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Discorso di Sant'Agostino per l'Epifania

1 - L'annuale celebrazione di questo giorno esige da noi che vi teniamo l'annuale discorso: lo dobbiamo ai vostri orecchi e ai vostri cuori, e lo dobbiamo ( se ci ascolterete con sentimenti di pietà ) anche al miglioramento della vostra condotta.

In effetti, l'intero frutto della nostra vita [ cristiana ] è la giustizia, la ricompensa è la vita eterna, e l'inizio della giustizia è la fede.

Non siamo stati chiamati, infatti, per conseguire beni visibili, né già al presente possediamo quel che ci è stato promesso.

Siccome però l'autore della promessa è verace, è nostro dovere vivere adesso nella speranza, per meritare di vivere nel possesso della realtà, consapevoli che Dio ci darà senza alcun dubbio quanto ha promesso.

Egli ci darà un premio grande e, se tarda a concederlo, è perché il nostro desiderio si dilati e così noi diventiamo capaci di ricevere un dono tanto prezioso.

Non ci darà infatti un bene come quelli del tempo presente: beni perituri, mutevoli, fragili; beni che quando abbondano ci riempiono di timori, quando li perdiamo ci riempiono di tristezza.

Cosa pensi che ci dia? Forse qualcosa di terreno? No certo!

O forse qualche cosa di stratosferico, come qualcuno dei corpi celesti che vediamo con i nostri occhi?

È roba da poco anche questa, se la paragoniamo al dono che ci è stato promesso e che si possiede dai puri di cuore. ( At 15,9 )

Ora, se al presente Dio ti desse in dono l'una o l'altra delle cose temporali, ti chiederebbe degli occhi capaci di vederla; siccome però egli ti darà un qualcosa che, come dice l'Apostolo, occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore di uomo, ( 1 Cor 2,9 ) come pensi che ti voglia preparare a riceverlo?

Dice: Beati i puri di cuore perché essi vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

Sì, tutto il nostro premio sarà vedere Dio.

O che ti sembra un premio da poco vedere il tuo Creatore?

Dilata pure la dimensione del tuo desiderio; sii pure ingordo nel desiderare ciò che un tanto Signore ti ha promesso: non ti potrebbe dare nulla che valga più di se stesso.

Infatti qualunque cosa creata da Dio vale meno di chi l'ha creata ed è a lui inferiore.

2 - Qual è la più alta fra le creature di Dio? L'angelo.

Qual è l'ultima fra tali creature di Dio? Ciò che è terreno e soggetto alla morte.

Visto all'insù, fine del mondo creato è quel punto oltre il quale non c'è che Dio; visto all'ingiù, fine del mondo creato è quel punto dopo il quale non c'è che il nulla.

Orbene, comincia a contare i doni che hai adesso, quando non hai ancora ricevuto quelli che avrai là dove sei stato chiamato.

Comincia! Osserva i beni di questo mondo: la luce, l'aria che ti consente di vivere e senza la quale non vivremmo nemmeno un istante, e poi i frutti della terra, le sorgenti, la stessa salute fisica e tutte le altre cose che si potrebbero elencare ma dobbiamo riassumere in poche parole.

Sono doni di Dio; sono regali che ti fa il Signore.

Tu però non ritenerli come valori supremi e non desiderarli come tali da colui che ti ha creato a sua immagine. ( Gen 1,27; Sir 17,1 )

Vedi infatti tu stesso che li hai in comune con gli animali; né riuscirai in alcun modo a trovare da chi li stai ricevendo se escludi il vero Dio, creatore e datore di tutto.

Non devi comunque sentirti appagato per il fatto che Dio ti concede queste cose.

Alla sua immagine egli riserva qualcosa che non dà all'animale.

Indaghiamo che cosa sia, e dopo averlo scoperto desideriamolo; e dopo averlo desiderato attendiamolo nella speranza e, per poterlo raggiungere, facciamo quanto ci ha ordinato l'autore della promessa.

3 - Lassù la ricompensa, qui il lavoro.

Colui che promette la ricompensa è lo stesso che ci ha impartito l'ordine; colui che anticipatamente ti fa sapere quello che riceverai ti prescrive anche l'opera che devi eseguire.

Se ti sta a cuore la ricompensa della fede, non sottrarti al peso del lavoro.

Dio ti ricompenserà, poiché egli è veritiero.

Quando infatti uno promette e poi non dà [ quanto ha promesso ] è per due motivi: o perché è bugiardo o perché la cosa gli è impossibile.

Ora, quale delle due cose possiamo affermare di Dio? Forse che la verità può mentire?

Forse che una qualche cosa è impossibile a chi è onnipotente?

Se dunque egli è veritiero e dispone di ciò che intende dare, perché dovrebbe ingannarti?

Volgi l'anima verso l'alto e spera sicuro: chi ti ha fatto la promessa è potente, è eterno.

Che, per caso, temi che, eseguito da te il lavoro, ci sia qualcuno che succeda a chi ti ha fatto la promessa prima che tu ne riceva [ il compenso ]?

Consideriamo piuttosto quello che ci è stato promesso: oltrepassiamo i beni materiali che abbiamo in comune con gli animali, vediamo le proprietà dell'uomo per cui è superiore all'animale.

Voi le conoscete: parlare, ragionare, distinguere il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto e, finalmente, conoscere colui dal quale è stato creato.

4 - Opera grande è cercare colui che, quando lo si trova, è un grande premio.

Orbene, l'uomo differisce dagli animali per la sua eloquenza; o meglio, dagli animali differisce per il dono della parola, da certi uomini per quello dell'eloquenza.

Gran dono questo dell'eloquenza, grande privilegio, ma questo privilegio lo hanno anche i cattivi.

Non lo abbiamo in comune con gli animali, ma con i cattivi sì.

Molti, pur avendo l'eloquenza, sono cattivi, anzi della stessa eloquenza si servono per imbrogliare la gente ed accrescere il loro potere temporale.

Tutti costoro meritano condanna, ma ciò non toglie che siano uomini.

Domanda a Dio un bene, di quelli che non possiedi in comune con le bestie ma nemmeno con gli uomini cattivi.

Pertanto quel che ho detto dell'eloquenza riferiscilo anche alla ricchezza: la quale non fu data certo agli animali ma soltanto agli uomini.

Spetta infatti all'uomo disporre, comandare, governare.

Ecco però che le ricchezze le posseggono molti pur essendo cattivi: sono un bene materiale, e lo posseggono tanto i buoni quanto i cattivi; e ne sono privi tanto i buoni quanto i cattivi.

Cerca qualcosa di più elevato!

