Esposizione dei Salmi

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Salmo 119 (118)

Discorso 22

1 - [v 97.] La carità debella la concupiscenza

A più riprese abbiamo ricordato che, quando si menziona quella dilatazione encomiabile per la quale non si incontrano strettezze nella pratica dei comandamenti di Dio, è da intendersi la carità.

Lo comprova anche il presente lungo salmo.

Infatti, dopo che ha detto: Larghissimo è il tuo comandamento, nel verso successivo, cioè nel presente, per mostrare in che senso sia largo dice: Quanto ho amato la tua legge, o Signore!

È dunque l'amore l'ampiezza del precetto.

Ma come sarebbe possibile amare quanto Dio comanda di amare e non amare insieme lo stesso precetto?

Ora precetto e legge sono la stessa cosa.

Dice: Tutto il giorno è la mia meditazione.

Ecco come l'ho amato: meditandolo tutto il giorno, o più esattamente ( come legge il testo greco ) per tutto il giorno, ove meglio si sottolinea la continuità del meditare.

Con tale espressione, poi, si indica la totalità del tempo e cioè: sempre.

Quanto all'amore di cui il nostro salmo, è con esso che si debella la passione sregolata che di frequente ostacola l'adempimento dei precetti della legge, in quanto la carne ha desideri contrari a quelli dello spirito.

Lo spirito, a sua volta, nutre desideri opposti a quelli della carne ( Gal 5,17 ) e [ per superarli ] deve amare la legge di Dio, facendone la sua meditazione tutto il giorno.

Dice al riguardo l'Apostolo: Dov'è allora il tuo vanto? È escluso.

Per quale legge? quella delle opere? No, ma per la legge della fede. ( Rm 3,27 )

È questa la fede che opera mediante l'amore. ( Gal 5,6 )

È lei che, cercando, chiedendo e picchiando, impetra io Spirito buono ( Mt 7,7 ) per il quale si diffonde l'amore nei nostri cuori. ( Rm 5,5 )

Quanti poi sono mossi da questo Spirito sono figli di Dio ( Rm 8,14 ) e vengono [ da lui ] accolti per assidersi con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. ( Mt 8,11 )

Al contrario il servo, cioè l'Israele secondo la carne, non resta per sempre nella casa, ( Gv 8,35 ) come è stato detto: Vedrete Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, mentre voi sarete cacciati fuori.

E da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno ne verranno a porsi a mensa nel regno di Dio.

Ed ecco vi sono dei primi che saranno ultimi e degli ultimi che saranno primi. ( Lc 13,28 )

Riguardo alle genti [ pagane ] dice il Vaso di elezione: Le genti le quali non andavano dietro alla giustizia hanno conseguito la giustizia, dico la giustizia che nasce dalla fede.

E Israele che cercava la legge della giustizia, a tale legge non pervenne.

Perché? Perché [ la cercò ] non dalla fede ma dalle opere, urtando nella pietra d'inciampo. ( Rm 9,30-32 )

In tal modo sono divenuti nemici di colui che profeticamente parla nel presente salmo.

2 - [v 98.] Il gusto del bene è dono di Dio

Collegandosi al precedente aggiunge: Più dei miei nemici tu mi hai fatto gustare il tuo precetto, perché in eterno esso mi appartiene.

Loro hanno certamente lo zelo di Dio, ma non secondo scienza.

Non conoscendo infatti la giustizia di Dio e volendo affermare la propria, non soggiacciono alla giustizia di Dio. ( Rm 10,2-3 )

Il salmista, a differenza di questi suoi nemici, è in grado di gustare la legge di Dio e, a somiglianza dell'Apostolo, vuol trovarsi sprovvisto di giustizia personale, derivatagli dall'osservanza della legge, per possedere la giustizia dono di Dio, che si acquista mediante la fede in Cristo. ( Fil 3,9 )

Non che la legge a cui si rifanno i suoi nemici non sia da Dio, ma essi non hanno, di tal legge, quella sapienza che ha costui, il quale la gusta più dei suoi nemici in quanto è continuamente congiunto a quella pietra nella quale gli altri hanno inciampato.

Infatti fine della legge è Cristo, ( Rm 9,32 ) a salute di ogni uomo che creda ( Rm 10,4 ) per essere gratuitamente giustificato attraverso la grazia divina. ( Rm 3,24 )

Non come quei tali che ritengono di poter osservare la legge con le loro sole forze e quindi presumono di affermare una giustizia che, per quanto derivata dalla legge di Dio, è una loro giustizia.

Da figlio della promessa, il salmista ha, viceversa, fame e sete della giustizia divina ( Mt 5,6 ) e va, per così dire, a mendicarla dal Padre chiedendo, cercando e picchiando. ( Mt 7,7 )

Divenuto in tal modo figlio adottivo, la ottiene per l'intervento del Figlio unigenito.

