La Chiesa

C 37

Il denaro nella Chiesa

Rif.

Cristo ha promesso a coloro che l'avrebbero seguito che non sarebbe loro mancato nulla in questo mondo.
La Chiesa, quindi, è sicura di ricevere per grazia la sua sussistenza materiale.
Nello stesso tempo, Cristo si mostra molto severo a riguardo di coloro che sono schiavi delle ricchezze e che le difendono come un diritto.
Questo duplice insegnamento indica molto bene come la Chiesa può gestire dei beni: non come diritto, ma come un dono gratuito la cui gratuità deve essere sempre conservata.
Il comportamento della Chiesa primitiva in materia ci fornisce numerosi argomenti di riflessione.

Testi

Rilievi

Rif.

1 - Amministrazione dei beni

Gv 13,29
Mt 10,9-10
Lc 10,4-8
Un apostolo tiene la borsa della comunità apostolica.
Ciò tornerà a suo danno, ma non ne mette in questione il principio.
Mentre ci si serve del denaro si deve sapere mostrare il proprio distacco.
E 51

Mc 10,30
2 Cor 6,10
La Chiesa riceverà, per dono di Dio, i beni necessari, ma non possiede nulla per se stessa.

At 19,9
1 Tm 5,17-18
At 4,32-37
2 Cor 8,20-22
Tracce di gestione di beni nella Chiesa da capire alla luce dei principi di cui sopra.

2 - La colletta

Rm 15,25-32
1 Cor 16,1-4
Un esempio molto dettagliato di una colletta nella Chiesa primitiva.

2 Cor 8,1.7.9
2 Cor 9,8-10
Si noti l'associazione tra il dono e la grazia.
Il dono significa la grazia ricevuta in Cristo; è grazia esso stesso.
Per giustificare la colletta Paolo si basa sulla gratuità e non sul diritto.

1 Cor 16,2-3
Is 49,23
Is 60,14
2 Cor 8,13-14
La colletta comporta una operazione di « raccolta » dei doni.
Sono le ricchezze dei pagani che si radunano
C 33
a Gerusalemme: senso ecclesiologico della colletta.

1 Cor 16,2
La colletta si « celebra » in domenica, perché questo giorno è per eccellenza il giorno della grazia e della comunità.
D 59

2 Cor 8,3-4.8
Essendo grazia, il dono alla colletta deve essere gratuito e spontaneo, e non tariffato.
Tocca ai ministri educare a questa gratuità.

2 Cor 9,12-13
2 Cor 8,4
La colletta è una « prestazione sacra » ( liturgia ), perché la carità che essa esprime è culto spirituale e la sua gratuità è un'azione per i doni gratuitamente ricevuti da Dio.  

3 - Rimunerazione dei ministri

1 Cor 9
Paolo sottolinea che è normale che un ministro trovi nella Chiesa il suo salario che lo possa rendere « libero ».
Ma egli non può essere legato e questo diritto vale solo a condizione che sia ammesso dalla comunità.

1 Cor 4,12
At 18,3
1 Cor 9,15-18
Egli ha il diritto di non lavorare per potersi meglio consacrare al ministero.
Ma Paolo vi rinuncia perché è più importante annunciare la gratuità del Vangelo, piuttosto che rivendicare tali diritti.

2 Ts 3,7-9
D'altronde Paolo cerca di lavorare per lottare contro l'ozio abituale di molte comunità che attendevano la parusia.
Anche qui scompare il diritto di fronte alla necessità di evangelizzazione.

1 Cor 4,14
Gal 6,6
Mt 10,10
Lc 10,7
1 Tm 5,17-18
In altri termini, il ministro non vive del Vangelo se non quando Dio suscita, con la grazia, nel cuore dei fedeli, l'idea di aiutarlo.
Criteri o finale è dunque la gratuità di Dio.

Fil 4,10-20
Non si può dunque parlare di trattamento, di tariffa, ma di grazia.
La grazia di Dio crea l'emulazione con la quale i fedeli sostengono il loro ministro.

Lv 27,30-32
Nm 18,20-32
2 Cr 31,5-12
Già l'A. T. preparava questo concetto della rimunerazione.
Essa era tariffata e la gratuità appariva solo in secondo piano.
D 23

4 - Comunità di beni

At 2,44-45
At 4,32
1 Cor 10,16-17
2 Cor 13,13
La « comunione » con Cristo giustifica la « comunità » ( stessa parola ) dei beni.

Gc 2,1-4
Al contrario, la proprietà privata uccide la comunione.

Rm 15,26-27
2 Cor 8,24
Fil 4,14
1 Tm 6,18
2 Cor 8,9
Questa comunità dei beni è essenzialmente orientata verso l'assistenza dei poveri.
Questo aiuto fraterno non è una semplice regola morale, ma il segno di Cristo che si è fatto povero per arricchire i suoi fratelli.
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