Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 31 (30)

Discorso 1

1 - [v 1.] Scrutiamo, per quanto ci è possibile, i segreti di questo salmo che abbiamo ora cantato, per scolpirli così nelle vostre orecchie e nelle vostre menti.

Il suo titolo è: Per la fine, salmo di Davide, dell'estasi.

Che cosa sia per la fine lo sappiamo, se conosciamo Cristo; dice infatti l'Apostolo: perché fine della legge è Cristo a giustificazione di ogni credente. ( Rm 10,4 )

Fine che non consuma ma perfeziona; in due sensi infatti diciamo fine: quando una cosa non è più ciò che era, oppure quando diviene compiuta una cosa che era stata incominciata.

Dunque per la fine, significa per Cristo.

2 - L'estasi

Salmo dell'estasi di Davide.

La parola greca ecstasis, per quanto ci è dato di capire, può esser tradotta in latino con una sola parola: "excessus" ( uscita da sé ).

Ma, propriamente, l'uscir da sé della mente suole dirsi estasi.

Nell'uscir da sé della mente si scorgono due cose, o il timore o l'anelito alle cose celesti sino al punto che, in un certo modo, vengono meno dalla memoria le cose terrene.

Questa estasi hanno sperimentato i santi, ai quali sono stati rivelati i misteri di Dio che trascendono questo mondo.

Parlando di questo uscire da sé della mente, cioè dell'estasi, Paolo, alludendo a se stesso, dice: infatti se siamo usciti di mente è per Dio; se siamo nella moderazione è per voi, perché ci incalza la carità di Cristo; ( 2 Cor 5,13 ) cioè, se volessimo occuparci solo di quelle cose che vediamo nell'uscita da sé della mente, e quelle soltanto contemplare, non saremmo con voi, ma saremmo tra le realtà celesti, quasi disprezzandovi.

E poniamo il caso che voi ci seguiste con passo malfermo verso quelle cose superne e interiori; ebbene, se di nuovo non fossimo spinti dalla carità di Cristo ( il quale avendo forma di Dio non stimò una rapina l'essere uguale a Dio ma annientò se stesso assumendo la natura di servo ( Fil 2,6 ) ), ci considereremmo forse servi e, non ingrati verso Colui dal quale abbiamo ricevuto le cose più profonde, non disprezzeremmo a cagione di coloro che sono deboli le cose inferiori, ponendoci al livello di coloro che non possono vedere con noi le cose sublimi?

Per questo dice: se siamo usciti di mente è per Dio.

Egli infatti vede ciò che noi vediamo nell'esaltazione della mente, egli solo rivela i suoi segreti.

Qui parla, senza dubbio, colui che dichiara di essere stato rapito e trasportato fino al terzo cielo, di aver udito ineffabili parole che non è consentito dire all'uomo.

E tanto grande fu quell'andar fuori da sé della mente da fargli dire: o nel corpo, o fuori del corpo non so, Dio lo sa. ( 2 Cor 12,2 )

Orbene, se il titolo del salmo significa questa uscita da sé della mente, cioè questa estasi, dobbiamo con certezza attenderci che dirà cose grandi ed elevate l'autore del salmo, cioè il Profeta, o, meglio, lo Spirito Santo per bocca del Profeta.

3 - Il Corpo Mistico

Ma se in questa estasi si deve scorgere il terrore, anche a questo significato si adegua il contesto di questo salmo: sembra infatti che esso parli della Passione, durante la quale si manifesta il terrore.

Ma di chi è questo terrore?

È di Cristo - dato che ha detto per la fine e per fine intendiamo Cristo - oppure è per caso nostro?

Possiamo forse senza errare vedere questo terrore nel Cristo che si avvia alla Passione, quando proprio per questa egli era venuto [ al mondo ]?

Avvicinandosi allo scopo per cui era venuto, ebbe forse terrore della morte imminente?

Ma se fosse stato solo uomo, senza essere anche Dio, si sarebbe rallegrato della futura risurrezione più di quanto potesse temere la morte?

Pur tuttavia, poiché si è degnato di assumere la forma di servo e in essa si è rivestito di noi, come non ha disdegnato di assumerci in sé, così non ha neppure sdegnato di trasfigurare noi in sé e di parlare con le nostre parole, affinché anche noi potessimo parlare con le parole di Lui.

Si è infatti compiuta questa mirabile commutazione, ha avuto luogo il divino commercio, ed è stato celebrato in questo mondo dal celeste negoziatore lo scambio delle sostanze.

