Chiesa e mobilità umana

Lettera circolare alla Conferenze Episcopali

1. Nella sua sollecitudine di recare a tutti gli uomini il Messaggio di salvezza, ( Cfr. Mt 28,16-20; Mc 16,15 ) la Chiesa si preoccupa delle situazioni conseguenti ai fenomeni della mobilità umana.2

Vede in essi un riflesso fondamentale degli « strati di umanità che si trasformano »,3 e ne condivide i problemi con sentita partecipazione.

In particolar modo è consapevole, la Chiesa, che la mobilità dei popoli, come si svolge nel nostro tempo, riveste aspetti multiformi, talvolta contrastanti, dovuti essenzialmente alla diversità di origine: altro è infatti la mobilità determinata dalla libera scelta degli interessati, altro è la mobilità che nasce da costrizione, di qualunque natura essa sia: ideologica, politica, economica, ecc.

Questa basilare distinzione è sempre tenuta presente nel servizio ecclesiale all'intero mondo migratorio, con preferenza, in senso evangelico, per le categorie più povere, disagiate o emarginate.

2. I principali raggruppamenti delle odierne trasmigrazioni umane possono essere elencati, anche se non esaurientemente, come segue:

gli emigranti comunemente intesi, che, lasciata l'abituale residenza, cercano all'estero nuove ragioni e strumenti di vita;4 si tratta in gran parte di lavoratori, ma anche di tecnici delle imprese, di esuli e profughi in cerca di libertà; ad essi vanno aggiunti i

i giovani studenti che si recano all'estero per un perfezionamento tecnico e culturale;5

i marittimi del trasporto e della pesca, che si affidano alle acque, abitualmente distaccati dal nucleo familiare e dalla nazione di origine;6

gli aereonaviganti che la professione porta a solcare i cieli ed a toccare rapidamente punti estremi del globo, ivi compresi i passeggeri ed i componenti il tessuto delle stazioni aeroportuali;7

i nomadi che vivono peregrinando quasi sempre estranei alla società, la quale difficilmente ne comprende l'identità etnica e culturale;8

i turisti che vengono a contatto con ambienti e società nuove, per ragioni di svago, di cura, di arricchimento culturale, di peregrinazione religiosa.9

Vi si possono aggiungere tutti coloro che abitualmente si servono di mezzi autostradali.

3. L'intensificarsi e l'evolversi dei fenomeni, nella dinamica di un mondo in trasformazione, pongono esigenze e interrogativi a cui la saggezza pastorale intende dare risposte adeguate.

Ecco la necessità di approfondite considerazioni, destinate a rinnovare l'antico impegno della Chiesa e ad avvalorarlo nella luce di una più matura consapevolezza e di una più ricca esperienza.

Il criterio di fondo è stato indicato dal Concilio Vaticano Secondo, il quale, nel Decreto « Christus Dominus » sull'ufficio pastorale dei Vescovi, n. 18, così si esprime: « Si abbia un particolare interessamento per quei fedeli che, a motivo della loro condizione di vita, non possono godere a sufficienza della comune ordinaria cura pastorale dei parroci o ne sono privi del tutto; come sono moltissimi emigranti, gli esuli, i profughi, i marittimi, gli addetti a trasporti aerei, i nomadi e altre simili categorie di uomini.

Si promuovano metodi pastorali adatti per sostenere la vita spirituale dei turisti.

Le conferenze episcopali e specialmente quelle nazionali dedichino premurosa attenzione ai più urgenti problemi riguardanti le predette categorie di persone e con opportuni mezzi e direttive, in concordia di intenti e di sforzi, provvedano adeguatamente alla loro assistenza religiosa, tenendo presenti in primo luogo le disposizioni date o da darsi dalla Sede Apostolica, adattate convenientemente alle situazioni dei tempi, dei luoghi e delle persone ».

I

4. I programmi pastorali, attuazione dell'ansia evangelizzatrice, devono tener conto della situazione di fatto.

È quindi opportuno uno sguardo preliminare alla mobilità umana, per meglio comprenderne la portata e gli influssi.

La mobilità è insieme causa ed effetto dell'era tecnica e scientifica, che alcuni definiscono post-industriale.

Essa va indubbiamente inserita tra i « rapidi e profondi mutamenti che progressivamente si estendono all'intero universo », come afferma il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo,10 e qualificano il presente periodo di storia.

Si tratta di un fenomeno molto complesso ed articolato, nel quale emergono molteplici elementi sempre oggetto di valutazione da parte degli studiosi.

Basti accennarne qualcuno:

la tendenza a favorire l'unità giuridica e politica della famiglia umana;

il notevole incremento degli accordi e degli scambi culturali;

l'interdipendenza degli Stati, specialmente per l'aspetto economico;

la costituzione di imprese multinazionali;

lo squilibrio tra Paesi abbondantemente provvisti di risorse e Paesi poveri;

gli sforzi per garantire sempre più largamente i benefici sociali;

il progresso dei mezzi di comunicazione e di diffusione.11

L'intreccio di taluni di questi elementi - e si vede quanto differenti in se stessi e per la loro portata - produce spinte o occasioni al movimento, dentro o fuori i confini nazionali; movimento, pertanto, che assume un volto polivalente ed obbliga a discernervi ciò che può essere fattore di promozione e di elevazione e ciò che, invece, può segnare il cammino involutivo dell'uomo.12

Benché in forme e misure diverse, la mobilità è diventata generale destino.

All'imponente numero degli immediati protagonisti, bisogna aggiungere - e sono ancora di più - coloro che ne sono coinvolti di riflesso: le famiglie, in primo luogo, e poi gli operatori e gli addetti ai vari settori del movimento, ecc.

Ma soltanto ricordando le famiglie si pone in luce una implicanza di vastissima portata umana, sociale, morale e religiosa.

5. Al di là degli aspetti ricordati, c'è qualche cosa di più profondo.

La mobilità invita ad un'appropriata comprensione del mondo in cui viviamo, e di cui vediamo evolversi sotto i nostri occhi le strutture.

L'economia è divenuta planetaria;

la politica, per essere realistica, assume dimensioni mondiali;

la vita sociale trova i suoi centri di animazione a livello mondiale.

È a questa evoluzione del mondo che bisogna riferirsi, oltre che alla mobilità delle persone.13

Ormai è impossibile essere indifferenti all'interpenetrazione di razze, civilizzazioni, culture, ideologie.

Il mondo è diventato piccolo, le frontiere tendono a cadere, lo spazio è ridimensionato, le distanze svaniscono, la vita fa sentire le proprie ripercussioni fin nelle zone più lontane: viviamo tutti in un solo villaggio.

