33 )

Mi si dica inoltre: come mai tra gli stessi bambini battezzati l'uno viene rapito, perché la malizia non ne muti i sentimenti, ( Sap 4,11 ) e l'altro continua a vivere con l'esito d'essere in avvenire un peccatore?

Non è forse vero che se fossero rapiti ambedue, entrerebbero ambedue nel regno dei cieli?

E tuttavia non c'è ingiustizia da parte di Dio.

Chi non sconcerta, chi non costringe a gridare quest'altro fatto: alcuni bambini sono vessati dallo spirito immondo, ( Mt 12,43; Mc 1,26; Mc 5,8; Lc 9,42 ) altri ne sono completamente liberi, altri sono consacrati come Geremia nel grembo materno, ( Ger 1,5 ) mentre tutti, se esiste il peccato originale, sono ugualmente rei e, se non esiste, sono ugualmente innocenti?

Come si spiega tanta diversità, se non perché sono imperscrutabili i giudizi di Dio e inaccessibili le sue vie? ( Rm 11,33 )

22.31 - Insostenibile e inutile è l'opinione che Dio regoli la sorte delle anime sui meriti di una loro precedente vita

Dobbiamo forse ritornare all'errore già vinto e ripudiato: le anime, dopo aver peccato nella loro dimora celeste, scendono gradatamente e lentamente nei corpi da esse meritati e sono afflitte più o meno da malanni corporali secondo la vita condotta anteriormente?

La santa Scrittura si oppone apertissimamente a questa teoria là dove per esaltare la grazia ricorda: Quando essi ancora non erano venuti alla luce e nulla avevano fatto di bene o di male, perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione, non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama, le fu dichiarato: - Il maggiore sarà sottomesso al minore ( Rm 9,10-12 ) -.

Tuttavia neppure i sostenitori di tale opinione evitano le angustie di questo problema, ma, ugualmente coartati e intricati in esse, sono costretti ad esclamare: O profondità! Come avviene infatti che un uomo, fin dalla prima puerizia al di sopra della media per modestia, ingegno, temperanza, vittorioso di gran parte delle passioni, nemico dell'avarizia, detestatore della lussuria, provetto e pronto più degli altri in tutte le altre virtù, si trova tuttavia a vivere là dove non gli può essere predicata la grazia cristiana?

Infatti è scritto: Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui?

E come potranno credere senza averne sentito parlare?

E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? ( Rm 10,14 )

Perché invece avviene che un altro, tardo d'ingegno, dedito alle passioni, ricoperto di turpitudini e scelleratezze, sia provveduto cosi da sentir parlare della fede, da credere, da essere battezzato, da essere rapito o, se trattenuto sulla terra, da viverci lodevolmente?

Dove mai questi due hanno guadagnato meriti tanto diversi, non dico da credere e non credere, perché dipende dalla propria volontà, ma da sentir parlare della fede e non sentirne parlare, perché questo non è in potere dell'uomo?

Dove, ripeto, hanno guadagnato meriti tanto diversi?

Se per la loro condotta nella vita vissuta in cielo hanno meritato di esserne cacciati e di cadere sulla terra e sono diventati prigionieri di corpi corrispondenti alla vita da loro vissuta, è da credere che sia vissuto meglio prima di questo corpo mortale colui che meritò di non esserne gravato molto, cosi da avere una buona indole, da essere assalito da passioni più leggere e più facilmente superabili.

Costui tuttavia non meritò che gli fosse predicata quella grazia che sola può liberare dalla rovina della morte seconda.

Viceversa all'altro, imprigionato per i suoi maggiori demeriti, come pensano, in un corpo più pesante e quindi ottuso di cuore, e che per di più si lasci vincere dagli allettamenti della carne che l'assalgono con ardentissime brame, cosi che ai peccati precedenti di una vita viziosissima che gli hanno fatto meritare di trovarsi in tale condizione aggiunga colpe terrene ancora peggiori, tuttavia è toccata la fortuna o di udire sulla croce: Oggi sarai con me nel paradiso ( Lc 23,43 ) o di aderire a qualche Apostolo, dalla cui predicazione è stato convertito, e mediante il lavacro della rigenerazione è stato salvato, perché dove abbondò il peccato sovrabbondasse la grazia. ( Rm 5,20 )

Non vedo proprio come possano rispondere a questa difficoltà coloro che, volendo difendere la giustizia di Dio con congetture umane e ignorando la profondità della grazia, vanno tessendo favole inaccettabili.