È venuto a ricevere offese e dare onori; è venuto ad attingere il dolore e a dare la salvezza; è venuto a subire la morte e a dare la vita.

Prossimo a morire, per quello che aveva di nostro, non in sé ma in noi temeva; e infatti ha perfino detto che l'anima sua era triste fino alla morte, ( Mt 26,38 ) e senza dubbio, con lui, anche tutti noi.

Giacché senza di Lui noi siamo niente; ma in Lui siamo Cristo e noi.

Perché? Perché il Cristo integrale è Capo e Corpo.

Il Capo è quel Salvatore del Corpo che è già asceso in cielo; il Corpo è invece la Chiesa che si affatica in terra. ( Ef 5,23 )

Se questo Corpo non fosse unito al suo Capo con il vincolo della carità, in modo da fare uno del Capo e del Corpo, non avrebbe detto dal Cielo, rimproverando un certo persecutore: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )

Dal momento che Lui, già assiso in cielo, nessun uomo poteva più toccare, in qual modo Saulo, che in terra incrudeliva contro i cristiani, avrebbe potuto colpirlo con le sue offese?

Non disse: perché perseguiti, i miei santi, perché perseguiti i miei servi, ma perché mi perseguiti, cioè perché perseguiti le mie membra?

Il Capo gridava a nome delle membra, impersonandole in sé.

La lingua infatti parla per il piede.

Quando, schiacciato in mezzo a una folla, il piede duole, la lingua grida: mi calpesti.

Non dice: calpesti il mio piede; dice di essere calpestata quella che nessuno ha toccato; ma il piede che è calpestato non è separato dalla lingua.

Giustamente dunque si può intendere estasi per paura.

Che dirò, fratelli? Se assolutamente niente dovessero temere coloro che soffriranno, sarebbe stato detto allo stesso Pietro ciò che abbiamo udito nel giorno natalizio degli Apostoli, ricordando le parole del Signore che gli prediceva la sua futura passione: quando eri giovane, ti cingevi e andavi dove volevi; ma quando sarai divenuto vecchio un altro ti cingerà, e ti condurrà dove non vuoi?

E questo - aggiunge [ S. Giovanni ] - disse per significare di quale morte sarebbe morto. ( Gv 21,18 )

Orbene, se l'apostolo Pietro, nella sua grande perfezione, dove non voleva è andato volendo ( non volendo è morto, ma volendo è stato coronato ), che c'è da meravigliarsi se qualche trepidazione si trova nella passione anche dei giusti, anche dei santi?

La trepidazione deriva dalla fragilità umana, la speranza dalla promessa divina.

Quello per cui temi è tuo, quello per cui speri è dono di Dio in te.

E meglio riconosci te stesso nel tuo timore, onde nella liberazione tu glorifichi Colui che ti ha creato.

Tema l'umana debolezza, non viene meno in quel timore la misericordia divina.

Poiché quindi temeva, [ il Salmista ] ha così incominciato: in te, Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno.

Vedete che teme e spera; e questo timore non è senza speranza.

Anche se nel cuore umano c'è qualche turbamento, non viene meno la divina consolazione.

4 - Cristo capo e membra

Qui dunque il Cristo parla per mezzo del Profeta; oso anzi dire: è il Cristo che parla.

Dirà in questo salmo cose che quasi non sembrerebbero convenire a Cristo, a Lui, il Perfetto, il nostro Capo, il Verbo che in principio era Dio presso Dio; e neppure forse talune di queste parole sembreranno convenire a Lui, nella sua forma di servo, in quella forma che ha preso nel seno di una Vergine.

E tuttavia è Cristo che parla, perché il Cristo è nelle membra del Cristo.

E affinché sappiate che Capo e membra insieme sono un solo Cristo, Egli stesso dice, parlando del matrimonio: saranno due in una carne sola, dunque non più due, ma una sola carne. ( Mt 19,5.6 )

Ma questo lo dice forse di qualsiasi unione?

Ascolta l'apostolo Paolo: e saranno due - dice - in una carne sola; questo è un grande mistero, lo dico riguardo al Cristo e alla Chiesa. ( Ef 5,31.32 )

È dunque una sola persona che si costituisce a partire da due termini: il Capo e il Corpo, lo Sposo e la Sposa.

Anche il profeta Isaia celebra come meravigliosa e sublime l'unità di questa persona; infatti, parlando anche in lui, Cristo dice profeticamente: Come uno sposo mi ha cinto di corona, e come una sposa mi ha adornato con gli ornamenti. ( Is 61,10 )

Chiama se stesso Sposo e Sposa: perché dice di essere Sposo e Sposa, se non perché saranno due in una carne sola? Se due in una sola carne, perché non due in una sola voce?

