Principi e norme sull'ecumenismo

Indice

III - La formazione all'ecumenismo nella Chiesa Cattolica

Necessità e finalità della formazione ecumenica

55. « La cura di ristabilire l'unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i pastori, e tocca ognuno secondo la propria capacità, tanto nella vita cristiana di ogni giorno quanto negli studi teologici e storici ».57

Tenuto conto della natura della Chiesa cattolica, i cattolici troveranno nella fedeltà alle indicazioni del concilio Vaticano II i mezzi per contribuire alla formazione ecumenica sia di ciascun membro sia dell'intera comunità alla quale appartengono.

L'unità di tutti in Cristo sarà così il risultato di una crescita comune e di una comune maturazione; infatti l'appello di Dio alla « conversione interiore »58 e al « rinnovamento della Chiesa »,59 che hanno un'importanza singolare per la ricerca dell'unità, non esclude nessuno.

Per questo motivo, tutti i fedeli sono chiamati ad impegnarsi per realizzare una comunione crescente con gli altri cristiani.

Un contributo particolare, però, può essere dato dai membri del popolo di Dio che sono impegnati nella formazione, quali i superiori e gli insegnanti di istituti superiori e di istituti specializzati.

Coloro che svolgono un'attività pastorale, in particolare i parroci e gli altri ministri ordinati, hanno una funzione da svolgere in questo campo.

Attiene alla responsabilità di ogni Vescovo, dei Sinodi delle Chiese orientali cattoliche e delle Conferenze episcopali impartire direttive generali riguardanti la formazione ecumenica.

Adeguamento della formazione alle condizioni concrete delle persone

56. L'ecumenismo esige un rinnovamento di atteggiamento e una certa duttilità nei metodi di ricerca dell'unità.

Si deve tener conto anche della diversità delle persone, delle funzioni e delle situazioni, come pure della specificità delle Chiese particolari e delle comunità impegnate con esse nella ricerca dell'unità.

Di conseguenza, la formazione ecumenica richiede una pedagogia che sia adattata alle concrete situazioni di vita delle persone e dei gruppi e che rispetti l'esigenza di progressività in uno sforzo di rinnovamento continuo e di cambiamento di atteggiamento.

57. Tutti coloro che si occupano di pastorale e non soltanto gli insegnanti verranno, quindi, formati gradatamente, secondo i seguenti orientamenti fondamentali:

a) Fin dagli inizi sono necessarie la conoscenza della sacra Scrittura e la formazione dottrinale, non disgiunte dalla conoscenza della storia e della situazione ecumenica del paese in cui si vive.

b) La conoscenza della storia delle divisioni e degli sforzi di riconciliazione, come pure delle posizioni dottrinali delle altre Chiese e comunità ecclesiali consente di analizzare i problemi nel loro contesto socioculturale e di discernere, nelle espressioni della fede, le diversità legittime e le divergenze incompatibili con la fede cattolica.

c) In tale prospettiva, si terrà conto dei risultati e dei chiarimenti forniti dai dialoghi teologici e dagli studi scientifici.

È anche auspicabile che i cristiani scrivano insieme la storia delle loro divisioni e dei loro sforzi nella ricerca dell'unità.

d) Può essere così evitato il pericolo di interpretazioni soggettive, tanto nella presentazione della fede cattolica quanto nel modo in cui la Chiesa cattolica comprende la fede e la vita delle altre Chiese e comunità ecclesiali.

e) Man mano che progredisce, la formazione ecumenica fa sentire come inseparabili la sollecitudine per l'unità della Chiesa cattolica e quella della comunione con le altre Chiese e comunità ecclesiali.

f) La sollecitudine per questa unità e per questa comunione implica che ai cattolici stia a cuore l'approfondimento delle relazioni tanto con i cristiani orientali quanto con i cristiani sorti dalla Riforma.

g) Il metodo d'insegnamento, che mai disattende l'esigenza della progressività, permette di distinguere e di distribuire gradualmente la materia e i rispettivi contenuti secondo le diverse fasi della formazione dottrinale e dell'esperienza ecumenica.

Così tutti coloro che si occupano di pastorale saranno fedeli alla santa e vivente tradizione, che nella Chiesa è sorgente di azione.

Sapranno vagliare e accogliere la verità, ovunque sia: « Ogni verità, da qualunque parte venga, è dallo Spirito santo ».60

A. Formazione di tutti i fedeli

58. La sollecitudine per l'unità è al cuore della concezione della Chiesa.

Scopo della formazione ecumenica è che tutti i cristiani siano animati dallo spirito ecumenico, qualunque sia la loro particolare missione e la loro specifica funzione nel mondo e nella società.

Nella vita del fedele, riempito dello Spirito di Cristo, è di capitale importanza il dono implorato da Cristo prima della sua Passione, cioè « la grazia dell'unità ».

Tale unità è, in primo luogo, l'unità con Cristo in un unico moto di carità verso il Padre e verso il prossimo.

In secondo luogo, è la comunione profonda e attiva del fedele con la Chiesa universale nella Chiesa particolare cui appartiene.61

In terzo luogo, è la pienezza dell'unità visibile ricercata con tutti i cristiani delle altre Chiese e comunità ecclesiali.

I mezzi di formazione

59. L'ascolto e lo studio della Parola di Dio.

La Chiesa cattolica ha sempre considerato « le divine Scritture », unitamente alla tradizione, « come la regola suprema della propria fede »; esse sono « per i figli della Chiesa, [ … ] cibo dell'anima, sorgente pura e perenne di vita spirituale ».62

I nostri fratelli e le nostre sorelle di altre Chiese e comunità ecclesiali hanno profonda venerazione e amore per la sacra Scrittura.