Perché temi che, fatta la scelta e venuto a scoprire un bene che non può essere dato né agli animali né agli uomini cattivi, non te lo possa dare colui che è onnipotente e ti ha chiamato sia ad eseguire il lavoro che a ricevere il premio?

" Ho trovato un qualcosa … ". Cosa mai pensi di trovare?

Anche i cattivi hanno l'intelletto; anche i cattivi hanno la memoria; le ricchezze, come ho detto, le hanno anche i cattivi; anche i cattivi occupano, in questo mondo, posti onorifici ed esercitano il potere.

Cosa ti resta da trovare?

5 - Ascoltami, di grazia! Non chiedere a Dio se non Dio stesso.

Ovviamente, se a qualcuno egli dà un bene come questo, con ciò egli lo rende anche buono.

Non si può avere in comune con i cattivi una cosa che quando la si riceve, ci separa dai cattivi.

Una cosa infatti è quel dono con cui puoi fare del bene, un'altra è quel dono con cui diventi buono tu stesso.

Orbene, all'infuori di Dio, tutte le cose in tanto sono buone in quanto puoi farci del bene; solo Dio è un bene che ti rende buono.

Hai l'oro? È un bene, ma perché tu ci faccia il bene.

Hai l'eloquenza? È un bene, ma perché tu ci compia il bene.

Hai la salute fisica? Servitene in bene.

In effetti, molti sono stati richiamati sulla retta via dall'infermità, mentre si sono rovinati per lo star bene.

Per molti la malattia è stata un arricchimento, per molti la buona salute una disgrazia.

La stessa salute fisica, che è l'unica ricchezza del povero, se non se ne fa un buon uso diventa dunque nociva.

Gran dono l'acume dell'ingegno!, ma anch'esso tale che i buoni possono servirsene in bene, i cattivi in male.

Non è un bene che ti rende buono.

Tutte le deviazioni di tutti gli errori, tutte le sette aberranti e irreligiose hanno avuto per autori uomini di grande ingegno.

Non le hanno partorite uomini comuni, ma sono state combinate da uomini d'ingegno.

Tutte le scempiaggini del mondo degli spettacoli, sorte per la rovina del genere umano, non sono state inventate se non da uomini d'ingegno.

" Tutte cose dannose, tutte cose evidentemente sporche! ".

Ecco tu dici che sono delle porcherie.

Ma come si fa ad assistere onestamente ad una rappresentazione licenziosa?

Riconosci che è una sconcezza e contribuisci perché la si possa organizzare!

Non saprei chi definire più disonesto: chi spaccia la disonestà o chi la compera.

Eppure cose di tal genere sono state inventate e gestite da ingegni molto sottili.

Insomma, anche l'ingegno è un bene, ma se lo si usa bene.

E fin qui ho ricordato beni con i quali puoi fare il bene ma non ci diventi buono.

Se ti sarà dato di raggiungere quel bene che ti rende buono, sarai in grado d'usare bene degli altri beni; se non raggiungerai quel bene che ti rende buono, come potrai tu, cattivo come sei, usare bene degli altri beni?

Ma qual è il bene per cui tu diventi buono? È Dio stesso.

6 - Ci sono cose che si percepiscono con la mente.

Non è impossibile infatti che, mentre gli occhi hanno oggetti da vedere, la mente non ne abbia.

Chi è superiore: il corpo o l'anima? Penso che anche i corpi privi d'anima, se lo potessero, risponderebbero che l'anima è superiore [ al corpo ].

Ma ecco uno che non se la sente di dirmi che l'anima è superiore al corpo; e io gli pongo questa domanda: " Chi è superiore: colui che dirige o colui che è diretto? ".

Posta così la domanda, penso che nemmeno gli animali esiterebbero a rispondere che superiore è colui che dirige.

Ebbene, chi è questo direttore? Certamente l'anima: la quale, pertanto, è superiore al corpo.

Se si assenta l'anima, le finestre del corpo, anche se rimangono aperte, non hanno chi possa guardare attraverso di loro.

Stiano pur aperti gli occhi, stiano aperti gli orecchi: se in casa non abita nessuno, a cosa servono le porte spalancate?

È dunque l'anima che raggiunge alcune cose mediante gli occhi: la luce, i colori, le forme; certe altre mediante gli orecchi: ad esempio le voci e i suoni; certe altre mediante l'olfatto: tali gli odori in genere; certe altre mediante il gusto: ad esempio, i sapori.

Mediante il corpo tutto intero l'anima percepisce le cose dure e molli, le cose ruvide e lisce, le cose fredde e calde, le cose leggere e pesanti.

Non è l'occhio che ascolta, né l'orecchio che vede, mentre l'anima vede mediante l'occhio e ode mediante l'orecchio.

Non può fare l'una e l'altra cosa con ambedue i sensi, ma lei da sola può fare quel che i due sensi le consentono di fare.

Orbene, l'anima da sola non potrà fare nulla?

Lo può servendosi del corpo; non lo potrà di per se stessa?

Con il corpo vede se le cose sono bianche o nere: non potrà da sola distinguere le cose giuste da quelle ingiuste?

Eppure ci sono molti che ammettono l'esistenza delle sole cose che si vedono mediante il corpo: essi disonorano la propria anima e sono ingrati a Dio che li ha creati a sua immagine.

Sì, nel nostro intimo c'è un inquilino: egli ha altri occhi, ha i suoi occhi.

7 - Supponete che io voglia mostrare a qualcuno le pietre preziose o che gli voglia mostrare l'oro e l'argento, vasi artistici, vesti di gran pregio e tutto ciò che fra le ricchezze umane è ritenuto oggetto di grande valore e di eccezionale bellezza.

Supponete per ultimo che io gli voglia mostrare il cielo, intendendo per cielo non un soffitto dorato ma la volta trapunta di stelle, che è il soggiorno dei poveri. ( Is 40,22 )

Per fare questo cosa andrei a cercare? Gli occhi.

Ora, se a qualcuno voglio mostrare la giustizia o l'ingiustizia, cosa andrò a cercare?

A chi potrò mostrare cose come queste? Ma forse la cosa che vorrei mostrare non esiste.

Questo infatti hanno opinato certuni, e cioè che la giustizia nell'ambito della natura non esiste ma la si stabilisce in base ad opinioni [ umane ].

Ciò vorrebbe dire che è giusto - o meglio, si chiama giusto - ciò che gli uomini decidono che sia giusto in base ad una convenzione sociale, senza che ci sia alcuna realtà obiettiva della giustizia.

Ma che davvero davvero non c'è alcuna obiettività della giustizia?