Parli dunque Cristo, poiché nel Cristo parla la Chiesa e nella Chiesa parla Cristo: e il Corpo nel Capo e il Capo nel Corpo.

Ascolta l'Apostolo che più chiaramente ancora esprime questo stesso concetto: come infatti il corpo è uno ed ha molte membra, ma pur essendo molte le membra del corpo, uno solo è il corpo, così è anche Cristo. ( 1 Cor 12,12 )

Parlando delle membra di Cristo, cioè dei fedeli, non ha detto: così anche le membra di Cristo, ma quel tutto di cui ha parlato, l'ha chiamato Cristo.

Come infatti il corpo è uno ed ha molte membra, ma pur essendo molte le membra del corpo uno solo è il corpo, così è anche Cristo.

Molte membra, un corpo solo: Cristo.

Perciò noi tutti insieme, uniti al nostro Capo, siamo il Cristo; senza il nostro Capo non valiamo nulla.

Perché? Perché con il nostro Capo siamo la vite; senza il nostro capo - il che non sia mai - siamo tralci spezzati, destinati non a qualche opera dell'agricoltore, ma soltanto al fuoco.

Per questo anche Egli nel Vangelo dice: Io sono la vite, voi siete i tralci, il Padre mio è l'agricoltore; e aggiunge: senza di me non potete far nulla. ( Gv 15,5 )

Sì, o Signore, nulla senza di te, ma tutto in te.

Poiché tutto quello ch'Egli fa per mezzo nostro, sembra che siamo noi a farlo.

In verità Egli può molto, tutto, anche senza di noi: noi niente senza di Lui.

5 - [v 2.] Orbene, di qualunque estasi si parli, sia del timore come dell'uscita della mente da sé medesima, le cose che si dicono appaiono pertinenti.

E dunque nel Corpo di Cristo, tutti, come se fossimo uno, perché tutti insieme formiamo un'unità, diciamo: in te Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno.

Ho orrore - dice - di quella confusione che dura in eterno.

C'è infatti una certa confusione temporale che è utile: il turbamento dell'animo che si rende conto dei suoi peccati, che ha orrore di ciò che vede, che nell'orrore si vergogna e che corregge ciò di cui si vergogna.

Per questo anche l'Apostolo dice: quale gloria aveste allora in quelle cose di cui oggi arrossite? ( Rm 6,21 )

Afferma dunque che devono arrossire, quelli che sono già fedeli, non dei doni presenti, ma dei peccati trascorsi.

Non tema il cristiano questa confusione; anzi, se non avrà conosciuta questa confusione, conoscerà quella eterna.

Quale è la confusione eterna?

Quando accadrà ciò che è detto: e le loro iniquità saranno contro di essi per accusarli. ( Sap 4,20 )

E tutto il gregge dei malvagi, avendo contro le iniquità accusatrici, sarà a sinistra, come capri separati dalle pecore; e udranno: andate nel fuoco eterno preparato per il diavolo e gli angeli suoi. ( Mt 25,41 )

Chiederanno: perché? Avevo fame e non mi avete dato da mangiare. ( Mt 25,42 )

Lo disprezzavano, quando non davano da mangiare a Cristo affamato, non gli davano da bere quand'era assetato, non lo vestivano quando era nudo, non lo ospitavano quando era pellegrino, non lo visitavano quando era ammalato; allora lo disprezzavano.

Quando si incomincerà ad enumerare loro tutte queste colpe, si confonderanno, e questa confusione sarà eterna.

Temendo questa confusione, colui che ha paura oppure la cui mente è uscita da sé in Dio, così prega: in te, Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno.

6 - Il dono gratuito della giustizia

E nella tua giustizia liberami e salvami.

Infatti se guardi alla mia giustizia, mi condanni.

Nella tua giustizia liberami.

Perché c'è una giustizia di Dio che diviene anche nostra, quando ci viene donata.

Per questo è detta giustizia di Dio, affinché l'uomo non creda di avere da se stesso la giustizia.

Così dice infatti l'apostolo Paolo: a chi crede in Colui che giustifica l'empio ( chi è Colui che giustifica l'empio? Colui che dell'empio fa un giusto ) la sua fede sarà imputata a giustizia. ( Rm 4,5 )

Ma i Giudei, che credevano di poter adempiere con le loro forze alla giustizia, urtarono nella pietra d'inciampo, ( Rm 9,32 ) nella pietra di scandalo, e non conobbero la grazia di Cristo.