Ciò li spinge allo studio costante e diligente dei libri sacri.63

Quindi, la Parola di Dio, essendo unica e la stessa per tutti i cristiani, rinvigorirà progressivamente il cammino verso l'unità nella misura in cui verrà accostata con religiosa attenzione e con uno studio appassionato.

60. La predicazione.

È necessario prestare una cura particolare alla predicazione, sia durante sia al di fuori del culto propriamente liturgico.

Come dice il papa Paolo VI, « in quanto evangelizzatori, noi dobbiamo offrire ai fedeli di Cristo l'immagine non di uomini divisi e separati da litigi che non edificano affatto, ma di persone mature nella fede, capaci di ritrovarsi insieme al di sopra delle tensioni concrete, grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata della verità ».64

Le varie parti dell'anno liturgico offrono occasioni propizie per sviluppare i temi dell'unità cristiana e per stimolare allo studio, alla riflessione e alla preghiera.

La predicazione deve preoccuparsi di rivelare il mistero dell'unità della Chiesa e, per quanto è possibile, di promuovere l'unità dei cristiani in modo visibile.

Nella predicazione si deve evitare ogni uso improprio della sacra Scrittura.

61. La catechesi.

La catechesi non consiste soltanto nell'insegnare la dottrina, ma nell'iniziare all'intera vita cristiana, con la piena partecipazione ai sacramenti della Chiesa.

Questo insegnamento, però, può contribuire anche a formare ad un autentico comportamento ecumenico, come è indicato nell'esortazione apostolica di Giovanni Paolo II Catechesi tradendae ( nn. 32–33 ) secondo queste linee direttive:

a) Innanzi tutto la catechesi deve esporre con chiarezza, con carità e con la dovuta fermezza tutta la dottrina della Chiesa cattolica, rispettando specialmente l'ordine e la gerarchia delle verità65 ed evitando le espressioni e i modi di esporre la dottrina che potrebbero riuscire di ostacolo al dialogo.

b) Parlando delle altre Chiese e comunità ecclesiali, è importante presentare correttamente e lealmente il loro insegnamento.

Tra gli elementi dai quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi e di grande valore, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica.66

 Lo Spirito di Cristo non rifiuta di servirsi ditali comunità come mezzi di salvezza.

Fare ciò mette in risalto le verità di fede che le differenti confessioni cristiane hanno in comune.

Questo « aiuterà i cattolici, da una parte, ad approfondire la loro fede e, dall'altra, li metterà in condizione di conoscere meglio e stimare gli altri cristiani, facilitando così la ricerca in comune del cammino verso la piena unità, nella verità tutta intera ».67

c) La catechesi ha una dimensione ecumenica se suscita e alimenta un vero desiderio dell'unità, e più ancora, se ispira sforzi sinceri, inclusi sforzi di umiltà per purificarsi, al fine di sgomberare gli ostacoli lungo la strada, non attraverso facili omissioni e concessioni sul piano dottrinale, ma in vista dell'unità perfetta, quale la vuole il Signore e con i mezzi che Egli vuole.68

d) La catechesi, inoltre, è ecumenica, se si sforza di preparare i fanciulli e i giovani, come pure gli adulti, a vivere in contatto con altri cristiani, pur formandosi come cattolici e rispettando la fede degli altri.69

e) Ciò si può fare attraverso il discernimento delle possibilità offerte dalla distinzione tra le verità di fede e i loro modi di espressione70 attraverso il reciproco sforzo di conoscenza e di stima dei valori presenti nelle rispettive tradizioni teologiche; mostrando chiaramente che il dialogo ha creato nuovi rapporti, che, se ben compresi, possono portare alla collaborazione e alla pace.71

f) L'esortazione apostolica Catechesi tradendae dovrebbe essere il punto di riferimento nella elaborazione dei nuovi catechismi che vengono preparati nelle Chiese locali sotto l'autorità dei vescovi.

62. La liturgia.

Essendo « la prima e indispensabile sorgente dalla quale i fedeli possono attingere uno spirito veramente cristiano »,72 la liturgia dà un importante contributo all'unità di tutti coloro che credono in Cristo; essa è una celebrazione e un fattore di unità; dove è pienamente compresa e dove ognuno vi partecipa pienamente, « contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa ».73

a) Poiché la santa eucaristia è « il mirabile sacramento dal quale l'unità della Chiesa è simboleggiata e prodotta »,74 è molto importante aver cura che sia ben celebrata, affinché i fedeli che vi partecipano, « offrendo la vittima immacolata, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo mediatore, siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti ».75

b) È bene essere fedeli alla preghiera per l'unità dei cristiani, secondo le indicazioni del presente Direttorio, sia nei momenti in cui la liturgia lo propone - come, per esempio, in occasione di celebrazioni della Parola oppure delle celebrazioni orientali chiamate "Litia" e "Mole–ben" -, sia specialmente durante la Messa - al momento della preghiera universale - oppure durante le litanie dette "Ectenie", sia ancora mediante la celebrazione della Messa votiva per l'unità della Chiesa, con l'aiuto di appositi formulari.

Inoltre, è molto utile per la formazione ecumenica estendere le preghiere per l'unità a certe occasioni, come quella della settimana di preghiere per l'unità ( 18–25 gennaio ), o quella della settimana tra l'Ascensione e la Pentecoste, affinché lo Spirito santo confermi la Chiesa nell'unità e nell'apostolicità della sua missione universale di salvezza.

63. La vita spirituale.

Nel movimento ecumenico è necessario dare la priorità alla conversione del cuore, alla vita spirituale e al suo rinnovamento.

