La Genesi alla lettera

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Libro X

1.1 - Fu l'anima della donna derivata da quella dell'uomo?

L'ordinato svolgimento del nostro commento pare esigere che adesso trattiamo del peccato del primo uomo; siccome però la Scrittura narra come fu fatto il corpo della donna senza dir nulla [ della creazione ] dell'anima, ha destato in noi una più forte attenzione a indagare più accuratamente come si possano o non si possano confutare gli scrittori i quali pensano che l'anima derivi da quella dell'uomo come il corpo deriva da quello di lui, il germe di quello e di questa venendo trasmesso dai genitori nei figli.

Il motivo principale che spinge quegli scrittori a dire che Dio creò un'anima sola che egli insufflò sulla faccia dell'uomo, da lui plasmato con la polvere, in modo da creare poi con quell'anima tutte le altre anime degli uomini, come il corpo di ogni altro uomo con il corpo di quello, è che prima fu creato Adamo e solo in seguito Eva.

Donde Adamo avesse il corpo e donde l'anima lo dice la Scrittura; dice cioè che il suo corpo è polvere, la sua anima, al contrario, è soffio di Dio.

La Scrittura invece dice bensì che Eva fu creata venendo tratta dalla costola d'Adamo, ma non dice che Dio le diede lo spirito vitale come all'uomo, soffiando su di essa, come se l'anima e il corpo della donna fossero derivati dall'uomo che era già dotato dell'anima.

Infatti - obiettano essi - o la Scrittura non avrebbe dovuto far alcun cenno nemmeno dell'anima dell'uomo in modo che comprendessimo - secondo la nostra capacità - o almeno credessimo ch'essa era stata data da Dio oppure, se la Scrittura non ha passato sotto silenzio questo fatto per paura che pensassimo che Dio creò anche l'anima col trarla dalla terra come il corpo dell'uomo, avrebbe dovuto ugualmente non omettere di parlare dell'anima della donna, perché non immaginassimo che le fosse stata trasmessa come un germe dell'uomo, se ciò non corrisponde al vero.

Ecco perché - dicono essi - la Scrittura non dice che Dio soffiò [ l'alito vitale ] sulla faccia della donna, poiché in realtà anche la sua anima deriva da quella dell'uomo.

1.2 - Si risponde al quesito

A questa obiezione si può replicare facilmente.

Se infatti quegli scrittori pensano che l'anima della donna fu creata col venir tratta dall'anima dell'uomo, per il fatto che la Scrittura non dice che Dio soffiò [ l'alito vitale ] sul volto della donna, perché mai pensano che la donna ricevette la propria anima dall'uomo, dal momento che neppure ciò è menzionato dalla Scrittura?

Per conseguenza, se tutte le anime degli esseri umani che nascono Dio le crea allo stesso modo in cui creò quella del primo uomo, il silenzio della Scrittura a proposito [ della creazione ] delle altre anime è dovuto al fatto che ciò che essa narra della creazione di quell'anima può ragionevolmente intendersi di tutte le altre anime.

Se dunque la Scrittura doveva informarci su questo punto, lo doveva fare soprattutto se nel caso della donna fosse avvenuto qualcosa di diverso da ciò ch'era avvenuto nel caso dell'uomo, nel caso cioè che l'anima della donna fosse derivata dal corpo di Adamo vivificato dall'anima, mentre il corpo di Adamo ebbe un'origine diversa da quella della sua anima.

Proprio questa differenza del modo di creazione la Scrittura non doveva passarla sotto silenzio perché noi non immaginassimo questa creazione alla stregua di quella [ dell'anima ] dell'uomo che già conoscevamo.

Dal momento perciò che la Scrittura non dice che l'anima della donna fu tratta da quella dell'uomo, è più plausibile pensare che in tal modo abbia voluto ammonirci di non immaginare a questo proposito nulla di diverso da quello che sapevamo dell'anima dell'uomo, che cioè alla donna fu data l'anima come fu data all'uomo.

