Contro Gaudenzio vescovo donatista

Libro I

1.1 - Difesa del metodo che verrà usato nel confutare Gaudenzio

Gaudenzio, vescovo donatista di Thamugadi, aveva minacciato di darsi fuoco dentro la chiesa con alcuni malviventi che si erano uniti a lui.

Ora, l'esimio tribuno e notaio Dulcizio, al quale il piissimo imperatore aveva affidato l'incarico di applicare le leggi da lui emanate per ristabilire l'unità, si adoperava con la debita moderazione nei confronti dei facinorosi.

Intanto cominciò a scrivere una lettera a Gaudenzio per indurlo a più miti consigli.

Costui gli rispose con due lettere: una molto asciutta e scritta in fretta, poiché, a suo dire, i cursori non potevano attendere, l'altra invece più ampia, nella quale si dichiara convinto di aver dato una risposta più accurata, attingendo ai testi delle Scritture.

Per questo, con l'aiuto del Signore, ho deciso di confutare questi suoi scritti, in modo tale che, anche coloro che hanno difficoltà a comprendere tali questioni, non abbiano dubbi sulla completezza della mia risposta.

Ecco perché prima collocherò le sue parole, poi aggiungerò le mie.

Non adotterò tuttavia il sistema usato per rispondere alla lettera di Petiliano.

Lì, infatti, quando inserisco le sue parole, premetto: " Petiliano ha detto "; quando invece riferisco le mie parole, dico: " Agostino ha risposto ".

Questo metodo mi è valsa l'accusa da parte sua di essere un mentitore, poiché afferma che lui non ha mai sostenuto con me una disputa faccia a faccia; come se non fosse stato lui a dire ciò che ha scritto, per il solo fatto che non l'ho ascoltato dalla sua bocca, ma l'ho letto nella sua lettera!

O come se io non avessi risposto, soltanto perché non ho parlato mentre era presente, ma ho risposto a mia volta al suo scritto con un altro scritto!

Che possiamo fare con individui che hanno una simile mentalità, o sono convinti che abbiano lo stesso modo di sentire coloro ai quali ambiscono di far conoscere i propri scritti?

Comunque sia, diamo pure soddisfazione anche a costoro!

Quando, dunque, riferiamo le parole di Gaudenzio, non diremo: " Gaudenzio ha detto ", bensì: " Testo della lettera "; e quando siamo noi a rispondere, non diremo: " Agostino ha risposto", ma: " Risposta al testo ".

Con questo metodo, cominciamo subito a confutare la prima e più breve lettera di Gaudenzio.

1.2 - Non discutiamo su dettagli superflui

Testo della lettera: " All'onorevole e, se lo gradisci, per noi molto desiderabile Dulcizio, tribuno e notaio, Gaudenzio vescovo ".

Risposta al testo: Non dobbiamo discutere anche questa frase, per evitare di indugiare oltre il dovuto su dettagli superflui, dal momento che incontreremo passaggi essenziali che ci costringeranno a dare una risposta più articolata.

2.3 - Su l'uso di parole di riguardo

Testo della lettera: " Ho ricevuto la lettera della tua Religione attraverso intermediari, che, per condotta e stile di vita, sono manifestamente cari a tutti ".

Risposta al testo: Non discuterò neppure di questo, come tu abbia potuto dire: " la tua Religione " ad un uomo che reputi piuttosto irreligioso.

Tu, in realtà, gli hai tributato un onore che hai giudicato doveroso rendergli, dal momento che lui, nella lettera che ti ha inviato, ti attribuisce un onore maggiore di quello che un cattolico avrebbe dato a un eretico, pensando con tale linguaggio di predisporre la tua mente a una certa resipiscenza.

3.4 - Non ci siamo assunti il compito di difendere le parole del tribuno, bensì di confutare le tesi di un eretico

Testo della lettera: " In essa la tua Dignità dice molte cose che per il momento preferisco tacere.

Sottolineo soltanto che il tuo acuto ingegno ha dato scarso rilievo, nella medesima lettera, al fatto che tu non hai potuto dichiararci né pienamente innocenti né pienamente colpevoli ".

Risposta al testo: Non vi ha, forse, dichiarato colpevoli quando vi tratta come un'associazione a delinquere?

E come non ti ha dichiarato colpevole, quando dice che tu hai guidato alla perdizione le anime di quegli sventurati verso una morte scellerata, e rincara la dose dicendo che tu devi renderti conto dell'odio che ti attende in questo mondo e della pena, che potrebbe esserti riservata un giorno nell'ultimo giudizio, per te senza speranza?

E come non ti ha dichiarato colpevole, quando ti ha esortato con ottime ragioni a seguire il lodevole esempio di coloro che hanno rigettato l'errore della precedente eresia, trovando rifugio nell'unica e vera fede in Dio?

Comunque sia, non ci siamo assunti il compito di difendere le parole del tribuno, bensì di confutare quelle di un eretico.

Se dunque costui, che è uno dei nostri, ha scritto da laico militare una parola un po' incauta, chi non gliela perdonerà?

