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Discorso di Sant'Agostino Vescovo su Sansone

1 - Esortazione
2 - Alla grazia, non alla natura fu dovuta la forza di Sansone
3 - Sansone raffigura il Cristo totale
4 - L'amico di Sansone è figura degli eretici
5 - Parallelo tra Sansone e Cristo
6 - In Cristo la rivelazione e il compimento del mistero contenuto in Sansone

1 - Esortazione

Il passo della Scrittura che ci è stato letto ora, carissimi fratelli, è denso di misteri divini troppo oscuri per noi per poter essere illustrati in modo rapido: per questo abbiamo voluto abbreviare la salmodia del mattutino perché non vi stanchi il nostro discorso che dovrà essere un po' lungo.

Ma poiché sarà rispettata l'ora normale di uscita dalla Chiesa, voi prestate ora attenzione in silenzio e calmi, come è vostra consuetudine.

2 - Alla grazia, non alla natura fu dovuta la forza di Sansone

La forza che distinse Sansone gli venne da una grazia di Dio, non dalla natura: se fosse stata qualità naturale, non gli sarebbe stata tolta quando gli fossero stati rasati i capelli.

Dove risiedesse la sua potente forza è detto nel passo della Scrittura: Lo accompagnava lo Spirito del Signore: ( Gdc 13,25 ) allo Spirito del Signore dunque apparteneva la sua forza.

Sansone era il recipiente che conteneva lo Spirito, e lo Spirito il contenuto che riempiva il vaso.

É proprio di un vaso essere riempito e essere vuotato; inoltre ogni vaso richiede di essere riempito di qualcosa: in Paolo fu riversata la grazia stessa, e per questo fu detto vaso eletto. ( At 9,15 )

Vediamo dunque l'indovinello che Sansone propose ai Filistei.

Egli disse: Dal divoratore è uscito il cibo, e dal forte è uscito il dolce. ( Gdc 14,14 )

Il significato da lui confidato a persone amiche, venne svelato, l'indovinello fu risolto, Sansone fu sconfitto.

Ora, che Sansone rappresenti il giusto, non risulta affatto evidente, e la sua sarebbe una giustizia nascosta nel profondo.

Quello che si legge di lui, che cedette alle dolcezze femminili, che si recò presso una prostituta, può sembrare a chi non penetri la verità nascosta, essere segno del venir meno delle sue qualità.

Ma poiché anche il profeta [ Osea ] ricevette dal Signore il comando di prendere in moglie una prostituta, ( Os 1,2 ) possiamo forse dire che nell'Antico Testamento non erano ritenute riprovevoli e colpevoli tali azioni in quanto azioni di un profeta che, come le sue parole, hanno valore di profezia.

Quindi consideriamo quale significato ebbero tutti i fatti che si susseguirono nella vicenda di Sansone: l'essere vinto e l'essere vincitore, cedere alle blandizie femminili, rivelare il significato dell'indovinello, entrare dalla prostituta, prendere le volpi e incendiare il raccolto dei nemici con fiaccole attaccate alle code delle volpi.

Avrebbe potuto incendiare direttamente i loro raccolti, se nelle volpi egli non avesse racchiuso un senso riposto, e avrebbe potuto incendiare le stoppie secche anche se le volpi non le avessero attraversate portando il fuoco.

Comprendiamo che grandi misteri sono qui nascosti.

3 - Sansone raffigura il Cristo totale

Che cosa rappresentò dunque Sansone?

Se dico che egli rappresentò il Cristo, mi pare di dire il vero.

Ma subito si presentano naturali alla mente le domande come si possa pensare a un Cristo vinto dalle blandizie femminili o in intimità con una prostituta.

E ci si può anche chiedere dove si legga che a Cristo siano stati rasati i capelli, o che gli sia stata tolta la forza o che sia stato legato da corde o accecato e deriso.

Ma se destiamo la nostra fede a considerare che cosa sia realmente Cristo, e guardiamo non solo quello che fece ma anche quello che patì, vediamo che il suo agire fu quello di un forte, il suo patire quello di un debole: vediamo in lui entrambi gli aspetti, sia la forza del Figlio di Dio, sia la debolezza del Figlio dell'uomo.