Noi ci sforziamo di mostrare [ come stiano le cose ]: ed effettivamente noi dovremmo conoscere più di ogni altra cosa quella virtù che ci è nota solo attraverso l'anima.

Ebbene, noi che per mostrare quale sia la natura della giustizia dobbiamo fare non pochi sforzi, non dobbiamo farne alcuno per mostrare che esiste l'oro, esiste la terra, esiste il cielo.

O che mi ci vuole uno sforzo per mostrare questo?

Tutti gli uomini ad alta voce affermano l'esistenza di ciò che si può vedere con gli occhi, mentre molti negano l'esistenza di ciò che si può vedere solamente con l'anima.

8 - È sorprendente pensare che un'anima come questa non sia malata; è sorprendente pensare che essa non abbia gli occhi guasti, se non addirittura spenti.

Come curarli? Come guarirli? Inizio della cura è la fede.

Infatti per vedere ciò che non vede, occorre che l'uomo creda che la cosa da vedere esiste, ma lui ancora non è in grado di vederla.

" Forse mi riesce di vederla. Tu fammela vedere! ".

Ma come te la potrei far vedere? Non mi è proprio possibile.

È possibile solo a Colui che la mostra anche a me, per quel tanto mi riesce di vedere.

Dal malato che ha gli occhi feriti, o forse del tutto spenti, viene il medico.

Il malato non ricorda più che un tempo era in grado di vedere, o magari non aveva mai avuto la vista da quando era nato; ma il medico è così bravo che riesce a curare ogni sorta di cecità, anche la più annosa.

Egli assicura il malato che c'è qualcosa da fargli vedere, se lui si lascerà curare.

Ma se costui prima di vedere non crede [ alle parole del medico ], come lo si potrà guarire?

Dice il medico: " Cose da vedere ci sono, ma tu le vedrai quando avrai sani gli occhi ".

E l'altro: " Se io non le vedo, non mi lascio curare! ".

Risposta assurda ed insensata: voler prima vedere per poi farsi curare!, quando invece non ha bisogno di cura alcuna colui che è in grado di vedere.

Ebbene, presta fede al medico per quello che ti farà vedere e non opporre resistenza a chi vuol curarti.

Dice: " Fammi vedere! ". Che cosa ti farò vedere? " Dio ".

Ma a chi ho da farlo vedere? Risponde: " A me, se vuoi che io creda. Non crederò infatti se non a ciò che vedo ".

Cosa dunque vuoi che io ti mostri? A chi debbo mostrarlo?

Chi è colui che te lo deve mostrare?

Si deve mostrare Dio; lo si deve mostrare a un uomo.

Non c'è uomo che possa mostrarlo: da se stesso egli si mostra.

Io posso soltanto suggerirti cosa devi fare per meritare di vederlo.

9 - Ecco un tale che dice: " Dio non esiste, non esiste assolutamente ".

Tutti rimangono esterrefatti. Chi può dire infatti: " Dio non esiste "?

Eppure il salmo non esclude questa affermazione, dicendo: Lo stolto ha detto in cuor suo: Dio non esiste. ( Sal 14,1 )

Siccome è un'affermazione che lascia tutti inorriditi, egli la dice in cuor suo, non la trasmette alla lingua o alla voce.

Ma anch'io sono alla ricerca di qualcosa! Egli dice: " Fammi vedere Dio ".

Fratello, cerchiamo insieme! Può darsi infatti che anche io, per quanto mi sforzi, non riesca [ nell'impresa ], poiché probabilmente si richiedono tempo, studio e delle norme.

Permettimi tuttavia di rivolgerti anch'io una domanda.

Tu mi dici: " Fammi vedere Dio "; io ti dico: " Fammi vedere la tua anima ".

Tu mi interroghi su una cosa sommamente alta, io su una cosa piccola; tu mi interroghi su colui dal quale sei lontano, io su colei che ti è presente; tu su un essere da ricercarsi, io su colei che deve fare la ricerca.

Supponi che io ti dica che tu non hai l'anima: cosa faresti in tal caso?

Se infatti si deve credere soltanto a quanto si vede con gli occhi, tu l'anima non ce l'hai.

Se non la vedo, io non credo che tu hai l'anima.

Mi rispondi: " È vero che l'anima non la si può vedere con gli occhi, ma attraverso le opere che compie se ne può dedurre l'esistenza.

Vedi uno che cammina, odi uno che parla. Tu parli, io rispondo: e dubiti che io abbia l'anima? ".

Rimane vero tuttavia che io non ho visto la tua anima ma solo le opere compiute dall'anima.

Orbene, se dalle tue opere mi è dato conoscere la tua anima, dalle opere di Dio risali alla conoscenza di Dio.

L'anima esiste poiché è essa che fa muovere il corpo, e non esisterà Dio, che è il motore del mondo?

Non ti impaurisce l'ordine del creato?

Gli esseri della terra sottoposti a quelli del cielo, l'avvicendarsi della notte e del giorno, il succedersi delle stagioni, lo splendore del sole che riempie di luce il giorno, la lucentezza della luna e delle stelle che attenua l'oscurità della notte, i frutti che produce la terra, le sorgenti che ci forniscono l'acqua.

Osserva anche gli animali che popolano la terra: nascono dotati di vita.

Orbene, sarà mai possibile che viva colui che è creato e non viva colui che lo crea?

Dunque, Dio esiste. Guai a dubitarne!

Ma colui che nutre dei dubbi forse ha bisogno di ricercare ancora.

Nelle sue ricerche cominci però col credere, poiché non credendo non meriterà di trovare quello che cerca.

10 - Dunque, Dio esiste; e se un problema si pone, è più quello di come onorarlo che non quello della sua esistenza.

Che fare dunque? Parliamone un poco.

E se il discorso è rivolto a dei cristiani, ritengo che sia facile rispondere: Dio va onorato come egli ha comandato di onorarlo.

Che se poi questo cristiano viene a chiedermi in che modo Dio abbia comandato di onorarlo, io non gli rispondo con una mia parola ma gli leggo il libro di cui egli in grazia della sua fede riconosce senza dubbio l'autorità.

In materia di scritti divinamente ispirati non gli è infatti lecito dubitare.

Infatti, quale doveva essere il modo di onorarlo, Dio ha voluto indicarlo anche in iscritto; e quello che volle fosse scritto, volle che fosse anche letto pubblicamente; e a questa Scrittura attribuì un'autorità così sublime ed eccelsa che gli autori di tutti gli altri libri restano come posti sotto i suoi piedi. ( Mt 22,44; Sal 110,1 )

Ci sono stati infatti autori che hanno scritto sugli argomenti che preferivano e ne hanno scritto a loro talento; ma fra i libri scritti da costoro ce n'è forse uno che in autorevolezza sia stato posto così in alto che tutto il mondo gli risponde: " Amen "?

