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Lettera 237

Scritta dopo il 395.

Agostino a Cerezio su alcune opere inviategli che sanno d'eresia ( n. 1-2 ), sui Priscillianisti fraudolenti espositori delle Scritture anche apocrife ( n. 3-4 ), su un fittizio e oscuro inno pronunciato da Cristo da essi preferito ai Libri canonici ( n. 5-9 ).

Agostino invia cristiani saluti a Cerezio, beatissimo signore, meritatamente venerando fratello e collega di episcopato

1 - L'eresia dei Priscillianisti

Dopo aver letto la tua lettera, ho l'impressione che Argirio sia caduto nell'eresia priscillianista o, senza accorgersene, come se ignorasse addirittura l'esistenza dei Priscillianisti o che già da tempo fosse impigliato nelle reti della stessa eresia.

Non ho infatti alcun dubbio che quelle scritture siano opera dei Priscillianisti.

Venendo però fuori, uno appresso all'altro, senza interruzione, sempre nuovi bisogni urgenti, ho potuto avere appena, alla bell'e meglio, tempo di leggere, tuttavia per intero, uno solo dei due manoscritti.

L'altro, non so come, è andato smarrito e, per quante ricerche abbia fatte tra le mie carte, non mi è stato assolutamente possibile rintracciarlo, o mio carissimo signore e padre venerando.

2 - Molti eretici accolgono solo i libri apocrifi

L'inno che attribuiscono a nostro Signore Gesù Cristo e che ha prodotto grandissimo imbarazzo alla Santità tua si trova certamente tra le scritture apocrife.

Tali scritture però non sono esclusive dei Priscillianisti, poiché le usano anche altri eretici di alcune sette a causa dell'empietà del loro errore.

Essi hanno bensì opinioni disparate tra loro, secondo le quali ciascuno di loro suole seguire le sue varie eresie, ma, nella loro diversità, hanno in comune tali scritture e le usano frequentemente, specialmente quelli che ripudiano la Legge e i Profeti inclusi nel cànone, perché dicono che non hanno alcuna relazione al Dio buono e al Figlio suo Gesù Cristo, come i Manichei, i Marcioniti e tutti gli altri che preferiscono simile esecranda e blasfema opinione.

Costoro non accolgono neppure tutto ciò che si trova nei libri canonici del Nuovo Testamento, cioè negli scritti genuini degli Evangelisti e degli Apostoli, ma solo ciò che vogliono, e scelgono i libri che vogliono, ripudiando gli altri.

Ma anche nei singoli libri distinguono i passi che reputano convenienti ai loro errori e gli altri li ritengono falsi.

Alcuni Manichei infatti ripudiano il libro intitolato Atti degli Apostoli, perché hanno paura della parola di Dio quanto mai evidente contenuta in essi, ove è chiaro l'invio dello Spirito Santo promesso da nostro Signore Gesù Cristo nel Vangelo. ( At 2,2-4; At 10,44-46; At 19,6 )

Essi infatti, col nome dello Spirito Santo, da cui sono del tutto lontani, ingannano la gente ignorante asserendo, con incredibile cecità, che quella promessa del Signore s'è avverata nella persona del loro eresiarca Mani.

Lo stesso fanno gli eretici chiamati Catafrigi, i quali asseriscono che lo Spirito Santo, che il Signore promise d'inviare, ( Gv 14,16.26; Gv 15,26; Gv 16,7 ) è venuto nella persona di non so quali pazzi, vale a dire Montano e Priscilla, da essi ritenuti come loro propri profeti particolari.

3 - I Priscillianisti falsi interpreti della Scrittura

I Priscillianisti invece accolgono indifferentemente tutti i libri, tanto quelli canonici quanto quelli apocrifi, ma tutto ciò ch'è contrario ad essi, lo svisano nel senso cònsono alla propria eresia con delle spiegazioni ora avvedute e scaltre, ora ridicole e stupide.

Lo svisano in modo che non credono vero neppure ciò che essi spiegano agli individui estranei alla loro setta, altrimenti o sarebbero cattolici o non molto lontani dalla verità, perché in tal caso o troverebbero o darebbero a vedere di voler trovare nelle stesse scritture apocrife significati conformi alla dottrina cattolica.

Tra loro, invece, hanno opinioni diverse da quelle che insegnano o imparano nelle loro conventicole, che però non osano rivelare agli altri poiché sono davvero detestabili e scellerate; ciononostante predicano la fede cattolica alle persone di cui hanno paura, non perché ci credano, ma perché vi si nascondono.

Si possono forse trovare degli eretici più diabolici, ma nessuno di essi potrebbe essere paragonato a costoro per la falsità.