Ma si deve anche aggiungere che il Cristo totale, quale la Scrittura ce lo presenta, è capo e corpo: è capo della Chiesa la quale è corpo di Cristo, ( Ef 4,15; Col 1,18 ) e la Chiesa come Cristo totale è con il suo capo, per non restare sola.

Essa comprende in sé forti e deboli, ha in sé chi si nutre di pane sostanzioso e chi deve ancora essere nutrito di latte. ( 1 Cor 3,2 )

Si deve ancora riconoscere che anche nella partecipazione ai sacramenti, nel ricevere il battesimo, nella partecipazione alla mensa dell'altare si mescolano in essa giusti e peccatori.

Il corpo di Cristo di cui ora abbiamo conoscenza, è come l'aia, e solo in futuro sarà granaio, e ora in quanto aia, non respinge da sé la paglia: solo al tempo del raccolto il frumento sarà separato dalla paglia. ( Mt 3,12 )

Venendo dunque a Sansone, egli compì alcune azioni agendo come capo, altre come corpo, il tutto però sempre in figura di Cristo.

Raffigurò il Cristo capo della Chiesa nelle manifestazioni di potenza e nelle azioni mirabili che compì; nella sua prudenza diede l'immagine di coloro che nella Chiesa agiscono rettamente; quando fu vinto e quando agì in modo incauto, raffigurò quelli che sono peccatori.

La prostituta che egli prese in moglie rappresenta la Chiesa, colei che prima della conoscenza del Dio unico si era prostituita agli idoli e che poi Cristo fece sua sposa.

Dopo che illuminata da lui, abbracciò la fede, essa meritò anche di conoscere da lui i sacramenti della salvezza e avere la rivelazione dei misteri celesti.

Il significato dell'indovinello: Dal divoratore è uscito il cibo, e dal forte è uscito il dolce, ( Gdc 14,14 ) si trova nel Cristo che risorge dai morti: la sua morte è il divoratore che tutto distrugge e consuma, e da lui esce il cibo di cui egli dichiarò: Io sono il pane vivo disceso dal cielo. ( Gv 6,41 )

L'iniquità degli uomini, scatenandosi contro di lui e propinandogli aceto e fiele, lo colmò di amarezza, mentre da lui ricevettero dolcezza i popoli tutti convertendosi a lui.

Così dalla mascella del leone morto, cioè dalla morte di Cristo che giacendo dormì come leone, uscì lo sciame delle api, cioè dei cristiani.

Quando dice: Se non aveste arato con la mia giovenca, non avreste sciolto il mio indovinello, ( Gdc 14,18 ) si deve vedere rappresentata nella giovenca la Chiesa che con la dottrina e l'insegnamento degli apostoli e dei santi diffuse per tutta la terra i segreti della fede che le erano stati rivelati dallo sposo, i misteri della Trinità, della risurrezione, del giudizio, del regno, e promise il premio della vita eterna a chi li comprende e li riconosce.

4 - L'amico di Sansone è figura degli eretici

Si legge poi: Sansone s'accese d'ira perché il suo compagno prese come sua la moglie di lui. ( Gdc 14,19.20 )

Questo compagno è figura di tutti gli eretici, se cogliamo, o fratelli, il senso riposto.

Infatti gli eretici che divisero la Chiesa, vollero prendere come propria e portar via la sposa del loro Signore; coloro che con empio adulterio tentarono di impadronirsi della Chiesa, cioè del corpo di Cristo, uscirono dalla Chiesa ( 1 Gv 2,19 ) e abbandonarono i suoi vangeli.

Perciò il servo fedele, amico della sposa del suo Signore, dice: Vi ho promessi a un unico sposo per presentarvi quale vergine casta a Cristo; e rimproverando con fede zelante il depravato compagno, continua colpendolo così: temo però che come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla verità che è in Cristo Gesù. ( 2 Cor 11,2-3 )

Questi compagni, cioè i disertori eretici che vollero impadronirsi della sposa del Signore non sono che Donato, Ario, Manicheo e gli altri, tutti vasi di errori, vasi di perdizione.