« Questa conversione del cuore e questa santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, si devono ritenere come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale ».76

Pertanto ogni cristiano, nella misura in cui vive una vita spirituale autentica, che ha come centro lo stesso Cristo Salvatore e come fine la gloria di Dio Padre, può sempre e ovunque partecipare in profondità al movimento ecumenico, rendendo testimonianza al Vangelo di Cristo con la propria vita.77

a) I cattolici valorizzeranno certi elementi e beni, sorgenti di vita spirituale, che si trovano nelle altre Chiese e comunità ecclesiali e che appartengono all'unica Chiesa di Cristo: sacra Scrittura, sacramenti e altre azioni sacre, fede, speranza, carità e altri doni dello Spirito.78

Tali beni hanno dato frutti copiosi, ad esempio, nella tradizione mistica dell'Oriente cristiano e nei tesori spirituali della vita monastica, nel culto e nella pietà degli anglicani, nella preghiera evangelica e nelle diverse forme di spiritualità dei protestanti.

b) Tale apprezzamento non deve rimanere puramente teorico; quando le condizioni particolari lo permettono, deve essere completato dalla conoscenza pratica delle altre tradizioni di spiritualità.

Conseguentemente, la condivisione della preghiera e un certo tipo di partecipazione al culto pubblico e a forme di devozione degli altri cristiani, in conformità alle norme vigenti, possono avere un valore formativo.79

64. Altre iniziative.

La collaborazione ad iniziative caritative e sociali - nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, ecc. - ha un valore formativo comprovato; così come l'attività per la pace nel mondo, o in particolari regioni della terra dove è minacciata, e quella in difesa dei diritti dell'uomo e della libertà religiosa.80

Tali azioni, ben dirette, possono mostrare l'efficacia dell'applicazione sociale del Vangelo e la forza pratica della sensibilità ecumenica in diversi settori.

Una periodica riflessione sui fondamenti cristiani di queste azioni, per verificarne la qualità e la fecondità e per correggerne i difetti, sarà parimenti educativa e costruttiva.

Gli ambiti più adatti alla formazione

65. Sono i luoghi in cui si sviluppano gradualmente la maturità umana e cristiana, il senso della socialità e la comunione.

Per questo la famiglia, la parrocchia, la scuola, i gruppi, le associazioni e i movimenti ecclesiali hanno una singolare importanza.

66. La famiglia, chiamata dal concilio Vaticano II « Chiesa domestica »,81 è il primo ambiente in cui quotidianamente si costruisce o si indebolisce l'unità, mediante l'incontro di persone, per molti aspetti diverse, che però si accettano in una comunione d'amore; è nella famiglia che si deve aver cura di non alimentare pregiudizi, ma, al contrario, di ricercare in tutto la verità.

a) La consapevolezza della propria identità cristiana e della propria missione dispone la famiglia ad essere anche una comunità per gli altri, aperta non soltanto nei confronti della Chiesa, ma pure nei confronti della società umana, disposta al dialogo e all'impegno sociale.

Come la Chiesa, la famiglia deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui esso si irradia; e infatti la costituzione conciliare Lumen gentium afferma che, nella Chiesa domestica, « i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori del Vangelo » ( n. 11 ).

b) Le famiglie sorte da un matrimonio misto hanno il dovere di sforzarsi di annunziare Cristo secondo tutte le esigenze del battesimo che i loro membri hanno in comune; inoltre, hanno il non facile compito di rendersi esse stesse artefici di unità.82

« Il comune battesimo e il dinamismo della grazia forniscono agli sposi, in questo matrimonio, la base e la motivazione per esprimere la loro unità nella sfera dei valori morali e spirituali ».83

67. La parrocchia, in quanto unità ecclesiale radunata attorno all'Eucaristia, deve essere e proclamarsi luogo dell'autentica testimonianza ecumenica.

Uno dei grandi doveri della parrocchia è, pertanto, quello di coltivare nei suoi membri lo spirito ecumenico.

Ciò esige una diligente attenzione ai contenuti e alle forme della predicazione, in particolare dell'omelia, come pure della catechesi.

Inoltre, richiede un programma pastorale e ciò suppone che qualcuno sia incaricato dell'animazione e del coordinamento ecumenico, operando in stretta collaborazione con il parroco; costui si incaricherà eventualmente anche delle varie forme di collaborazione con le corrispondenti parrocchie degli altri cristiani.

Infine, è necessario che la parrocchia non sia lacerata da polemiche interne, da polarizzazioni ideologiche o da reciproche accuse tra cristiani, ma ognuno, secondo il proprio spirito e la propria vocazione, si faccia servo della verità nell'amore.84

68. La scuola, di ogni ordine e grado, deve dare una dimensione ecumenica all'insegnamento religioso in essa impartito e, secondo la propria peculiarità, tendere alla formazione del cuore e dell'intelligenza ai valori umani e religiosi, educando al dialogo, alla pace, alle relazioni interpersonali.85

a) Lo spirito di carità, di rispetto e di dialogo esige che si mettano al bando i pregiudizi e le parole che danno un'immagine falsa degli altri fratelli cristiani.

Ciò vale soprattutto per le scuole cattoliche, nelle quali i giovani devono crescere nella fede, nella preghiera e nella decisione di mettere in pratica il Vangelo cristiano dell'unità.

Si avrà cura di insegnare loro l'ecumenismo autentico, seguendo la dottrina della Chiesa cattolica.

b) Quando è possibile, in collaborazione con gli altri insegnanti, non si mancherà di presentare le varie materie, come, per esempio, la storia e l'arte, in modo da sottolineare i problemi ecumenici in uno spirito di dialogo e di unità.