Ricevettero infatti la legge per divenire in essa rei di colpa, non per essere in essa liberati dal peccato.

Che dice infine di loro l'Apostolo?

Rendi infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo scienza.

Che significa quanto dice: hanno zelo per Dio i Giudei, ma non secondo scienza?

Ascolta cosa significa dicendo non secondo scienza: perché misconoscendo la giustizia di Dio e volendo stabilire la loro, alla giustizia di Dio non si sono sottomessi. ( Rm 10,2.3 )

Se dunque non hanno zelo per Dio secondo scienza perché misconoscono la giustizia di Dio e vogliono stabilire la loro, quasi potessero divenire giusti da se stessi: per questo non hanno conosciuto la grazia di Dio, perché non hanno voluto essere salvati gratuitamente.

Chi è colui che è salvato gratuitamente?

Colui nel quale il Salvatore non trova di che premiare, ma di che condannare; in cui non trova meriti di opere buone, ma atti che meritano supplizi.

Se il Signore operasse fedelmente secondo le norme della legge stabilita, il peccatore dovrebbe esser condannato.

Se agisse secondo questa norma, chi libererebbe?

Ha trovato tutti peccatori; senza peccato è venuto solo Colui che ci ha trovati peccatori.

Così dice l'Apostolo: perché tutti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio. ( Rm 3,23 )

Che vuol dire: hanno bisogno della gloria di Dio?

Che Egli ti liberi, non tu da te stesso; poiché da te non ti puoi liberare, hai bisogno del liberatore.

Di che cosa ti vanti? Perché presumi della legge e della giustizia?

Non vedi che cosa combatte dentro di te, procedendo da te, contro di te?

Non senti colui che lotta e confessa e desidera l'aiuto nella lotta?

Non senti l'atleta del Signore chiedere dal direttore dei giuochi aiuto per la sua gara?

Dio invero non ti contempla mentre ti batti come ti contempla l'impresario della gara, se per caso combatti nell'anfiteatro; questi ti può dare il premio se avrai vinto, ma non ti può aiutare se sei in pericolo.

Dio non assiste così.

Osserva, dunque, presta ascolto a colui che dice: infatti secondo l'uomo interiore, mi diletto della legge di Dio, ma vedo nelle mie membra un'altra legge che si oppone alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.

Infelice uomo che io sono, chi mi libererà da questo corpo di morte?

La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. ( Rm 7,22-25 )

Perché grazia? Perché è data gratuitamente.

Perché è data gratuitamente? Perché non l'hanno preceduta i tuoi meriti, ma i doni di Dio hanno prevenuto te.

Gloria dunque a Colui che ci libera.

Tutti infatti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio.

In te dunque, Signore, ho sperato, non in me; che io non sia confuso in eterno, perché spero in Colui che non confonde.

Nella tua giustizia liberami e salvami: poiché non hai trovato in me la mia giustizia, liberami nella tua; cioè mi liberi quel che mi giustifica, che trasforma l'empio in pio, l'iniquo in giusto, il cieco in veggente, che rialza chi cade, che rallegra chi piange.

Questo mi libera, non io. Nella tua giustizia liberami e salvami.

7 - [v 3.] Dio è verità

China verso di me il tuo orecchio: questo ha fatto Dio, quando ha mandato Cristo stesso a noi.

Ha mandato a noi Colui che, chinato il capo, scriveva in terra con il dito, ( Gv 8,6 ) allorché gli veniva presentata la donna adultera da punire.

Ed Egli si era chinato verso la terra, cioè Dio verso l'uomo, al quale è stato detto: terra sei e alla terra tornerai. ( Gen 3,19 )

Dio però non china il suo orecchio verso di noi quasi in uno spazio materiale, e non è assoggettato a queste limitate membra corporee.

L'immaginazione umana non pensi assolutamente niente di questo genere.

Dio è Verità. E la Verità non è quadrata, né rotonda, né lunga.

Ovunque è presente, se l'occhio del cuore è aperto a lei.

Pertanto Dio china il suo orecchio verso di noi facendo fluire su di noi il suo amore.

E quale amore più grande che il donarci il suo Unigenito, non perché vivesse con noi, ma perché morisse per noi?

China verso di me il tuo orecchio.

8 - Rifugiarsi in Dio

Affrettati a liberarmi.

È esaudito nel modo richiesto: affrettati.