6. Più delle dimensioni e del ritmo della mobilità, importa la qualità del mutamento che essa opera nell'uomo.14

È un mutamento profondo, che incide sul modo di pensare e sullo stile di vivere, e quindi comporta contemporaneamente luci e ombre.

Il senso del provvisorio invita a preferire gli aspetti di novità, talvolta oscurando la stabilità e la gerarchia dei valori.

Lo spirito si fa più curioso e disponibile, più sensibile e aperto, più pronto al dialogo.

In questo clima l'uomo può essere indotto ad approfondire le proprie convinzioni, come può indulgere ad un facile relativismo.

La mobilità determina un certo sradicamento dall'ambiente originario, un'accentuata solitudine, un isolamento nell'anonimato.

Ne può derivare sia il rifiuto più o meno consapevole del nuovo contesto, sia la sua accettazione acritica in polemica con l'esperienza precedente, sia un atteggiamento passivo, fonte di alienazione culturale e sociale.

7. La mobilità in quanto tale non può essere ritenuta nemica della fede; e la Chiesa si sforza prudentemente di valorizzarne quelle virtualità, che la rendono strumento di evangelizzazione.

In determinate situazioni, tuttavia, la pratica religiosa è sovente compromessa.15

La rottura dei legami tra fede e cultura, che è il « dramma della nostra epoca »,16 vi trova acuta accentuazione, venendo meno facilmente l'equilibrio tra i gesti della nuova vita ed i gesti cristiani di ieri.

E più si fa rapido il passaggio da una società di tipo familiare, rurale, semplice, tradizionale a una società extrafamiliare, industriale, complessa, dinamica, ricca, più si fanno dure le crisi, più diventa difficile proteggere l'unità della coscienza personale.

Resta, in ogni caso, lo choc di un mondo nuovo, con il suo universo culturale ed il suo sistema di valori e di modelli.

Da qui quel ripiegamento di mentalità, in cui la ricerca religiosa non riesce sempre a trovare sbocco, come dimostrano le non infrequenti simpatie verso ideologie secolari e pseudo-religiose.

In simili condizioni, la fede non può più essere soltanto un'eredità da conservare o da preservare; è una realtà da approfondire, sviluppare, diffondere.

Il cristiano è così obbligato a verificare personalmente la fede in un contesto, talvolta, di vera e propria diaspora.

Ne deriva l'esigenza che la pastorale di questi strati dell'umanità debba adeguarsi alla loro situazione spirituale, per essere in grado di scoprirvi, immettervi e costruirvi la fede.

II

8. La Chiesa, « segno e strumento dell'unità di tutto il genere umano »,17 sentendosi intimamente coinvolta dalla evoluzione della civiltà, di cui la mobilità umana è una componente rilevante, si interroga sulle esigenze della sua presenza in questo mondo nuovo, in cui si riflette, in certo senso, il suo volto di pellegrina sulla terra.18

In tal modo essa rivive una volta di più il mistero del suo Divino Fondatore, mistero di vita e di morte.19

Ieri, per raggiungere il mondo pagano, ha cercato di spogliarsi della fisionomia giudaica;

per andare incontro ai barbari, ha abbandonato l'impronta attinta dalla mentalità romana;

per essere disponibile all'intera umanità, si è sforzata di aprirsi a tutte le culture.

Una disposizione analoga la guida oggi, per fermentare con il Vangelo la realtà delle trasmigrazioni, e fare possibilmente di esse un mezzo per l'adempimento della sua missione.

9. Impegno preminente è la proclamazione della Buona Novella.

È ben vero che taluni fenomeni, come per esempio l'emigrazione, il nomadismo, la vita marittima, ecc. comportano situazioni di ingiustizia.

A queste la Chiesa è profondamente sensibile, ed è convinta di dover esprimere tale sensibilità nei modi conformi alla pienezza della sua vocazione.

Ritiene quindi suo dovere specifico e primario proclamare incessantemente la « lieta notizia », con la testimonianza e con l'annuncio esplicito della Parola di Dio.20

« La storia della Chiesa, a partire dal discorso di Pietro la mattina di Pentecoste, si mescola e si confonde con la storia di questo annuncio »;21 in molti casi la mobilità umana è stata determinante o almeno ha esercitato un notevole influsso sulla nascita e lo sviluppo di nuove Chiese.

Nel tempo presente l'imponente aumento del movimento ed il suo affermarsi in una densa varietà di forme costituiscono un evento singolare nella storia del cammino ecclesiale, che accentua la grave parola di San Paolo: « Guai a me se non predicassi il Vangelo ». ( 1 Cor 9,16 )

Senza voler anticipare ciò che si dirà nella terza parte, parlando concretamente dell'azione della Chiesa, bisogna affermare preliminarmente l'importanza insostituibile della dimensione spirituale, la quale si attua, oltre che nella predicazione, nella catechesi, nella vita liturgica e sacramentale, in una parola, nella santificazione delle anime e della società.

Anche per questo vasto e complesso mondo della mobilità la Chiesa deve essere sale e luce.

10. Pur nutrendo identico affetto per tutte le categorie umane interessate a questi fenomeni, è naturale che la sua sollecitudine debba rivolgersi innanzitutto ai suoi figli.

Il fondamentale impegno, che si impone nel presente contesto storico, consiste nel riannodare i vincoli tra la fede e la vita.23

Ecco subito la necessità di cercare la corrispondenza intercorrente tra la condizione della mobilità e la vita cristiana.

Ora, la vita cristiana è essenzialmente la Pasqua vissuta con Cristo, ossia un passaggio, una sublime migrazione verso la Comunione totale del Regno di Dio, dove tutto e tutti siano restaurati nel Cristo. ( Cfr. Fil 3,10; Rm 8,17 )24

La mobilità, da parte sua, mette alla prova la consapevolezza dell'uomo di appartenere ad un popolo, sulle orme, in certo senso, del popolo eletto, che ottenne la liberazione dalla schiavitù e collaborò al disegno di Dio nel pellegrinaggio verso la terra promessa. ( Cfr. Gen 12,1-4; Es 14,27-31; Eb 11,8-10 )

11. Il cristiano deve quindi essere aiutato ad affrontare la nuova condizione; a superare i disagi conseguenti, e, soprattutto, a valorizzarne l'implicita dimensione liberatrice, in relazione al disegno di salvezza.

Sull'esempio di Mose, intento al grido del suo popolo, la Chiesa intensifica l'ascolto delle ansie del mondo della mobilità, e le fa proprie.

