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Lettera 111

Scritta verso la fine del 409.

Agostino esorta il prete Vittoriano a sopportare con la preghiera le sciagure seminate dai barbari e dai Circoncellioni, attribuite dai pagani alla religione Cristiana, e spiega perché Dio permette tali sventure con molti esempi biblici ( n. 1-6 ).

Racconta la prodigiosa liberazione della nipote del vescovo Severo che era stata ridotta schiava ( n. 7 ).

Dopo aver ribadito la necessità della preghiera, dimostra che la violenza materiale sofferta dalle vergini cristiane non pregiudica la loro castità ( n. 8-9 ).

Agostino saluta nel Signore il dilettissimo signore e desideratissimo fratello e collega nel sacerdozio Vittoriano

1 - Immenso dolore per la notizia delle invasioni barbariche

Un grande dolore ha invaso il mio cuore leggendo la tua lettera con cui mi hai chiesto di risponderti piuttosto a lungo su alcuni quesiti, sebbene tali sciagure debbano essere seguite con lunghi gemiti e pianti anziché spiegate con scritti prolissi.

Tutto il mondo è afflitto da tanti flagelli, che non v'è quasi paese ove non si compiano e si lamentino devastazioni come quelle che m'hai esposte nella tua lettera.

Non è molto che alcuni dei nostri fratelli sono stati uccisi dai barbari perfino nei deserti dell'Egitto, ch'essi avevano scelto come luoghi sicuri per costruirvi i loro monasteri lontani da ogni strepito.

E credo che pure a voi sia giunta notizia delle scelleratezze compiute non molto addietro dai barbari nelle regioni d'Italia e nelle Gallie.

Adesso poi giungono notizie consimili pure dalla Spagna, che per tanto tempo era rimasta immune da tali sciagure.

Ma perché cercare così lontano?

Perfino nella nostra regione d'Ippona, siccome non era stata toccata dai barbari, gli attacchi briganteschi dei chierici Donatisti e dei Circoncellioni devastano le nostre chiese con tale furore che a loro confronto i misfatti dei barbari sono forse meno atroci.

Quale barbaro infatti ha mai escogitato, come questi assassini, di versare calce stemperata con aceto negli occhi dei nostri chierici, dopo averne straziate le altre membra con orrende battiture e ferite?

Essi inoltre saccheggiano e incendiano le case, portando via i cereali e spargendo per terra vino ed olio; minacciando tali rappresaglie costringono anche molti altri a farsi ribattezzare.

Proprio ieri mi è stato riferito che in una sola località, costrette dal terrore delle minacce di questi briganti, sono state ribattezzate ben quarantotto persone.

2 - Empie accuse dei pagani contro la religione cristiana

Dobbiamo sì deplorare queste calamità, ma non ce ne dobbiamo meravigliare.

Occorre invece innalzare le nostre suppliche a Dio perché, trattandoci non secondo i nostri peccati ma secondo la sua misericordia, ci liberi da così gravi sciagure.

In realtà cos'altro avrebbe dovuto aspettarsi l'umanità, dal momento che tali calamità sono state predette tanto tempo prima dai Profeti e dal Vangelo?

Non dovremmo quindi essere tanto incoerenti con noi stessi, da credere alle profezie quando le leggiamo e lamentarci poi quando si avverano!

Anzi, pure coloro che non credevano queste cose quando le udivano o le leggevano scritte nei libri della sacra Scrittura, dovrebbero crederle almeno adesso nel vederle avverate!

Accadrebbe allora che in tali angosciose afflizioni, come sotto il torchio di Dio nostro Signore, non solo ne uscirebbe la morchia delle mormorazioni e delle bestemmie degli infedeli, ma ne colerebbe pure di continuo l'olio limpido delle lodi e delle orazioni dei fedeli.

A coloro poi che non cessano di scagliare empi rimproveri contro la fede cristiana dicendo che prima della predicazione della dottrina di Cristo nel mondo l'umanità non era vittima di simili sventure, è facile rispondere con le stesse parole del Signore scritte nel Vangelo: Il servo che, non avendo conosciuto la volontà del proprio padrone, fa cose degne di castigo, riceverà un minor numero di battiture, ma quello che, conoscendo la volontà del padrone, fa cose degne di castigo riceverà molte battiture. ( Lc 12,47-48 )

Quale meraviglia dunque se negli attuali tempi cristiani il mondo, simile ad un servo che già conosce la volontà del suo Signore e si ostina a fare cose degne di castigo, riceve molti flagelli?