A tal fine, è auspicabile anche che i docenti abbiano una corretta e adeguata conoscenza delle origini, della storia e delle dottrine delle altre Chiese e comunità ecclesiali, soprattutto di quelle che sono presenti sullo stesso territorio.

69. I gruppi, le associazioni e i movimenti ecclesiali.

La vita cristiana, e in modo speciale la vita delle Chiese particolari, nel corso della storia si è arricchita di una varietà di espressioni, di progetti, di spiritualità conformi ai carismi donati dallo Spirito per l'edificazione della Chiesa, in cui si manifesta una netta distinzione di compiti al servizio della comunità.

Coloro che fanno parte di questi gruppi, movimenti e associazioni devono essere animati da un forte spirito ecumenico.

Per vivere il loro impegno battesimale nel mondo,86 ricercando sia l'unità cattolica attraverso il dialogo e la comunione tra i diversi movimenti e le diverse associazioni sia una comunione più vasta con altre Chiese e comunità ecclesiali e con i movimenti e i gruppi che ad esse si ispirano, è necessario che i loro sforzi siano fondati su una solida formazione e siano illuminati dalla saggezza e dalla prudenza cristiane.

B. Formazione di coloro che operano nel ministero pastorale

1. Ministri ordinati

70. Tra i principali doveri di ogni futuro ministro ordinato c'è quello di formarsi una personalità che, per quanto possibile, sia all'altezza della sua missione di aiutare gli altri ad incontrare Cristo.

In questa prospettiva, il candidato al ministero deve coltivare pienamente le qualità umane che rendono una persona accetta agli altri e credibile, vigilante sul proprio linguaggio e sulle proprie capacità di dialogo, per acquisire una attitudine autenticamente ecumenica.

Ciò è essenziale per chi ha una funzione di maestro e di pastore in una Chiesa particolare, come il Vescovo, come pure per chi come presbitero viene destinato alla cura d'anime, ma non è meno importante per il diacono, e in modo particolare per i diaconi permanenti, chiamati a servire la comunità dei fedeli.

71. Quando prende iniziative e organizza incontri, è necessario che il ministro agisca con lucidità e nella fedeltà alla Chiesa, rispettando le diverse competenze e osservando le disposizioni che i Pastori della Chiesa, in forza del loro mandato, stabiliscono per il movimento ecumenico della Chiesa universale e per ogni Chiesa particolare, al fine di collaborare alla costruzione dell'unità dei cristiani senza pregiudizi e senza iniziative inopportune.

a) Formazione dottrinale

72. Le Conferenze episcopali si accerteranno che i piani di studi mettano in rilievo la dimensione ecumenica di ogni materia e prevedano uno studio specifico dell'ecumenismo.

Verificheranno che questi piani di studio siano conformi alle indicazioni del presente Direttorio.

1) La dimensione ecumenica delle varie materie

73. L'azione ecumenica « non può essere se non pienamente e sinceramente cattolica, cioè fedele alla verità che abbiamo ricevuta dagli apostoli e dai Padri, e conforme alla fede che la Chiesa cattolica ha sempre professato ».87

74. Gli studenti devono imparare a distinguere tra le verità rivelate - le quali esigono tutte il medesimo assenso di fede -, il modo con cui vengono enunziate e le dottrine teologiche.88

Per quel che riguarda la formulazione delle verità rivelate, si terrà conto di ciò che, tra gli altri documenti, viene affermato dalla dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede Mysterium Ecclesiae, 5: « Sebbene le verità che la Chiesa con le sue formule dogmatiche intende effettivamente insegnare, si distinguano dalle mutevoli concezioni di una determinata epoca e possano essere espresse anche senza di esse, può darsi tuttavia che quelle stesse verità dal sacro Magistero siano enunciate con termini che risentono di tali concezioni.

Ciò premesso, si deve dire che le formule dogmatiche del Magistero della Chiesa fin dall'inizio furono adatte a comunicare la verità rivelata, e che restano per sempre adatte a comunicarla a chi le comprende rettamente ».89

Gli studenti, quindi, imparino a distinguere tra « il deposito della fede, cioè le verità contenute nella nostra veneranda dottrina »,90 e il modo in cui tali verità sono formulate; tra le verità da enunciare e i vari modi di concettualizzarle e di esporle; tra la tradizione apostolica e le tradizioni strettamente ecclesiastiche; e al tempo stesso imparino a riconoscere e rispettare il valore permanente delle formule dogmatiche.

Fin dal tempo della loro formazione filosofica, gli studenti devono essere preparati a cogliere la legittima diversità che nella teologia deriva dai diversi metodi e dai diversi linguaggi usati dai teologi per indagare i divini misteri.

In realtà potrà risultare che le diverse formulazioni teologiche più che contraddittorie siano complementari.

75. Inoltre, è necessario che sia sempre rispettata la « gerarchia delle verità » della dottrina cattolica; tali verità, sebbene esigano tutte l'assenso di fede loro dovuto, non hanno però tutte la medesima centralità nel mistero rivelato in Gesù Cristo, perché diverso è il loro nesso con il fondamento della fede cristiana.91

2) Dimensione ecumenica delle discipline teologiche in generale

76. L'apertura ecumenica è una dimensione costitutiva della formazione dei futuri presbiteri e diaconi: « L'insegnamento della sacra teologia e delle altre discipline, specialmente storiche, deve essere fatto anche sotto l'aspetto ecumenico, perché abbia sempre meglio a corrispondere alla verità dei fatti ».92

La dimensione ecumenica della formazione teologica non deve essere limitata alle differenti categorie di insegnamento.