Ma come avrebbe potuto conseguire un tal gusto per la legge di Dio se non glielo avesse concesso colui al quale ora dice: Più dei miei nemici tu mi hai fatto gustare il tuo precetto?

Difatti i suoi nemici, quasi fossero discendenti di Agar e fossero nati per condurre una vita da schiavi, ( Gal 4,24 ) dall'osservanza di quella stessa legge si ripromisero premi d'ordine temporale; perciò la loro durata non fu eterna, come invece lo è per l'orante [ di questo salmo ].

A questo riguardo notiamo che sono più vicini al vero quanti hanno tradotto: In eterno, che non coloro che hanno tradotto: Nel secolo, quasi che, terminato il secolo presente, non possa esserci alcun precetto della legge.

In realtà, è vero che non ci saranno più precetti, se ci si riferisce a precetti scritti in tavole e libri visibili.

Se invece ci si riferisce a quei precetti scritti nelle tavole del cuore, cioè all'amore di Dio e del prossimo, che è quel precetto duplice che comprende tutta la Legge e i Profeti, ( Mt 22,37-40 ) esso resterà in eterno e sarà lo stesso legislatore il premio dell'osservanza di tale precetto, come sarà premio del nostro amore lo stesso Diletto, quando Dio sarà tutto in tutti. ( 1 Cor 15,28 )

3 - [v 99.] Gli infiniti tesori della scienza di Cristo

Ma cosa vorrà dire il testo che viene dopo, cioè: Ho compreso più di tutti coloro che mi istruivano?

Chi sarà mai questo uomo che ha compreso più di tutti i suoi maestri?

Chi sarà, dico, l'uomo che in fatto di capire osa anteporsi ai Profeti ( tutti i Profeti ), i quali non solo istruirono con la parola i propri coetanei ma con gli scritti divennero anche per i posteri maestri dotati di incomparabile autorità?

Consideriamo Salomone.

A lui fu data una sapienza tale che, a quanto sembra, lo si debba ritenere superiore a tutti i suoi antecessori. ( 1 Re 3,12 )

Tuttavia, non è da pensarsi che in questo passo David, suo padre, profetizzi di lui, tanto più che sulla bocca di Salomone non potrebbero stare le parole che qui si leggono: Ho tenuto i miei piedi lontani da ogni via del male.

È quindi più ovvio ritenere che il profeta autore del salmo si riferisca a Cristo, descrivendo con le sue parole profetiche ora la persona del Capo, cioè il nostro Salvatore, ora invece il suo corpo, cioè la Chiesa.

Prende i due e li fa parlare come se fossero uno solo, in forza di quel gran sacramento di cui è detto: Saranno due in una sola carne. ( Ef 5,31 )

In lui veramente scopro uno che comprende più che tutti i suoi maestri.

Così quando, ragazzo dodicenne, Gesù rimase a Gerusalemme e fu ritrovato dai genitori dopo tre giorni.

Stava lì nel tempio, sedeva fra i dottori e li ascoltava e l'interrogava, e quanti lo ascoltavano rimanevano incantati dalla saggezza delle sue risposte. ( Lc 2,42 )

E si capisce! Se tanto tempo prima parlando profeticamente aveva detto lui stesso: Ho compreso più, di tutti coloro che mi istruivano.

Dicendo " tutti ", si debbono ovviamente intendere gli uomini ( che egli supera tutti ), non però Dio Padre, a proposito del quale il Figlio diceva: Parlo in conformità a quanto mi ha insegnato il Padre. ( Gv 8,28 )

Riguardo a questa espressione, molto difficilmente può essere messa in bocca al Verbo, a meno che qualcuno non voglia intendere ( potendolo in qualche modo fare ) che il Figlio in tanto è istruito dal Padre in quanto è da lui generato.

Infatti nel Figlio non sono due cose diverse l'essere e l'essere istruito, ma sono la stessa cosa: per cui, se egli ha da qualcuno l'essere, ha dal medesimo insieme anche l'essere istruito.

Che se al, contrario egli parla come uomo, in quanto cioè ha preso la natura dello schiavo, ( Fil 2,7 ) è più facile intendere come egli abbia appreso dal Padre le cose che ci ha comunicate.

Di lui, comparso nelle sembianze d'uno schiavo, gli uomini più anziani di lui poterono pensare d'aver qualcosa da insegnargli, specie quand'era fanciullo; ma lui, ammaestrato dal Padre, comprendeva più di tutti i suoi maestri.

Dice: Perché le tue testimonianze sono la mia meditazione.

Comprendeva più di tutti i suoi maestri perché meditava le testimonianze di Dio, che da se stesso conosceva meglio di loro.

Tanto è vero che poteva dire: Avete mandato ad interrogare Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.