Può darsi però che noi abbiamo da trattare con uno che non si sente vincolato dalla straordinaria autorità dei nostri libri.

Egli viene a contestarmi e mi dice: " Sono stati gli uomini a scrivere queste cose a loro uso e consumo ".

Che farò in tal caso? Come dimostrare che i libri della Scrittura sono di origine divina?

11 - Non calcolando le leggi della natura secondo le quali è governato il mondo, gli uomini non restano impressionati dalle opere di Dio se non quando si tratta di fatti e detti miracolosi.

Infatti la natura è piena di meraviglie, ma tutte queste cose, per quanto meravigliose, a causa della loro frequenza sono diventate banali.

Ecco allora che un uomo, nato tra gli uomini, è l'unico a risorgere da morte.

Quest'opera tutti la divulgano come un'opera divina, mentre nessuno si meraviglia di fronte al nascere quotidiano di tanti uomini che non c'erano.

Cristo cambiò l'acqua in vino: ( Gv 2,1-11 ) grande miracolo!

Ma chi altri compie ogni anno la stessa cosa nella vite?

Credete che sia cosa poco stupenda il pescare l'umore dalla terra e cambiarlo in una ricchezza di quella pianta, e che esso poi arrivi ai tralci, dilati le foglie, produca turgidi grappoli, i quali crescono quando sono immaturi e quando sono maturi si colorano?

Come tutte queste cose accadano, vallo a chiedere alla radice.

Com'erano lì, in una creatura così esile, così insignificante, queste successioni, queste modifiche, questa capacità realizzatrice?

Sto ancora ammirando l'opera compiuta dalla radice, ed ecco una cosa ancor più meravigliosa.

Un semino. Quant'è piccolo! Lo diresti un niente, eppure in esso sono tutte le fasi [ dello sviluppo ]: la radice che ne spunterà, il vigore, i rami, i frutti, le foglie, e poi le fasi operative che muovono la linfa e la cambiano in un capolavoro di bellezza e di attrattive.

Sono queste delle opere stupende del Creatore.

Non sei ancora salito in cielo per vederlo là dov'Egli è presente, e lo incontri già qui in terra, artefice [ del mondo ].

Queste cose però richiedono chi le sappia scrutare debitamente.

Cosa c'è infatti più mirabile di tali opere?

Eppure, siccome rientrano nella quotidianità, ecco che, come stavo dicendo, nessuno le apprezza.

Per questo motivo, cioè per destare l'anima degli uomini, Dio si è riservato [ il compimento di ] alcune opere, che non sono più grandi [ di queste ] ma certo più rare.

È infatti opera più grande creare un uomo che non risuscitarlo; ma siccome nessuno ormai ammirava più il creatore delle cose quotidiane, qualche volta si fece vedere come autore delle resurrezioni.

E inoltre ridonò la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la favella ai muti.

Colui che senza interventi miracolosi compie grandi cose nei semi, le fece negli uomini con interventi eccezionali e miracolosi.

12 - Queste cose sono state messe in iscritto e noi le leggiamo.

Ribatte [ l'incredulo ]: " Ma ora queste cose non accadono più, e io temo che esse siano state scritte dagli uomini senza che in realtà siano accadute ".

Capita a volte, purtroppo, di dover affrontare tali provocatori.

Voi certo non dovete essere come loro; dovete però essere in grado di dare loro la giusta risposta.

Mi rendo conto che per chi crede io sto dicendo cose scontate, ma permettetemi di essere press'a poco simile a chi fa opera di persuasione sugli infedeli, affinché voi stessi possiate essere equipaggiati contro gli infedeli.

Ci sono infatti anche oggi degli uomini ( pochi, è vero, ma ci sono ), i quali dicono: " Queste cose sono state scritte, ma non sono realmente accadute ".

Come farò io a dimostrare che si tratta di avvenimenti reali?

Si sa con certezza che il miracolo consiste o in fatti o in detti, e che fatti miracolosi sono quelli che accadono al di fuori del corso e dell'ordine normale della natura, mentre detti miracolosi sono quelli con cui si preannunziano cose future.

Pertanto, se non vuoi credere alla realtà dei fatti miracolosi tramandatici in iscritto perché li leggessimo, credi almeno a quei detti miracolosi che dalla loro stessa realizzazione risultano veri.

Infatti colui che ti ha narrato gli avvenimenti miracolosi del passato ti dà prova della sua attendibilità facendoti vedere presenti le cose che egli predicava come future.

O che forse non esiste una " divinazione divina ", che cioè da Dio ha preso anche il nome, quando proprio alla divinazione fa ricorso la curiosità di tanta gente?

Sono infatti molti quelli che oggi rifiutano di diventare cristiani perché vogliono essere liberi di consultare i fattucchieri, gli astrologi, gli indovini e - cos'altro debbo dire ancora? - i maghi?

Ma la fiamma da cui nascevano le opere stesse di questa attività sta ora spegnendosi per la potenza di Cristo, che chiamò i Magi dalla loro patria lontana e li condusse ad adorarlo.

13 - Essi vennero per adorare il Verbo di Dio diventato bambino.

Perché vennero? Perché avevano visto un'insolita stella. ( Mt 2,2 )

E come conobbero che era la stella di Cristo?

Essi poterono osservare la stella; ma che forse questa stella poté loro parlare e dire: " Io sono la stella di Cristo? ".

Dobbiamo essere di tutt'altro avviso: essi lo seppero mediante rivelazione.

È da supporsi infatti che dovesse nascere in modo insolito il re che doveva essere adorato anche dai popoli pagani.

O che prima di lui non erano nati re in Giudea o nelle diverse nazioni sparse per tutta la terra?

Perché mai doveva essere adorato - e adorato da popoli stranieri - questo re che non aveva eserciti per incutere timore ma nascondeva la maestà del suo potere nella povertà della carne?

Quando nacque, fu adorato da pastori israeliti, ai quali gli angeli lo avevano annunziato; i Magi però non erano israeliti: adoravano gli idoli o gli dei del paganesimo, vale a dire i demoni, dalla cui potenza erano tratti in inganno.

Costoro dunque videro una stella insolita e ne restarono stupiti.

Cercarono ovviamente chi fosse colui del quale era segno quell'oggetto così sorprendente e straordinario che avevano visto, ed ottennero la risposta.

Mi dirai: "Da chi la ottennero "?