Chi mai vorrà sostenere che ci si deve basare sulle sue parole per giudicare la Chiesa cattolica?

Tu, piuttosto, cerca di soppesare meglio le tue parole, tu, che il partito di Donato ha designato ufficialmente con altri sei per difendere il suo scisma nel corso della nostra conferenza, tenutasi a Cartagine.

4.5 - Fuggire i criminali, accogliere misericordiosamente i pentiti

Testo della lettera: " Se tu ci consideri criminali, voi dovete evitare la nostra società, che merita di essere condannata ".

Risposta al testo: Certamente si deve fuggire la società dei criminali, ma non si deve respingere quella di coloro che si sono emendati.

E se evitiamo salutarmente la prima, è perché possiamo volere, desiderare e cercare con sentimenti di misericordia la seconda.

5.6 - Non sai quali argomenti trovare per provare la tua innocenza

Testo della lettera: " Se invece ci consideri innocenti, e lo hai anche detto, siamo felici di resistere ai persecutori restando saldi nella fede di Cristo ".

Risposta al testo: Ho studiato attentamente la lettera che il tribuno ti ha indirizzato, ma in nessuna parte ho letto che ti dichiara innocente; dice semplicemente che è venuto a sapere da altri che tu sei considerato un uomo prudente.

Ora, nelle sante Scritture si chiamano abitualmente così non solo i buoni, ma anche i cattivi.

Tant'è vero che perfino il serpente, che ingannò l'uomo, ricevette questa qualifica.

Taluni, in verità, traducono così: " il più saggio di tutti gli animali ", ( Gen 3,1 ) mentre i codici greci, dai quali è stato tradotto in lingua latina quel testo scritturistico, recitano: " il più prudente ".

Ma, se si deve credere che il tribuno ha chiamato innocenti coloro che, a suo avviso, tu obblighi a seguirti fino alla morte contro la loro volontà, perché meravigliarsi se lui ha ritenuto che possa accadere anche tra voi ciò che ha constatato altrove?

Tu, dunque, non hai proprio nulla di cui gloriarti perché subisci la persecuzione, in quanto non puoi quali argomenti trovare per provare la tua innocenza.

Smettiamola, dunque, di parlare in questo caso di persecuzione contro gli uomini: essa è piuttosto una persecuzione contro i vizi per liberare gli uomini, dello stesso tipo di quella che usano fare premurosamente i medici ai malati.

E quand'anche foste innocenti, a questo punto vi rendereste colpevoli, perché siete bramosi di uccidere gli innocenti.

Coloro infatti che tentano di difendere la propria innocenza, ma non vogliono risparmiare la propria vita, di che altro devono essere convinti se non del fatto che uccidono proprio degli innocenti?

6.7 - Le basiliche presso Cartagine sono incendiate dai Donatisti

Testo della lettera: " In questa chiesa, nella quale il nome di Dio e del suo Cristo, come tu stesso hai riconosciuto, sempre è stato celebrato nella verità con numerosa partecipazione [ di fedeli ], noi, sia che restiamo in vita finché a Dio piacerà, sia che poniamo fine, come si conviene a una famiglia di Dio, alla nostra vita dentro l'accampamento del Signore, sarà certamente a questa condizione: che ciò accadrà soltanto se qualcuno ci userà violenza.

Nessuno infatti è così sconsiderato da correre incontro alla morte senza che qualcuno ve lo costringa ".

Risposta al testo: Neppure questo si legge nella lettera del tribuno, che tu abbia invocato il nome di Dio nella verità: egli ha detto semplicemente che tu lo hai invocato.

E se anche lo avesse detto, si potrebbe intendere non per la vostra gloria ma per il vostro castigo.

Infatti, anche dei popoli empi l'Apostolo disse: Coloro che soffocano la verità nell'iniquità, ( Rm 1,18 ) come fate esattamente voi: detenete la verità del battesimo divino nell'iniquità dell'errore umano.

Per questo noi, quando correggiamo la vostra iniquità, non dobbiamo certamente rescindere la verità di quel sacramento.

Tu, uomo senza macchia, proclami, anche se in altri termini, che tu e i tuoi morirete con la Chiesa.

Ora, quando dici: " nella Chiesa ", che altro vuoi intendere se non " con la Chiesa ", dal momento che ti prepari ad eseguire il tuo progetto con il fuoco?

Questa, dunque, sarebbe l'innocenza del partito di Donato, di voler attuare un tale proposito includendovi il vostro suicidio, come avete già fatto a Cartagine, in odio a noi, con le basiliche che un tempo erano vostre, come e con chi avete potuto, assicurando che non vi furono morti tra voi.

Chi non crederà che abbiate fatto questo per gelosia, e siate disposti a farlo anche a prezzo della vostra vita?

Se poi non siete voi che avete commesso questo misfatto, ciò che adesso vi disponete a compiere è certamente un gesto più forsennato.

Ma tu hai detto: " Se ci sarà fatta violenza ", e hai aggiunto: " Nessuno infatti è tanto privo di senno da correre incontro alla morte senza che alcuno ve lo costringa ".