Io però non ricevo la testimonianza da un uomo, e vi dico questo per la vostra salute.

Egli è stato una lampada che arde e brilla, e voi vi siete compiaciuti di godere per un po' della sua luce.

Io però ho una testimonianza maggiore di Giovanni. ( Gv 5,33 )

Ecco le testimonianze che meditava e per le quali aveva un'intelligenza maggiore di quella di tutti i suoi maestri.

4 - [v 100.] Le membra di Cristo partecipano della sua sapienza

Non è assurdo identificare tali maestri con gli anziani di cui subito dopo afferma: Ho compreso più degli anziani.

La ripetizione - a quanto mi sembra - mira a richiamare l'attenzione di noi che leggiamo sull'età del fanciullo, riferitaci dal Vangelo.

Egli era in tenera età e sedeva fra gente adulta.

Cioè: sebbene giovanetto, egli sedeva fra gli anziani e comprendeva più di tutti i suoi maestri.

In effetti, giovane e anziano usualmente significano rispettivamente minore e maggiore in età, anche se non si tratti di persone giunte alla vecchiaia o ad essa vicine.

Che se poi vogliamo indagare nel Vangelo dove si trovi espressamente il termine anziani ( quegli " anziani " al di sopra dei quali egli si dice di capire ), lo troviamo quando gli scribi e i farisei dissero a Gesù: Per qual motivo i tuoi discepoli trasgrediscono le tradizioni degli anziani?

Infatti essi non si lavano le mani quando mangiano il pane. ( Lc 2,46 )

Ecco, egli viene rimproverato di trasgredire le tradizioni degli anziani.

Ascoltiamo cosa rispondeva colui che comprendeva più degli anziani.

Dice: Perché anche voi trasgredite il comandamento di Dio per amore delle vostre tradizioni? ( Mt 15,2 )

Successivamente, dopo cioè che ha mostrato come fosse superiore l'intelligenza nel Capo del corpo, vuole che anche il corpo, cioè le sue membra, superi in intelligenza quegli anziani di cui gli si ricordava la tradizione di lavarsi le mani.

A tal fine chiamò le turbe e disse loro: Ascoltate e comprendete! ( Mt 15,10 )

Come per dire: Vedete di capire anche voi più di quegli anziani, affinché risulti evidente che l'antica profezia: Io ho compreso più degli anziani si riferisce anche a voi.

Deve pertanto essere esatta non solo se la si applica al Capo ma anche applicata al corpo, e quindi valere per il Cristo tutto intero.

Non ciò che entra nella bocca contamina l'uomo, ma quello che esce dalla bocca, questo contamina l'uomo. ( Mt 15,11 )

Tali affermazioni non comprendevano quegli anziani che avevano tramandato come fondamentali i precetti di lavarsi le mani.

Né le compresero, quand'egli le annunziava, le stesse membra di quel Capo la cui intelligenza è superiore a quella degli anziani.

Tanto è vero che, dopo un po', Pietro rispondendo gli disse: Spiegaci questa parabola. ( Mt 15,15 )

Credeva che fosse parabola quel che il Signore aveva invece detto con linguaggio proprio, non figurato.

Riprese Gesù: Anche voi siete senza intelligenza?

Non capite che tutto ciò che entra nella bocca passa nel ventre e viene espulso nel cesso?

Invece quello che esce dalla bocca viene dal cuore ed è quello che contamina l'uomo. ( Mt 15,16 )

Anche voi siete a tutt'oggi privi d'intelletto e non comprendete più di quegli anziani?

Adesso però, dopo che abbiamo ascoltato un maestro così sapiente qual è il nostro Capo, ciascuno di noi può senz'altro affermare: Io ho compreso più degli anziani.

Infatti si adatta bene anche al corpo ciò che il salmo continuando soggiunge: Poiché ho ricercato i tuoi comandamenti.

I comandamenti tuoi, non quelli degli uomini; i comandamenti tuoi, non quelli degli anziani, i quali, volendo essere dottori della legge, non capiscono né le cose che dicono né a proposito di che le dicano. ( 1 Tm 1,7 )

Infatti non per nulla a quei tali che preferivano l'autorità degli anziani alla verità, a proposito dei comandamenti di Dio ( che debbono essere ricercati perché li si comprenda meglio di quanto non facessero gli anziani del giudaismo ), fu risposto con le parole: Perché anche voi trasgredite il comandamento di Dio per amore delle vostre tradizioni? ( Mt 15,3 )

5 - [v 101.] Quanto viene asserito dopo, e cioè: Da ogni cattivo sentiero ho sottratto i miei piedi per custodire le tue parole, non sembra convenire al nostro Capo ma deve applicarsi al corpo.

Infatti non può il nostro Capo, il salvatore del corpo, essere condotto da passioni disordinate a battere le vie del male, per cui debba trattenere i suoi piedi già in qualche modo incamminati verso quella direzione.