Poiché parliamo di insegnamento interdisciplinare - e non soltanto « pluridisciplinare » -, questo dovrà implicare la collaborazione tra i professori interessati e un coordinamento reciproco.

Per tutte le materie, anche per quelle fondamentali, si potranno opportunamente sottolineare i seguenti aspetti:

a) gli elementi del patrimonio cristiano sul piano della verità e della santità che sono comuni a tutte le Chiese e comunità ecclesiali, sebbene talvolta siano enunciati secondo una diversa formulazione teologica;

b) le ricchezze di liturgia, di spiritualità e di dottrina che sono proprie di ogni comunione, ma che possono aiutare i cristiani a raggiungere una conoscenza più profonda della natura della Chiesa;

c) i punti che, in materia di fede e di morale, sono causa di disaccordo, ma che possono incoraggiare ricerche più approfondite sulla Parola di Dio e portare a distinguere le contraddizioni reali da quelle apparenti.

3) Dimensione ecumenica delle discipline teologiche in particolare

77. In ogni disciplina teologica, l'approccio ecumenico deve portare a considerare il legame esistente tra la materia particolare e il mistero dell'unità della Chiesa.

Inoltre, l'insegnante deve inculcare ai suoi alunni la fedeltà a tutta la tradizione autenticamente cristiana in materia di teologia, di spiritualità e di disciplina ecclesiastica.

Gli studenti, dal confronto del proprio patrimonio con le ricchezze delle tradizioni cristiane dell'Oriente e dell'Occidente, nella loro espressione antica o moderna, trarranno una consapevolezza più viva ditale pienezza.93

78. Questo studio comparativo è importante in tutte le materie:

per lo studio della Scrittura, sorgente comune della fede di tutti i cristiani;

per lo studio della tradizione apostolica che si trova nelle opere dei Padri della Chiesa e degli altri autori ecclesiastici d'Oriente e d'Occidente;

per la liturgia, dove le diverse forme del culto divino e la loro importanza dottrinale e spirituale sono scientificamente raffrontate;

per la teologia dogmatica e morale, soprattutto per quel che concerne i problemi sorti dal dialogo ecumenico; per la storia della Chiesa, in cui si deve fare una scrupolosa indagine sull'unità della Chiesa e sulle cause di separazione;

per il diritto canonico, dove è doveroso fare una netta distinzione tra gli elementi di diritto divino e quelli che sono di diritto ecclesiastico e che possono essere passibili di cambiamenti secondo le epoche, le forme di cultura o le tradizioni locali; e, infine,

per la formazione pastorale e missionaria come per gli studi sociologici, in cui si deve porre attenzione alla situazione comune a tutti i cristiani di fronte al mondo moderno.

Così la pienezza della Rivelazione divina sarà espressa nel modo migliore e più completo, e noi adempiremo meglio la missione che Cristo ha affidato alla sua Chiesa per il mondo.

4) Corsi speciali di ecumenismo

79. Anche se tutta la formazione teologica dev'essere permeata dalla dimensione ecumenica, è di singolare importanza che nell'ambito del primo ciclo, al momento più adatto, sia proposto un corso di ecumenismo, che dovrebbe essere reso obbligatorio.

A grandi linee, e con possibili adattamenti, tale corso può avere il seguente contenuto:

a) le nozioni di cattolicità, di unità organica e visibile della Chiesa, di oikouméne, di ecumenismo, secondo la loro origine storica e nel loro significato attuale dal punto di vista cattolico;

b) i fondamenti dottrinali dell'attività ecumenica, con speciale attenzione ai legami di comunione che attualmente esistono tra le Chiese e le comunità ecclesiali;94

c) la storia dell'ecumenismo, che comprende quella delle divisioni e dei numerosi tentativi, compiuti nel corso di secoli, per ricomporre l'unità, e dei loro successi e insuccessi, come pure lo stato attuale della ricerca dell'unità;

d) il fine e il metodo dell'ecumenismo, delle diverse forme di unione e di collaborazione, la speranza di ricomporre l'unità, le condizioni dell'unità, il concetto di piena e perfetta unità;

e) l'aspetto « istituzionale » e la vita attuale delle diverse comunità cristiane; tendenze dottrinali, cause reali delle separazioni, iniziative missionarie, spiritualità, forme di culto divino, necessità di una più profonda conoscenza della teologia e della spiritualità orientali;95

f) alcuni problemi specifici, quali: la partecipazione comune al culto, il proselitismo e l'irenismo, la libertà religiosa, i matrimoni misti, il posto dei laici, e segnatamente delle donne, nella Chiesa;

g) l'ecumenismo spirituale, in particolare il senso della preghiera per l'unità e delle altre forme di avvicinamento all'unità per la quale Cristo ha pregato.

80. Per l'organizzazione del piano di studi, si danno i seguenti suggerimenti:

a) È opportuno fare assai presto un'introduzione generale all'ecumenismo, in modo che gli studenti fin dall'inizio degli studi teologici possano essere sensibilizzati alla dimensione ecumenica dei loro studi.96

Tale introduzione dovrebbe trattare gli elementi di base dell'ecumenismo.

b) La parte speciale dell'insegnamento sull'ecumenismo dovrebbe normalmente trovare il suo posto alla fine del primo ciclo di studi teologici o altrimenti verso il termine degli studi nei seminari, in modo che gli studenti, acquistando una larga conoscenza dell'ecumenismo, possano farne una sintesi con la loro formazione teologica.

c) È necessario scegliere con cura i testi di studio e i manuali; essi devono esporre con fedeltà l'insegnamento degli altri cristiani nel campo della storia, della teologia e della spiritualità, in modo non solo da consentire un confronto onesto e obiettivo, ma anche stimolare un ulteriore approfondimento della dottrina cattolica.