Per questo scopo infatti è posta tale parola, perché tu intenda che tutto ciò che a noi sembra tanto lungo nello svolgersi dei secoli, non è che un istante.

Ma non è lungo ciò che ha un termine.

Il tempo è trascorso da Adamo fino al giorno di oggi, e certamente è molto di più ciò che è trascorso di quello che rimane da trascorrere.

Se Adamo vivesse ancora ed oggi morisse, che gli gioverebbe essere esistito tanto a lungo e tanto a lungo avere vissuto?

Perché dunque questa fretta? Perché i tempi volano via, e ciò che a te sembra lento, è un attimo agli occhi di Dio.

È questa celerità ch'egli aveva intuito nell'estasi.

Affrettati a salvarmi. Sii per me un Dio protettore e un luogo di rifugio per farmi salvo.

Luogo di rifugio sii tu per me, o Dio mio protettore, rifugio sicuro.

Talvolta infatti sono in pericolo e voglio fuggire; dove fuggire?

In quale luogo troverò la sicurezza? Su quale monte? In quale caverna? In quali dimore fortificate?

Quale rocca occuperò? Con quali mura mi circonderò?

Ovunque vada, porto me stesso con me.

Poiché, o uomo, puoi fuggire tutto ciò che vuoi, all'infuori della tua coscienza.

Entra nella tua casa, riposati nel tuo letto, entra nel tuo intimo: non puoi avere un ritiro tanto segreto in cui fuggire dalla tua coscienza, se i tuoi peccati ti rodono.

Ma ha detto: affrettati a liberarmi e nella tua giustizia salvami, per perdonare i miei peccati e edificare in me la tua giustizia: sarai per me un luogo di riparo e in te cercherò, rifugio.

Infatti dove fuggirò da te? Dio si adira con te, dove fuggirai?

Ascolta quanto dice in un altro salmo, paventando l'ira di Dio: dove andrò io lungi dal tuo spirito, e dove fuggirò dal tuo volto?

Se ascenderò al cielo, ivi tu sei; se discenderò all'inferno, tu sei là. ( Sal 139,7.8 )

Ovunque io vada, là ti trovo: se sei adirato, ti trovo vendicatore; se sei placato, soccorritore.

Niente dunque mi resta se non fuggire verso di te, non via da te.

Se tu sei un servo che vuol sfuggire al suo padrone terreno, tu fuggi là dove il tuo padrone non c'è; per sfuggire a Dio, fuggi presso il Signore: non c'è infatti un luogo ove tu possa fuggire Dio.

Tutte le cose sono presenti e nude davanti agli occhi dell'Onnipotente.

Sii tu dunque per me - dice - la casa del rifugio.

Infatti se non sarò stato salvato, come fuggirò?

Risanami, e fuggo presso di te; poiché, se non mi risani, non posso camminare: e allora come potrò fuggire?

Dove andrebbe, dove fuggirebbe [ il viandante ] che non può camminare perché è mezzo morto sulla strada, piagato dalle ferite dei ladroni?

Il sacerdote che passava è andato oltre; e così pure lo ha abbandonato passando il levita; ne ha avuto compassione, passando, il Samaritano, ( Lc 10,30 ) cioè il Signore stesso, che ha avuto pietà del genere umano.

Samaritano significa infatti custode.

E chi custodisce, se Egli ci abbandona?

Giustamente, quando i Giudei insultandolo dicevano: non abbiamo noi ragione di dire che sei un Samaritano e sei un indemoniato, ( Gv 8,48 ) respinge uno dei termini e accetta l'altro.

Ha detto: non sono indemoniato; ma non ha detto: non sono un Samaritano, volendo farci così capire di essere il nostro custode.

Preso dunque da compassione si è avvicinato, lo ha curato, lo ha condotto alla locanda, ha dispiegato su di lui la sua misericordia: e quello ormai può camminare, può anche fuggire.

Dove fuggirà se non presso Dio, in cui ha stabilito la sua casa di rifugio?

9 - [v 4.] Poiché tu sei la mia fortezza e il mio rifugio e per il tuo nome sarai la mia guida e mi nutrirai: non per il mio merito, ma per il tuo nome; perché tu sia glorificato, non perché io ne sia degno.

Sarai la mia guida, affinché io non mi allontani da te; e mi nutrirai, in modo che sia in grado di mangiare il pane con cui nutri gli angeli.

Con il latte infatti ci ha nutriti Colui che ci ha promesso il cibo celeste, e ha usato con noi materna misericordia.