Tanto più che l'occasione più evidente d'indicare questa differenza era, se non quando la donna fu formata, almeno quando in seguito Adamo disse: Questa sì è ora osso delle mie ossa e carne della mia carne. ( Gen 2,23 )

Con quanta più tenerezza e amore Adamo avrebbe aggiunto: "e anima dell'anima mia!".

Con queste considerazioni non è tuttavia già risolta una questione così complessa sì da indurci a ritenere come evidente e sicura una delle due opinioni.

2.3 - Stato della questione secondo le indagini dei libri precedenti

Dobbiamo perciò esaminare in primo luogo se questo libro della sacra Scrittura, che abbiamo commentato fin dalla prima frase, ci permette di aver dubbi su questo punto; allora potremo forse ricercare con ragione quale opinione dovremo scegliere di preferenza o quali limiti dobbiamo rispettare se la soluzione di questo problema rimane incerta.

Una cosa è sicura: il sesto giorno Dio fece l'uomo a propria immagine, e la Scrittura soggiunge: maschio e femmina li fece. ( Gen 1,27 )

La prima delle due frasi, in cui è ricordata l'immagine di Dio, l'abbiamo intesa in rapporto all'anima; la seconda, invece, in cui si parla della differenza del sesso, l'abbiamo intesa in rapporto al corpo.

Inoltre i numerosi e stringenti testi della Scrittura esaminati e discussi da noi non ci permettevano di comprendere come nel medesimo sesto giorno fosse formato l'uomo col fango e tratta dalla sua costola la donna, ma [ era chiaro che ] questi fatti erano stati compiuti in seguito, dopo le opere primordiali di Dio con cui creò tutte le cose simultaneamente.

Ecco perché ci siamo chiesti che cosa dovessimo pensare a proposito dell'anima umana.

Dopo aver discusso il problema sotto ogni punto di vista, l'opinione che ci parve più attendibile o più tollerabile fu che l'anima dell'uomo fu fatta tra le opere della creazione primordiale, ma che del corpo fu creata solo la regione seminale inserita come un germe in questo mondo materiale.

In caso diverso noi saremmo costretti ad ammettere, in contrasto con le asserzioni della Scrittura, che il sesto giorno fu compita tutta la creazione, cioè la creazione dell'uomo dal fango della terra e la creazione della donna dal fianco dell'uomo, oppure che l'uomo non fu assolutamente creato tra le opere del sesto giorno; o che fu creata solo la ragione causale del corpo umano, ma non creata affatto quella dell'anima, benché l'uomo risulti essere immagine di Dio piuttosto in relazione ad essa; oppure - anche se questa opinione non è in contrasto con le parole della sacra Scrittura, tuttavia sembra strana e inaccettabile - che la ragione causale dell'anima umana fu costituita o in una creatura spirituale, creata solo per questo scopo, benché la stessa creatura in cui sarebbe stata costituita questa ragione non sia ricordata tra le opere [ della creazione ] di Dio, oppure che fu costituita in qualche altra creatura ricordata tra quelle opere - come negli uomini già esistenti c'è latente la ragione causale dei figli da procreare -; ma in questo modo noi dovremmo ammettere che l'anima è progenie di angeli o - ipotesi più insostenibile - progenie di qualche elemento naturale.

3.4 - Triplice ipotesi sull'origine dell'anima

Ma se ora si afferma che la donna ricevette l'anima non dall'uomo bensì come lui da Dio che la fece in quanto Dio crea un'anima individuale per ciascuna persona, allora l'anima della donna non fu creata tra le opere primordiali di Dio.

Se invece diciamo che allora fu creata la ragione causale universale di tutte le anime, allo stesso modo che esiste negli uomini la ragione causale di generare, si torna all'opinione urtante e difficile ad ammettere secondo la quale le anime sarebbero prole di angeli oppure - nell'ipotesi più sconveniente - prole del cielo materiale o di qualche altro elemento anche inferiore.