Senza dubbio dagli angeli, da un avvertimento avvenuto per rivelazione.

Forse chiederai ancora: "Erano angeli buoni o angeli cattivi "?

È vero infatti che anche gli angeli cattivi, cioè i demoni, proclamarono Cristo Figlio di Dio; ( Mc 3,12; Lc 4,41 ) ma perché ai Magi non avrebbero potuto rivelarlo gli angeli buoni, se nel chiamarli ad adorare il Cristo si mirava ad ottenere la loro salvezza e non a punire la loro empietà?

Dunque, anche gli angeli poterono dire ad essi: " La stella che avete veduto è la stella di Cristo; andate ad adorarlo nel paese dov'è nato ", comunicando loro chi fosse colui che era nato e quanto grande fosse la sua dignità.

Essi ascoltarono le parole, vennero, adorarono, e offrirono in dono oro incenso e mirra, ( Mt 2,11 ) cioè quello che erano soliti offrire ai loro dei.

14 - Prima di far questo, prima di trovarlo nella città dov'era nato, essi andarono a domandare dove fosse nato il re dei giudei. ( Mt 2,2 )

Non potevano conoscere per rivelazione anche questo particolare, come [ per rivelazione ] avevano saputo che quella [ che avevano vista ] era la stella del re dei giudei, che sarebbe stato adorato anche dalle genti pagane?

Non potevano dalla medesima stella essere guidati alla sua città come in seguito furono da lei condotti nel luogo dove insieme con sua Madre si trovava Cristo bambino?

Erano cose certamente possibili, ma non avvenne così: e per questo essi dovettero chiedere informazioni ai giudei.

Per qual motivo Dio volle che si ricorresse ai giudei?

Perché costoro, mentre additano colui nel quale si rifiutano di credere, siano condannati dal gesto che loro stessi compiono.

Notate come la stessa cosa avviene oggi.

I Magi erano le primizie dei popoli pagani, e quanto più grande fu l'irreligiosità da cui furono liberati, tanto più grande fu la gloria che tributarono a colui che li liberava.

Essi domandano: Dov'è il re dei giudei che è nato? ( Mt 2,2 )

Udita la parola re, Erode, credendolo un rivale, si impaurisce: chiama i dottori della legge e li interroga perché gli indichino quale, secondo le Scritture, doveva essere il luogo in cui sarebbe nato il Cristo. ( Mt 2,4 )

Essi gli rispondono: In Betlemme di Giuda. ( Mt 2,5 )

I Magi andarono e adorarono; restarono immobili i giudei, che avevano indicato [ la località ].

15 - Grande mistero! Con gli scritti dei giudei noi convinciamo gli increduli a diventare credenti; con i loro scritti mostriamo ai pagani quello che i giudei si rifiutano di credere.

Capita infatti a volte che i pagani, vedendo come i fatti narrati nella Scrittura si adempiano in modo che non se ne può assolutamente dubitare, vengano a farci domande al riguardo.

Nei libri santi, ad esempio, si leggono profetizzate le cose che nel nome di Cristo oggi troviamo avvenute in tutte le nazioni: la conversione alla fede da parte dei re, l'abbattimento degli idoli, il cambiamento della storia umana.

Di fronte a questi fatti i pagani rimangono sconcertati e dicono: " Voi avete visto come sono andate le cose e poi le avete descritte come se si trattasse di predizioni ".

È quanto ha fatto un loro poeta: chi lo ha letto sa identificarlo.

Egli racconta di un eroe che discese nel regno dei morti e poi si recò nel mondo dei beati, dove gli furono presentati dei sovrani del popolo romano che l'autore dello scritto conosceva essendo già nati.1

Ora i pagani dicono a noi: " Allo stesso modo anche voi avete visto come sono andate tutte queste cose e ne avete composto dei libri in cui le cose avvenute si leggono in forma di predizioni del futuro ".

O gloriosa potenza del nostro Re! Ben a ragione permise che i giudei fossero vinti dai romani ma non fossero annientati completamente.

Tutti i popoli soggiogati dai romani hanno dovuto accettare la legislazione romana; i giudei invece, pur essendo stati vinti, hanno conservato le loro leggi e, per quanto riguarda il culto di Dio, osservano ancora le antiche consuetudini e il rituale dei padri.

Distrutto il loro tempio e scomparso il precedente sacerdozio, come era stato predetto dai profeti, essi tuttavia conservano la circoncisione e quel particolare modo di vivere che li fa distinguere da tutti gli altri popoli.

Perché tutto questo se non perché rendano testimonianza alla verità?

I giudei sono disseminati dovunque, e dovunque portano con sè i libri nei quali il Cristo predetto dai profeti ( e come era stato predetto così è stato anche descritto ) può essere mostrato anche ai pagani.

Ecco, io tiro fuori il codice, leggo il profeta, mostro come la profezia si è realizzata.

Il pagano avanza il dubbio che io mi sia inventato le cose; ma è un mio nemico colui che possiede quel codice, tramandato a lui fin dall'antichità dai suoi antenati!

In tal modo io li convinco tutti e due: il giudeo perché a me è dato conoscere realizzato quanto lì era stato predetto, il pagano perché quel che mostro non sono stato io ad inventarlo.

16 - Non succeda dunque che i demoni con le speciose apparenze dell'arte divinatoria seducano gli incauti e i falsi investigatori delle realtà temporali, o che, ingannando la gente con la superba fastosità, pretendano d'essere onorati con empi sacrifici.

Le vere predizioni divine sono opera dell'unico vero Dio; il vero sacrificio lo si deve offrire all'unico vero Dio.

Ora, di questo sacrificio furono figura, certo nebulosa, le offerte dell'incenso e delle vittime.

Preannunziando in più modi ciò che in realtà sarebbe stato offerto in un unico modo, la divina Provvidenza mostrava la straordinaria grandezza del vero sacrificio.

Ecco perché, fra le diverse cose che secondo le profezie sarebbero accadute nell'era cristiana, erano stati predetti anche i cambiamenti radicali che avrebbero subìto le stesse vittime che in antico venivano offerte in sacrificio a Dio.

Tu osservi: "Se tali sacrifici dovevano essere cambiati, per qual motivo furono prescritti "?

O malato, non metterti a suggerire al medico come ti debba curare!

Un unico uomo, Adamo, propagandosi riempì tutta la terra.

Ora, l'intero genere umano, quasi fosse un solo uomo, era un grande malato, disteso a terra dall'oriente all'occidente: esso doveva essere curato.

Grande il malato, ma più grande il medico.

Prendiamo dunque l'immagine da quell'arte umana che è la medicina.