81. Può essere utile invitare conferenzieri ed esperti delle altre tradizioni nel contesto degli accordi di collaborazione tra le istituzioni cattoliche e i centri che dipendono dagli altri cristiani.97

Se sorgono problemi particolari in un seminario o in un determinato istituto, spetta al Vescovo diocesano decidere, conformemente alle direttive stabilite dalla Conferenza episcopale, in merito alle iniziative da prendere, sotto la responsabilità delle autorità accademiche, e dopo aver verificato le qualità morali e professionali richieste per i conferenzieri delle altre Chiese e comunità ecclesiali.

In questi scambi culturali, occorre assicurare che non venga meno il carattere cattolico dell'istituto di formazione, come pure il suo diritto e il suo dovere di formare i propri candidati e d'insegnare la dottrina cattolica secondo le norme della Chiesa.

b) Esperienza ecumenica

82. Nel periodo di formazione, affinché l'approccio all'ecumenismo non sia staccato dalla vita, bensì radicato nell'esperienza viva delle comunità, è opportuno organizzare incontri e colloqui con altri cristiani, sempre rispettando le norme della Chiesa cattolica, a livello tanto universale quanto particolare, e invitando rappresentanti delle altre comunità che abbiano la preparazione professionale, religiosa e lo spirito ecumenico necessari per un dialogo franco e costruttivo.

Si possono anche programmare incontri con studenti di altre Chiese e comunità ecclesiali.98

Gli istituti di formazione, però, sono talmente differenti che è impossibile stabilire regole uniformi.

In effetti, la realtà comporta sfumature connesse con la diversità dei paesi o delle regioni e con la diversità dei rapporti tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e comunità ecclesiali sul piano dell'ecclesiologia, della collaborazione e del dialogo.

Anche a questo riguardo è molto importante e indispensabile tener presente l'esigenza della progressività e dell'adattamento.

I superiori devono rifarsi ai principi generali, adattandoli alle circostanze e alle occasioni particolari.

2. Ministri e collaboratori non ordinati

a) Formazione dottrinale

83. All'azione pastorale, oltre ai ministri ordinati, collaborano altri operatori riconosciuti: i catechisti, gli insegnanti, gli animatori laici.

Per la loro formazione, nelle Chiese locali sono stati costituiti gli istituti di scienze religiose, gli istituti di pastorale e altri centri di formazione e di aggiornamento.

Valgono per essi gli stessi piani di studio e le medesime norme degli istituti di teologia, ma con i necessari adattamenti al livello dei partecipanti e dei loro studi.

84. In modo particolare, tenuto conto della legittima varietà dei carismi e delle attività proprie dei monasteri, degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica, è di singolare importanza che « tutti gli istituti partecipino alla vita della Chiesa e, secondo il loro carattere, facciano propri e sostengano nella misura delle proprie possibilità le sue iniziative e gli scopi che essa si propone di raggiungere nei vari campi », ivi compreso quello « ecumenico ».99

La loro formazione deve comprendere una dimensione ecumenica fin dal noviziato e poi durante le tappe successive.

La Ratio formationis di ogni istituto deve prevedere, in parallelo con i piani di studio dei ministri ordinati, che sia sottolineata la dimensione ecumenica delle diverse discipline e insieme che sia proposto un corso specifico di ecumenismo, adattato alle circostanze e alle situazioni locali.

Al tempo stesso, è importante che l'autorità competente dell'istituto abbia cura della formazione di specialisti in ecumenismo, al fine di orientare l'impegno ecumenico dell'intero istituto.

b) Esperienza ecumenica

85. Per tradurre in pratica quanto si studia, è utile incoraggiare i rapporti e gli scambi tra i monasteri e le comunità religiose cattoliche e quelli delle altre Chiese e comunità ecclesiali, sotto forma di scambi di informazione, di aiuto spirituale, e talvolta materiale, o sotto forma di scambi culturali.100

86. Data l'importanza del ruolo dei laici nella Chiesa e nella società, si incoraggeranno i laici responsabili dell'azione ecumenica a sviluppare i contatti e gli scambi con le altre Chiese e comunità ecclesiali, seguendo le norme contenute in questo Direttorio.

C. Formazione specializzata

87. Importanza della formazione al dialogo.

Tenendo conto dell'influenza dei centri superiori di cultura, appare evidente che le facoltà ecclesiastiche e gli altri istituti di studio superiori hanno una funzione particolarmente importante nella preparazione al dialogo ecumenico, in vista del suo svolgimento e del progresso dell'unità dei cristiani, che proprio il dialogo aiuta a conseguire.

La preparazione pedagogica al dialogo deve rispondere alle seguenti esigenze:

a) un impegno personale e sincero, vissuto nella fede, senza la quale il dialogo non è più un dialogo tra fratelli e sorelle, ma un puro esercizio accademico;

b) la ricerca di vie e di mezzi nuovi per stabilire reciproche relazioni e per ricomporre l'unità, fondata su una maggior fedeltà al Vangelo e sull'autentica professione della fede cristiana nella verità e nella carità;

c) la consapevolezza che il dialogo ecumenico non ha un carattere puramente privato tra persone o gruppi particolari, ma si inserisce nell'impegno dell'intera Chiesa e conseguentemente deve essere condotto in modo coerente con l'insegnamento e le direttive dei suoi Pastori;

d) una disposizione a riconoscere che i membri delle diverse Chiese e comunità ecclesiali possono aiutarci a meglio comprendere e a presentare con esattezza la dottrina e la vita delle loro comunità;

e) il rispetto della coscienza e della convinzione personale di chiunque esponga un aspetto o una dottrina della propria Chiesa, oppure il suo modo particolare di comprendere la Rivelazione divina;

f) il riconoscimento del fatto che non tutti possono valersi di una eguale preparazione per prendere parte al dialogo, dal momento che i livelli di educazione, di maturità critica e di progresso spirituale sono diversi.