Gli empi considerano la straordinaria celerità con cui si diffonde la predicazione del Vangelo, ma non considerano la grande perversità con cui viene da essi disprezzato!

Peraltro i servi di Dio umili e santi, i quali in questo mondo soffrono doppiamente, cioè sia a cagione degli empi sia insieme con questi, hanno però le loro consolazioni nella speranza della vita futura.

Ecco perché l'Apostolo dice: I patimenti del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che si manifesterà in noi. ( Rm 8,18 )

3 - Perché le sciagure colpiscono pure i buoni

Tu però, carissimo, dici di non poter sostenere le affermazioni di coloro che dicono: '' Se noi peccatori meritiamo questi castighi, perché mai furono uccisi dalla spada dei barbari pure tanti servi di Dio e condotte schiave tante serve del Signore? ".

A costoro rispondi, con umile sincerità e pietà, in questo modo: '' Per quanto grande possa essere la nostra santità e l'obbedienza prestata a Dio, potremmo forse essere migliori dei tre giovani gettati nella fornace di fuoco ardente, per aver voluto rispettare la legge di Dio? "

Ciononostante leggi quello che dice Azaria, uno dei tre, il quale prendendo la parola in mezzo al fuoco esclamò: Sei benedetto, Signore, Dio dei nostri padri, e degno di lode; e il tuo nome è glorioso in eterno; poiché tu sei giusto riguardo a tutte le cose che hai fatte a noi e tutte le tue opere sono verità e retta è la tua condotta e giusti sono i tuoi giudizi; giudizio conforme a verità hai fatto nel far cadere sciagure su di noi e su Gerusalemme, la città santa dei nostri padri, poiché con verità e giustizia le hai fatte cadere su di noi a causa dei nostri peccati, avendo noi peccato e disubbidito alla tua legge e non avendo dato ascolto ai tuoi precetti promulgati per il nostro bene; tutti i castighi che ci hai inflitti ce li hai inflitti con perfetta giustizia.

Ci hai inoltre consegnati nelle mani dei nostri peggiori nemici, uomini iniqui e prevaricatori, di un re iniquo, anzi il peggiore che sia su tutta la terra.

Ed ora non potremmo neppure aprir bocca, divenuti oggetto di vergogna e di ludibrio per i tuoi servi e per coloro che ti adorano.

Per amor del tuo nome, o Signore, non ci abbandonare per sempre e non rompere la tua alleanza con noi, per amor d'Abramo, tuo prediletto, d'Isacco tuo servo e d'Israele tuo santo, ai quali hai dato solenne promessa che avresti moltiplicata la loro discendenza come le stelle del cielo e come l'arena del mare; perché noi, o Signore, siamo diventati i più piccoli tra tutti i popoli e a causa dei nostri peccati siamo umiliati su tutta la terra. ( Dn 3,25-37 )

Tu vedi bene, o fratello, quali degni santi e forti giovani erano quelli!

Erano in mezzo alle tribolazioni, dalle quali peraltro vennero risparmiati perché le stesse fiamme non osavano toccarli; eppure confessavano senza alcuna reticenza i loro peccati, in pena dei quali riconoscevano d'esser umiliati come meritavano e con giustizia.

4 - Sentimenti di umiltà del santo giovane Daniele

Ancora: possiamo noi forse essere migliori dello stesso Daniele?

Dio stesso, per bocca del profeta Ezechiele, dice di lui al principe di Tiro: Sei tu forse più sapiente di Daniele? ( Ez 28,3 )

Egli è altresì uno dei tre soli giusti, che il Signore dice d'esser disposto a salvare, mostrando così in loro tre modelli di giusti ch'egli salverebbe senza però salvare insieme anche i loro figli; questi tre giusti sono Noè, Daniele e Giacobbe. ( Ez 14,14 )1

Leggi tuttavia pure la preghiera di Daniele e osserva come egli nello stato di cattività confessa non solo i peccati del suo popolo, ma pure i propri dichiarando che in castigo di essi era stato ridotto dalla giustizia di Dio nello stato ignominioso della cattività.