Poiché gli altri, tenuto conto di quel che sono i vizi umani, mentiscono per l'abitudine o per la debolezza, proprie della nostra vita; di costoro invece si riferisce che, proprio nel nefasto insegnamento della loro eresia, hanno il precetto di mentire perfino con falso giuramento per nascondere le loro proprie opinioni.

Quelli che li conoscono per esperienza, perché appartenenti alla loro setta, e ne sono stati liberati dalla misericordia di Dio, citano queste precise parole di quel precetto: Giura, spergiura, non rivelare mai il segreto.

4 - Per i Priscillianisti la Scrittura contiene menzogne

Affinché quindi si veda, senza difficoltà alcuna, quanto i Priscillianisti non credano ciò che fingono di esporre, riguardo alle scritture apocrife, deve considerarsi la ragione che sembrano dare, perché si attribuisca a quelle scritture un'autorità quasi divina e, quel ch'è peggio, si preferiscano perfino a quelle canoniche.

Eccoti qui le loro parole scritte in quel loro libro: " Inno del Signore, recitato dal medesimo ai santi Apostoli suoi discepoli, poiché sta scritto nel Vangelo: E dopo aver cantato l'inno, salì sul colle; ( Mt 26,30; Mc 14,26; Rm 8,5 ) quest'inno non è stato incluso nel cànone per causa di coloro che pensano secondo il proprio criterio e non secondo lo spirito e la verità di Dio, poiché sta scritto: È bene tener nascosto il segreto del re, mentre è cosa onorifica manifestare le opere di Dio ". ( Tb 12,7 )

Ecco l'importante spiegazione ch'essi danno del perché quell'inno non è incluso nel cànone, perché cioè doveva essere nascosto come un segreto del re a quanti pensano secondo il proprio criterio e non secondo lo spirito e la verità di Dio. ( Rm 8,5 )

Sicché le Scritture canoniche non hanno alcuna attinenza col segreto di Dio, segreto che, secondo loro, deve esser tenuto nascosto, e sono state composte per coloro i quali giudicano secondo la carne e non secondo lo spirito la verità di Dio! Che cos'altro vuol dire questo se non affermare che le Scritture canoniche non sono impregnate della sapienza dello spirito di Dio, né hanno attinenza alla verità di Dio?

Chi potrebbe ascoltare una simile cosa e sopportare un'empietà sì mostruosa?

Se poi le Scritture canoniche sono intese spiritualmente dagli spirituali e carnalmente dai carnali, perché mai quest'inno non è anch'esso nel cànone, se anch'esso venisse inteso spiritualmente dagli spirituali e carnalmente dai carnali?

5 - Un falso inno di Cristo

In secondo luogo, perché mai costoro si sforzano di spiegare il medesimo inno nel senso conforme a quello delle Scritture canoniche?

Infatti se quest'inno è escluso dalle Scritture canoniche, perché queste sono state scritte per i carnali, mentre l'inno per gli spirituali, in qual modo dunque viene spiegato un inno, che non riguarda gli individui carnali, nel senso conforme a quello delle Scritture canoniche, destinate ai soli carnali?

Così, per esempio, in quest'inno si canta e si afferma: Voglio sciogliere ed essere sciolto, perché - così spiegano i Priscillianisti - Cristo nostro Signore ci libera dalle abitudini mondane, perché non ci leghiamo un'altra volta al mondo.

Ora, noi abbiamo imparato ciò appunto nelle Scritture canoniche, abbiamo imparato cioè che dalle abitudini mondane ci libera il Signore e non dobbiamo legarci di nuovo al mondo.

Che cos'altro infatti vogliono dire le seguenti parole del Salmista: Hai spezzato le mie catene ( Sal 116,16 ) e queste altre: Il Signore libera i prigionieri ? ( Sal 146,7 )

A coloro poi che sono stati già liberati l'Apostolo dice: State saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù; ( Gal 5,1 ) e S. Pietro dice: Se, dopo aver fuggito le sozzure del mondo mediante la conoscenza del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, si lasciano nuovamente impigliare e vincere da esse, l'ultima loro condizione è peggiore di quella di prima, ( 2 Pt 2,20 ) volendo mostrare con questo che, una volta sciolti dai legami del mondo, non dobbiamo lasciarcene nuovamente legare.

Orbene, queste verità si trovano insegnate nei libri canonici, come risulta sia dai passi che ho citati, sia da moltissimi altri, che non cessano mai d'essere letti e predicati; perché mai, allora, costoro affermano che quest'inno in cui - per usare il loro linguaggio - sono espresse frasi oscurissime, non si trova nel cànone affinché non fossero svelate ai carnali, mentre al contrario le vediamo svelate proprio nel cànone, e invece del tutto velate in quest'inno, come asseriscono proprio essi?