Il medico si reca dal malato e gli dice: " Al mattino prendi questo medicamento, al pomeriggio quest'altro ".

Replica al medico il malato: " Perché al pomeriggio non posso prendere quello stesso del mattino "?

Con piena ragione il medico gli risponderebbe: " Tu sei stato capace d'ammalarti, ma non sei capace di guarirti; lascia a chi è del mestiere che provveda alla tua salute ".

E di nuovo il malato: " Codesta arte, che prescrive prima una medicina e dopo un'altra, pecca d'incongruenza ".

" Sta' zitto piuttosto, e làsciati curare!

L'arte non è mutevole: essa conosce quale rimedio applicarti al mattino e quale al pomeriggio.

Non è l'arte che cambia; chi è soggetto a cambiamenti è la tua salute; e l'arte, che vuol soccorrerti nei cambiamenti cui va soggetta la malattia con il cambiare del tempo, sa quale sia il rimedio adatto nelle diverse ore ".

Allo stesso modo, in rapporto alle esigenze del genere umano, alcune cose gli furono utili nei tempi antichi, mentre altre gli sono utili nell'epoca posteriore.

Mi domandi il perché? Fatti amico il medico e forse lo saprai.

A meno che tu non creda che anche oggi noi dobbiamo andare a Dio immolandogli tori, arieti e offrendogli incenso.

17 - Qualcuno potrebbe dire:" Mostrami che è stato Dio a dare questi precetti e a predire queste sostituzioni, e io vi crederò.

E non succeda che tu mi dici cose inventate da te e non basate sull'autorità di Dio ".

Ebbene ascolta le parole dette da Dio, poche fra le tante.

Ecco verranno giorni, dice il Signore. ( Ger 31,31; Eb 8,8 )

Parla un profeta. E se tu pensi che sia stato un cristiano a inventare il testo, venga il giudeo a recare il codice!

Or dunque come avrei potuto comporlo io, se te lo presenta uno che dai tempi antichi è mio nemico?

Si vada dunque a prendere il codice dalla biblioteca dei giudei, e insieme leggiamone qualche brano.

Cosa vorremo leggere? Ecco, verranno giorni, dice il Signore, e io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo. ( Ger 31,31 )

" Mi pare che lo dica riferendosi al testamento ricevuto dai giudei stessi e che, se lo definisce nuovo, è perché, quando i nostri padri lo ricevettero sul monte Sinai attraverso Mosè, non ce n'era stato un altro per l'umanità in epoche anteriori ".

Buono il tuo richiamo! Però aspetta un momento: ti chiedo di pazientare finché non ti avrò letto il seguito.

Ascolta come sia nuovo quel testamento: Ecco, verranno giorni, dice il Signore, e io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo.

Per il momento non aggiungo altro. Chi è colui che parla? Geremia.

Quando visse il profeta Geremia? Molti secoli dopo Mosè, ad opera del quale fu dato il primo testamento.

Or ecco che Geremia, il quale dice: Ecco verranno giorni, parla in futuro; e continua: Io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo.

Non c'è nessun motivo per dire che con le sue parole si descriva il testamento che fu dato per mezzo di Mosè.

Quindi è un altro il testamento che egli chiama nuovo.

E poi ascolta anche il resto delle sue parole: Ecco verranno giorni, dice il Signore, e io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo: non come quello che io conclusi con i loro padri quando li presi per mano e li trassi fuori dal paese d'Egitto. ( Ger 31,31-32; Eb 8,8-9 )

Ci potrebbero essere parole più chiare?

Fu in quell'occasione che ad opera di Mosè venne dato il primo testamento, che si è soliti chiamare " vecchio Testamento ".

18 - Suvvia dunque, fratelli! Considerate attentamente le parole di Dio.

Leggiamo le profezie, ne constatiamo l'adempimento, e seguitiamo a dubitare dell'autorità divina di quei libri?

Nessuno pertanto osi dire: " Ecco, i Magi offrirono a Cristo l'incenso: ( Mt 2,11 ) perché non gliel'offriamo anche noi? ".

Notate anzitutto che i magi gli offrirono l'incenso, non che lo bruciarono dinanzi a lui.

Tu insisti: " Ma perché egli accettò questo loro regalo? ".

Sembra quasi che costoro vogliano impedire che un qualche elemento creato venga offerto al Creatore!

Fu Dio, non i demoni, colui che creò l'incenso, che creò la mirra, che creò l'oro.

Quando offrivano queste cose ai demoni, i Magi peccavano.

Anche perché li onoravano in quella maniera, cioè servendosi di una cosa creata, a dispetto del Creatore.

Oggi però tu mettiti in testa che, se essi offrirono a Cristo cose identiche a quelle che erano soliti offrire ai loro dèi ed egli permise che gli offrissero tali doni, non fu senza motivo: le cose offerte in realtà, più che doni, erano simboli.

In quanto Dio, Cristo ricevette l'incenso; in quanto re, l'oro; in quanto mortale, la mirra per la sua sepoltura.

Nell'antichità al contrario non si offriva solo l'incenso ma anche vittime animali, e le offrivano tanto i pagani quanto i giudei, cioè tanto coloro che adoravano molti falsi dèi quanto coloro che adoravano l'unico vero Dio.

Questo, ripeto, è quanto veniva offerto a Dio secondo le esigenze del Vecchio Testamento, ma le cose sono cambiate con il Nuovo Testamento.

Dice: Ecco verranno giorni, dice il Signore, e io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo: non come quello che conclusi con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per trarli fuori dal paese d'Egitto. ( Ger 31,31-32 )

19 - Qualcuno obietterà: " Ma dei sacrifici non dice nulla ".

Ebbene, volete ascoltare qualcosa sui sacrifici?

Dio predisse che sarebbe venuto un tempo in cui tutti gli antichi sacrifici sarebbero stati aboliti e sarebbe stato concesso un unico sacrificio che avrebbe realmente tolto i peccati, cioè il corpo di Cristo.

Lo sanno bene i fedeli; e se quanto sto dicendo, come mi risulta, non tutti lo comprendono, almeno quelli che lo comprendono si rallegrino e vivano in maniera degna di così grande sacramento.

Quelli poi che non lo comprendono ancora, è sempre in loro potere cambiare vita, ricevere il sacramento della conversione, e in tal modo potranno conoscere cosa offrono e cosa ricevono i fedeli.

Si tratta di quanto era stato profetizzato: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordinamento di Melchisedech. ( Sal 110,4; Eb 5,6; Eb 7,17 )

Prima c'era il sacerdozio alla maniera di Aronne, ma più tardi al nostro Sacerdote, per bocca di un profeta vissuto molto prima della sua incarnazione, fu detto: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordinamento di Melchisedech.