22.32 - Un episodio contro la precedente opinione

Si potrebbe dire a lungo di meravigliose vocazioni umane di cui abbiamo letto o avuto esperienza, per sfatare l'opinione di coloro che attribuiscono alle anime degli uomini di aver vissuto, prima di prendere i loro corpi, certe loro vite, in dipendenza delle quali si sarebbero unite a corpi diversi, buoni o cattivi, secondo la diversità dei loro meriti.

Ma la premura di terminare quest'opera non consente di fermarci oltre su questo punto.

Non tacerò tuttavia una vocazione straordinaria che ho conosciuto tra tante.

Tra quelli che stimano che le anime siano gravate più o meno dai corpi terreni secondo i meriti della loro vita vissuta anteriormente in cielo fuori da questi corpi, chi non affermerebbe che prima di questa vita abbiano peccato più scelleratamente e spaventosamente quanti hanno meritato di perdere talmente il lume dell'intelletto da nascere con senso vicino a quello degli animali?

Non dico d'estrema tardità d'ingegno, perché essa suole attribuirsi ad altre persone, ma di tanta stupidità che costoro, coperti anche di parrucche ricciute, per provocare le risate delle persone assennate, esibiscono le delizie della comicità più frivola.

Con un nome derivato dal greco il popolo li chiama morioni.

Tuttavia uno di essi era cosi cristiano che, mentre con strana fatuità si mostrava pazientissimo nelle ingiurie rivolte alla sua persona, tanto poco poteva sopportare l'offesa del nome del Cristo o le ingiurie rivolte a lui stesso contro la religione di cui era tutto compreso, che contro coloro che bestemmiavano, cioè contro le persone assennate dalle quali udiva le bestemmie che lo provocavano, non finiva di lanciare pietre, e in questo non risparmiava nemmeno i suoi padroni.

Penso che siffatte creature sono predestinate e create perché coloro che possono capiscano questa verità: la grazia di Dio e lo Spirito che soffia dove vuole ( Gv 3,8 ) non trascura nel numero dei figli della misericordia nessuna categoria d'intelligenze e ugualmente trascura ogni categoria d'intelligenze nel numero dei figli della geenna, proprio perché chi si vanta, si vanti nel Signore. ( 1 Cor 1,31 )

Quanti invece affermano che le singole anime ricevono corpi terreni diversi, più o meno pesanti, secondo i meriti della loro vita anteriore; quanti affermano che le intelligenze variano secondo gli stessi meriti, cosicché alcuni sono più acuti e altri più ottusi; quanti affermano che anche la grazia divina viene dispensata agli uomini da liberare in proporzione ai meriti della stessa vita anteriore, costoro che cosa potranno rispondere riguardo a costui?

Su che base gli potranno attribuire per un verso una preesistenza tenebrosissima che l'abbia fatto degno di nascere fatuo e insieme per l'altro verso una preesistenza tanto meritevole per cui viene preferito nella grazia del Cristo a tante persone acutissime?

22.33 - Senza il battesimo non c'è scampo per i bambini

Cediamo dunque e assentiamo all'autorità della santa Scrittura che non sa ingannarsi né ingannare.

E come non crediamo che quanti non sono ancora nati abbiano già fatto del bene o del male per giudicare dei loro meriti, cosi cerchiamo di non dubitare minimamente che noi siamo tutti sotto il peccato che è entrato nel mondo a causa di un solo uomo ed ha raggiunto tutti gli uomini, ( Rm 5,12 ) e da esso non libera se non la grazia di Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo.

23 - Della venuta di questo Medico non hanno bisogno i sani, ma i malati, perché non è venuto a chiamare i giusti, bensì i peccatori. ( Mt 9,12-13 )

Nel suo regno non entrerà se non chi sarà rinato dall'acqua e dallo Spirito.

