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Il cantico di Esodo

Es 15,1-21

1 - Dalla Scrittura la norma per interpretarla
2 - Il passaggio del Mar Rosso è figura del Battesimo
3 - Il cammino dopo il Battesimo per giungere alla patria celeste
4 - Chi cantò allora e chi può cantare oggi il Cantico

1 - Dalla Scrittura la norma per interpretarla

Nel meditare e interpretare le sacre Scritture, o fratelli carissimi, dobbiamo lasciar guidare la nostra mente dalla indiscutibile autorità della Scrittura stessa in modo che ciò che in essa è detto chiaramente al fine di nutrirci, aiuti a interpretare fedelmente ciò che è detto in modo oscuro al fine di stimolarci.

Nessuno deve osare interpretare i divini misteri scostandosi da quello che, con il cuore e con la bocca, predicarono e prescrissero gli Apostoli.

Scrive l'apostolo Paolo: Voglio che vi ricordiate, fratelli, che tutti i nostri antenati attraversarono il mar Rosso e camminarono protetti dalla nuvola, tutti sono stati battezzati nella nuvola e nel mare per essere uniti a Mosè, tutti hanno mangiato lo stesso cibo spirituale e bevuto la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti dalla stessa roccia spirituale che li accompagnava.

Quella roccia era il Cristo.

Tuttavia la maggior parte di loro non fu gradita a Dio, e morirono nel deserto.

Questi fatti sono accaduti molto tempo fa.

Essi sono un esempio perché impariamo a non desiderare il male come loro. ( 1 Cor 10,1-6 )

E poco dopo continua: Questi fatti che sono accaduti a loro diventano un esempio per noi, e sono stati scritti perché siano un severo ammonimento per noi che viviamo un tempo vicino alla fine. ( 1 Cor 10,11 )

2 - Il passaggio del Mar Rosso è figura del Battesimo

Da questo passo, carissimi, risulta chiaro a ogni credente che il passaggio di quel popolo attraverso il Mar Rosso fu figura del nostro battesimo.

Come il Faraone e gli egiziani logoravano quella gente sottomettendoli a fabbricare mattoni, così noi eravamo tenuti soggetti al fango della carne dal diavolo e dai suoi angeli, e fummo liberati dal battesimo del nostro Signore Gesù Cristo, di cui Mosè era stato figura.

E ora noi vogliamo cantare in onore del Signore perché ha mirabilmente trionfato; ha gettato in mare cavallo e cavaliere. ( Es 15,1 )

In realtà sono per noi morti quelli che non possono più dominarci: infatti sono state come sommerse nel mare e distrutte le nostre colpe che ci avevano fatti loro schiavi, e noi siamo stati liberati dal lavacro della grazia santa.

Dunque cantiamo in onore del Signore perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere: ha distrutto con il battesimo la superbia e il superbo.

Colui che è così diventato suo umile suddito, ora leva a Dio questo cantico, mentre non gli può dar gloria il superbo che cerca la propria gloria e magnifica se stesso.

All'empio che è stato giustificato, se crede in colui che giustifica l'empio, la fede viene accreditata come giustizia, ( Rm 4,5 ) perché il giusto viva mediante la fede, ( Rm 1,17 ) e perché, non ignorando più la giustizia di Dio né cercando di stabilire la propria, stia sottomesso alla giustizia di Dio: ( Rm 10,3 ) costui con tutta verità canta il Signore suo aiuto e suo protettore, che dà salvezza, il suo Dio cui rendere onore.

Quindi non è uno di quei superbi che pur conoscendo Dio non lo hanno onorato come Dio. ( Rm 1,21 )

Dice dunque: il Dio del Padre mio, ( Es 15,2 ) poiché è il Dio del padre Abramo il quale credette a Dio, e la sua fede gli fu accreditata a giustizia. ( Rm 4,3; Gen 15,6 )

Perciò noi, come piccoli che non presumono della propria giustizia ma contano sulla grazia, magnifichiamo il Signore perché lui che è la nostra pace, pone fine alle battaglie.