Come la madre che allatta ingerisce nel suo corpo il cibo, che il fanciullo non è in grado di mangiare, e glielo porge convertito in latte ( infatti il pargolo riceve ciò che avrebbe avuto a mensa, ma reso adatto a lui traverso il corpo della madre ), così il Signore per convertire la sua Sapienza in latte per noi, è venuto a noi rivestito di carne.

Parla dunque il corpo di Cristo, dicendo: e mi nutrirai.

10 - [v 5.] Le persecuzioni della Chiesa

Mi trarrai fuori da questa rete, che mi hanno teso occultamente.

Già si allude alla Passione: mi trarrai fuori da questa rete che mi hanno teso occultamente.

E non si tratta soltanto di quella Passione nella quale ha sofferto nostro Signore Gesù Cristo: il diavolo tende sino alla fine la sua rete.

E guai a chi cade in quella rete!

Vi cadono invero tutti coloro che non sperano in Dio, che non dicono: in te, Signore, ho sperato, che io non sia confuso in eterno; e nella tua giustizia liberami e salvami.

Tesa e pronta è la rete del nemico.

Ha teso come trappole l'errore e il terrore: l'errore con cui seduce, il terrore con cui abbatte e ghermisce.

Chiudi in faccia all'errore la porta della cupidigia; chiudi la porta del timore in faccia al terrore e sarai tratto fuori della rete.

Il tuo Imperatore, che si è degnato per te anche di farsi tentare, ti ha dato in se stesso l'esempio di una siffatta battaglia.

Dapprima è stato tentato con le attrattive; poiché il diavolo ha provato contro di lui la porta del desiderio, quando lo ha tentato dicendo: Di' a questi sassi che diventino pani.

Prosternati davanti a me e ti darò questi regni.

Gettati giù, perché sta scritto: agli angeli suoi ha dato ordine a tuo riguardo, e nelle mani ti sorreggeranno, perché non inciampi il tuo piede in qualche sasso. ( Mt 4,4.9 )

Ognuna di queste lusinghe tenta la cupidigia.

Ma, trovata chiusa la porta della cupidigia in Colui che era tentato per noi, si è volto a tentare la porta del timore e gli ha preparato la Passione.

Infatti dice così l'Evangelista: ed esaurita la tentazione il diavolo si allontanò da lui fino ad altro tempo. ( Lc 4,13 )

Che significa fino ad altro tempo?

È come se dicesse che tornerà e tenterà la porta del timore, dato che ha trovata chiusa la porta della cupidigia.

Tutto il corpo di Cristo, quindi, è tentato sino alla fine.

Fratelli miei, quando fu ordinata una qualunque persecuzione contro i cristiani, nello stesso tempo era percosso questo corpo, tutto intero era colpito; perciò sta scritto nel salmo: come un mucchio di sabbia sono stato spinto perché cadessi, e il Signore mi ha sorretto. ( Sal 118,13 )

Ma quando sono cessate quelle prove che spingevano a cadere tutto il corpo, la tentazione ha cominciato a farsi sentire nelle sue parti.

È tentato il Corpo di Cristo; una chiesa non soffre persecuzioni, ma le subisce un'altra.

Non si sopporta il furore dell'imperatore, ma si patisce il furore del popolo malvagio.

Quante devastazioni sono operate dalle folle?

Quante sciagure sono causate alla Chiesa dai cattivi cristiani, da coloro che, presi in quella rete, tanto si sono moltiplicati da mettere in pericolo di affondare le barche, ( Lc 5,7 ) come in quella pesca del Signore prima della Passione?

Non mancano dunque gli assalti della tentazione.

Nessuno dica a se stesso: non è tempo di tentazione.

Chi si dice così, promette pace a se medesimo; chi si promette pace, nella sua sicurezza è colto di sorpresa.

Tutto intero, dunque, dica il Corpo di Cristo: mi trarrai da questa rete che mi hanno teso occultamente; poiché anche il nostro Capo è stato liberato dalla rete che gli avevano teso occultamente coloro di cui si leggeva nel Vangelo che avrebbero detto: questi è l'erede, venite, uccidiamolo e nostra sarà l'eredità.

E, interrogati, hanno pronunziato la sentenza contro se stessi: che farà quel padrone di casa ai malvagi coloni?

Nel male perderà i malvagi e affiderà la vigna ad altri coloni.

Non avete letto: la pietra che i costruttori hanno rigettata, questa è diventata capo d'angolo? ( Mt 21,38-42 )

Infatti quanto sta scritto: i costruttori hanno rigettata, è simile alle altre parole: lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero.