E nessuno possiederà la salvezza e la vita eterna fuori del suo regno.

Poiché chi non avrà mangiato la sua carne ( Gv 6,54 ) e chi è incredulo al Figlio, non avrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui. ( Gv 3,36 )

Da questo peccato, da questo morbo, da quest'ira di Dio, della quale sono figli per natura anche quelli che, sebbene per la loro età non abbiano alcun peccato proprio, hanno però quello originale, libera solo l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, ( Gv 1,29 ) solo il Medico che non è venuto per i sani, ma per i malati, solo il Salvatore di cui è stato detto al genere umano: Oggi vi è nato il Salvatore, ( Lc 2,11 ) solo il Redentore, il cui sangue cancella il nostro debito.

Chi infatti oserebbe dire che il Cristo non è il Salvatore né il Redentore dei bambini?

Ma da che cosa li salva, se non esiste in loro nessuna traccia della malattia del peccato originale?

Da che cosa li redime, se non sono stati venduti come schiavi del peccato del primo uomo a causa dell'origine? ( Rm 7,14 )

Di nostro arbitrio dunque senza il battesimo del Cristo non si prometta ai bambini nessuna salvezza eterna che non promette la divina Scrittura, da preferirsi a tutti gli ingegni umani.

24.34 - Il battesimo è la salvezza, l'eucaristia è la vita anche per i bambini

Fanno ottimamente i nostri cristiani punici a chiamare il battesimo salvezza, e il sacramento del corpo del Cristo vita.

Da quale fonte se non dalla tradizione antica e apostolica, come io ritengo, dalla quale le Chiese del Cristo hanno l'intima coscienza che senza il battesimo e la partecipazione della mensa del Signore nessuno può giungere non solo al regno di Dio, ma nemmeno alla salvezza e alla vita eterna?

L'attesta infatti anche la Scrittura, secondo quanto abbiamo detto più sopra.

Chiamando il battesimo con il nome di salvezza che altro ritengono se non ciò che ha scritto Paolo: Ci ha salvati mediante un lavacro di rigenerazione, ( Tt 3,5 ) e ciò che dice Pietro: In maniera somigliante ora salva voi il battesimo? ( 1 Pt 3,21 )

Chiamando vita il sacramento della mensa del Signore che altro dicono se non ciò che ha dichiarato il Signore stesso: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, e poi: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del secolo, e ancora: Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita? ( Gv 6,51-52.54 )

Se dunque, come conclamano testimonianze divine tanto numerose e tanto grandi, né la salvezza né la vita eterna si possono sperare per nessuno senza il battesimo e senza il corpo e il sangue del Signore, vanamente senza di essi si promette ai bambini la salvezza e la vita eterna.

Ora, se ad escludere gli uomini dalla salvezza e dalla vita eterna sono soltanto i peccati, per mezzo di questi sacramenti non si scioglie nei bambini se non il reato di un peccato.

E di questo reato è scritto che nessuno è mondo, nemmeno se fosse di un sol giorno la sua vita. ( Gb 14,4 )

Per questo anche nei Salmi si legge: Nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. ( Sal 51,7 )

O ciò infatti si dice in persona dell'uomo in genere, o, se Davide lo dice personalmente di se stesso, è certo che egli non nacque dalla fornicazione, ma da matrimonio legittimo.

Non dubitiamo dunque che anche per i bambini da battezzare è stato versato il sangue, che prima d'essere versato fu dato e comandato nel sacramento con queste parole: Questo è il mio sangue che sarà versato per molti in remissione dei peccati. ( Mt 26,28 )

Coloro infatti che non vogliono riconoscere la soggezione dei bambini al peccato, negano la loro liberazione.

Da che cosa infatti vengono liberati, se non sono sotto la schiavitù di nessun peccato?

24.35 - Senza il battesimo i bambini rimangono nelle tenebre del peccato

Dice il Signore: Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. ( Gv 12,46 )

Che cosa fa capire con questa dichiarazione se non che è nelle tenebre chiunque non crede in lui e che la fede è per l'uomo il mezzo per uscire dalle tenebre?

Per tali tenebre che cosa intendiamo se non i peccati?