E per questo: Signore è il suo nome, ( Gdt 16,3; Es 15,3 ) e a lui con Isaia diciamo che ci tenga in suo possesso. ( Is 26,13 )

Signore è il suo nome: noi non esistevamo, ed egli ci creò; eravamo perduti, e ci venne a cercare; ci eravamo venduti, ed egli ci riscattò.

Davvero: Signore è il suo nome.

Carro e esercito del Faraone egli gettò nel mare. ( Es 15,4 )

Con il battesimo spazzò via tutta l'alterigia di questo mondo e le caterve di peccati, un numero senza fine, che erano in noi a servizio del diavolo.

Sui carri aveva posto tre guidatori ( Es 15,4 sec. LXX ) per carro che inseguendoci ci atterrivano con la paura della sofferenza, dell'umiliazione, della morte: ma tutte queste paure furono sommerse nel Mar Rosso perché con il battesimo noi siamo stati sepolti nella morte ( Rm 6,4 ) insieme con Colui che fu flagellato umiliato ucciso per noi.

Egli travolse nel mar Rosso tutti i nemici e consacrò con la sua morte cruenta il battesimo perché i nostri peccati fossero distrutti.

I nostri nemici precipitarono come pietre nel fondo, essi soli divenuti possesso del diavolo, vero oggetto della sua oppressione spietata: di essi infatti fu scritto: L'empio giunto nel profondo disprezza. ( Pr 18,3 )

Essi non credono che possano essere loro rimessi i peccati compiuti, e la disperazione li immerge più profondamente in essi; ma è scritto: La tua destra, Signore, terribile per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore che li divora come paglia.

Noi ti abbiamo temuto nel manifestarsi della tua ira, abbiamo creduto in te, ed ecco le nostre colpe sono state tutte distrutte.

É scritto: Al soffio dell'ira del Signore si divisero i flutti e si consolidarono come a formare un muro entro il mare profondo.

Ci si può chiedere perché allora, quando le acque si divisero al consolidarsi dei flutti, la via al popolo liberato fu aperta al soffio della tua ira, e non fu piuttosto il soffio della misericordia del Signore a dividere le acque.

Ma proprio dal terrore dell'ira di Dio - quella che il peccatore sprofondato nel male disprezza - viene la spinta verso il battesimo che con la sua acqua - un'acqua che non fa affogare - diventa il passaggio di liberazione per noi. Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; li ucciderò con la mia spada, li conquisterà la mia mano. ( Es 15,6-9 )

Ma il nemico non conosce la forza del sacramento del Signore che quelli che credono e sperano in lui trovano nel battesimo di salvezza, e ritiene che il peccato possa ancora dominare sui battezzati perché, per la fragilità della carne, essi sono soggetti a tentazione: ignora dove e quando e come si compia quella rinascita completa dell'uomo intero di cui il battesimo segna l'inizio e la prefigurazione, ma che è già realtà posseduta nella speranza certa.

Nel futuro questo corpo mortale sarà rivestito d'immortalità, e sarà eliminato totalmente il potere di qualsiasi altra potenza: Dio sarà tutto in tutti. ( 1 Cor 15,53.54 )

Ma ora, finché il corpo soggetto a corruzione grava sull'anima, ( Sap 9,15 ) il nemico dice: Inseguirò e raggiungerò; però subito dopo nel testo si legge: Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì, e qui non si parla di soffio dell'ira che invece poco sopra si era detto aver fatto aprire le acque per far passare il popolo di Dio che fu liberato.

Senza dubbio al peccatore sembra che Dio non sia adirato con lui se i suoi peccati restano impuniti, ed egli pecca quindi sempre più gravemente.

Per questo, in modo simile al piombo, precipita sempre più a fondo quanto più vede vivere ancora travagliati proprio coloro che, giustificati per la fede, sopportano i mali presenti per la speranza della vita futura.