Inoltre, poiché la mobilità - come, del resto, a suo modo, la stabilità - comporta serie tentazioni, cerca di premunire il credente di fronte alle varie forme di idolatria, e di pericoli a cui si trova esposto.26

12. Infine - ed è di somma importanza - il soffio profetico della Chiesa tende costantemente all'obiettivo della liberazione dal peccato e della conversione.27

Esso trova particolare significazione nel movimento, che richiama al senso itinerante della vita e quindi allo sbocco finale del pellegrinaggio terreno, il cui compimento sarà il ritorno a Dio, ( 1 Gv 3,2; Rm 8,29; 2 Tm 1,11-12; Tt 2,13 )28 nella partecipazione alla Pasqua del Signore.

13. I fenomeni della mobilità umana sono come crocicchi in cui vengono a contatto, talora in modo permanente, varie confessioni e denominazioni cristiane.

Il significato e le dimensioni ecumeniche si presentano in tutta la loro portata.29

Il comune obiettivo delle religioni cristiane di preservare e approfondire la fede in Dio Redentore tra gli assalti dell'invadente secolarismo,30 e l'impegno, pure comune, in azioni destinate alla piena liberazione e promozione umana, secondo lo spirito e le norme della retta collaborazione ecumenica, richiamano pressantemente l'urgenza di porre fine allo scandalo delle divisioni tra cristiani.

Acquista così nuovo vigore la consapevolezza che il dovere di lavorare per l'unione costituisce un grande motivo di credibilità, secondo la suprema preghiera del Signore: « Come tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anche essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato »: ( Gv 17,21 ) il segno della fede è l'unità della Chiesa.

14. Né si tratta di orizzonte ecumenico soltanto.

Va altresì ricordato il dialogo con i non cristiani, che la moderna mobilità umana coinvolge sempre più, talora anche in aree geografiche di tradizione cattolica.

Nel suo interessante anelito di intensificazione della fratellanza dei popoli, e con il dovuto rispetto dei valori autentici insiti nelle diverse religioni,32 la Chiesa ravvisa in tale fenomeno una nuova dimensione alla sua tensione missionaria e al suo ministero di salvezza.33

15. Secondo gli orientamenti del Concilio Vaticano II34 e nella linea più volte affermata e chiarita da Paolo VI, la Chiesa si sente intimamente solidale con il genere umano,35 partecipe delle « gioie e speranze, delle tristezze e angosce degli uomini del nostro tempo ».36

La Chiesa, come proclama il Santo Padre nell'Enciclica « si fa messaggio: la Chiesa si fa colloquio ».37

Questo è l'atteggiamento suo anche verso il mondo della mobilità, i cui fenomeni includono, pur se in forme diverse, la speranza di un avvenire migliore, il bisogno di superare certi mali, l'aspirazione all'unità e alla fratellanza.

Ben lungi dall'uniformarsi ai criteri mondani, la Chiesa si studia di servire Dio nello spazio degli uomini toccati dal movimento, consapevole che i suoi figli stessi popolano quello spazio oggi più di ieri.

Da qui la sua preoccupazione di trovare il linguaggio adatto alle varie situazioni socio-spirituali, senza che sia mai messo in ombra - com'è naturale - il contenuto essenziale della fede.

16. Ma la Chiesa ha anche il compito di animare l'intera vita sociale.

Essa rivolge quindi la sua attenzione al mondo in movimento, per restaurare in esso la pace che, come sottolinea Giovanni XXIII nella Pacem in terris, riposa su quattro pilastri: la verità, la giustizia, la carità, la libertà.38

Gli spostamenti umani comportano molteplici possibilità di apertura, di incontro, di unità; ma si urtano spesso con manifestazioni di razzismo individuale e collettivo, frutto di una mentalità irrigidita in schemi chiusi, propri di una società travagliata da profondi squilibri.

Questi gravi problemi, che sono costantemente seguiti dalla Santa Sede, vanno tenuti presenti nelle istanze pastorali, a tutti i livelli.

La mobilità offre occasioni di formare gli uomini a vivere le relazioni interpersonali secondo i valori essenziali alla pace.

È la dimensione sociale, per così dire, dell'evangelizzazione.

17. L'annuncio del Vangelo comporta ed esige la salvezza integrale dell'uomo, la sua autentica ed effettiva « liberazione »,39 per il raggiungimento di condizioni confacenti con la sua piena dignità.

La conoscenza che, nel Cristo, la Chiesa ha acquistato dell'uomo e che ne fa un' « esperta in umanità »,40 la obbliga ad annunziare solennemente i diritti fondamentali dell'uomo,41 ad elevare la sua voce profetica quando questi diritti sono conculcati, ed a operare con costanza e lungimiranza per l'elevazione umana.

Una particolare sensibilità ha manifestato per il mondo del lavoro, con specifico riguardo agli emigranti, ed il supremo Magistero ha incessantemente proclamato i diritti dell'uomo, anche superando in talune materie le formulazioni storiche, con riferimento alle situazioni derivate dai fenomeni della mobilità.

Nucleo centrale delle affermazioni ecclesiali è la dignità della persona umana, senza possibilità di discriminazioni.

Scaturiscono da qui i diritti essenziali, universali e irrinunciabili, che si possono sinteticamente indicare come segue:

il diritto a dimorare liberamente nel proprio paese,

ad avere una patria,

a emigrare all'interno e all'estero e a stabilirvisi per motivi legittimi,

a convivere ovunque con la propria famiglia,

a disporre dei beni necessari alla vita;

il diritto dell'uomo a conservare e sviluppare il proprio patrimonio etnico, culturale, linguistico,

a professare pubblicamente la propria religione,

ad essere riconosciuto e trattato in conformità alla sua dignità di persona in ogni circostanza.42

La concreta applicazione di questi diritti - e la saggezza pastorale lo tiene presente - si inserisce nel concetto di bene universale, abbraccia le dimensioni dell'intera famiglia dei popoli al di sopra di ogni egoismo classista o nazionalista.43

Esiste, inoltre, una relazione inscindibile tra diritti e doveri dell'uomo.

Afferma il Santo Padre: « Se i diritti fondamentali dell'uomo rappresentano un bene comune di tutta l'umanità in cammino verso la conquista della pace, è necessario che tutti gli uomini, nel prendere sempre maggiore coscienza di tale realtà, siano consapevoli che in questo campo, parlare di diritti è come enunciare dei doveri »44

18. È pure importante sottolineare che la difesa dei diritti e lo stimolo all'osservanza dei doveri non si limitano unicamente alla persona umana individualmente considerata, ma abbracciano i diritti e i doveri delle collettività, dei gruppi e delle minoranze.