Ma, qualunque altra cosa intendessimo per queste tenebre, il fatto è che rimane in esse chi non crede nel Cristo, e sono certamente tenebre di pena, non come le tenebre della notte che sono necessarie al riposo dei viventi.

25 - Perciò i bambini, se non passano nel numero dei credenti mediante il sacramento che è stato divinamente istituito a tal fine, certo rimarranno in queste tenebre.

25.36 - Non c'è per nessuno una illuminazione estrabattesimale

Taluni però credono che i bambini vengano subito illuminati dopo la nascita, interpretando in questo senso le parole di Giovanni: Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. ( Gv 1,9 )

Se è cosi, c'è molto da meravigliarsi come mai, illuminati dall'unico Figlio, che in principio era il Verbo e Dio presso Dio, non vengano ammessi al regno di Dio, non siano eredi di Dio e coeredi del Cristo.

Che ciò infatti non sia concesso a loro se non per il battesimo lo confessano anche i sostenitori di tale opinione.

Inoltre, qualora fossero già stati illuminati, anche se non sono finora idonei a conseguire il regno di Dio, dovrebbero ricevere almeno lietamente lo stesso battesimo che li fa idonei.

Vediamo invece che vi si oppongono con grandi pianti, e noi non ci curiamo della loro ignoranza a quell'età e compiamo in essi, nonostante la loro resistenza, i sacramenti che conosciamo utili per loro.

Perché mai anche l'Apostolo direbbe: Non comportatevi da bambini nei giudizi, ( 1 Cor 14,20 ) se le menti dei bambini fossero già state illuminate da quella luce che è il Verbo di Dio?

25.37 - Dio solo è la luce

Pertanto le parole evangeliche: Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo ( Gv 1,9 ) vogliono proprio ricordare che tutti sono illuminati da quella luce di verità che è Dio, perché nessuno pensi d'essere illuminato da chi lo istruisce, anche se ha per maestro, non dico un grande uomo, ma addirittura un angelo.

Si porge, si, la parola della verità esternamente con il sussidio della voce materiale, tuttavia né chi pianta, né chi irriga è qualcosa, ma Dio che fa crescere. ( 1 Cor 3,7 )

L'uomo appunto si mette ad ascoltare un uomo o un angelo che gli parla, ma perché senta e conosca la verità di ciò che viene detto, la sua mente è pervasa nell'intimo da quella luce che dura eterna e splende anche nelle tenebre.

Purtroppo, come questo sole non viene accolto dai ciechi, benché in certo qual modo li investa dei suoi raggi, cosi quella luce divina non è accolta dalle tenebre della stoltezza. ( Gv 1,5 )

25.38 - L'uomo interiore rimane nelle tenebre senza l'illuminazione della fede

Perché mai dopo aver detto che illumina ogni uomo, aggiunge: Che viene in questo mondo?

Da questo testo è nata l'opinione che nella nascita corporale ancora freschissima dal grembo materno il Verbo illumini le menti dei neonati, sebbene nel testo greco il participio sia posto in tal modo da potersi riferire anche alla luce stessa che viene in questo mondo.

Se tuttavia fosse necessario intenderlo dell'uomo che viene in questo mondo, o penso che sia stato detto semplicemente senza una precisa intenzione, come capita di trovare molte espressioni nelle Scritture che anche a toglierle non fanno perdere nulla al senso, oppure se si deve credere che quel participio è stato aggiunto per una qualche precisazione, forse esso serve a distinguere l'illuminazione spirituale dall'illuminazione materiale, che illumina gli occhi del corpo sia per mezzo degli astri del cielo, sia con qualsiasi fuoco.

Direbbe allora che a venire in questo mondo è l'uomo interiore, perché l'uomo esteriore è materiale come questo mondo.

Quasi dicesse: "La luce vera illumina ogni uomo che viene nel corpo", in conformità a ciò che è scritto: Mi è toccata in sorte un'anima buona e sono entrato in un corpo senza macchia. ( Sap 8,19-20 )

In conclusione una delle due. O la frase: Illumina ogni uomo che viene in questo mondo è stata detta per fare una precisazione e allora significa: "Illumina ogni uomo interiore", perché quando diventa veramente sapiente non è illuminato se non da colui che è la vera luce.