Quanto più allora è privo di senno chi corre verso la morte quando è lanciato verso la vita!

7.8 - I Donatisti minacciano di uccidersi

Testo della lettera: " Quanto a coloro che sono con noi, prendo Dio come testimone e tutti i suoi misteri, che li ho esortati e persuasi con tutte le mie forze a confessare serenamente e pubblicamente se volevano andare via.

Infatti neppure noi possiamo trattenerli contro la loro volontà, noi che abbiamo appreso come non si debba forzare alcuno a credere in Dio ".

Risposta al testo: Perché, allora, non ti vanti apertamente, se non proprio di costringere alcuni a restare con te contro la loro volontà, perlomeno di averli esortati a fare un'opera buona, dal momento che tu hai proposto di fare un'opera buona?

O, forse, comprendi bene anche tu quanto sia malvagio questo, quindi minacci di porlo in esecuzione più per intimorire che per eseguirlo davvero.

Ma, se menti sei sleale, se dici il vero sei crudele!

8.9 - Chi non si deve astenere dal correggere gli eretici

Testo della lettera ( scritto con altra mano ) : " Ti auguro di vivere in buona salute, di avere successo negli affari pubblici e di non tormentare più i cristiani ".

Risposta al testo: Anche noi possiamo augurargli di vivere in buona salute, di far fortuna nella carriera statale, ma non di astenersi dal correggere gli eretici.

9.10 - Mantenere con chi si ama l'unità di Cristo

Testo della seconda lettera: " All'onorevole e, con tutto il nostro affetto, carissimo Dulcizio, Gaudenzio vescovo ".

Risposta al testo: Se tu desideri con tutto il cuore quest'uomo, perché ricusi sprezzantemente di mantenere con lui l'unità di Cristo?

O, forse, quasi rendendo male per male, vorresti ribattezzare colui che consideri tuo persecutore?

10.11 - Proprio tu, con la tua presenza, sei di ostacolo alla loro salvezza in Cristo

Testo della lettera: " Abitualmente coloro che si conoscono solo attraverso la pubblica opinione sono soliti vedersi per scambiare reciprocamente qualche parola o, almeno, non temono di trovarsi alla presenza di uno sconosciuto.

Con un tuo rilievo critico, invece, mi hai notificato per lettera che ti sei rallegrato di non avermi trovato presente, mentre, quando sono ritornato, ti sei rammaricato ".

Risposta al testo: Non tutti quelli che si conoscono solo per sentito dire vogliono incontrarsi, ma soltanto coloro che sono accreditati dalla loro buona reputazione.

Ed è veramente sorprendente ciò che ti è capitato!

Tu definisci desiderabile colui dal quale ti lamenti di subire la persecuzione; lui invece, che ti perseguita, preferisce piuttosto saperti assente, e non vuole incontrare colui che perseguita.

Perché mai questo, se non perché lui ha voluto far capire che sei tu piuttosto il persecutore di costoro, ed è convinto che proprio tu, con la tua presenza, sei di ostacolo alla loro salvezza in Cristo?

11.12 - Il tribuno vuole che tu viva nella pace di Cristo; tu cerchi di darti la morte nel partito di Donato

Testo della lettera: " Ieri, per non lasciare senza risposta la tua lettera, e poiché i corrieri erano in attesa, ho scritto un breve e succinto comunicato su tutti i fatti accertati.

Oggi devo rispondere alla lettera, che la tua Dignità mi ha inviato, con le parole della sacrosanta legge di Dio.

Il Signore dice: Non farai morire l'innocente e il giusto, e non assolverai il colpevole. ( Es 23,7 )

È dunque certo che, nel giudizio di Dio, assolvere un colpevole e uccidere un innocente significa rendersi colpevoli di un identico crimine e di un identico reato.

Se prima di rientrare nella comunione erano colpevoli sia questo Gabinio, di cui fai menzione, sia i restanti fedifraghi che hanno condiviso con lui la stessa caduta nel male, le parole di Dio non permettevano assolutamente di assolverli.

Se invece sono stati accolti come innocenti o come santi, perché uccidete degli innocenti che hanno perseverato nella fede, in base alla quale li accogliete come santi? ".

Risposta al testo: Il tuo linguaggio è frutto di malanimo e di menzogna.

L'uomo, cui ti rivolgi, non ha ricevuto l'ordine di farvi morire, ma di farvi cambiare vita; se non accettate questo, sarete esiliati per non impedire agli altri di correggersi.

Se i giusti non devono trattare così gli ingiusti, perché allora, durante la nostra conferenza, avete falsamente voluto gloriarvi dell'esilio di Ceciliano, pena che i vostri antenati, stando alle vostre asserzioni, avevano ottenuto con le loro istanze dall'imperatore Costantino?

Quanto al tribuno, al quale tu scrivi, che ha ricevuto il mandato di far eseguire le leggi, emanate per ricostituire l'unità, vuole che tu viva a tal punto da paventare l'eventualità di un tuo suicidio.

Ecco: mettiti bene davanti agli occhi lui e te stesso!