A tale proposito Paolo VI proclama: « Noi non possiamo rimanere indifferenti dinanzi all'urgente esigenza di costruire una convivenza umana che ovunque garantisca, alla collettività e particolarmente alle minoranze, il diritto alla vita, alla dignità personale e sociale, allo sviluppo in un ambiente protetto e migliorato e all'equa ripartizione delle risorse della natura e dei frutti della civiltà ».45

19. Nell'intento di progredire sulle vie del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, le Chiese locali ravvisano nella mobilità un incitamento alla visione plenaria del bene comune e alla promozione dell'universale fratellanza cristiana.

La tentazione di chiudersi in visioni particolaristiche, dimentiche delle necessità delle altre Chiese, non avrebbe senso.

È quindi necessario un atteggiamento di continua conversione missionaria e apostolica, per cui:

a) la Chiesa di partenza si sente obbligata a preparare e seguire i suoi fedeli che, per qualsiasi ragione, si recano altrove;

b) la Chiesa di arrivo si rende profondamente sensibile ai nuovi doveri di servizio, particolarmente a coloro che prendono dimora sul suo territorio;

c) ambedue alimentano la propria responsabilità pastorale nella luce di un vivo e concreto senso di reciprocità.

Si realizza così nella Chiesa locale l'unità nella pluralità, cioè quell'unità, che non è uniformità, ma armonia, nella quale tutte le legittime diversità sono assunte nella comune tensione unitaria.

20. Dal fatto che l'uomo si sposta, sorge l'elementare esigenza di raggiungerlo nei luoghi in cui vive più o meno temporaneamente, e di rispondere agli specifici problemi pastorali sgorganti dalla sua condizione.

« Alla mobilità del mondo moderno - afferma il Santo Padre Paolo VI deve corrispondere la mobilità pastorale della Chiesa »46

È, alla base, una questione di mentalità.

Occorre infatti uno sforzo non lieve per superare abitudini radicate nella staticità.

Basti pensare, per esempio, alle difficoltà che si frappongono ad una distribuzione del clero adeguata alla crescita degli agglomerati urbani, conseguente alla diserzione delle campagne.47

Con questo non viene minimamente diminuito l'apprezzamento delle realtà territoriali, nemmeno della parrocchia, che ne è l'espressione più accessibile.

Il luogo, anche nella mobilità, resta una realtà.

Ma la mobilità spinge a concezioni, prima ancora che a istituzioni, ultraterritoriali.

Ciò corrisponde, del resto, alla mutata funzione del luogo, divenuto, per effetto della mobilità, intermediario di molteplici influenze.

Nella visione pastorale, diocesi e parrocchia non si definiscono soltanto in termini geografici; esse sono chiamate ad estendersi fin là dove si recano o vivono tanti loro fedeli.

21. Un'esigenza elementare è la preparazione dei fedeli alle esperienze della mobilità.

Questo è compito della pastorale ordinaria, un aspetto fondamentale di essa, che rientra quindi nei temi della catechesi, della predicazione, della formazione spirituale.

Occorre che il cristiano abbia coscienza degli impegni della sua vocazione anche quando si troverà al di fuori del suo abituale contesto religioso, qualunque siano le ragioni dello spostamento.

Ciò richiede, nel clero locale, uno specifico aggiornamento, che ha le sue radici nella formazione nei seminari.

L'ampiezza e la varietà degli esodi turistici non possono lasciare indifferenti le comunità cristiane di partenza.

Interventi pedagogici, occasionali e sistematici, tendono a suscitare le dovute disposizioni interiori, improntate alla saggezza umana e cristiana.

Che dire in relazione a quei fenomeni che determinano assenze prolungate e talvolta definitive?

Insorgono, allora, anche i problemi dell'adattamento a nuovi ambienti, con il rischio dello sradicamento totale, anche religioso.

È il caso della vita marittima.

La sollecitudine pastorale specifica si volge ai marittimi molto prima del loro imbarco, e cerca di rendere agevole il loro passaggio alla nuova condizione di vita, con particolare attenzione per i giovani, li dispone a seguire la vita religiosa nel nuovo quadro, alimentando e irrobustendo in essi la fede.

Questa necessità acquista particolari titoli nel campo dell'emigrazione.

I lavoratori migranti dovranno affrontare domani le non poche situazioni inerenti al loro inserimento nella Chiesa di destinazione.

È perciò indispensabile che siano impartiti ad essi gli opportuni orientamenti preventivi, sulla base di una solida educazione religiosa.48

22. La « buona accoglienza »49 è l'espressione della carità ecclessiale, intesa nella sua natura profonda e nella sua universalità.

Essa abbraccia una serie di disposizioni che vanno dall'ospitalità, alla comprensione, alla valorizzazione, che è il presupposto psicologico per la reciproca conoscenza, dimentica dei pregiudizi, e per una convivenza serena in armonia.

L'accoglienza si traduce, inoltre, in testimonianza cristiana.

23. Questa concezione acquista più spiccati motivi quando la mobilità presenta aspetti di continuità, che generano una certa stabilità delle persone.

Ai fini pastorali sono determinanti, in ogni modo, le diversità etniche, linguistiche e culturali.

La Chiesa locale di arrivo, pertanto, non può non considerare suo precipuo dovere di provvedere, come già disposto da Pio XII nella Costituzione Apostolica Exsul Familia, « ut alienigenis, sive advenis sive peregrinis, spiritualem possit praebere adsistentiam necessitatibus haud imparem nec minorem, qua ceteri fideles in sua dioecesi perfruuntur ».50

Nel medesimo senso si esprime Paolo VI nel Motu Proprio Pastoralis migratorum cura.

Richiamandosi alle esortazioni rivolte dal Concilio ai Vescovi in questa materia, il Santo Padre ribadisce che i migranti « non solum ipsorum ministerio pastorali concrediti sunt sicut ceteri fideles, sed etiam, propter singularem eorum vitae statum, sedulitatem postulant, quae suis necessitatibus respondeat ».51

Gli emigranti, per la peculiare natura universale della Chiesa, non sono degli estranei.

Per il fatto stesso che vengono a trovarsi in una data porzione della Chiesa di Dio pellegrina sulla terra, non possono non ricevere da essa gli strumenti ed i benefici di salvezza.

La Chiesa locale di arrivo è quindi principale depositaria delle responsabilità pastorali verso gli immigrati,52 ed in primo luogo ad essa vanno riferite le severe esortazioni del Concilio già menzionate,53 circa le cure specifiche ai vari ceti di persone.

