|  | Lo Spirito Santo nella Liturgia |  | 
    
      | D 4 | Culto ( N. T. ) | Rif. | 
    
      | Il N. T. non ha automaticamente trasportato nella Chiesa le feste ebraiche. | 
    
      | Cristo le ha attuate tutte nella sua persona. | 
    
      | Ogni domenica |  | 
    
      | e ogni messa attuano la totalità delle feste ebraiche. | 
    
      | C'è di più: la liturgia cristiana non è più una semplice adorazione di Dio, ma un'« azione di grazie » per l'opera compiuta; |  | 
    
      | non è un semplice memoriale di questa opera, ma ne è la rinnovata attuazione del « mistero ». | 
    
      | Essa è il prolungamento dell'atto stesso di Cristo. | 
    
      | Allo stesso modo in cui è dato alla morale cristiana di fare « come » Cristo, |  | 
    
      | la liturgia ha il privilegio di fare « come » lui, con tutto il realismo possibile. |  | 
    
      | Testi | Rilievi | Rif. | 
    
      |  | Formule definitive di spiritualizzazione del culto in opposizione ai culti antichi. | 
    
      | « In spirito e verità » significa che questa spiritualizzazione avviene per opera dello stesso Spirito. |  | 
    
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      |  | Il nuovo culto realizza una perfezione il sacerdozio dell'esodo. | 
    
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      |  | Paolo diventa il campione della spiritualizzazione del culto, prolungando così il movimento profetico. |  | 
    
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      |  | Mantenere le feste dell'antica Alleanza e il regime della Legge ( elementi del mondo ) è ritornare all'ordine antico delle cose, come se Cristo non fosse venuto. | 
    
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      |  | Questo dominio di Gesù sul « sabato » |  | 
    
      | è il segno della sua messianicità. | 
    
      | Per salvare gli uomini, Gesù esercita il suo dominio su questo giorno che non ha in sé ragion d'essere. | 
    
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      |  | Gv. insiste sul fatto della presenza di Gesù alle feste ebraiche; vi è in questa volontà di presenza, come l'affermazione che egli è la « realtà » di queste feste e che è venuto per completarle. | 
    
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      |  | Gli evangelisti sottolineano fortemente la relazione tra la festa di Pasqua e la morte di Gesù, per far vedere come la Pasqua ebraica non era che l'apparenza della passione di Cristo, nostra Pasqua. |  | 
    
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      |  | Le parole « in memoria di me » significano che ormai, quando gli apostoli ( e i cristiani ) si riuniranno per un pasto ( agape ) di fraternità, compiranno gli stessi gesti di una volta, ma col senso che il Maestro ha loro dato e che persiste nella realtà del mistero. | 
    
      | La liturgia si è staccata dal tempo. |  | 
    
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      |  | I primi missionari cristiani continuano ad osservare il sabato e a frequentare il tempio. | 
    
      | Tuttavia, si riuniscono fuori del tempio per la frazione del pane ( eucarestia ). |  | 
    
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      |  | La domenica, giorno della risurrezione del Signore, si sostituisce, ben presto, al sabato. |  | 
    
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      |  | La liturgia cristiana pende alcuni elementi da quella sinagogale. | 
    
      | Ai salmi, si aggiungevano inni e cantici spirituali di cui noi conserviamo probabilmente alcuni frammenti. | 
    
      | Col tempo, nelle Chiese si stabilirono delle usanze. | 
    
      | I carismi presero ben presto una grande importanza. |  | 
    
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      |  | Nelle riunioni della comunità, la frazione del pane alla cena del Signore occupa un posto predominante. | 
    
      | Le parole « che è per voi », « nel mio sangue » indicano il carattere sacrificale di questo pasto. | 
    
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      |  | Immersione e emersione fanno rivivere realmente la morte e la risurrezione di Cristo. | 
    
      | Il cristiano, risorto con lui, diventa un uomo nuovo, membro del corpo mistico, animato dall'unico Spirito. | 
    
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      |  | Abbiamo qui tutti i principi di un sacramento di purificazione, prodotta dallo Spirito Santo, e comprendente la remissione dei peccati e le grazie per trionfarne. |