Di essi l'Apostolo dice: mi hanno fatto sapere che vi sono divisioni tra voi e uno di voi dice: " Io sono di Paolo ", un altro: " Io sono di Apollo ", un terzo sostiene: " Io sono di Cefa ". ( 1 Cor 1,11-12 )

Ma vediamo che cosa fece questo Sansone, preso come figura del mistero, quando fu offeso nella moglie dal forestiero.

Prese le volpi, cioè i compagni adulteri di cui si legge nel Cantico dei Cantici: Catturateci le piccole volpi che ci rovinano le vigne. ( Ct 2,15 )

Quando dice: Catturate le volpi, intende dire che siano arrestati, accusati e confutati gli eretici perché non rovinino la vigna della Chiesa e, ancora, che siano dimostrati in errore con l'autorità della legge divina, e quindi siano legati, arrestati con i lacci delle testimonianze delle sacre Scritture.

Sansone dunque cattura le volpi, lega loro le code e attacca a esse fiaccole accese.

Le code delle volpi legate rappresentano gli sviluppi posteriori delle eresie, le quali provengono da inizi lievi e ingannatori; il fatto che esse sono legate significa che sono dannate; il fatto che trascinano dietro a sé il fuoco vuol dire che distruggono frutti e opere di coloro che hanno accolto le loro seduzioni.

Ma se si sollecitasse uno a non prestare ascolto agli eretici, a non accettarne i principi lasciandosene sedurre, costui potrebbe rispondere di non vederne il motivo, e potrebbe citare parecchie persone che li hanno seguiti senza che capitasse loro qualcosa di male, così come nulla di male capitò a quei cristiani che commisero adulteri, rapine e male azioni.

Però chi si lascia sedurre dall'eresia, fa attenzione solo a quello che le volpi - che sono gli eretici - mostrano in un primo momento, non vede il fuoco che si trascinano dietro.

Se infatti a uno non capita nulla, non è detto che costui non avrà poi le conseguenze quando giungerà al fuoco che ora non vede.

Non si può pensare che gli eretici possano mettere a fuoco i frutti nel campo nemico senza bruciare anch'essi.

Le volpi infatti, dopo aver incendiato il raccolto, furono anch'esse prese dalle fiamme.

Per gli eretici dunque verrà poi il giudizio; soppraggiungerà per loro quello che ora non scorgono: ora essi attraggono con lusinghe e mostrano le loro fronti libere, ma nel giudizio di Dio avranno le code legate e con esse trascineranno dietro il fuoco.

La malvagità precede la punizione che le è dovuta.

5 - Parallelo tra Sansone e Cristo

Il recarsi da una prostituta è atto immondo per chiunque non abbia motivo di farlo; ma è diverso per un profeta le cui azioni sono segno da interpretare.

Se Sansone non si recò da una prostituta per giacere con lei, vi si recò forse con un fine misterioso.

Di fatto non leggiamo che egli abbia giaciuto con lei.

Si legge: I nemici si appostarono presso la porta della città per catturarlo quando uscisse dalla meretrice presso la quale si era recato: ma egli dormiva.

Vedete che non è scritto che egli si unì alla meretrice, ma che egli dormiva.

Ed è scritto: Quando si alzò a mezzanotte uscì, scardinò le porte della città insieme con la sbarra, e le portò in cima al monte, ( Gdc 16,2.3 ) e i Filistei non poterono catturarlo.

Come interpretare questi gesti: scardinare le porte da cui era entrato per recarsi dalla meretrice, portarle sul monte?

In questo passo della Scrittura sono uniti inferno e donna: ( Pr 30,16 ) la casa della meretrice è immagine dell'inferno perché l'inferno non respinge nessuno e chi vi entra ne è posseduto.

