Vivere la fede oggi

Indice

III. La fede come risposta all'iniziativa di Dio

L'obbedienza della fede

12. - A Dio che si rivela mediante il Figlio Incarnato, Gesù Cristo, si deve l'« obbedienza della fede, con la quale l'uomo tutto intero si abbandona a Dio liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui ».35

Dio viene a noi, perché noi andiamo a Lui:

ci ha « parlato » e noi « ascoltiamo » la sua Parola;

si è manifestato e noi Lo riconosciamo;

ci attira a Sé e noi ci lasciamo attrarre in un abbandono consapevole e fiducioso.

Questo è, in sostanza, il misterioso movimento della fede.

L'iniziativa di Dio nella storia dell'umanità e nella vita di ciascun uomo si concreta in un'offerta di salvezza, che è un invito a vivere, non più estranei e solitari, ma abbandonati a Lui in una filiale comunione di pensieri, di sentimenti, di opere.

La fede è, dunque, un libero dono di Dio.

È un dono che, accolto, diventa nell'uomo germe da cui nasce la « creatura nuova ».

Mediante il suo atto di fede l'uomo s'impegna in una decisione, libera ma radicale, che lo porta a sviluppare « le sue facoltà di ammirazione, di intuizione, di contemplazione, di giudizio, di adorazione, fino a ratificare coscientemente la fede che ha avuto in dono ».36

Questo dono, che Dio ci offre per Gesù nello Spirito, non è semplice fiducia nel progresso e nell'avvenire della umanità;

non si riduce ad ammettere la veridicità di affermazioni, che la conoscenza personale e diretta non ha potuto constatare;

non è una credenza scaturita dal sentimento e su di esso fondata;

né una certezza pratica nei confronti di situazioni, che non trovano giustificazione sul piano teorico;

né, infine, un'esperienza vitale incomunicabile.

La fede è un « mistero », nel senso biblico della parola: una realtà nuova e trascendente, cioè soprannaturale, creata da un intervento personale ed esclusivo di Dio, che solo è in grado di penetrare nei più segreti dinamismi del nostro « io » personale - intelligenza, volontà, sentimenti - inserendovi, nel rispetto della libertà dell'uomo, un germe di trasformazione progressiva e radicale, che diviene « il principio vitale della nuova esistenza soprannaturale del cristiano ».37

Luce e lievito, la fede è uno slancio vitale ed originale, che espone l'uomo ai rischi più esaltanti e alle esperienze più imprevedibili: « Chi, mosso dallo Spirito, si fa attento e docile alla Parola di Dio, segue un itinerario di conversione a Lui, di abbandono alla sua volontà, di conformazione a Cristo, di solidarietà nella Chiesa, di vita nuova nel mondo.

È un itinerario che può comportare nello stesso tempo, la letizia dell'incontro e la continua esigenza di ulteriore ricerca; la compunzione per l'infedeltà e il coraggio per la ripresa; la pace della scoperta e l'ansia di nuove conoscenze; la certezza della verità e il costante bisogno di nuova luce ».38

Struttura pasquale e dinamica della fede

13. - Vista nella luce della Pasqua, la fede non è più soltanto sinonimo di esistenza obbediente, fiduciosa, abbandonata a Dio.

È progressiva conversione ed assimilazione a Cristo morto e risorto, accettazione dell'unica via di salvezza che è Cristo, docilità all'azione dello Spirito che per vie segrete va associando tutti gli uomini al mistero pasquale.39

Risposta personale al Dio che si rivela, la fede è adesione totale all'azione salvifica di Dio, che ha il suo vertice e coronamento nella Pasqua del Signore, inizio e caparra della pasqua della Chiesa.

Credere, perciò, è accogliere con la intelligenza e il cuore la Parola definitiva, che il Padre ci ha detto nella risurrezione del Figlio.

Ma è, al tempo stesso, accettare di essere progressivamente liberati dalle tenebre dell'errore, del peccato e della morte, per vivere in « novità di vita », per guardre la realtà creata con una intelligenza nuova e scoprire cosi i « segni » dell'amorosa presenza di Dio nel mondo e nella storia.