Bisogna perciò esaminare, anche se la verità resta nascosta, qual è almeno l'ipotesi più sostenibile: se quella enunciata poco più sopra o quella secondo la quale tra le opere originarie di Dio fu creata l'unica anima del primo uomo dal quale per via di generazione verrebbero create tutte le altre anime umane, oppure quella secondo cui sono create successivamente nuove anime, di cui non fu costituita precedentemente neanche la ragione causale nelle opere originarie di Dio del sesto giorno.

Di queste tre ipotesi le prime due non sono in contrasto con quanto afferma la Scrittura delle opere originarie della creazione, quando furono create simultaneamente tutte le cose.

Infatti sia ammettendo che la ragione causale dell'anima fu creata in qualche creatura come in una madre, di modo che tutte le altre anime verrebbero generate da essa - ma verrebbero create da Dio quando le dà a ciascun essere umano come i corpi sono generati dai genitori - sia ammettendo invece che la ragione causale non era, come la ragione causale della prole, presente nei genitori, ma quando fu creato il "giorno" l'anima fu creata interamente come fu creato il "giorno" stesso, il cielo e la terra e furono creati i luminari del cielo, le due ipotesi non sono contrarie a quanto afferma la Scrittura, e cioè: Dio fece l'uomo a propria immagine. ( Gen 1,27 )

3.5 - Come la terza ipotesi è compatibile con la creazione simultanea

Non è invece così facile vedere come la terza ipotesi non sia contraria all'interpretazione secondo la quale si ritiene che l'uomo fu fatto a immagine di Dio il sesto giorno e che in forma visibile fu creato solo dopo il settimo giorno.

Noi potremmo dire che vengono create nuove anime dal momento che né esse né le loro ragioni causali - come quella della prole nel genitore - furono create il sesto giorno insieme alle opere cominciate e terminate allo stesso tempo dalle quali Dio si riposò il settimo giorno.

Se difendessimo una simile opinione, dovremmo stare attenti a non svuotare di significato quanto la Scrittura afferma con tanta precisione, che cioè Dio portò a termine in sei giorni tutte le sue opere che aveva create molto buone, se Dio si proponeva di creare ancora delle sostanze che allora non aveva fatte né in se stesse e neppure nelle loro ragioni causali; salvo che intendiamo la Scrittura nel senso che Dio ha in se stesso, senza averla posta in alcuna creatura, la ragione causale delle anime da dare a ciascun essere umano che nasce; ma, poiché queste anime non sono creature di una specie diversa da quella, in rapporto alla quale l'uomo fu creato a immagine di Dio il sesto giorno, non è esatto dire che Dio fa adesso creature che non avrebbe portato a termine allora.

Allora infatti aveva già creato un'anima come quelle che crea anche ora.

Per conseguenza Dio non fa ora una nuova specie di creatura che non avrebbe creato allora tra le sue opere portate a termine.

Per di più questa attività non è in contrasto con le ragioni causali degli esseri destinati a esistere un giorno e incorporate all'origine nell'universo, ma è piuttosto in armonia con esse dal momento che anime come quelle che Dio crea ed infonde ora sono appropriate per essere infuse nei corpi umani, la cui propagazione si prolunga a partire dalle opere primordiali con una successione incessante.

3.6 - La questione dev'essere meglio esaminata

Per conseguenza qualunque sia tra queste tre ipotesi quella che ci convincerà essere più attendibile, dovremo allontanare da noi ogni paura di dar l'impressione di difendere un'opinione incompatibile con le parole del libro della Genesi che narra la creazione primordiale dei sei giorni.

Intraprendiamo quindi, con l'aiuto di Dio, un esame più attento della presente questione, se mai per caso ci fosse possibile arrivare, se non ad una spiegazione lampante di cui non si debba avere più alcun dubbio, per lo meno ad un'opinione talmente accettabile da poterla sostenere ragionevolmente finché non brilli alla mente qualche certezza.

Se non saremo capaci di arrivare neppure a questo risultato poiché gli argomenti si controbilanciano ugualmente da ogni parte, si vedrà per lo meno che nella nostra esitazione abbiamo evitato non lo sforzo di una ricerca ma la temerità nell'affermare.