Egli vuole che tu viva nella pace di Cristo, tu cerchi di darti la morte nel partito di Donato: quale di voi due è il tuo persecutore? Vedi tu!

12.13 - Il donatista Gabinio ritorna alla Chiesa cattolica

Quanto a Gabinio, ormai nostro e tempo fa dei vostri, come pure i moltissimi altri che, dopo aver ben ponderato la verità cattolica, sono passati dalle vostre file alle nostre, non credere che non siano stati purificati dal vostro contagio per il fatto che non li abbiamo ribattezzati.

Infatti nella Chiesa cattolica, coloro che non sono ancora battezzati sono purificati da tutti i loro peccati per mezzo del lavacro di rigenerazione; quanto agli altri che ricevono questo sacramento al di fuori [ della Chiesa ] non per il loro profitto, ma per la loro condanna, poiché noi non violiamo il carattere regale neppure in un disertore, si avvera quanto è detto nella Scrittura: La carità copre una moltitudine di peccati ( 1 Pt 4,8 )

Ecco come possono essere purificati attraverso la carità dell'unità cattolica coloro che non è opportuno battezzare, affinché non cominci ad essere in loro, stando dentro la Chiesa, anche ciò che era in loro quando erano al di fuori, ma cominci a giovare loro, stando dentro la Chiesa, ciò che era a loro danno quando stavano fuori.

Noi certamente non li riceviamo dai vostri ranghi come se fossero santi: è passando fra noi che si santificano, mentre dimorando fra voi non possono assolutamente essere santi.

Né vi diamo la morte essendo innocenti, vogliamo invece che viviate, anche se colpevoli.

13.14 - Nessun innocente si dà la morte

Ma tu, che ricordi così bene la testimonianza della parola divina, e che poni davanti a noi l'ordine di Dio: Tu non farai morire l'innocente e il giusto, ( Es 23,7 ) se sei innocente e giusto, perché vuoi darti la morte?

Noi non diciamo che sei innocente e giusto, pur tuttavia non vogliamo che ti dia la morte; tu, invece, ti credi innocente e giusto, ma non vuoi risparmiare l'innocente e il giusto.

Sei ben tu che hai detto: " Secondo il giudizio di Dio, assolvere un colpevole e uccidere un innocente è rendersi colpevoli dello stesso crimine e della stessa colpa ".

Perché allora hai assolto Feliciano, il Massimianista colpevole?

Perché vuoi mettere a morte quest'innocente che sei tu stesso?

Quanto a noi, non assolviamo alcun colpevole, ma prima desideriamo che si corregga per meritare di essere assolto; comunque non ti consideriamo un innocente, sia che ti risparmi la vita sia che ti uccida, finché resti nel partito di Donato.

Glòriati pure di tutta la tua innocenza: uccidendo in te un innocente, non potrai mai essere innocente.

Tu mi potrai forse replicare dicendo: " Quando mi do la morte, io non uccido affatto un innocente, poiché la decisione che io prendo, con la quale pongo fine alla mia vita, rende la mia anima colpevole prima ancora di uccidere il corpo ".

Se parli così, dici il vero, ma è una maniera davvero curiosa di difenderti accusandoti!

Infatti, suicidandoti dimostreresti che già il tuo proposito di per sé ti rende colpevole; senza dubbio, una volta consumato il delitto, nessuno ti potrà convincere di aver ucciso un innocente.

Ecco la conclusione, che si può trarre da questo ragionamento: se molti innocenti sono messi a morte da altri, nessuno è innocente quando mette a morte se stesso.

In effetti, la sola idea con cui uno premedita il suicidio, lo spoglia già di ogni innocenza, per cui non può morire innocente quando si suicida.

A te accadrebbe questo se, prima di aver concepito il proposito di toglierti la vita, fossi innocente.

Ora però, dal momento che tu già da prima non eri innocente in quanto eretico, il suicidio non sarà per te l'inizio, ma l'accrescimento della tua iniquità.

14.15 - Il caso di Emerito

Testo della lettera: " A proposito del caso del santo Emerito di Cesarea, mi è giunta notizia di alcuni fatti certamente falsi, visti i suoi meriti.

Se le cose stessero proprio così, ascolta ciò che dice l'Apostolo ": Se alcuni di loro sono venuti meno, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio? Impossibile!  ( Rm 3,3-4 )

Risposta al testo: Si deve dire di Emerito di Cesarea ciò che tu hai avuto paura di dire.

Sì, è circolata la falsa notizia che egli era diventato cattolico; voi però, come avete sentito parlare di questo, così avrete potuto sapere anche tutto il resto della vicenda.

Perché, allora, hai voluto omettere di elogiare un tuo collega nell'episcopato, il cui nome ti è stato proposto come esempio?

Se egli avesse compiuto un gesto encomiabile in un momento così decisivo, certamente non lo avresti dovuto sottacere.

Ora, dato per scontato che non vuoi che ti crediamo capace di averlo privato di una lode per motivo di gelosia, perché allora hai taciuto se non perché hai temuto di doverti vergognare di lui?