Se la fede ha in sé questa mirabile forza di liberazione dal Maligno, che è « padre della menzogna » ( Gv 8,44 ) e dell'errore, vuol dire che la fede è una realtà dinamica.

La crescita, il radicamento, l'irradiazione formano la sua esigenza costitutiva, la sua legge fondamentale.

Nel seme, che muore per fruttificare, c'è come il simbolo del mistero pasquale, in cui Cristo muore per risorgere e non morire mai più.

Il cammino della fede in ciascuno di noi e nella comunità dei credenti si sviluppa in forma analoga: con fatica e dolore, ma in un crescendo di luminosità e di forza.

Fede e parola

14. - Per il dono della fede l'uomo si incontra personalmente con Dio: col medesimo Dio che, prima, ha parlato a tutti gli uomini attraverso la creazione e, più tardi, ha rivolto loro il suo universale messaggio di salvezza.

Questo messaggio Iddio lo ha manifestato in modi diversi, attraverso i Profeti, soprattutto per mezzo del Figlio, la sua eterna Parola fatta carne. ( Cfr. Eb 1,1-2; Gv 1,14 )

La fede, dunque, presuppone la Parola di Dio, il suo annuncio e il suo ascolto; di essa continuamente si nutre.

È come un dialogo meraviglioso, sempre aperto, tra il credente ed il suo Dio.

Attraverso la fede e i sacramenti della fede, che realizzano il piano di salvezza di Dio, l'uomo è ammesso alla comunione di vita e di amore con Lui.

Il credente è, per vocazione, uditore della Parola che il Padre dice in Gesù.

Ascolta per comprendere ed accogliere l'invito attuale di salvezza che Egli ci rivolge, per lasciarsi guidare dallo Spirito e per vivere, seguendo Cristo, la vita nuova che il Padre gli dona in Lui.

Modo di pensare e di volere, sentimenti, mentalità, carattere, stile di vita, tutto l'uomo è coinvolto nell'atto vitale della fede, col quale si affida a Dio e ne accetta in Cristo la testimonianza definitiva.

Ecclesialità della fede

15. - Ma il luogo proprio della fede è la Chiesa.

Essa nasce in forza della Parola di Cristo: « Il Signore Gesù, infatti, diede inizio alla sua Chiesa predicando la buona novella »:42 si sviluppa e cresce nel tempo, seguendo le stesse fasi di sviluppo della Parola di Dio, la quale è appunto paragonata al seme che, deposto nel campo, germoglia e cresce fino al tempo del raccolto. ( Cfr. Mc 4,26-29 )

Per questo la Chiesa può anche definirsi « predicazione della Parola di Dio », parafrasando la vigorosa espressione di S. Girolamo: « Il Regno dei Cieli è la predicazione del Vangelo ».44

È il pensiero incisivamente ripreso ed espresso da Paolo VI: « La Chiesa si fa Parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio ».45

La Chiesa, che nasce dalla Parola di Dio, è la scuola dei discepoli di Cristo, è la comunità dei credenti.

Alla Chiesa compete l'autorità e la missione di trasmettere agli uomini la Parola e la fede.

Sant'Agostino proclamava: « Non crederei al Vangelo, se a ciò non mi muovesse l'autorità della Chiesa Cattolica ».46

Un'affermazione, questa, che va ridetta a voce alta e ferma nella inquieta stagione spirituale in cui viviamo.

In effetti, non si diventa uditori veri della Parola vivente, se non nella Chiesa e mediante la Chiesa, maestra di verità.

Né si deve dimenticare che, in seno alla Chiesa, « l'ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è affidato al Magistero vivo, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo ».47

Chi, perciò, si conforma al Magistero della Chiesa, « accoglie non la parola degli uomini ma, quale è in realtà, la Parola di Dio ».48

Ci è caro, a questo proposito, riaffermare la necessità di piena comunione e di pieno consenso con Colui, che da Cristo ha ricevuto l'ufficio di Maestro supremo della Fede, il Papa Paolo VI.