24. Ma molti altri luoghi sono diventati ormai veri crocevia umani.

I centri turistici, specialmente del turismo di massa, le aerostazioni internazionali, i grandi nodi autostradali, i porti di mare: ecco altrettanti ambienti che sollecitano l'attuazione della buona accoglienza da parte delle Chiese locali direttamente chiamate in causa.

E va ricordato a parte, per le sue peculiarità, il fenomeno del nomadismo: la Chiesa vi ravvisa un'occasione privilegiata per esercitare, al di sopra di preconcetti e emarginazioni, talvolta legalizzati, la sua ansia pastorale, espressione di materna predilezione.

25. L'accoglienza è naturalmente chiamata ad esprimersi concretamente in speciali iniziative pastorali.

Diciamo speciali nel senso che devono essere appropriate ai destinatari, rispondenti cioè alla loro mentalità, alla loro lingua, alla loro particolare situazione.

Ma non si tratta, né potrebbe trattarsi, di iniziative chiuse in se stesse: coloro che vi si dedicano, lo fanno a titolo di delegati delle Chiese e delle comunità locali, le quali non sono in tal modo esonerate dalla loro responsabilità.

Sebbene la mobilità richieda la creazione di nuove istituzioni d'evangelizzazione, le istituzioni ordinarie sono chiamate ad esprimere la medesima sensibilità.

L'organizzazione dell'accoglienza, nell'afflato della carità, induce così le parrocchie ad essere sempre più comunità, non raggruppamenti anonimi o semplici stazioni di servizio spirituali.

26. Abbiamo parlato di Chiese di partenza e di Chiese di arrivo.

Ma l'entità territoriale non può considerarsi una unità indipendente; vi si rinfrange una vita che non ha in esse la propria origine.

D'altronde risulta alla prova dei fatti che, con frequenza crescente, una medesima Chiesa locale è contemporaneamente di partenza e di arrivo: mentre è toccata dall'emigrazione dei suoi fedeli per diverse cause, nello stesso tempo è toccata dall'immigrazione dovuta talvolta alle medesime, talvolta ad altre cause.

La pastorale richiesta dalla mobilità è necessariamente una pastorale, per così dire, senza frontiere.

La complessità degli spostamenti umani rimbalza sul piano ecclesiale gli strumenti idonei non possono essere trovati che nella solidale collaborazione tra le Chiese direttamente interessate.54

27. I fenomeni della mobilità, dunque, spingono la parrocchia a sviluppare la propria vocazione centrifuga.

Essa ha meno bisogno di andare in cerca del mondo, che di mettersi, in certo modo, a servizio del mondo.

Luogo privilegiato nel quale, al di sopra delle frontiere e nella gioia della carità universale, si celebra l'Eucarestia, sacramento dell'unità, la parrocchia è tuttavia chiamata quasi a moltiplicarsi, per consentire che nei gruppi umani della mobilità, come nei nodi della vita collettiva e culturale in cui si elaborano le mentalità, possano germogliare, autentiche cellule cristiane, vere comunità improntate allo spirito del Vangelo.

Per i cristiani proiettati in una situazione nuova dalle varie forme di trasmigrazione, come per coloro che sono alla ricerca della vera fede, queste comunità saranno genuini centri di catecumenato, che progressivamente permetteranno il pieno ingresso nella vita della Chiesa.

III

28. Da quanto è stato esposto fin qui, emerge che i fenomeni della mobilità sono un invito alla Chiesa a realizzare la propria identità e la propria vocazione.

Come tali la Chiesa li ha considerati, dedicandovi una attenzione particolare e concreta che, da sola, costituisce un lungo e denso capitolo, del quale Papa Pio XII, nella Costituzione Apostolica Exsul Familia ha ricordato il percorso, quasi a mostrare la continuità di un identico spirito animatore nel progressivo aggiornamento degli strumenti alle richieste dei tempi.55

Quel documento, che abbraccia tutti gli aspetti della itineranza, conserva il suo valore anche oggi.

È dal tronco antico che si diramano germogli nuovi.

29. L'enorme crescita del movimento e, su un altro piano, la più matura consapevolezza che la Chiesa ha raggiunto di sé con il Concilio, portano ad un'intensificazione di presenza e ad un rinnovamento di sensibilità.

Il problema di persone e di istituzioni.

Quanto alle persone, ritorna in primo piano il concetto di Chiesa come popolo di Dio, compagine misteriosa e meravigliosa, composta di elementi tutti attivi.

Sulla base della comune dignità fondamentale, la varietà dei ministeri, delle funzioni, delle responsabilità, accentua l'universalità della sollecitudine pastorale.56

Sulla medesima base, inoltre, si afferma sempre più la consapevolezza dell'innata universalità dell'organismo ecclesiale, in cui nessuno può essere considerato straniero o semplicemente ospite, né in qualche modo marginale.57

Ne derivano determinazioni di rilevanza fondamentale per la Pastorale della mobilità:

a) anzitutto la necessità di una sensibilità dell'intero popolo di Dio a questi fenomeni ed alle loro implicazioni religiose, pastorali, apostoliche, missionarie, sociali ecc.

È già stato accennato che questo tipo di apostolato, anche se richiede prestazioni e persone qualificate, non può essere opera esclusiva di specialisti.

Questi non potrebbero supplire responsabilità che incombono a tutti nella Chiesa, né potrebbe essere efficace la loro azione senza il sostegno e l'apporto di tutti.

Non sarà mai sottolineato abbastanza che i moderni fenomeni del movimento presentano occasioni di esercitare in pienezza, prima ancora dei doveri, i privilegi connessi con la vocazione cristiana.

Sono, in altre parole, un impulso alla generosità, all'altruismo, alla creatività, di cui sarebbe arduo racchiudere in una formula tutte le possibilità di espansione.

b) La mobilità, come si svolge nell'ora presente, crea spesso nella società zone di discriminazione, di emarginazione umana.

Tale fenomeno non potrebbe trovare espressione nel contesto ecclesiale, senza mortificare la nozione stessa di Chiesa e svuotare il cristiano concetto di fratellanza.

Purtroppo non sempre si verifica un'esemplarità a tutta prova su questo punto delicato e decisivo.

Dove la mobilità è particolarmente pronunciata e crea problemi, avviene talvolta che frazioni della Chiesa non siano immuni da infiltrazioni di tipo nazionalistico.

30. La natura e la missione dei laici, secondo la concezione ecclesiologica del Vaticano II, ancorata alla comune dignità sacerdotale, profetica e regale dei membri del popolo di Dio,58 trova piena rispondenza nella mentalità richiesta dai fenomeni della mobilità umana.