L'ordinamento che risaliva ad Aronne fu cambiato, ed è subentrato l'ordinamento di Melchisedech.

Secondo l'ordinamento di Aronne venivano offerte vittime animali, secondo l'ordinamento di Melchisedech il corpo di Cristo. ( Eb 7,11-12 )

Insisterà qualcuno: " Ma ancora non ci hai detto se Dio rivelò in antecedenza la cessazione di quei sacrifici ".

Ecco ve lo leggo dal libro, perché non mi tradisca per caso la memoria.

Io, fratelli, non ho imparato da ragazzo le sacre lettere, mentre se si trattasse di altre lettere - e, quel che è peggio, di lettere prive di utilità - ve le potrei citare a memoria.

Riguardo alle lettere sacre invece, che non ho studiate in gioventù, se non ho sott'occhi il codice non sono in grado di riferirle; ma forse è a voi utile che ascoltiate quanto dovete conoscere per salvarvi non dalla mia bocca ma dallo stesso libro divino.

Ascoltate dunque, e non stupitevi se, dopo che Cristo ha istituito il nuovo sacrificio, del quale tutti quelli del passato erano prefigurazione, non si va più a lui recando l'incenso. ( Col 2,17 )

20 - Tengo in mano il codice del profeta Isaia, il quale dice molte cose a questo riguardo.

Cosa dice Isaia? Non c'è bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, né dovete richiamare alla mente le cose vecchie. ( Is 43,18 )

Ecco già significata chiaramente, fratelli, l'abolizione delle pratiche antiche.

Tu però insisti: " Ma fin qui [ il profeta ] non dice nulla dei sacrifici.

Forse sono state cambiate altre cose, non però i sacrifici ".

Osserva come quel Non dovete richiamare alla mente le cose antiche è un'espressione generica, e quindi io vi posso comprendere quanto successivamente mi ha precisato l'insegnamento degli apostoli, cioè cosa debbo e cosa non debbo offrire. ( 2 Cor 5,17; Col 2,17 )

Ho infatti chi mi ha spiegato questo passo oscuro; ho il maestro che mi dice in che senso lo debbo prendere.

Anzi, lo stesso profeta non ha permesso a noi di avanzare opinioni personali e arbitrarie.

Apertamente ha detto ciò che state per sentire. Ascoltatelo!

Non c'è bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, né dovete richiamare alla mente le cose vecchie.

Io infatti farò cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete. ( Is 43,18-19b )

Cos'è questo Io farò cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete?

È questo: Io farò cose nuove, cose prima che non c'erano, affinché voi possiate comprendere quelle che c'erano prima.

Prima si uccidevano gli animali e se ne spargeva il sangue, e con questo sangue si placava Dio.

Ma che davvero Dio lo si placa con il sangue? O che davvero egli desidera il sangue?

O che davvero Dio si compiace del fumo dei sacrifici o va in cerca del profumo dell'incenso o degli altri aromi, lui che ha creato tutte le cose e dona a te tutte le cose?

Non pensarlo, assolutamente!

Egli si ricrea della tua pietà: la quale, poi, è utile a te, non a colui al quale presti servizio.

Ogni uomo, servo di un padrone uomo, presta il servizio al padrone con utilità del padrone, e viceversa il padrone, quando fa qualcosa per il suo servo, lo fa a vantaggio del suo servo.

Di Dio non è così: chiunque gli presta servizio glielo presta nel proprio interesse, non nell'interesse di Dio.

E questo lo dico forse di testa mia? Ascolta il profeta!

Ho detto al Signore. Che cosa? Tu sei il mio Dio. Per qual motivo? Perché, dice, tu non hai bisogno dei miei beni. ( Sal 16,2 )

Eccoti, ben circoscritta, la sentenza: non v'è appiglio per i tuoi dubbi.

Dio non ha bisogno dei tuoi beni.

Non credere dunque che Dio abbia bisogno di tali sacrifici; ricerca piuttosto quale ne sia l'insegnamento, quale il loro significato.

In antico, nell'immolazione delle vittime, se ne versava il sangue perché si doveva simboleggiare che nell'immolazione dell'unica vera vittima si sarebbe versato sangue, il sangue del tuo Signore, il sangue che è stato il tuo prezzo, il sangue con cui è stato distrutto il documento del tuo debito ( Col 2,14 ) ed eliminato il vecchiume del peccato.

Venne il momento: il sangue fu versato e oggi lo si offre.

Spunti ormai il giorno, e siano fugate le ombre! ( Ct 2,17; Ct 4,6 )

Non c'è bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, né dovete richiamare alla mente le cose vecchie.

Io farò cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete. ( Is 43,18-19b )

Sì, adesso comprendiamo perché a raffigurare le cose future ci siano state quelle antecedenti.

Tutte quante trovano la spiegazione in Cristo, tutte hanno come fine Cristo.

Dice: Io farò cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete.

Prima che accadessero queste cose, cioè tutte le novità di oggi, venivano compiute quelle cose antiche ma non le si comprendeva.

21 - E come prosegue? Farò una via nel deserto.

Quale deserto? Certo quello del paganesimo, dove non era adorato il vero Dio.

Farò una via nel deserto e fiumi nella terra arida. ( Is 43,19c )

In nessun paese del mondo pagano si leggevano i profeti; adesso i loro scritti si diffondono in tutte le nazioni.

Vedete come scorrono i fiumi nella terra arida.

Mi benediranno le bestie selvatiche.

Cosa possono essere queste bestie selvatiche se non le si identifica con le genti pagane?

Mi benediranno le bestie selvatiche e gli sciacalli [ e le ] figlie degli struzzi. ( Is 43,20a )

Mi benediranno anime che prima erano empie, figlie dei demoni.

Ma come potranno far questo se non perché, abbandonato il diavolo, si sono convertite a Cristo?

" Però queste cose sono ancora avvolte dall'oscurità, e per ricavarne qualcosa di più palese le interpretiamo secondo la nostra struttura mentale; tu invece devi trovarmi una parola con cui si dimostri che non piaceva a Dio l'immolazione delle varie vittime ".

Certamente! Se non ci fosse per me possibilità di leggerti qualcosa di più esplicito, non oserei tenere ancora in mano questo codice.

Ascoltatemi dunque con pazienza, o carissimi.

Mi benediranno le bestie selvatiche e gli sciacalli e le figlie degli struzzi.

Perché mi benediranno? Ascolta la continuazione!