Così infatti leggiamo nella Scrittura: E rivolsi la mia faccia al Signore Iddio per pregarlo e supplicarlo con digiuni e col cilizio; pregai il Signore mio Dio e gli innalzai lodi dicendo: O Signore, Dio grande e ammirabile, che mantieni il tuo patto e la misericordia verso quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, sì, noi abbiamo peccato, abbiamo trasgredito la tua legge, abbiamo agito da empi, ci siamo allontanati e usciti dalla via dei tuoi comandamenti e dei tuoi precetti, non abbiamo dato ascolto ai Profeti, tuoi servi, i quali parlavano in nome tuo ai nostri re e a tutto il popolo della terra.

A te, Signore, la giustizia, a noi la vergogna, come accade ora agli uomini di Giuda, agli abitanti di Gerusalemme e a tutto Israele, ai vicini e ai lontani su tutta la terra in cui li hai dispersi in castigo della loro ribellione e perché t'hanno disonorato, o Signore.

A noi quindi la vergogna e ai nostri re, ai nostri principi e ai nostri padri, perché abbiamo peccato.

A te, invece, o Signore Dio nostro, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati e non abbiamo dato ascolto alla voce del Signore Dio nostro in modo da comportarci secondo i precetti della sua legge ch'egli ci aveva dato per mezzo dei Profeti, suoi servi.

E tutto Israele ha peccato contro la tua legge e s'è allontanato per non udire la tua voce; così è venuta su di noi la maledizione e l'imprecazione scritta nella Legge di Mosè, ( Dt 27,13 ) tuo servo.

Poiché abbiamo peccato contro di lui, egli ha adempiuta la minaccia pronunciata contro di noi e i nostri principi che ci governano, mandando su di noi una sciagura immane: mai sciagura si è vista sotto il cielo, quale è capitata a Gerusalemme.

Tutte queste sciagure sono cadute su di noi secondo quanto sta scritto nella legge di Mosè, ma noi non abbiamo pregato il Signore Dio nostro che ci liberasse dai nostri peccati e ci facesse comprendere tutta la tua verità.

Il Signore ha vegliato però su ciascuno dei suoi santi e ci ha fatto piombare in queste sciagure, perché giusto è il Signore Dio nostro in tutte le sue opere, mentre noi non abbiamo ascoltato la sua voce.

Ed ora, Signore Dio nostro, che traesti fuori dall'Egitto il tuo popolo dispiegando tutta la tua potenza e ti sei fatta una fama che dura ancora tutt'oggi, ecco che noi abbiamo peccato contro la tua legge.

O Signore, in virtù di tutte le tue misericordie distogli da noi la tua collera e il tuo sdegno dalla tua città di Gerusalemme e dal tuo monte santo.

Poiché, a causa dei nostri peccati e delle iniquità dei nostri padri, Gerusalemme e il tuo popolo è divenuto scherno di tutte le popolazioni circonvicine.

E ora ascolta, o Dio nostro, le suppliche e la preghiera del tuo servo: mostraci benigno il tuo volto sopra il tuo santuario, ch'è rimasto deserto.

Per amore di te stesso, o Signore, porgi l'orecchio e ascolta, apri i tuoi occhi e guarda la desolazione nostra e di Gerusalemme, la tua città sulla quale è invocato il tuo nome; poiché noi umiliamo la nostra preghiera al tuo cospetto, fiduciosi non già nella nostra santità, bensì nella tua grande misericordia.

Esaudiscici, o Signore, placati, o Signore, presta ascolto e, per amor di te stesso, non indugiare, mio Dio, perché il tuo nome è invocato nella tua città, sulla tua città e sul tuo popolo.

E io continuo a parlare, a pregare, a enumerare i miei peccati e quelli del popolo. ( Dn 11,2-30 )

Vedi come il Profeta elenca prima i suoi peccati e poi quelli del suo popolo; egli esalta la giustizia di Dio e innalza lodi a Dio per il fatto che flagella pure i suoi santi e non già a torto, ma in castigo dei loro peccati.