La fondamentale esigenza di permeare del fermento cristiano il mondo in movimento, per essere interamente appagata, postula che i fedeli laici siano formati, incoraggiati e sostenuti nell'esercizio delle precise responsabilità derivanti loro, non da ruoli suppletivi o da aspetti contingenti, ma dalla vocazione cristiana.

Immersi nella medesima condizione di vita e di lavoro dei fratelli, testimoni di speranza nel proprio ambiente, solleciti di elevare anche con la testimonianza collettiva l'ambiente e di promuovere i valori, che gli uomini ricercano, i laici stanno, in certo modo, sulle prime linee della Chiesa per diffondere il messaggio di salvezza.

Il campo specifico che si apre alla loro attività di operai dell'evangelizzazione, è assai vasto.59

E le espressioni di cui è suscitatrice la mobilità, presentano prospettive nuove ed urgenti, che rendono insostituibile la collaborazione pastorale dei laici come fatto ordinario, e l'impegno che ad essi incombe, individualmente e nell'apostolato organizzato, sia nella Chiesa, sia in rapporto alle realtà terrestri.60

Particolarmente nelle zone in cui i fedeli, per effetto degli spostamenti, vivono nell'isolamento o nella diaspora, la gerarchia facilita i laici nell'esercizio delle prerogative della vocazione battesimale, attribuendo loro incarichi particolari sia per la catechesi, sia per la celebrazione di Liturgie della Parola, secondo le norme vigenti.61

31. Gli aspetti di novità insiti nel movimento comportano nuove dimensioni al ministero presbiterale.

Così è avvenuto di fatto con l'organizzazione di servizi pastorali per gli emigranti e per i marittimi, di cui restano figure tipiche il missionario o cappellano degli emigranti62 ed il cappellano del mare.63

Ma non sono le sole.

Con una certa varietà, dipendente da situazioni locali, è stata attuata l'assistenza pastorale ai turisti, ai nomadi, agli aeronaviganti, e sono nati così il cappellano del turismo,64 il cappellano dei nomadi, il cappellano di aeroporto.

In alcune nazioni, di fronte all'imponenza assunta dal traffico stradale ed ai molteplici problemi derivanti, si è andata configurando una nuova forma di apostolato, ad opera del cappellano della strada.

32. Gli orientamenti ecclesiologici del Concilio e la loro applicazione normativa, hanno consentito un rinnovato impulso e, nello stesso tempo, hanno aperto spazi nuovi alla creatività apostolica e pastorale.

Con opportuni riferimenti, tenendo conto delle particolari esigenze degli Istituti di perfezione, questi campi di apostolato sono aperti ai sacerdoti degli ordini e delle congregazioni religiose e degli istituti secolari.

Il Concilio Vaticano Secondo65 e le norme applicative emanate dalla Santa Sede66 li incoraggiano e indirizzano.

33. È però necessario rilevare che compiti tanto delicati non possono essere assolti che da presbiteri adeguatamente preparati.

La preparazione specifica costituisce una necessità imprescindibile, prima per la natura, poi per l'efficacia di questa pastorale.

Rientra in tale ordine di idee anche l'esigenza, sempre più palese, che la formazione spirituale, teologica, giuridica e pastorale nei seminari e nei vari tirocinii dei futuri sacerdoti, sia improntata ai problemi sollevati nel campo pastorale della mobilità.

È questo il criterio a cui si ispirano le nuove norme « De cleri transitu ab una ad aliam dioecesim secundum Concilium Oecumenicum Vaticanum Secundum » approvate dal Santo Padre Paolo VI il 16 marzo 1974.67

L'esercizio del ministero qualificato del sacerdote nei campi specifici del movimento, deve essere tenuto in grande onore dalle comunità cristiane, le quali non possono esimersi dai doveri di giustizia e di carità verso coloro che sono votati a questo arduo compito.

34. È evidente che la figura del cappellano assume una fisionomia giuridica diversa a seconda del settore di attività e delle mansioni che gli vengono assegnate.

Gli può essere affidata una parrocchia personale o una missione con cura d'anime o una missione semplice o una Vicaria,68 come è previsto per l'assistenza agli emigranti, e, per la missione con cura d'anime, anche in taluni porti di mare.69

Analogamente dicasi per quei sacerdoti che sono nominati cappellani d'aeroporto, o dei turisti, o dei nomadi, o della strada.

35. In ogni caso, ciò che sommamente importa è che, oltre i vincoli giuridici, siano sinceramente valorizzati i legami pastorali che intercorrono reciprocamente tra il cappellano e la Chiesa locale, si tratti della Chiesa da cui egli proviene o di quella che serve.

In nessun modo egli potrebbe essere considerato un estraneo.

Al contrario, l'equiparazione con il clero diocesano70 è un presupposto per la sua integrale partecipazione alla vita della Chiesa locale, per ricevere da essa tutto il necessario sostegno morale e materiale e contribuire all'elaborazione della pastorale d'insieme.

Entra in questo ordine di idee la vicendevole collaborazione tra cappellani e parroci locali.71

Se questa collaborazione trae talvolta motivo sul piano giuridico dalla cumulazione delle facoltà,72 sul piano pastorale essa trae sempre la sua ragion d'essere dalla medesima sollecitudine di servizio e di salvezza delle anime.

36. La figura del diacono permanente espressamente prevista nella pastorale del turismo,73 trova numerose possibilità di applicazione sul piano generale del mondo in movimento e nei vari settori nei quali esso si articola, come prezioso arricchimento della presenza e del servizio ecclesiale.

37. Partecipi, come tutti i battezzati, dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, le religiose sono chiamate dalla Chiesa a evangelizzare attraverso un'intima unione con Dio, con la testimonianza di vita e di azione apostolica, in conformità al carisma proprio dell'istituto.

Il contributo della religiosa nel mondo della mobilità,74 che suppone vocazione e competenza specifica, trova il suo vero senso nella totale consacrazione a Dio, ed è manifestato anche nell'esercizio delle doti caratteristiche della femminilità.

Nella luce dell'esperienza felicemente intensificatasi negli ultimi anni, specialmente nell'assistenza agli emigrati, l'opera svolta dalle religiose merita il più vivo apprezzamento.

Ne beneficiano particolarmente i bambini e gli anziani, gli ammalati e le persone sole, ma anche le varie iniziative pastorali.

Un ulteriore incremento dell'apporto delle religiose, che è comunemente auspicato, recherà un buon impulso alla pastorale della mobilità in ogni settore.