Ma a loro appunto Dio manda il suo Spirito per sostenerli.

Dio mandò il suo Spirito a consolare i giusti e a provarli nelle fatiche, ma il mare travolse gli empi; costoro invece non facevano distinzione tra sé e quelli, anzi credevano che Dio fosse irato proprio con quelli, vedendoli afflitti da tante tribolazioni, e propizio piuttosto a loro stessi che potevano rallegrarsi di tanta prosperità.

E ragionando così ecco: sprofondarono come piombo in acque profonde.

Chi è come te, Signore? chi è come te? glorioso tra i santi - che non si gloriano di se stessi - mirabile nella maestà, tu che fai prodigi.

Le gesta che si compirono allora erano annuncio di eventi futuri, poiché vi troviamo noi stessi anticipati in figura.

Stendesti la destra, la terra li inghiottì: ( Es 15,10-12 ) ma di fatto non si aprì allora la terra, non inghiottì nessuno degli egiziani, che furono invece sommersi dalle acque del mare.

Se ci chiediamo il significato della frase, l'espressione: la destra di Dio, interpretata bene, è da riferire a Colui del quale Isaia dice: A chi fu rivelato il braccio del Signore? ( Is 53,1 ) cioè all'unico Figlio che il Padre non risparmiò, ma consegnò per la salvezza di tutti noi. ( Rm 8,32 )

Egli stese la sua destra sulla croce e allora la terra inghiottì gli empi, proprio mentre questi si ritenevano vincitori e giudicavano lui spregevole.

É scritto infatti: La terra è lasciata in balia del malfattore, e il giudizio copre il volto di lui, ( Gb 9,24 ) cioè la sua divinità.

In tal modo il Signore guidò il suo popolo, che fu come portato dal legno della croce; e su questo fu stesa la terra, cioè il corpo del Signore, che divorò gli empi.

Il popolo non attraversò il mare su una nave: e infatti il verbo governare non è usato nel senso specifico di pilotare, ma viene precisato: guidasti con la tua giustizia il tuo popolo, e il popolo è detto tuo appunto perché non ha la presunzione di una sua giustizia, ma vive di fede, accogliendo la grazia di Dio: questo tuo popolo che hai liberato. ( Es 15,13 )

E Dio conosce quelli che gli appartengono. ( 2 Tm 2,19 )

3 - Il cammino dopo il Battesimo per giungere alla patria celeste

Hai esortato nella tua potenza, cioè nel tuo Cristo, mostrando che ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. ( 1 Cor 1,25 )

Egli fu crocifisso per la sua debolezza ma vive per la potenza di Dio. ( 2 Cor 13,4 )

Hai esortato mostrando la tua potenza e la tua salvezza. ( Es 15,13 )

Dalla risurrezione del Cristo, nella quale il corpo mortale viene ricreato e quello che era soggetto a corruzione si riveste d'immortalità, viene a noi l'esortazione a sperare nel futuro e a sopportare ogni situazione presente in vista di quello che è promesso.

Infatti dopo il battesimo ci attende il cammino attraverso il deserto, da vivere nella speranza, finché non giungiamo alla terra promessa, alla terra dei viventi, alla Gerusalemme celeste dove Dio è nostra eredità: finché non vi giungiamo, questa nostra vita è tutta deserto, tutta tentazione.

Ma in colui che ha vinto il tempo, il popolo di Dio vince tutto: come nel battesimo sono distrutti i peccati del passato - nemici che ci inseguivano alle calcagna -, così dopo il battesimo, nel cammino di questa vita vinciamo tutti gli ostacoli che ci si contrappongono, nutrendoci del cibo spirituale e della bevanda spirituale.

Il nome stesso del nostro Re ha gettato nel terrore i nemici che ostacolavano il nostro cammino: si era levata prima l'ira dei popoli per distruggere il nome cristiano, ma poiché si rivelò impotente, l'ira si mutò in dolore, e davanti poi al crescere della fede e al suo diffondersi, il dolore si mutò in timore.