È però questo quel che facciamo noi tutte le volte che freniamo i nostri desideri disordinati ( di cui Egli era esente ) affinché non calchino le vie del male.

Infatti in tanto riusciamo ad osservare la parola di Dio in quanto rifiutiamo di seguire le nostre voglie disordinate, impedendo loro di compiere il male a cui aspirano; al contrario, le teniamo a freno in virtù dello Spirito che ha desideri contrari a quelli della carne, ( Gal 5,17 ) e in questo modo riusciamo a non farci trascinare per le vie del male, rapiti e travolti dal loro impeto.

6 - [v 102.] Dio è a noi più intimo di noi stessi

Dice: Non mi sono allontanato dai tuoi giudizi, perché tu mi hai imposto la legge.

Manifesta quale sia il timore che gli impedisce di far scivolare i suoi piedi nelle vie del male.

Cosa significa infatti: Non mi sono allontanato dai tuoi giudizi, se non: Ho temuto i tuoi giudizi?

Vi ho creduto con fede stabile, perché tu mi hai imposto la legge.

Tu, che sei a me più intimo del mio intimo stesso, tu mi ponesti dentro, nel cuore, la tua legge, scrivendovela col tuo Spirito, come col tuo dito.

In questo modo io non ho da temerla come un servo, senza avere per essa alcun amore; piuttosto ho da amarla con timore casto, come si addice a un figlio, e insieme ho da temerla con casto amore.

7 - [v 103.] Stando così le cose, vedi cosa aggiunge: Quanto dolci sono al mio palato le tue parole! ( o, come con più efficacia reca il greco: I tuoi detti ).

Sono alla mia bocca più gradite del miele e del favo [ di miele ].

Questa è la soavità che Dio dona perché la nostra terra produca il suo frutto: ( Sal 85,13 ) perché, cioè, noi operiamo il bene veramente bene; non quindi per paura di mali temporali ma per l'attrattiva che possiede in se stesso il bene spirituale.

Alcuni codici, veramente, non leggono: Favo, ma i più lo hanno.

Infatti è simile a miele la conoscenza chiara della sapienza; al favo invece somiglia la conoscenza dei sacramenti più reconditi, paragonabili a blocchi di cera.

Tale conoscenza si sprigiona dalla bocca dell'esegeta, come da uno che mastica, ed è dolce alla bocca del cuore, non a quella del corpo.

8 - [v 104.] L'umile obbedienza, via alla sapienza

Che significa l'espressione: Dai tuoi comandamenti ho compreso?

Una cosa infatti è: Ho compreso i tuoi comandamenti; e un'altra: Ho compreso dai tuoi comandamenti.

Indica certamente che egli dai comandamenti di Dio ha compreso una non so quale altra cosa.

Per quanto posso arguire, ci lascia intendere che egli, osservando i comandamenti del Signore, è giunto a comprendere appieno le cose che desiderava conoscere.

Come sta scritto: Desideri la sapienza?

Osserva i comandamenti e Dio te la concederà. ( Sir 1,23 )

In tal modo nessuno che non voglia camminare all'indietro presumerà di giungere alle altezze della sapienza senza prima essersi acquistato l'umiltà dell'obbedienza.

In effetti, il possesso della sapienza è impossibile se non vi si giunge procedendo secondo l'ordine [ voluto da Dio ].

Ecco dunque il suggerimento da ascoltare: Non cercare quel che è al di sopra di te, e non scrutare ciò che sorpassa le tue forze; ma a ciò che ti è comandato da Dio, a quello pensa sempre. ( Sir 3,22 )

In questa maniera, l'uomo attraverso la sottomissione ai comandamenti giunge alla conoscenza perfetta delle verità occulte.

Che se alle parole: A ciò che ti è comandato da Dio a quello pensa, l'autore aggiunge l'avverbio sempre, lo fa per dirci che, come è necessario praticare l'obbedienza per raggiungere la sapienza, così anche quando si è raggiunta questa sapienza non si può trascurare l'obbedienza stessa.

Pertanto le parole: Dai tuoi comandamenti ho compreso, sono dette dalle membra di Cristo più avanzate spiritualmente.

Le pronunzia. cioè, il corpo di Cristo in coloro che non solo osservano i comandamenti ma, proprio per la loro fedeltà ai comandamenti, sono favoriti del dono d'una più completa cognizione della sapienza.

Dice: Per questo io odio ogni via d'iniquità.

L'amore della giustizia deve, infatti, odiare ogni sorta d'iniquità: quell'amore che è tanto più intenso quanto più l'infiamma la dolcezza d'una maggiore sapienza.

Ma questa sapienza è accordata solo a chi è soggetto a Dio e comprende meglio la portata dei suoi comandamenti.

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