Emerito, dunque, è venuto a Cesarea mentre ci eravamo fermati colà ed eravamo lì presenti.

Ed è venuto, non perché sedotto dalla sagacia di qualcuno o per le pressioni di qualche altro, ma mosso soltanto dalla sua volontà di vederci.

Ci siamo incontrati; poi siamo entrati insieme nella Chiesa cattolica, gremita da una gran folla di fedeli: non è stato in grado di proferire una sola parola in sua o vostra difesa, ha rifiutato la nostra comunione, ha persistito nel rinviarla, una volta convinto è ammutolito, se ne è ripartito sano e salvo.

Che cosa si sarebbe potuto fare di più conciliante per la nostra mansuetudine e di più convincente per la verità cattolica, di più salutare per la vostra correzione, se aveste un po' di buon senso?

Poiché sarebbe venuto di sua iniziativa da noi per parlare male di noi e a vostro favore, certamente avrebbe parlato se avesse avuto qualcosa da dire.

Tutto ciò che si era ripromesso di dire e per cui era venuto, noi l'avevamo precedentemente confutato, grazie alla misericordia del Signore, ancor prima che lui lo esponesse in pubblico con i suoi artifici verbali.

In ogni caso, se tu pensi che sarebbe stato capace di rispondere, ma non ha voluto, leggi il verbale dell'incontro e rispondi tu stesso.

Se Emerito fosse passato alla pace cattolica, direste che lui non ha dato il suo consenso alla luce della verità sotto l'influsso della misericordia divina, ma semplicemente perché ha ceduto per umana fragilità alla violenza della persecuzione.

Se poi fosse stato catturato e condotto contro la sua volontà, voi fareste valere a gran voce e arbitrariamente che fece scena muta, non perché non sapeva che cosa rispondere, ma perché pensava di svignarsela.

In realtà, lui è venuto di sua propria iniziativa e se ha mantenuto il silenzio, non è certamente per difetto di lingua ma per difetto di causa.

Se, dunque, si è rifiutato di passare all'unità cattolica è perché il senso della disfatta ha reso il suo animo orgoglioso irrimediabilmente ostinato.

Ma questo fatto, nella misura in cui ha aggravato la sua posizione e il suo tormento, dall'altra ha giovato alla sicurezza e salvezza degli altri.

Se infatti costoro avessero visto Emerito entrare in comunione con noi, avrebbero sospettato in lui un carattere pavido; quando invece videro che voleva restare nel partito di Donato senza dire una parola contro la fede cattolica, essi si resero conto ancor meglio che il suo silenzio gridava a gran voce contro i suoi e in nostro favore.

E se, per caso, si fosse alzato con voce e parola libera e sicura, non sarebbe stato un teste idoneo a favore della nostra causa e contro di voi questo Emerito, ripeto, questo Emerito ostile e muto?

15.16 - A chi credono coloro che prestano fede ai Donatisti

Ma tu, evidentemente, hai creduto bene di consolare i vostri con l'autorità apostolica.

Non tanto in considerazione di Emerito, il quale non poté far di meglio per voi, poiché non sapeva che cosa dire a vostro favore, e tuttavia non abbandonò le vostre file, quanto in considerazione degli altri che, lasciato il vostro errore e cambiati in meglio, si sono aggregati alla comunità cattolica, tu hai ricordato che l'Apostolo aveva detto: Se alcuni di loro non hanno creduto, la loro incredulità può forse annullare la fedeltà di Dio?

Non sia mai! ( Rm 3,3-4 ) In verità, non resta altro da dire che hanno ripudiato la fede coloro che hanno creduto in Dio, mentre conservano la fede coloro che credono agli uomini.

Nel tuo seme saranno benedette tutte le nazioni, ( Gen 22,18 ) ha detto il Signore: ecco a chi credono coloro che passano dai vostri ranghi ai nostri; per il peccato di Ceciliano le nazioni d'oltremare sono andate in rovina, dicono gli uomini: ecco a chi credono coloro che continuano a restare nella vostra società.

E tu hai il coraggio di dire che hanno perduto la fede coloro che hanno conservato la fede in Dio, mentre hanno la fede in Dio coloro che danno retta alle parole degli uomini?

Che ne è, dunque, della frase che l'Apostolo aggiunge subito dopo il testo da te citato: Ora, Dio è verace, invece ogni uomo è mentitore, ( Rm 3,4 ) se hanno perduto la fede coloro che credono ciò che ha detto il Signore Dio, il quale è verace, mentre coloro che credono ciò che ha detto l'uomo, che è mentitore, perseverano nella fede?

16.17 - La fuga del mercenario

Testo della lettera: " Tu mi consigli di fuggire, ed è quasi una ingiunzione di legge, ma si deve ascoltare soltanto chi adempie la legge, poiché l'apostolo Paolo dice: Non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati. ( Rm 2,13 )

Ascolta anche il Signore che dice: Il buon pastore offre la vita per le pecore.

Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; e il lupo le rapisce e le disperde ". ( Gv 10,11-12 )

Risposta al testo: Ecco come il partito di Donato intende il Vangelo!

Sicché l'Apostolo non era un pastore ma un mercenario, quando si fece calare lungo le mura in una cesta per sfuggire alle mani di colui che lo voleva arrestare, ( At 9,25 ) tu invece saresti un pastore, tu che vuoi rovinare con te e vuoi far morire con te quelle che chiami pecore del Signore, per mandare in rovina la loro anima con l'errore e distruggere il loro corpo con la furia omicida, senza dare ascolto al pastore e principe dei pastori che dice: Il ladro non viene se non per uccidere e distruggere? ( Gv 10,10 )

Per questo sei venuto dopo essere scomparso, per questo sei tornato dopo essere fuggito?

Questo comportamento è del ladro e del brigante, non del pastore e del custode.

Tieni presente anche il fatto che tu, senza pressione alcuna da parte nostra, hai voluto far passare tutti i vostri colleghi, che hanno preso la via della fuga, non come pastori ma come mercenari.

Se con te ci fossero veramente pecore del Signore, o verrebbero con te, una volta corretto, per poterti considerare il loro pastore, o ti abbandonerebbero per fuggire verso il vero pastore.

Ora, il mercenario cui allude il Signore, alla vista del lupo fugge via, non con il corpo ma con l'animo, quando abbandona la giustizia a causa della paura.

Così fuggì il vostro Secondo di Tigisi, quando, davanti a Purpurio di Liniata che l'aveva accusato di omicidio e lo minacciava di morte, ebbe paura di perdere il suo primato o il suo episcopato.

Al contrario gli Apostoli, davvero pastori autentici, fuggirono fisicamente durante la persecuzione, ma non per questo cessarono di prodigare la loro sollecitudine e il loro affetto alle pecore di Cristo.

Se, dunque, anche tu fossi pastore, prima di tutto non faresti la parte del lupo; dopo avresti ascoltato docilmente il comando del tuo Signore, il quale, anche attraverso la bocca di un qualsiasi peccatore, ha ordinato ai suoi servi di fuggire durante le persecuzioni, e non contesteresti più il tuo Signore dicendo: " Si deve ascoltare soltanto chi osserva la legge, poiché l'apostolo Paolo dice: Non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati ". ( Rm 2,13 )

17.18 - Non pasci le pecore di Cristo ma i tuoi capri, poiché sei uscito dall'ovile del Signore

Perché falsate il senso di un testo così chiaro?

Sono proprio gli ascoltatori della legge, non quelli che l'osservano, che l'Apostolo dichiara non giustificati davanti a Dio; però non ha proibito di ascoltare gli uomini quando dicono la verità, per evitare, come fai tu, di parlare contro il suo Signore, il quale dice di taluni: Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. ( Mt 23,3 )

Vedi, dunque, come Cristo, per mezzo di uomini che ascoltano e predicano la legge senza osservarla, ha ordinato agli altri che l'ascoltino e la mettano in pratica.

Tu invece dici: " Si deve ascoltare soltanto chi pratica la legge ", e volendo confutare il tuo preteso persecutore, te la prendi con il tuo Creatore.

Il Signore, in verità, dice al peccatore: Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza? ( Sal 50,16 )

Questo lo dice precisamente perché a costui non giova affatto dire e non mettere in pratica ciò che dice; al contrario è utile a colui che ascolta qualcosa di buono anche attraverso un malvagio e mette in pratica ciò che ascolta.

Certo, la lode non risplende nella bocca del peccatore, ( Sir 15,9 ) quanto risplende nella vita e nella condotta di chi opera la legge, anche se costui l'avesse udita dalla bocca di un peccatore.

Per quanto, dunque, tu possa pensare che il tribuno è un peccatore e non mette in pratica la legge, tuttavia presta docile ascolto non tanto alla sua persona, ma a colui che parla anche per mezzo di lui e dice: Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra. ( Mt 10,23 )

Perché restate? Ascoltate e fuggite: lo comanda Cristo, non un tribuno.

Tu mi risponderai: " Cristo ha ben detto: Se vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra; ma perché devo fuggire da questa città, quando costui non è mio persecutore né io sono ascoltatore di Cristo? ".

Per questo, se tu resti, sei un lupo feroce; se fuggi, sei un lupo pavido.

E poiché lo Sposo dice: A meno che tu non ti conosca, o bella fra le donne, segui le orme del gregge, e conduci a pascolare le tue caprette presso le dimore dei pastori, ( Ct 1,7 ) anche se ti glori di essere pastore, tuttavia poiché sei uscito dall'ovile del Signore non pasci le pecore di Cristo ma i tuoi capri.

18.19 - I Donatisti non sono perseguitati, ma sono essi a perseguitare

Testo della lettera: " E poi, quali saranno le località che, durante questa tempesta della persecuzione, accoglieranno come un porto di salvezza i sacerdoti sballottati da ogni parte per custodirli nella pace, dal momento che il Signore ha detto: Quando vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra?