38. La solidarietà tra le Chiese viene esplicata concretamente attraverso l'opera ultraterritoriale delle commissioni episcopali nazionali, oppure, fino a che queste non siano possibili, di un Vescovo promotore o delegato della Conferenza.75

Si ravvisa qui il punto di incontro, e contemporaneamente di irradiazione, delle responsabilità collegiali e locali, a cui la mobilità umana costantemente richiama.

Ed è un insostituibile servizio alle singole diocesi, le quali non sono sempre in grado di far fronte adeguatamente all'intersecarsi ed al sovrapporsi dei problemi, collegati con l'indole stessa delle trasmigrazioni umane nelle varie forme.

Non si tratta, infatti, di diminuire la responsabilità dei Vescovi diocesani, ma, piuttosto, di agevolarla e di assicurare un'unità di indirizzo e coordinamento pastorale in materie che, come si è visto, sorpassano inevitabilmente i confini geografici.

Le singole situazioni possono suggerire l'opportunità di una Commissione episcopale la quale, su modello della Pontificia Commissione, abbracci i vari settori della mobilità o almeno quelli più pronunciati localmente.

Comunque è desiderabile che la responsabilità episcopale si esplichi mediante strumenti veramente adeguati alle necessità pastorali delle categorie di fratelli che non possono godere sufficientemente dell'opera ordinaria dei parroci.

39. Frutto del Concilio Vaticano II è la Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo.

Essa esprime infatti in modo nuovo la sollecitudine che aveva suggerito, in momenti successivi, la creazione delle varie Opere per l'Emigrazione e dell'Opera dell'Apostolatus Maris e, su un piano diverso e sotto altre spinte socio-pastorali, dell'Apostolatus Nomadum e dell'Apostolatus Aeris e dell'Ufficio per la Pastorale del Turismo.

Facendo confluire in essa le cinque istituzioni, ciascuna con le sue finalità e dimensioni specifiche, e conferendole fisionomia definita in un'unico organismo della Sede Apostolica, il Motu Proprio Apostolica Caritatis76 ha valorizzato il comune denominatore pastorale delle varie forme di mobilità, come appare all'ansia evangelizzatrice della Chiesa; ed ha garantito un servizio centrale qualificato, che ha il compito di incoraggiare, promuovere e coordinare le energie locali, nella visione tipica di una realtà universale, qual è la Chiesa cattolica.

Di rilevante incidenza agli effetti del costante dialogo, l'azione della Pontificia Commissione acquista inoltre particolare valore per la promozione di incontri e convegni a carattere internazionale.77

40. La complessità e la frequente evoluzione che si registra nei fenomeni del movimento rende necessaria, per orientamento della pastorale, l'opera di istituzioni complementari, destinate a seguire tali fenomeni ed a darne oggettive valutazioni.

Si tratta di centri pastorali per gruppi etnici, ma soprattutto di centri di studio interdisciplinari, che raggruppino, cioè, le materie necessarie all'elaborazione ed all'attuazione della Pastorale.

Sociologi, psicologi, antropologi, economisti, giuristi e canonisti, moralisti e teologi, incontrandosi e mettendo a confronto le loro conoscenze ed esperienze, insieme con i pastori d'anime, contribuiscono all'approfondimento dei fenomeni ed all'indicazione degli strumenti idonei.

Tali centri, già all'opera in diverse parti, sono destinati ad ottenere maggior efficacia mediante un coordinamento, come è richiesto, del resto, dall'indole internazionale della mobilità.

41. Il quadro che si è cercato di delineare racchiude in un'unica visione ecclesiale i fenomeni della mobilità umana contemporanea, di cui sono stati indicati all'inizio i principali.

Resta fuori di discussione che ciascun fenomeno, oltre ad elementi comuni, presenta caratteristiche proprie, e domanda particolari riflessioni pastorali.

Queste vengono proposte a parte, in applicazione dei principi e degli orientamenti generali fin qui esposti.

La Pontificia Commissione confida di aver corrisposto al desiderio da più parti manifestato, animata dalla buona volontà di contribuire ad una sempre maggiore intensificazione della specifica pastorale a servizio del « mondo in movimento », nell'ambito della pastorale di tutta la Chiesa.

Il santo Padre Paolo VI, con lettera della Segreteria di Stato n. 345748, in dats 4 maggio 1978, ha approvato con la propri autorità il presente Documento, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, 26 Maggio 1978.