Oppure ha voluto chiamare illuminazione, come creazione d'un occhio interiore, la ragione stessa per cui l'anima umana si dice ragionevole e che nei bambini, pur rimanendo ancora quiescente e quasi sopita, tuttavia si cela come innata e in certo qual modo come seminata.

Comunque non ci si deve rifiutare dal riconoscere che tale illuminazione avviene nel momento stesso della creazione dell'anima, e non è illogico intenderlo come il momento in cui l'uomo viene nel mondo.

Ma tuttavia anche questo stesso occhio interiore, dopo esser stato creato, rimarrà necessariamente nelle tenebre, se non crederà in colui che ha detto: Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. ( Gv 12,46 )

E che la fede sbocci nei bambini con il sacramento del battesimo non ne dubita la madre Chiesa, la quale presta ad essi il suo cuore materno e la sua bocca materna, perché i misteri sacri li compenetrino, atteso che essi non possono ancora con il proprio cuore avere la fede per essere giustificati né con la propria bocca professare la fede per essere salvi. ( Rm 10,10 )

Né tuttavia c'è uno solo tra i fedeli che esiti per questo a chiamarli credenti.

È un appellativo che viene evidentemente da credere, quantunque i bambini non abbiano risposto di credere da sé, ma altri per loro durante la celebrazione dei sacramenti.

26.39 - La coscienza della Chiesa universale include anche i bambini nello schema della redenzione

Diventerebbe troppo lungo se dedicassimo altrettanto tempo e spazio a discutere le singole testimonianze.

Perciò credo che sia più pratico ammucchiare insieme i molti testi che possano offrirsi o che sembrino sufficienti a dimostrare che il Signore Gesù Cristo non per altro fine è venuto nella carne e, presa la natura di servo, si è fatto obbediente fino alla morte di croce ( Fil 2,7-8 ) se non per vivificare, salvare, liberare, redimere, illuminare con questa somministrazione di grazia misericordiosissima tutti coloro dei quali, ammessi a vivere come membra nel suo corpo, egli è Capo per la conquista del regno dei cieli.

Costoro prima vivevano nella morte, nella malattia, nella schiavitù, nella prigionia, nelle tenebre dei peccati, sotto il dominio del diavolo principe dei peccatori.

Per loro Cristo diventò il Mediatore tra Dio e gli uomini, e per opera sua, distrutta l'inimicizia della nostra empietà dalla pace di quella grazia, ( Ef 2,16 ) siamo stati riconciliati con Dio per la vita eterna e strappati alla morte eterna che sovrastava ai peccatori.

Quando poi ciò apparirà da testi ancora più abbondanti, la conseguenza sarà che non possono appartenere a questa somministrazione di grazia, fatta dal Cristo per mezzo della sua umiltà, coloro che non hanno bisogno di vita, di salvezza, di liberazione, di redenzione, d'illuminazione.

E poiché alla somministrazione di questa grazia appartiene il battesimo, per mezzo del quale vengono sepolte insieme con il Cristo ( Rm 6,4 ) per formare con lui un unico corpo le sue membra, cioè i suoi fedeli, logicamente nemmeno il battesimo è necessario a coloro che non hanno bisogno di quel beneficio di remissione e di riconciliazione, elargito per mezzo del Mediatore.

Ora costoro ammettono la necessità di battezzare i bambini, perché non possono andar contro l'autorità della Chiesa universale, trasmessa senza dubbio attraverso il Signore e gli Apostoli.

Ma è necessario che ammettano anche che i bambini hanno bisogno di quei benefici del Mediatore, perché, lavati per mezzo del sacramento e della carità dei fedeli e incorporati cosi nel corpo del Cristo che è la Chiesa, siano riconciliati con Dio e diventino in lui vivi e salvati e liberati e redenti e illuminati: in rapporto a che cosa se non alla morte, ai vizi, al reato, alla schiavitù, alle tenebre dei peccati?

E di peccati, poiché non ne hanno commesso nessuno per colpa della loro propria vita a quell'età, non resta che il peccato originale.

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