A quel tempo, sì, gli Apostoli potevano fuggire in assoluta sicurezza, poiché l'imperatore non aveva ancora ordinato di proscrivere qualcuno a causa loro.

Ora, invece, coloro che accolgono i cristiani sono atterriti a causa delle proscrizioni e, temendo il pericolo, non solo non li accolgono, ma anche temono di vedere coloro che venerano in segreto ".

Risposta al testo: Lodo senza riserve ciò che voi riconoscete, ma deploro vivamente che voi non vogliate correggervi.

Nulla di più chiaro di questa tua professione, in forza della quale proclami a sufficienza che voi non fate parte del gruppo di coloro ai quali il Signore ha detto: Se vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra.

Tant'è vero che potresti rispondere in tutta verità a ciò che ho detto poco fa, se dicessi: " Né quest'individuo è mio persecutore, né io sono un uditore di Cristo ".

Lo dici proprio in modo chiarissimo! Come fai infatti ad essere un ascoltatore di Cristo, dal momento che Cristo promette ai suoi ascoltatori, cioè a quelli che lo seguono, che sino alla fine del mondo, ogniqualvolta subiranno una persecuzione, a loro non mancheranno mai città in cui rifugiarsi: Quando vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo? ( Mt 10,23 )

Tu, invece, dici che in questa persecuzione, che deplorate di dover subire, vi mancano ormai i luoghi in cui fuggire e ritirarvi, per trovare tranquillo riparo da questa tempesta come in un porto sicuro.

In tal modo contraddici la promessa di Cristo, il quale assicura che non mancheranno mai città ove i suoi che soffrono persecuzione potranno rifugiarsi finché egli venga, cioè fino alla consumazione dei secoli.

Poiché, dunque, egli ha promesso ai suoi ciò che voi non trovate, ne consegue chiaramente che, se voi siete i suoi, egli ha mentito; ma poiché lui non ha mentito, voi non siete i suoi.

Per questo neppure il tribuno, cui tu replichi nella lettera, è vostro persecutore, ma è persecutore del vostro persecutore, cioè del vostro errore, che vi spinge a compiere tali azioni, che vi fanno appartenere a quella razza di uomini, dei quali è scritto che furono perseguitati per le loro stesse opere. ( Sap 11,21 )

Ne consegue che, se siete in grado di comprendere quello che vogliono perseguire in voi coloro che vi amano, voi fuggireste senza dubbio i vostri misfatti, che sono poi quelli che vi causano questa persecuzione, e vi congiungereste a coloro che, per liberarvi, perseguitano i vostri persecutori: essi infatti non perseguitano se non i vostri errori.

19.20 - Nessun conflitto fra libero arbitrio, proibizione di peccare e impunità

Testo della lettera: " Per mezzo dell'artefice di tutte le cose, il Cristo Signore, Dio onnipotente ha creato l'uomo a somiglianza di Dio e a lui ha affidato il libero arbitrio.

È scritto infatti: Dio creò l'uomo e lo lasciò in balìa del suo arbitrio. ( Sir 15,14 )

Perché un comandamento umano vuole togliermi adesso ciò che Dio mi ha elargito?

Sottolinea, eminente Signore, quali grandi sacrilegi vengono perpetrati contro Dio, quando l'ardire orgoglioso dell'uomo cerca di portar via ciò che Dio ha accordato, e si vanta per di più a vuoto di farlo per Dio!

Comporta una grave ingiuria nei confronti di Dio, che la sua difesa sia affidata agli uomini!

Che cosa pensa di Dio colui che vuole difenderlo con la violenza, se non che non è in grado lui stesso di vendicare le ingiurie che gli sono arrecate? ".

Risposta al testo: Stando a questi vostri ragionamenti assolutamente falsi e privi di fondamento, si dovrebbero allentare le redini abbandonandole all'umano capriccio, lasciando così impuniti tutti i misfatti; sopprimere tutte le barriere delle leggi e lasciare che impazzi l'audacia di nuocere agli altri e la libidine lasciva: né il re con i suoi sudditi, né il comandante con i suoi soldati, né il giudice con i suoi amministrati, né il padrone con i suoi servi, né il marito con la moglie, né il padre con i figli devono reprimere con minacce o punizioni la libertà o il sottile piacere di fare il male.

Eliminate ciò che la sana dottrina sapientemente afferma per la salute dell'universo attraverso la voce dell'Apostolo, e per confermare in una libertà tanto più detestabile quanto più sfrenata i figli della perdizione, cancellate ciò che dice il Vaso di elezione: Ciascuna anima sia sottomessa alle autorità superiori; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio.

Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio.

Ora, quelli che si oppongono, si attireranno addosso la condanna.

I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male.

Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male. ( Rm 13,1-4 )

Buttate pure via questo testo, se ve la sentite, oppure disprezzatelo, come già fate, se non potete cancellarlo!

Abbiate di tutti questi problemi un pessimo concetto, per non perdere il vostro libero arbitrio.