Ruolo delle facoltà ecclesiastiche

88. La costituzione apostolica Sapientia christiana precisa che, fin dal primo ciclo della facoltà di teologia, si deve studiare la teologia fondamentale con riferimento anche alle questioni connesse con l'ecumenismo.101

Parimenti, durante il secondo ciclo, « le questioni ecumeniche devono essere accuratamente trattate, secondo le norme emanate dalla competente autorità ecclesiastica ».102

In altri termini, sarà opportuno istituire corsi di specializzazione sull'ecumenismo, i quali, oltre agli elementi sopra indicati al n. 79, potranno trattare anche gli argomenti qui sotto elencati:

a) lo stato attuale dei rapporti tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e comunità ecclesiali, sulla base dello studio dei risultati del dialogo resi pubblici;

b) lo studio del patrimonio e delle tradizioni degli altri cristiani d'Oriente e d'Occidente;

c) l'importanza del Consiglio ecumenico delle Chiese per il movimento ecumenico e la situazione attuale dei rapporti tra la Chiesa cattolica e questo stesso Consiglio;

d) il ruolo dei Consigli di Chiese nazionali o sopranazionali, le loro realizzazioni e le loro difficoltà.

Va inoltre ricordato che nell'insegnamento e nella ricerca teologica non deve mai mancare la dimensione ecumenica.

Ruolo delle università cattoliche

89. Anche le università cattoliche sono chiamate a dare una solida formazione ecumenica.

Fra le misure appropriate che esse possono prendere, se ne indicano alcune a titolo di esempio:

a) Quando la materia lo consente, occorre cercare di dare una dimensione ecumenica ai metodi d'insegnamento e di ricerca.

b) Vanno previsti colloqui e giornate di studio dedicate alle questioni ecumeniche.

c) Si organizzino conferenze e incontri per fare, in comune, uno studio, un lavoro o una attività sociale, riservando del tempo per ricercare i principi cristiani di azione sociale e i mezzi per applicarli.

Queste occasioni, riunendo soltanto cattolici oppure cattolici e altri cristiani, devono, per quanto è possibile, stimolare alla collaborazione con gli altri istituti superiori esistenti sul territorio.

d) Nei periodici e nelle riviste universitarie si riservi uno spazio per la cronaca degli avvenimenti che riguardano l'ecumenismo e anche per studi più approfonditi, che preferibilmente commentino i documenti comuni dei dialoghi tra le Chiese.

e) Nei collegi universitari si devono caldamente raccomandare i cordiali rapporti tra i cattolici e gli altri studenti cristiani, i quali, se ben guidati, grazie a tali rapporti, possono imparare a vivere insieme in un profondo spirito ecumenico ed essere testimoni fedeli della loro fede cristiana.

f) È opportuno dare un rilievo particolare alla preghiera per l'unità, non soltanto durante la settimana ad essa dedicata, ma anche in altre occasioni nel corso dell'anno.

Secondo le circostanze di luoghi e di persone e in conformità alle norme stabilite per le celebrazioni comuni, si possono programmare ritiri in comune, sotto la direzione di una guida spirituale di sicura esperienza.

g) Un campo molto vasto si offre quanto alla testimonianza comune, in particolare per le opere a carattere sociale o caritativo.

Gli studenti devono essere preparati e stimolati a ciò: non soltanto gli studenti di teologia, ma anche quelli delle altre facoltà, come le facoltà di diritto, di sociologia, di economia politica, che, con la loro collaborazione, aiuteranno a facilitare e a realizzare iniziative del genere.

h) I cappellani, gli assistenti spirituali degli studenti e i professori avranno particolarmente a cuore di adempiere i loro doveri in uno spirito ecumenico, segnatamente organizzando alcune delle iniziative sopra indicate.

Tale compito richiede loro un'approfondita conoscenza della dottrina della Chiesa, un'adeguata competenza nelle discipline accademiche, una ferma prudenza e il senso della misura: tutte queste qualità devono metterli in grado di aiutare gli studenti ad armonizzare la propria vita di fede con l'apertura agli altri.

Ruolo degli istituti ecumenici specializzati

90. Per svolgere il suo compito ecumenico, la Chiesa ha bisogno di un buon numero di esperti in questa materia: ministri ordinati, religiosi, laici, uomini e donne.

Costoro sono necessari anche nelle regioni a maggioranza cattolica.

a) Ciò richiede istituti specializzati dotati:

- di un'adeguata documentazione sull'ecumenismo, particolarmente sui dialoghi in corso e sui programmi futuri;

- di un corpo docente capace e ben preparato, sia nel campo della dottrina cattolica sia in quello dell'ecumenismo.

b) Le istituzioni si impegnino soprattutto nella ricerca ecumenica, in collaborazione, per quanto è possibile, con esperti di altre tradizioni teologiche e con i loro fedeli; organizzino incontri ecumenici, come conferenze e congressi; rimangano anche in rapporto con le commissioni ecumeniche nazionali e con il Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, per essere costantemente tenuti al corrente dello stato attuale dei dialoghi interconfessionali e dei progressi compiuti.

c) Gli esperti così formati potranno fornire di personale il movimento ecumenico nella Chiesa cattolica, come membri o dirigenti degli organismi responsabili diocesani, nazionali o internazionali, come professori di corsi di ecumenismo in istituti o centri ecclesiastici, oppure come animatori di un autentico spirito ecumenico e dell'attività ecumenica nel loro ambiente.