Ora anche i superbi di questo mondo cercano rifugio e protezione all'ombra di quella pianta cresciuta enormemente dal granello di senape. ( Mt 13,31-32 )

Così in questo cantico nel quale si ricordano gli eventi di allora che sono figura dei successivi, viene mantenuta appunto la successione da ira a dolore a timore: prima si legge: Hanno udito i popoli e furono presi da ira, poi: Dolore incolse gli abitanti della Filistea, e poi di seguito: Già si affrettano - che significa: si spaventano - i capi di Edom; i potenti di Moab li prende il timore; si consumano tutti gli abitanti di Canaan.

Piombano su di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato. ( Es 15,14-16 )

Così avvenne, e così avviene: diventano immobili come pietra, stupiti, i nemici della Chiesa, mentre noi compiamo il passaggio verso la patria.

E anche quelli che tentano di opporsi, sono vinti con il segno della croce del Signore, come allora per le braccia stese di Mosè fu vinto Amalech. ( Es 18 )

Così anche noi siamo introdotti e piantati sul monte che è dono di Dio: esso andò crescendo a partire da quella piccola pietra che vide Daniele, e riempì tutta la terra. ( Dn 2,34-35 )

Questa la dimora preparata per il Signore, poiché santo è il tempio di Dio e santificazione la sua casa che viene da lui.

Santo è il tempio di Dio - dice l'Apostolo - che siete voi. ( 1 Cor 3,17 )

E non volendo che si volga indietro lo sguardo alla Gerusalemme terrena, il cui tempio ebbe allora un senso figurale, come era opportuno, egli precisa che si riferiva al regno eterno, che è l'eredità eterna di Dio, alla Gerusalemme eterna, proseguendo così: che le tue mani hanno preparato, Signore che regni per sempre in eterno e ancora. ( Es 15,17-18 )

Perché dice: e ancora, se l'espressione in eterno non può per sé essere accresciuta?

Egli, forse temendo che, come usualmente, si intenda eterno come tempo troppo lungo, vuole che si intenda sempiterno in senso letterale, cioè senza fine.

Ovvero ha voluto distinguere tra sempre, in eterno, ancora: Dio regna sempre nei cieli che egli ha stabilito per sempre; ha posto una legge che non passa; ( Sal 148,6 ) Dio regna in eterno su coloro che dopo aver violato la sua legge, si sono convertiti: egli ha rimesso loro i peccati e li ha riscattati dal tempo donando loro la beatitudine senza fine; Dio regna ancora su coloro che ha posto sotto i piedi del suo popolo, afflitti da giuste pene.

Nessuno si sottrae infatti al suo regno la cui legge eterna regge tutte le creature regolando la distribuzione dei doni e la resa di conto, misurando premi e pene, attuando un ordine perfettamente giusto.

Dio resiste ai superbi e dà la grazia agli umili. ( Gc 4,6 )

Quando i cavalli del Faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare su di essi le acque del mare, mentre gli israeliti avevano camminato all'asciutto in mezzo al mare. ( Es 15,19 )

4 - Chi cantò allora e chi può cantare oggi il Cantico

Questo cantico cantarono Mosè e i figli d'Israele, lo cantarono la profetessa Maria e, insieme con lei, le figlie d'Israele; lo stesso cantico cantiamo ora noi uomini e donne, con la partecipazione dell'anima e del corpo.

L'Apostolo insegna che quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. ( Gal 5,24 )

E questo è il significato che si può attribuire al timpano che Maria prese per accompagnare il cantico: per formare il timpano viene stesa su un legno la carne; e dalla croce imparano a far risuonare il dolce suono che canta la grazia.

L'amore che per grazia abbiamo ricevuto nel battesimo, ci ha fatto umili e ha estinto in noi quella superbia con cui il nemico superbo ci dominava, perché ormai chi si vanta si vanti nel Signore, ( 1 Cor 1,31 ) e noi quindi: cantiamo al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere. ( Es 15,21 )

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