Riconosciamo in tutto questo le azioni del nostro Redentore, vedendo tutta una serie di corrispondenze: discese agli inferi dopo che la sinagoga nella quale egli si era recato, fu separata da lui per opera del diavolo, e dopo che fu crocifisso sul Calvario; il nome Calvario richiama calvo e l'atto con cui fu reso calvo Sansone ne segnò la fine.

Gli avversari che custodivano la casa dove Sansone dormiva e volevano catturare colui che non potevano vedere, corrispondono alle guardie che vigilarono sul sepolcro del Cristo: e bene è detto che egli vi dormiva, perché la sua non era vera morte.

V'è corrispondenza anche nel levarsi a mezzanotte, che dice il risorgere nascosto: la passione del Cristo si era svolta davanti a tutti, ma risorto egli apparve solo ai discepoli e a determinate persone. ( At 10,41 )

Tutti quindi lo videro entrare, cioè essere sepolto, pochi seppero che risorse, e lo toccarono, lo palparono risorto.

Le porte scardinate della città corrispondono alle porte dell'inferno che Cristo scardinò abbattendo il dominio della morte che inghiottiva tutti senza rimandare nessuno libero.

E quando ebbe scardinato le porte, il Signore Gesù Cristo salì sul monte: sappiamo che dopo essere risorto salì al cielo.

6 - In Cristo la rivelazione e il compimento del mistero contenuto in Sansone

Se poi vogliamo capire perché la forza di Sansone risiedesse nelle chiome, dobbiamo, o fratelli, fare attenzione proprio a questo: egli non aveva la sua forza nella mano, nel piede, nel petto, neppure nel capo, ma nei capelli, nella chioma; e se ci chiediamo che cosa è la chioma, possiamo rispondere secondo quello che noi stessi vediamo e che anche ci risponde l'Apostolo, se interroghiamo lui: essa costituisce un velo ( 1 Cor 11,15 ) e nel velo possiamo dire che Cristo aveva la sua forza in quanto lo coprivano le ombre dell'antica legge.

La chioma di Sansone era dunque il suo velo appunto nel senso che quello che nel Cristo appariva, era diverso da quello che si doveva intendere.

E il fatto che il segreto di Sansone fu svelato e gli fu rasa la chioma, significa che la legge fu disprezzata e Cristo subì la passione.

Non avrebbero infatti ucciso Cristo se non avessero disprezzato la legge, poiché sapevano anch'essi che non era loro lecito uccidere Cristo.

Lo dissero loro stessi al giudice: Noi non possiamo mettere a morte alcuno. ( Gv 18,31 )

Che a Sansone sia stata rasa la chioma significa che fu rimosso il fitto mistero, ( Sal 29,9 ) fu tolto il velo, e si rivelò il Cristo che era nascosto.

I capelli poi rispuntarono e tornarono ancora a rivestire il suo capo, poiché i Giudei non vollero riconoscere Cristo neanche al suo risorgere.

Inoltre Sansone fu nel mulino, fu accecato, fu nel carcere.

Il mulino e il carcere sono immagini del travaglio di questa vita.

Il fatto che fu accecato dice la cecità di coloro che a causa della loro infedeltà non seppero riconoscere Cristo, neppure dalle manifestazioni della sua potenza e dal suo salire al cielo: la cecità che essi causarono in Sansone dice la loro stessa cecità.

Analogamente Cristo fu catturato dai Giudei e ucciso, ma fu lui piuttosto a provocare la morte di coloro che lo uccisero.

Quando poi leggiamo: Lo mandarono a prendere i nemici, per divertirsi con lui, vediamo qui già raffigurata la croce: Sansone stende le mani su due colonne come su i due bracci della croce.

La sua morte fa perire i suoi avversari, la sua passione segnò la morte dei suoi persecutori.

Per questo la Scrittura conclude: uccise più persone con la sua morte che in tutta la sua vita. ( Gdc 16,25 )

Il compimento di questo mistero si trova nel nostro Signore Gesù Cristo in modo evidente, perché egli compì con la sua morte la nostra redenzione che non poté attuare con la vita, lui che vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen.

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