Orbene, se dicono questo uomini che per la loro singolare santità furono lasciati illesi dalle fiamme e dai leoni, che cosa non dovremmo dire noi nella nostra miseria, noi che, per quanto possa sembrarci grande la nostra santità, siamo ben lungi da essa?

5 - Il benefico influsso del martirio dei santi

Qualcuno potrebbe forse pensare che quei servi di Dio, i quali - a quanto dici - sono stati uccisi dai barbari, avrebbero dovuto essere salvati da una tale morte, come lo furono a Babilonia i tre giovani dalle fiamme e come lo fu Daniele dai leoni; costui però sappia che quei miracoli furono compiuti appunto perché i re, che li avevano condannati a quei supplizi, si persuadessero che quei tre adoravano il vero Dio.

In realtà Iddio nei suoi occulti disegni e nella sua misericordia aveva come scopo di provvedere in quel modo alla salvezza di quei re.

Iddio, al contrario, non volle provvedere in questo modo al bene del re Antioco, il quale con crudeli supplizi aveva tolto di mezzo i Maccabei, ( 2 Mac 7,1 ) ma punì con più terribile severità il cuore del re in castigo d'aver sottoposto i suoi servi al martirio, anche se per loro gloriosissimo.

Leggi tuttavia che cosa dice pure uno dei Maccabei, che subì il martirio dopo altri cinque fratelli.

È infatti scritto: E dopo si passò al sesto.

Ora, mentre moriva sotto le torture, disse: Non ti fare stolte illusioni sul conto nostro; noi soffriamo sì queste pene perché abbiamo peccato contro il nostro Dio e queste sciagure ce le siamo meritate; ma tu non credere d'andare impunito avendo voluto combattere contro Dio e la sua Legge con le tue leggi. ( 2 Mac 7,18s )

Vedi come anche costoro hanno di se stessi sentimenti di sincerità e di umiltà confessandosi flagellati dal Signore per i propri peccati.

Poiché la sacra Scrittura dice: Il Signore castiga colui che egli ama e frusta ogni figlio che riconosce per suo. ( Pr 3,12; Eb 12,6 )

Per lo stesso motivo anche l'Apostolo dice: Se ci esaminassimo da noi, non saremmo certo giudicati dal Signore; quando poi veniamo giudicati dal Signore, veniamo da Lui castigati per non essere condannati con questo mondo. ( 1 Cor 11,31s )

6 - Dio guarda alle disposizioni spirituali in cui si muore

Leggi e predica con fede queste massime della sacra Scrittura e per quanto puoi guardati e insegna pure agli altri a guardarsi dal mormorare contro Dio in tali prove e tribolazioni.

Mi dici che alcuni buoni, fedeli e santi servi di Dio, sono stati uccisi dalla spada dei barbari; ma che importa se a scioglierli dai legami del corpo sia stata la spada o la febbre?

Il Signore in realtà guarda non già alla causa per cui avviene la morte dei suoi servi, bensì alle disposizioni interiori in cui si trovano al momento del loro ritorno a Lui.

C'è bensì il fatto che una lunga malattia comporta una sofferenza maggiore d'una morte rapidissima, ma ciononostante leggiamo nella sacra Scrittura la lunga e orribile malattia sopportata da Giobbe, alla cui santità ha reso sì alta testimonianza Dio stesso, che non può sbagliare. ( Gb 1,8 )

7 - Un miracolo

È certo assai grave e deplorevole che sante e caste donne siano state ridotte in schiavitù, ma non è schiavo il loro Dio e non abbandona le sue schiave se le riconosce veramente per sue.

Poiché quei santi, di cui ho ricordato i patimenti e i sentimenti di umiltà e di fede riferiti dalle sacre Scritture, quando dai loro nemici furono trascinati in cattività, espressero quei sentimenti perché da essi, leggendoli nella sacra Scrittura, imparassimo che i servi del Signore, anche se ridotti in schiavitù, non vengono abbandonati da Dio.

Possiamo quindi comprendere quale miracolo Iddio onnipotente e misericordioso vorrà compiere, anche per mezzo di quelle donne, nelle stesse regioni dei barbari.

Quanto a voi, non dovete tralasciare d'innalzare i vostri gemiti a Dio per loro; cercate anche, per quanto potrete e il Signore vi permetterà dandovene il tempo e la possibilità, di venire a sapere che cosa sia avvenuto di esse e quali conforti possano ricevere da voi.