Io darò l'acqua al deserto e fiumi alla steppa arida, per dissetare la mia stirpe eletta. ( Is 43,20bc )

Qual è questa tua stirpe? Dice: Al popolo che ho riscattato per me.

Non ti ho infatti chiamato adesso, o Giacobbe; né ho creato te, o Israele, per farti tribolare.

A che scopo mi offri le pecore in olocausto? ( Is 43,21-23a )

Suvvia, fratelli! Non so se ci possa essere qualcuno che venga a dirmi: " Non capisco.

Tu dici quel che ti pare; tu dài l'interpretazione che ti salta in testa ".

Davvero? Ma se io sto facendo non l'esegeta ma il lettore!

Voi dunque ricollegate queste parole con quelle che abbiamo ascoltato all'inizio: Non c'è bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, né dovete richiamare alla mente le cose vecchie. ( Is 43,18 )

Ne risulterà chiaro che Dio in un primo tempo comandò di fare quelle offerte in vista di un sacrificio non ben precisato, volendo cioè preannunziare l'effusione del sangue di un Giusto e prefigurarlo con l'imMagine delle vittime.

Cosa dice infatti [ il profeta ] riguardo ai tempi nostri?

A che scopo mi [ offri ] le pecore in olocausto?

Tu infatti non mi hai onorato con i tuoi sacrifici e nemmeno mi hai prestato servizio con i tuoi sacrifici.

Non ti ho infatti creato per farti tribolare in materia di incenso. ( Is 43,23 )

E perché non si pensi che Egli intendesse proibire le vittime animali ma permettere l'incenso, dice: Non ti ho infatti creato per farti tribolare in materia di incenso, o perché mi comprassi l'incenso con danaro; e nemmeno ho desiderato il grasso [ delle vittime ] dei tuoi sacrifici. ( Is 43,23c-24b )

22 - Facciamoci animo e chiediamo al Signore nostro Dio: " Perché dunque in antecedenza hai ordinato queste cose? ".

Qui si richiede intelligenza.

[ Dio le ordinò ] non perché con esse si doveva abolire il peccato ma solo darne testimonianza.

Queste mie parole vi sono oscure, lo comprendo; occorre quindi che ve le chiarisca un poco.

Sarò breve, poiché già vi ho detto molte cose.

E se per mancanza di tempo la mia spiegazione sarà, com'è probabile, insufficiente, ci assisterà il Signore perché riesca [ a completarla ] in altra occasione.

Intanto vi dico questo: Il popolo dell'antico Testamento ebbe certo degli uomini sapienti, santi e giusti, ma la gran massa di loro era carnale incapace di comprendere il motivo dei precetti della legge.

Era in grado di eseguire gli ordini ma non di capirne il valore.

Or ecco che il Signore per mezzo di quel profeta mostra loro perché abbia comandato quelle cose.

Comincia infatti col dire: E nemmeno ho desiderato il grasso dei tuoi sacrifici, ( Is 43,24b ) ecc.

Subito dopo però, come se gli fosse stato chiesto il perché di quegli ordini d'un tempo, aggiunge: Ti presenterai a me con i tuoi peccati e le tue iniquità. ( Is 43,24cd )

Tutte quelle pratiche avevano, in effetti, valore di testimonianza per chi era in peccato.

Perché questo, se non perché si voleva abbassare la testa dei superbi?

Perché questo, se non perché sarebbe dovuto venire Cristo, che con la sua grazia avrebbe distrutto il documento che attestava i peccati? ( Col 2,14 )

I giudei, è vero, avrebbero detto: " Noi siamo giusti"; ma cosa dice loro l'Apostolo?

In realtà tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. ( Rm 3,23 )

Ribatte [ il contraddittore ]: " Come dimostri che abbiamo peccato? ".

" Sono testimoni contro di voi i sacrifici che offrivate per i peccati ".

Lo dice Dio: E nemmeno ho desiderato il grasso dei tuoi sacrifici, ma tu ti presentavi a me con i tuoi peccati e le tue iniquità. ( Is 43,24bcd )

Pertanto, i sacrifici che offrivi servivano per convincerti, ma non erano in grado di purificarti.

Ebbene, questo popolo di peccatori, dopo che la sua superbia è stata annientata, riconoscendo la propria malattia e desideroso d'ottenere la salute dica a se stesso: " Che cosa dovrò fare?

Se con quei sacrifici non sono stato mondato dai miei peccati, con che cosa potrò diventare puro? ".

23 - Ascolta come prosegue: Sono io, sono io colui che cancella le tue iniquità, affinché tu sia giustificato. ( Is 43,25a.26b )

Sono io, sono io, non i tori, non gli arieti, non i capri, non i vari profumi, non gli incensi ma sono io, sono io colui che cancella le tue iniquità, affinché tu sia giustificato.

Con quanta forza sottolinea [ l'efficacia del ] la sua grazia!

Perché nessuno osi vantarsi del merito delle proprie opere o della moltitudine delle vittime, non si contenta di dire una sola volta: Sono io, ma lo ripete, perché l'espressione risulti più efficace: Sono io, sono io.

Lui il medico, lui la medicina : medico perché è il Verbo, medicina perché il Verbo si è fatto carne. ( Gv 1,14 )

Lui il sacerdote, lui la vittima del sacrificio.

Sono io, sono io colui che cancella le tue iniquità, affinché tu sia giustificato. ( Is 43,25a.26b )

Avendo detto: Io cancello le tue iniquità, forse ti sarebbe potuta venire la voglia di continuare con i peccati.

Per impedirtelo aggiunge: Affinché tu sia giustificato, affinché cioè, una volta che ti sono rimesse le colpe passate, tu viva nella giustizia, per ricevere il premio che ti è stato promesso.

Molto a proposito quindi, anche dei Magi, che furono la primizia dei popoli pagani ( se in essi aveva abbondato il peccato, poi sovrabbondò la grazia! ( Rm 5,20 ) ), si dice che, avvertiti da Dio a non tornare da Erode, tornarono ai loro paesi passando per un'altra strada. ( Mt 2,12 )

Colui che fece cambiare la via ai Magi è lo stesso che oggi cambia la vita dei cattivi.

Di lui oggi le genti giustificate nello Spirito ( 1 Tm 3,16; 1 Cor 6,11 ) celebrano con solennità la manifestazione, che in greco si dice epifania.

La solennità ne rinnova il ricordo; con la fede si rinvigorisce la pietà, con l'affluenza [ al rito sacro ] cresce il fervore della carità, rifulge ai malevoli la luce della verità.

Indice

1 Verg., Aen. 6, 756-886