D. Formazione permanente

91. La formazione dottrinale e pratica non si limita al periodo di formazione, ma esige dai ministri ordinati e dagli operatori pastorali un continuo aggiornamento, dato che il movimento ecumenico è in evoluzione.

Nell'attuare quanto programmato per l'aggiornamento pastorale del clero - attraverso riunioni e congressi, ritiri o giornate di riflessione o di studio sui problemi pastorali - i vescovi e i superiori religiosi prestino un'attenta considerazione all'ecumenismo, sulla base delle seguenti indicazioni:

a) I sacerdoti, i diaconi, i religiosi, le religiose e i laici siano sistematicamente informati sullo stato attuale del movimento ecumenico, così da poter inserire la dimensione ecumenica nella predicazione, nella catechesi, nella preghiera e nella vita cristiana in generale.

Se lo si ritiene possibile e opportuno, sarebbe bene qualche volta invitare un ministro di un'altra Chiesa a parlare della propria tradizione o anche di problemi pastorali, che spesso sono comuni a tutti.

b) Là dove si presenta l'occasione e con il consenso del Vescovo della diocesi, il clero cattolico e coloro che nella diocesi si occupano di pastorale potranno partecipare a riunioni interconfessionali allo scopo di migliorare le relazioni reciproche e di risolvere, con il contributo di tutti, problemi pastorali comuni.

La realizzazione di tali iniziative spesso è facilitata dalla creazione, per i ministri ordinati, di consigli o associazioni locali e regionali, ecc., oppure anche dall'adesione ad associazioni analoghe già esistenti.

c) Le facoltà di teologia, gli istituti di studi superiori, i seminari e altri istituti di formazione possono dare un grande contributo alla formazione permanente, sia organizzando corsi di studi per coloro che operano nel ministero pastorale, sia offrendo la loro collaborazione, in personale insegnante e in materiale, per discipline e corsi programmati da altri.

d) Sono di grande utilità, inoltre, i seguenti mezzi:

una informazione oggettiva attraverso gli strumenti di comunicazione sociale della Chiesa locale e, possibilmente, attraverso quelli dello Stato;

uno scambio di informazione con i servizi degli strumenti di comunicazione sociale delle altre Chiese e comunità ecclesiali;

rapporti sistematici e permanenti con la commissione ecumenica diocesana o con quella nazionale, in modo da dare a tutti i cattolici impegnati nella pastorale una documentazione precisa sugli sviluppi del movimento ecumenico.

e) È opportuno, poi, approfittare delle diverse forme di incontri spirituali per approfondire gli elementi di spiritualità comuni e specifici.

Questi incontri offrono l'occasione di riflettere sull'unità e di pregare per la riconciliazione di tutti i cristiani.

La partecipazione, a tali incontri, di membri di diverse Chiese e comunità ecclesiali può giovare alla reciproca comprensione e alla crescita della comunione spirituale.

f) Infine, è auspicabile che periodicamente si faccia una valutazione dell'attività ecumenica.

Indice

57 UR, n. 5
58 UR, n. 7
59 UR, n. 6
60 Ambrosiaster, PL 17, 245
61 Cfr. CIC, can. 209, § 1; CCEO, can. 12, § 1
62 Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione Dei Verbum ( DV, n. 21 )
63 Cfr. UR, n. 21
64 EN, n. 77
65 Cfr. UR, n. 11; AG, n. 15. Per queste considerazioni, cfr. Direttorio catechistico generale, n. 27, n. 43 e infra, nn. 175 e 176.
66 Cfr. UR, n. 3–4
67 CT, n. 32 e CCEO, can. 625
68 Cfr. CT, n. 32
69 Cfr. CT, n. 32
70 Cfr. UR, n. 6 e Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes ( GS, n. 62 )
71 Per quel che concerne la collaborazione ecumenica nel campo della catechesi, cfr. CT, n. 33, e infra, nn. 188–190
72 Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium ( SC, n. 14 )
73 SC, n. 2
74 UR, n. 2
75 SC, n. 48
76 UR, n. 8
77 Cfr. UR, n. 7
78 Cfr. LG, n. 15 e UR, n. 3
79 Cfr. infra, nn. 102–142
80 Cfr. infra, nn. 161–218
81 LG, n. 11
82 Cfr. EN, n. 71; cfr. anche infra, nn. 143–160
83 Esortazione apostolica Familiaris consortio ( FC, n. 78 )
84 Cfr.CIC, can. 529, § 2
85 Cfr. Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis ( GE, nn. 6–9 )
86 Cfr. LG, n. 31
87 UR, n. 24
88 Cfr. GS, n. 62, § 2; UR, n. 6; Mysterium Ecclesiae ( ME, n. 5 )
89 AAS 1973, 402–404
90 Direttorio ecumenico, AAS 1970, 705–724
91 Cfr. ME, n. 4; cfr. anche supra, n. 61a e infra n. 176
92 UR, n. 10; cfr. CIC, can. 256, § 2; CCEO, can. 350, § 4 e can. 352, § 3
93 Cfr. UR, nn. 14–17
94 Cfr. UR, c. I
95 Cfr. UR, c. III
96 Cfr. supra, nn. 76–80
97 Cfr. infra, nn. 194–195
98 Cfr. infra, nn. 192–194
99 Decreto conciliare Perfectae caritatis ( PC, n. 2 )
100 Cfr. supra, nn. 50–51
101 Cfr. SapC, « Norme di applicazione », art. 51, 1°, b.
102 SapC, n. 69