O quantomeno, giacché arrossite come uomini davanti a uomini, gridate se ne avete il coraggio: " Siano puniti gli omicidii, siano puniti gli adultèri, sia punita qualsiasi azione dannosa o disonesta, o criminale o immorale o turpe: soltanto per i sacrilegi chiediamo l'impunibilità da parte delle leggi dei regnanti! ".

Intendete forse qualcos'altro, quando dite: " È una grave ingiuria contro Dio affidare la sua difesa agli uomini.

Che razza di idea ha di Dio colui che vuole difenderlo con la violenza, quasi che Dio non sia in grado di vendicare da sé le offese che gli sono arrecate "?

Queste vostre parole, che altro significano se non: "Nessuna potestà umana si opponga o molesti il nostro libero arbitrio quando ingiuriamo Dio "? Che pena!

Con un simile magistero i tempi antichi sono stati veramente defraudati, giacché tu non eri ancora nato quando il santo Mosè sopportava con grande mansuetudine le ingiurie contro la sua persona, ma vendicava con estremo rigore le offese contro Dio.

Oggi tu, ben più addestrato dalla presunzione eretica, lanci questo proclama veramente odioso: " Dio ha fatto l'uomo e l'ha lasciato in balìa del suo libero arbitrio.

Perché adesso una potestà umana mi strappa ciò che Dio mi ha elargito? ".

Tu, né più né meno, stai reclamando perché ti sia lasciata da parte dell'uomo la libertà di offendere Dio, ilquale ha creato l'uomo con il libero arbitrio!

Ma, allora, anche coloro che, per decreto del re Nabucodonosor erano diffidati dal bestemmiare il Dio di Sidrach, Misach e Abdenego, ( Dn 3,96 ) sotto pena di morte e della distruzione delle loro abitazioni, ed erano puniti duramente se non ne tenevano il dovuto conto, avrebbero potuto dire ciò che tu stesso hai detto: " È una grave ingiuria nei confronti di Dio che gli uomini si preoccupino di difenderlo!

Che cosa pensa di Dio chi vuole difenderlo con la violenza, se non che lui non è in grado di vendicare da solo gli oltraggi, che gli si arrecano? ".

Queste tue parole senz'altro avrebbero potuto dirle anch'essi, e forse le pronunciarono, anche se non con la stessa libertà, ma certo con la stessa leggerezza.

19.21 - Istituita la pena dell'esilio per i Donatisti. Ai giusti la lode dell'obbedienza o del martirio

Dunque, il libero arbitrio è stato dato all'uomo quando è stato creato, ma a un patto: se avesse agito male, avrebbe dovuto subire il castigo.

E quando i primi uomini, dopo il loro peccato, furono condannati alla morte, prima ancora di vedersi infliggere la pena finale della morte del corpo, furono espulsi dal Paradiso e mandati in esilio.

Attualmente le misure disciplinari che l'imperatore ha adottato nei vostri riguardi sono più miti, in virtù della mansuetudine cristiana: egli ha voluto condannarvi alla pena dell'esilio, non della morte.

Ma voi, da uomini saggi quali siete, considerando sia ciò che meritereste, sia la parte condonata in rapporto alla pena, avete pensato bene di aggiungervi la pena di morte, naturalmente non per un suo giudizio, ma vostro.

Non vogliate perire in eterno, pretendendo che gli uomini vi concedano in questo tempo la libertà di offendere Dio!

Ascolta, dunque, l'Apostolo e avrai un ottimo compendio, con il quale la regia potestà non ti potrà fare alcun danno: Fa' il bene e ne avrai lode. ( Rm 13,3 )

Da esso, e prima ancora di noi, i giusti furono gratificati, non solo quelli che obbedirono agli imperatori pii, ma anche coloro che dovettero subire l'ostilità di re empi per testimoniare la verità di Dio: ai primi la lode dell'obbedienza, ai secondi la lode del martirio; ma, in ambedue i casi, la ottennero da quel potere, compiendo però il bene, non resistendo alle autorità.

Ciò che voi fate, non solo non è un bene, ma è un gran male: lacerate l'unità e la pace di Cristo, vi ribellate contro le promesse evangeliche e contro colui di cui è stato detto: Dominerà da mare a mare e dal fiume sino ai confini della terra; ( Sal 72,8 ) in altri termini: come se si trattasse di una guerra civile, voi portate i vessilli cristiani contro il vero e supremo re dei cristiani.

Dunque, dovrebbe bastarvi come motivo di correzione, il fatto che vi siano state irrogate pene molto più miti e ridotte rispetto ai vostri gravissimi misfatti, se non siete voi ad infliggervene altre che l'imperatore non ha decretato.

E non pretendete che gli uomini vi accordino la libertà di compiere impunemente ogni tipo di licenziosità, evitando così di cadere ben più disgraziatamente nelle mani di Dio.

Del resto, già i vostri antenati erano convinti che i re, di fronte a queste offese arrecate a Dio, non dovevano lasciare impunito il libero arbitrio dell'uomo. La prova?

Sebbene sostenessero una causa malvagia, tuttavia perseguitarono il vescovo Ceciliano fino a trascinarlo davanti al tribunale dell'imperatore Costantino.

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