Anch'egli dunque è stato respinto.

[ Ma ora ] il nostro Capo è libero.

Aderiamo a lui con l'amore, per essere, dopo, meglio uniti a Lui nell'immortalità; e diciamo tutti: mi trarrai da questa rete che mi hanno teso occultamente; perché tu sei il mio protettore.

11 - [v 6.] Ascoltiamo la voce del Signore proferita sulla croce: nelle tue mani affido il mio spirito. ( Lc 23,46 )

Certamente, poiché sappiamo dal Vangelo che le sue parole furono tratte da questo salmo, non dubitiamo che egli stesso abbia qui parlato. Nel Vangelo trovi che disse: nelle tue mani affido il mio spirito; ( Lc 23,46 ) e reclinato il capo rese lo spirito. ( Gv 19,30 )

Non senza motivo ha voluto che le parole di questo salmo fossero le sue, proprio per avvertirti che è lui a parlare in questo salmo.

Ed è lui che devi qui cercare: pensa come egli abbia voluto che lo cercassimo in quel salmo intitolato alla grazia dell'alba: hanno trafitto le mie mani e i piedi, hanno contato tutte le mie ossa; mi hanno guardato e scrutato, si sono divisi i miei abiti, e sulla mia veste hanno gettato le sorti. ( Sal 22,17-19 )

Per ammonirti che ciò si è compiuto in Lui, ha posto nella sua bocca l'esordio di questo stesso salmo: Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ( Sal 22,2 )

E tuttavia ha assunto in sé la voce del Corpo, perché mai il Padre ha abbandonato il suo Unigenito.

Mi hai redento, Signore, Dio di verità, facendo quanto hai promesso, non ingannando nella tua promessa, Dio di verità!

12 - [v 7.] Menzogna e verità

Hai odiato coloro che inutilmente vanno dietro alle cose vane.

Chi va dietro alle cose vane?

Colui che, temendo di morire, muore: perché, temendo di morire, mente; e muore prima di morire colui che mentiva proprio per vivere.

Vuol mentire, per non morire; ebbene: menti e muori; e, per schivare una morte che potrai solo differire ma non eliminare, cadi in due morti: in modo che prima muori nell'anima e poi nel corpo.

Donde deriva tutto questo se non dal seguire le cose vane?

È infatti dolce per te il giorno che passa, dolci ti sono i tempi che volano via, dei quali niente trattieni, mentre, anzi, ne sei trattenuto.

Hai odiato coloro che inutilmente vanno dietro alle cose vane.

Io invece che non vado dietro alle cose vane, nel Signore ho sperato.

Tu speri nel denaro, vai dietro ad una cosa vana; speri nell'onore e in qualche alta carica della potenza umana, vai dietro a cose vane; speri in qualche amico potente, vai dietro a cosa vana.

Ecco, mentre speri in tutte queste cose, o sei tu a morire e qui le abbandoni; oppure, mentre vivi, tutte vanno perdute e viene meno la tua speranza.

Isaia ricorda questa vanità quando dice: ogni carne è erba e ogni sua gloria è come il fiore dell'erba: l'erba inaridisce e il suo fiore cade; ma la parola del Signore rimane in eterno. ( Is 40,8 )

Io invece - al contrario di quelli che pongono la loro speranza nelle cose vane e vanno dietro alla vanità - ho sperato nel Signore, che non è una cosa vana.

13 - [v 8.] Le necessità della vita

Esulterò e gioirò nella tua misericordia; non nella mia giustizia.

Perché hai guardato la mia umiliazione, hai salvato dalle angustie la mia anima e non mi hai consegnato tra le mani del nemico.

Quali sono le angustie dalle quali vogliamo sia salvata la nostra anima?

Chi potrà enumerarle? Chi saprà convenientemente riunirle?

Chi ci raccomanderà sufficientemente di evitarle e di fuggirle?

Innanzitutto nel genere umano è una dura realtà il non conoscere il cuore altrui, il pensare male il più delle volte dell'amico fedele, e altrettanto sovente pensare bene dell'amico infedele.

O dura legge! E che puoi fare per penetrare nei cuori?

Quale occhio presenterai, o debole mortalità degna di pianto?

Che farai per vedere oggi il cuore del tuo fratello? Non hai di che fare.

C'è un'altra indigenza ancora più grande: non vedi neanche quale sarà il tuo cuore domani.

Che dire poi delle necessità proprie della stessa condizione mortale?

Morire è necessario, e nessuno lo vuole.

Nessuno vuole ciò che è necessario.