Pochi anni fa, dal paese di Sitifi fu rapita dai barbari una religiosa, nipote del vescovo Severo, la quale poi, grazie a un miracolo della misericordia di Dio, venne restituita ai propri genitori.

La casa dei barbari, in cui la giovane era stata condotta schiava, fu funestata da un'improvvisa malattia dei padroni, per cui tutti i barbari, tre o più fratelli, vennero a trovarsi in pericolo di vita.

La loro madre, che aveva notato la devozione della giovane consacrata al Signore, concepì la ferma speranza che per le sue preghiere i suoi figli sarebbero stati salvati dalla morte ormai imminente; le chiese allora di pregare per loro, promettendole che, se fossero guariti, l'avrebbero restituita ai suoi genitori.

Essa allora digiunò, pregò, fu presto esaudita.

Orbene, l'esito di questo fatto non dimostra forse che nei disegni di Dio esso era ordinato a questo scopo?

In tal modo quei tali, avendo ricuperata la salute per quell'improvviso beneficio di Dio, pieni di stupore e di rispetto per la giovane, mantennero la promessa fatta dalla madre.

8 - Conforto nell'umile preghiera all'Onnipotente

Prega quindi Dio per esse e domandagli d'insegnare pure ad esse a ricalcare i sentimenti che il su ricordato santo Azaria tra le altre cose espresse a Dio nella preghiera e nella confessione.

In realtà esse si trovano nella terra della loro cattività come erano quei giovani a Babilonia, ove non potevano, al pari di queste, offrire al Signore sacrifici secondo la loro usanza né portare la loro offerta all'altare del Signore né trovare alcun sacerdote, per mezzo del quale poter fare la loro offerta a Dio.

Ad esse conceda quindi il Signore di ripetere quanto disse Azaria nel seguito del suo cantico: Noi non abbiamo in questo tempo né principe né Profeta né condottiero né olocausto né oblazioni né supplicazioni né luogo per offrire sacrifici alla tua presenza e trovare misericordia, ma fa che siamo a te graditi per la contrizione dell'animo e l'umiltà dello spirito.

Come numerosi sacrifici di montoni e di tori e di grassi agnelli, così salga alla tua presenza il nostro sacrificio sì da santificare i tuoi devoti, perché non arrossiscano di vergogna coloro che ripongono in te la loro fiducia.

Ed ora ti seguiamo con tutto il cuore e ti temiamo e te solo cerchiamo, o Signore; deh! non ci far vergognare, ma agisci con noi secondo la tua bontà e la tua misericordia: salvaci coi tuoi prodigi e da' gloria al tuo nome, o Signore, ma siano confusi coloro che minacciano sciagure ai tuoi servi, vengano svergognati con la perdita della loro potenza illimitata e venga distrutta la loro forza, affinché riconoscano che sei tu il Signore, l'unico Dio, glorioso su tutta la terra. ( Dn 3,38-45 )

9 - L'integrità della castità risiede nella mente

Se esse pregheranno così e innalzeranno a Dio i loro gemiti, saranno assistite da Lui, che non manca di assistere i suoi e non lascerà perpetrare alcuna violenza dalla libidine dei barbari nelle loro membra castissime oppure, se lo permetterà, non lo imputerà loro a peccato.

Quando infatti l'anima rimane pura rifiutando il consenso ad atti osceni, rende esente dalla colpa anche il corpo: in tal caso tutto il male, che non ha né commesso né permesso nel proprio corpo la passione carnale della paziente, sarà attribuito solo alla colpa del delinquente: e qualunque sorta di violenza sarà considerata da Dio non come un peccato osceno derivante da perverso desiderio, ma come una cicatrice di martirio.

E ciò perché l'integrità della castità esercita tanta influenza sull'anima che, rimanendo questa inviolata, la pudicizia non può rimanere violata neppure nel corpo, anche nel caso che le membra abbiano sofferto la violenza.

Questa lettera, breve in rapporto al tuo desiderio, ma assai lunga in rapporto alle mie occupazioni, basti alla tua carità.

Molto più abbondanti consolazioni vi darà il Signore, se leggerete attentamente le sue Scritture.

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1 Aug., En. in ps. 132