In tal modo, se uno è sicuro di possedere la verità sulla questione qui discussa, si degni d'istruirmi, se al contrario fonda la sua certezza non sull'autorità della Scrittura o d'una ragione evidente ma su la propria presunzione, non disdegni di condividere la mia esitazione.

4.7 - Certezze sulla natura e sull'origine dell'anima

Innanzitutto dobbiamo ritenere con assoluta certezza che la sostanza dell'anima non può cambiarsi nella sostanza corporea di modo che quella ch'era un'anima diventi un corpo né cambiarsi in un'anima irrazionale, in modo cioè che un'anima umana possa divenire l'anima d'una bestia né cambiarsi nella sostanza di Dio; e così viceversa dobbiamo ritenere che né un corpo né un'anima irrazionale né la sostanza di Dio possono mutarsi e divenire un'anima umana.

Non dev'essere neppure meno certo che l'anima non può essere se non una creatura di Dio.

Per conseguenza, se Dio fece l'anima senza trarla né da un corpo né da un'anima irrazionale né da lui stesso, resta che la fece traendola o dal nulla o da qualche creatura spirituale, ma in ogni caso razionale.

Voler dimostrare però che Dio fece dal nulla qualche essere dopo aver terminato tutte le opere con cui creò ogni cosa simultaneamente è una pretesa eccessiva e io non so se ciò può essere provato in base a testi evidenti.

Non si può, inoltre, nemmeno esigere da noi che spieghiamo cosa l'uomo sia incapace di comprendere o, se già è capace, sarebbe strano che potesse persuadere alcun altro, salvo che uno sia anche lui capace di comprendere questo problema da se stesso senza che nessuno si sforzi d'insegnarglielo.

È quindi più sicuro, in argomenti di tal genere, non attenersi a congetture umane, ma esaminare a fondo i testi della sacra Scrittura.

5.8 - L'anima non deriva né dagli angeli né dagli elementi, né dalla sostanza divina

Nei Libri canonici [ della sacra Scrittura ] io non trovo alcun testo che autorizzi a pensare che Dio crei le anime derivandole dagli angeli che sarebbero, per così dire, i genitori, e molto meno dagli elementi materiali del mondo; salvo che per caso c'induca a crederlo un testo del profeta Ezechiele ov'è presentata la risurrezione dei morti con la reintegrazione dei loro corpi, quando viene chiamato dai quattro venti del cielo il soffio vitale da cui sono vivificati perché risorgano.

Così infatti è scritto: Allora il Signore mi disse: Parla in mio nome, rivolgiti al soffio della vita, o figlio dell'uomo, dicendo al soffio: Così dice il Signore: Vieni dai quattro venti del cielo e soffia su questi morti e fa sì che tornino in vita.

Io pronunciai le parole che il Signore mi aveva ordinato di dire e il soffio della vita entrò in quei corpi ed essi ripresero la vita e si alzarono in piedi: [ era ] una folla sterminata. ( Ez 37,9-10 )

Mi pare che in questo passo venga indicato sotto forma profetica che gli uomini risusciteranno non solo nella pianura ov'era rappresentata quell'azione ma da tutto il mondo e ciò fu raffigurato simbolicamente mediante il vento soffiante dalle quattro parti del mondo.

Infatti neppure il soffio che uscì dalla bocca del Signore quando alitò [ sui discepoli ] e disse: Ricevete lo Spirito Santo, ( Gv 20,22 ) era la sostanza dello Spirito Santo, ma certamente con l'alitare voleva far capire che lo Spirito Santo procede da lui come quel soffio procedeva dal proprio corpo.