Nessuno vuole ciò che avverrà, voglia o non voglia.

Dura necessità, non volere ciò che non si può evitare.

Infatti, se fosse possibile, certamente non vorremmo morire; e vorremmo diventare come gli angeli, ma con una qualche mutazione, non con la morte, come dice l'Apostolo: abbiamo un'abitazione da Dio, non manufatta ed eterna nei cieli.

E perciò quaggiù gemiamo, bramando di essere rivestiti della nostra abitazione celeste; se pur saremo trovati vestiti e non nudi.

Poiché noi che siamo in questa tenda, sospiriamo aggravati, perché non vogliamo essere spogliati, ma sopravvestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita. ( 2 Cor 5,1-4 )

Vogliamo giungere al regno di Dio, ma non vogliamo arrivarci attraverso la morte; e tuttavia la necessità ti dice: tramite questa verrai.

Temi tu, o uomo, di passare attraverso la morte, quando attraverso di essa è venuto a te Dio?

E ancora, quali sono le schiavitù delle antiche cupidigie e delle vecchie abitudini malvagie che dobbiamo vincere?

Vincere l'abitudine è una dura battaglia, lo sai.

Vedi quanto male agisci, in qual maniera esecrabile e infelice: e tuttavia lo fai; lo hai fatto ieri, lo farai oggi.

Se così ti dispiace quando lo espongo, come ti dovrebbe dispiacere quando lo pensi? E tuttavia lo farai.

Da che cosa sei afferrato? Chi ti trascina prigioniero?

Forse quella legge nelle tue membra che si oppone alla legge della tua mente?

Ebbene, grida: infelice uomo che io sono, chi mi libererà da questo corpo di morte?

La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore; ( Rm 7,23 ) e si compirà in te ciò che abbiamo detto ora: io invece nel Signore ho sperato; esulterò, gioirò nella tua misericordia; perché hai guardato la mia umiliazione, hai salvato dalle angustie la mia anima.

In che modo infatti la tua anima è stata salvata dalle angustie, se non perché è stata veduta la tua umiltà?

Se prima non ti fossi umiliato, non ti esaudirebbe Colui che ti libera dalle angustie.

Si è umiliato chi dice: infelice uomo che io sono, chi mi libererà da questo corpo di morte?

Non si sono umiliati coloro che disconoscendo la giustizia di Dio e volendo stabilire la loro, alla giustizia di Dio non si sono sottomessi. ( Rm 10,3 )

14 - [v 9.] E non mi hai consegnato tra le mani del nemico; non del tuo vicino, non di colui che possiede insieme con te, non di colui con il quale hai lottato e che hai offeso, o che magari hai ingiuriato nella tua città: costoro infatti sono quelli per i quali dobbiamo pregare.

Abbiamo un altro nemico, il diavolo, l'antico serpente.

Tutti noi, mortali, se moriamo bene, siamo liberati dalle sue mani.

Tutti coloro infatti che muoiono male nelle proprie iniquità, cadono prigionieri delle sue mani, per essere alla fine condannati con lui.

Il Signore Dio nostro ci libera dunque dalle mani del nostro nemico; perché questi vuole catturarci servendosi delle nostre cupidigie.

Le nostre cupidigie, quando sono violente e noi ne siamo schiavi, sono chiamate necessità.

Ma, se Dio libera la nostra anima da queste nostre schiavitù, cosa ci sarà in noi che il nemico possa afferrare per farci suoi prigionieri?

15 - Hai posto i mie piedi in luogo spazioso.

Senza dubbio la via è stretta: ( Mt 7,14 ) è stretta per chi fatica, larga per chi ama.

La stessa via che è stretta, diventa larga.

In luogo spazioso - dice - hai posto i miei piedi, per evitare che i miei piedi, camminando in luogo stretto, non sbattano l'uno contro l'altro e, urtandosi, non mi facciano cadere.

Che vuol dire: hai posto i miei piedi in luogo spazioso?

È chiaro; hai reso facile per me la giustizia che un tempo mi era difficile, cioè: hai posto i miei piedi in luogo spazioso.

16 - [vv 10.11.] Abbi pietà di me, o Signore, perché sono afflitto, turbato è nell'ira il mio occhio, la mia anima, il mio ventre.

Perché è venuta meno nel dolore la mia vita, e i miei anni nei gemiti.

Basti alla Carità vostra.

Con l'aiuto del Signore forse adempiremo a quanto promesso, cosicché, terminata l'esposizione del salmo, ce ne andremo.

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