Egli ha voluto rinnovare personalmente, davanti a tutta la Chiesa, la professione di fede del Popolo di Dio, e confermare cosi i fratelli in un momento di prove e di incertezze.

Egli ci assicura, con serena forza, che « la fede integra, perfetta nella dottrina rivelata è la sola garanzia beata e discriminante dell'appartenenza all'unica vera Chiesa di Cristo ».49

Credere in Dio per aver fiducia nell'uomo

16. - L'alleanza, ratificata definitivamente nel Sangue di Cristo, che per la fede si instaura tra Dio e l'uomo, ci consente di penetrare con uno stesso sguardo il mistero di Dio e il mistero dell'uomo.

Difatti, « solo nel mistero del Verbo Incarnato il mistero dell'uomo si chiarifica.

Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione ».50

E, « poiché la Chiesa ha ricevuto l'incarico di manifestare il mistero di Dio, che è il fine ultimo dell'uomo, essa contemporaneamente svela all'uomo il senso della sua esistenza, cioè la verità profonda sull'uomo ».51

Questo stretto rapporto tra il mistero di Dio e il mistero dell'uomo ci fa considerare, con animo nuovo, certe manifestazioni della spiritualità contemporanea, che sembra polarizzata quasi esclusivamente sui problemi dell'uomo.

Per il credente non c'è separazione, tanto meno opposizione, fra la tensione teocentrica e quella antropocentrica.

Collegati nella manifestazione dell'unico piano di Dio, questi due momenti della fede debbono restare collegati anche nell'esplicazione dell'impegno umano.

Il Dio del Vangelo è « il Dio per l'uomo », cioè il Dio vivente che, nella morte e nella risurrezione di Gesù, ha operato efficacemente la salvezza dell'uomo.

Perciò, l'attenzione che il credente rivolge all'uomo, ad ogni uomo, costituisce una verifica della sua fede, e ne realizza al tempo stesso la testimonianza più percepibile.

« Tutte le volte - Egli ha detto - che avete fatto questo al più piccolo, lo avete fatto a me ». ( Mt 25,45 )

Il cristiano deve offrire al mondo questa testimonianza di « una fede viva e matura, vale a dire opportunamente educata alla capacità di guardare in faccia con lucidità alle difficoltà per superarle.

Di questa fede i martiri hanno dato e danno testimonianza sublime.

Questa stessa fede deve manifestare la sua fecondità col penetrare la intera vita dei credenti, anche quella profana, col muoverli alla giustizia e all'amore, specialmente verso i bisognosi.

A rivelare la presenza di Dio contribuisce, infine, moltissimo la carità fraterna dei fedeli, che, unanimi nello Spirito, lavorano insieme per la fede del Vangelo e si mostrano segno di unità ».53

Tanto più accettabile e credibile sarà la nostra fede agli occhi del mondo quanto più farà proprie le aspirazioni profonde degli uomini per un progresso nella verità, nella giustizia, nella carità e nella pace.

In questo senso, il problema della fede è il problema della lievitante presenza dei cristiani nel mondo.

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35 Dei Verbum, 5
36 C. E. I. Il Rinnovamento della Catechesi, n. 41
37 Paolo VI, in « L'Osservatore Romano », 9 aprile 1970
38 Il Rinnovamento della Catechesi n. 17
39 Cfr. Gaudium et Spes 22
42 Lumen Gentium, 5
44 Com. in 13 Mt., lib. 2 - P.L. 26-93
45 Paolo VI, Ene. Ecclesiam Suam
46 Contra Epist. Man., V. - P.L. 42, 176
47 Dei Verbum, 10
48 Cfr. Lumen Gentium, 12
49 Paolo VI, in « L'Osservatore Romano », 9 aprile 1970
50 Gaudium et Spes, 22
51 Ibid., 41
53 Gaudium et Spes, 21