Ma siccome il mondo non è unito a Dio in unità di persona come il corpo del Signore è unito al Verbo, unigenito Figlio di Dio, noi non possiamo dire che l'anima deriva dalla sostanza di Dio come quel soffio proveniente dai quattro venti fu prodotto dalla sostanza del mondo. Io tuttavia credo che quel soffio era una cosa ma ne simboleggiava un'altra, come può farlo comprendere bene l'esempio dell'alito che usciva dal corpo del Signore, anche se Ezechiele nel passo citato prevede, in una rivelazione fatta per simboli, non la risurrezione del corpo come si attuerà realmente un giorno, ma il ristabilimento inaspettato del popolo [ israelitico ], ch'era senza speranza, per opera dello Spirito del Signore che ha riempito tutto il mondo. ( Sap 1,7 )

6.9 - Esame della seconda e terza opinione alla luce di Is 57,7

Vediamo dunque adesso a quale opinione di preferenza danno sostegno i testi della sacra Scrittura: se a quella secondo la quale si dice che Dio creò una sola anima e l'infuse nel primo uomo e da essa fece derivare tutte le altre come dal corpo di quello tutti gli altri corpi; oppure a quella secondo la quale si dice che Dio crea un'anima individuale per ciascun essere umano, mentre tutte le altre le crea come creò quell'unica per Adamo senza farle derivare da essa.

Ciò che la Scrittura dice per mezzo d'Isaia: Sono io che ho creato ogni soffio vitale, ( Is 57,16 ) per il fatto che il contesto mostra chiaramente che parla dell'anima, può essere inteso conforme all'una e all'altra ipotesi.

Poiché, sia che Dio faccia le anime col trarle dall'unica anima del primo uomo, sia che le faccia col trarle da qualche altra fonte a noi ignota, è sempre lui che crea tutte le anime.

6.10 - Un altro passo scritturistico: Sal 33,15

Inoltre, quanto all'altro [ testo della Scrittura ] che dice: È lui che ha formato ad uno ad uno i loro cuori, ( Sal 33,15 ) se vorremo intendere il termine "cuore" nel senso di "anima", non contraddice a nessuna delle due ipotesi a proposito delle quali ora siamo esitanti: sia infatti che Dio plasmi l'anima individuale per ciascuno traendola dall'unica che insufflò sul volto del primo uomo, sia che formi le anime ad una ad una e le infonda nei corpi o che le formi negli stessi in cui le ha infuse è proprio lui a crear le anime individuali come anche i corpi.

La frase citata del Salmo si riferisce - a mio parere - al fatto che, sotto l'azione della grazia, le nostre anime vengono rinnovate e formate a immagine di Dio.

A questo proposito l'Apostolo dice: È per grazia che siete stati salvati mediante la fede; la salvezza però non viene da voi ma è dono di Dio; non viene dalle opere perché nessuno si vanti.

È Dio che ci ha fatti e ci ha creati unendoci a Cristo in vista delle opere buone. ( Ef 2,8-10 )

Non possiamo però intendere queste parole nel senso che i nostri corpi sarebbero stati creati e plasmati mediante la grazia della fede, ma nel senso in cui nel Salmo è detto: Crea, Dio, in me un cuore puro. ( Sal 51,12 )

6.11 - Si analizza Zc 12,1

Nello stesso senso è da intendere - a mio parere - anche il testo [ della Scrittura ] che dice: Colui che formò lo spirito dell'uomo dentro di lui, ( Zc 12,1 ) nel senso cioè che una cosa è infondere un'anima già creata e un'altra cosa crearla nell'uomo stesso, ossia ricrearla e rinnovarla.

Ma anche se la frase citata non l'intendiamo riferita alla grazia, mediante la quale veniamo rinnovati, ma alla natura in cui nasciamo, può essere intesa in conformità dell'una e dell'altra opinione; poiché o è Dio stesso a formare nell'uomo, traendola dall'unica anima del primo uomo, la sostanza che è simile a un seme dell'anima per vivificare il corpo, o è ugualmente Dio stesso a formare lo spirito vitale che non è trasmesso come una propaggine dell'anima di Adamo ma che, provenendo da un'altra sorgente, è infusa nel corpo ed è diffusa attraverso i sensi di questa carne mortale perché l'uomo diventi un'anima vivente.

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