Sebastiano Card. Baggio Presidente

Emanuele Clarizio Arcivescovo tit. di Anzio Apostolicae Pro-Presidente


2 Cfr. Christus Dominus n. 18;
Ad gentes divinitus n. 38;
Motu Proprio di S.S. Paolo VI Ecclesiae Sanctae 1,9;
Motu Proprio di S. S. Paolo VI Apostolicae Caritatis
3 Esortazione Apostolica di S. S. Paolo VI Evangelii nuntiandi n. 19
4 Cfr. Costituzione Apostolica del Papa Pio XII Exsul Familia, AAS 44 ( 1952 ) pp. 649 ss.;
Motu Proprio di S. S. Paolo VI Pastoralis migratorum cura;
Istruzione della S. C. per i Vescovi De pastorali migratorum cura, AAS 61 ( 1969 ) pp. 614-643
5 Cfr. Enciclica del S. Padre Paolo VI Populorum progressio n. 68
6 Cfr. Cost. Ap. Exsul Familia passim;
Leges Operis Apostolatus Maris, AAS 50 ( 1955 ) pp. 375-383;
Normae et facultates pro maritimorum atque navigantium spirituali cura gerenda, AAS 69 ( 1977 ) pp. 737-746
7 Cfr. Cost. Ap. Exsul Familia, AAS 44 ( 1952 ) p. 670.
8 Cfr. Cost. Ap. del S. Padre Paolo VI Regimini Ecclesiae universae n. 52
9 Cfr. Direttorio della Sacra Congregazione per il Clero Peregrinans in terra, AAS ( 1969 ) pp. 361-364.
10 Gaudium et Spes n. 4
11 Cfr. Gaudium et Spes n. 6, n. 16, n. 25, n. 26;
Enciclica del Papa Giovanni XXIII Pacem in Terris
12 Cfr. Dirett. gen. Peregrinans in terra nn. 8-12;
Istr. De pastorali migratorum cura nn. 2-3
13 Cfr. Gaudium et Spes n. 63;
Lettera Apostolica del Santo Padre Paolo VI Octogésima adveniens n. 7
14 Cfr. Gaudium et Spes nn. 6-8.
15 Cfr. Istr. De pastorali migratorum cura n. 4.
16 Esort. Ap. Evangelii nuntiandi n. 20
17 Lumen Gentium n. 1
18 Cfr. Ib. n. 9 e n. 48
19 Cfr. Ad gentes divinitus n. 5
20 Cfr. Esort. Ap. Evangelii nuntiandi nn. 21-22
21 Ib.
23 Cfr. Esort. Ap. Evangelii nuntiandi n. 29
24 Gaudium et Spes n. 22
26 Cfr. Istr. De pastorali migratorum cura n. 4
27 Cfr. Lumen Gentium n. 48;
Esort. Ap. Evangelii nuntiandi n. 36
28 Cfr. Lumen Gentium n. 49;
Esort. Ap. Evangelii nuntiandi n. 28
29 Cfr. Unitatis redintegratio n. 9;
Apostolicam actuositatem n. 27;
Istr. De pastoralimigratorum cura n. 13;
Direttorio gen. Peregrinans in terra nn. 8 e 27;
Normae et facultates pro maritimorum atque navigantium spirituali cura gerenda art. 12
30 Cfr. Ad gentes divinitus n. 20;
Esort. Ap. Evangelii nuntiandi n. 54
32 Cfr. Nostra aetate n. 1 e n. 5
33 Cfr. Esort. Ap. Evangelii nuntiandi n. 53
34 Cfr. Lumen Gentium n. 8, n. 9, n. 38;
Gaudium et Spes n. 2 e nn. 40-43
35 Cfr. Omelia del S. Padre Paolo VI a conclusione del Concilio Ec. Vat. Secondo, AAS 58 ( 1966 ) p. 6
36 Gaudium et Spes n. 1
37 AAS 56 ( 1964 ) p. 639
38 Cfr. AAS 55 ( 1963 ) p. 266
39 Cfr. Esort. Ap. Evangelii nuntiandi n. 30-39
40 Paolo VI, Messaggio all'Assemble a delle Nazioni Unite, AAS 57 ( 1965 ) p. 878
41 Cfr. Gaudium et Spes n. 41
42 Cfr. Gaudium et Spes nn. 25-29, nn. 63-69;
Apostolicam actuositatem n. 11;
Nostra aetate n. 5
Pio XII: Radiomessaggio nel Cinquantesimo della « Rerum Novarum »;
Radiomessaggio Natalizio 1941;
Radiomessaggio Natalizio 1942;
Radiomes. Nat. 1952
Giovanni XXIII: Enciclica Pacem in Terris
Paolo VI: Enciclica Populorum progressio;
Lettera Ap. Octogésima adveniens;
Discorso al Convegno Europeo sulla pastorale dei migranti, AAS 65 ( 1973 ) p. 592
Istr. De pastorali migratorum cura n. 5-11
43 Il bene comune della società « è l'insieme di quelle condizioni di vita sociale grazie alle quali gli uomini possono conseguire il loro perfezionamento più pienamente e con maggior speditezza » ( Dignitatis humanae n. 6 )
Cfr. Enciclica di Giovanni XXIII Mater et Magistra;
Enciclica Pacem in Terris
44 Messaggio all'ONU in occasione del XXV anniv. della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, AAS 65 ( 1973 ) p. 677
45 Id. AAS 65 ( 1973 ) p. 674
46 Discorso al Convegno europeo sulla pastorale dei migranti, AAS 65 ( 1973 ) p. 591
47 Cfr. Presbyterorum Ordinis n. 10;
Christus Dominus n. 6;
Motu Proprio Ecclesiae Sanctae art. 2, 1-4
48 Cfr. Istr. De pastorali migratorum cura n. 26
49 Paolo VI, Encicl. Populorum progressio n. 69
50 AAS 44 ( 1952 ) p. 692
51 AAS 61 ( 1969 ) p. 602
52 Cfr. Istr. De pastorali migratorumcura 30, 3
53 Cfr. Christus Dominus n. 18
54 Cfr. Paolo VI, messaggio al Convegno europeo sulla pastorale dei migranti, AAS 65 ( 1973 ) p. 590
55 Cfr. AAS 44 ( 1952 ) pp. 649-704
56 Cfr. Lumen Gentium n. 36
57 Cfr. Lumen Gentium n. 31;
Lettera del Cardinale Segretario di Stato per le celebrazioni della « Giornata del migrante », Insegnamenti di Paolo VI, vol. XIV, 1976, pp. 910-912
58 Cfr. Lumen Gentium 31-38
59 Cfr. Esort. Ap. Evangelii nuntiandi 69
60 Cfr. Apostolicam actuositatem n. 10;
Istr. De pastorali migratorum cura nn. 56-61;
Dirett. gen. Peregrinans in terra nn. 34-47
61 Cfr. Apostolicam actuositatem n. 17;
Ad gentes divinitus n. 16
62 Cfr. Istr. De pastorali migratorum cura nn. 35-36
63 Cfr. Cost. Ap. Exsul familia tit. II, cap. III, nn. 25-31;
Normae et Facultates promaritimorum atque navigantium Spirituali cura gerenda art. 8
64 Cfr. Dirett. gen. Peregrinans in terra n. 23
65 Cfr. Christus Dominus n. 35
66 Cfr. Motu Proprio Ecclesiae Sanctae I, 29-31;
Istr. De pastorali migratorum cura nn. 52-55;
Dirett. gen. Peregrinans in terra nn. 30-32.
67 Rivista della Pontificia Commissione per la pastorale delle migrazioni e del turismo On the Move n. 9, Settembre 1974. pp. 9-12
68 Cfr. Istr. De pastorali migratorum cura n. 33
69 Cfr. Leges Operis Apostolatus Maris n. 7, 17;
Normae et Facultates pro maritimorum ete, art. 8, 4
70 Cfr. Istr. De pastorali migratorum cura n. 43
71 Ivi n. 39, 1-5;
Dirett. gen. Peregrinans in terra n. 22
72 Cfr. Cost. Ap. Exsul Familia tit. II, art. 36;
Istr. De pastorali migratorum cura n. 39, 3
73 Cfr. Dirett. gen. Peregrinans in terra n. 33
74 Cfr. Istr. De pastorali migratorum cura nn. 54-55
75 Cfr. Cost. Ap. Exsul Familia tit. II, cap. I, n. 6;
Motu Proprio Ecclesiae Sanctae n. 9;
Istr. De pastorali migratorum cura n. 22;
Dirett. gen. Peregrinans in terra n. 15;
Leges Operis Apostolatus Maris n. 5;
Normae et facultates promaritimorum atque navigantium spirituali cura gerenda, art. 4-5
76 Apostolicae Caritatis
77 Cfr. Motu Proprio Ecclesiae Sanctae I, 42, par. 4