Del resto, come noi dobbiamo piuttosto credere, non sono quelle, ma non so quali altre, le espressioni ch'essi molto maggiormente velano, con quella spiegazione, e hanno paura di svelare.

6 - Assurda spiegazione dell'inno

Mi spiego meglio: se con quelle parole si volesse indicare che è il Signore a liberarci dalle abitudini del mondo al fine di non lasciarcene legare di nuovo, non direbbe: " Voglio sciogliere ed essere sciolto ", ma: " Voglio sciogliere e tutti quelli che avrò sciolti non voglio che siano incatenati di nuovo ".

Oppure, se il Signore parlasse in persona delle sue membra, cioè dei suoi fedeli, allo stesso modo che dice: Ebbi fame e mi deste da mangiare, ( Mt 25,35 ) così direbbe piuttosto: " Voglio essere sciolto e non essere più legato ".

Oppure si vuol forse dire che il Signore scioglie ed è sciolto per il fatto ch'è il capo a liberare le sue membra ch'erano perseguitate da colui al quale Cristo dal cielo gridò: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4; At 22,7; At 26,14 )

In verità però l'espositore di queste parole non dice così; ma anche se lo avesse detto, noi gli risponderemmo come gli abbiamo già risposto e cioè: " Noi leggiamo e comprendiamo queste verità nelle Scritture canoniche, le affermiamo e di lì ogni giorno le predichiamo ".

Che cosa dunque vuol dire che quest'inno è stato sottratto ai carnali in modo che non fosse incluso nel cànone, dal momento che le verità in esso coperte, nel cànone si trovano scoperte?

O forse questi eretici sono tanto insensati, o meglio sono tanto pazzi, da aver l'audacia di affermare che in quest'inno il segreto del re è nascosto agli spirituali, mentre nel cànone è svelato ai carnali?

7 - Frasi oscure dell'inno chiarissime nei libri canonici

La stessa cosa può dirsi delle precedenti parole del medesimo inno in cui si dice: " Voglio salvare e voglio essere salvato ".

Se, come spiegano costoro, queste parole significano che siamo salvati dal Signore nel battesimo e che salviamo, cioè conserviamo in noi lo Spirito ricevuto nel battesimo, questo stesso senso non è forse proclamato dalla Scrittura canonica, dove leggiamo: Ci salvò mediante il lavacro della rigenerazione ( Tt 3,5 ) e dove ci viene detto: Non estinguete lo Spirito? ( 1 Ts 5,19 )

Come mai dunque quest'inno non si trova nel cànone delle Scritture per esser tenuto nascosto ai carnali, mentre la verità, così oscura in quest'inno, risplende luminosa in quel cànone?

L'unico motivo è che gli eretici con quella spiegazione, qualunque essa sia, che mettono davanti a chiunque altro come un velo, si sforzano di nascondere il loro pensiero a tale proposito.

Costoro, tuttavia, sono talmente accecati che si servono di frasi prese proprio dal cànone per spiegare l'inno che - a quanto affermano essi stessi - non è nel cànone perché non fosse rivelato il segreto del re ai carnali.

Che mai dunque stanno a fare nel cànone espressioni più chiare, se per mezzo di esse vengono spiegate le oscurità di quest'inno?

8 - Altre frasi stolte e false dell'inno

A quanto affermano costoro, per esempio, l'espressione dell'inno:

" Voglio essere generato ", dovrebbe essere intesa nello stesso significato di ciò che sta scritto nella lettera canonica di Paolo: ( Figliuoli miei ) per i quali soffro di nuovo i dolori del parto fino a quando non sia formato in voi il Cristo; ( Gal 4,19 )

così pure quest'altra frase dell'inno: " Voglio cantare " dovrebbe essere intesa nello stesso senso di ciò che sta scritto nel Salmo che fa parte del cànone: Cantate al Signore un cantico nuovo; ( Sal 96,1; Sal 98,1; Sal 149,1; Is 42,10 )

così ancora la frase di quest'inno: " Ballate tutti " dovrebbe avere lo stesso significato di ciò che sta scritto nel Vangelo: Abbiamo sonato per voi il flauto e non avete ballato; ( Lc 7,32 )

e quest'altra dello stesso inno: " Voglio piangere; battetevi tutti il petto " dovrebbe essere intesa nello stesso senso di ciò che sta scritto nel ritornello riportato dal Vangelo: Abbiamo cantato per voi il lamento funebre e non avete pianto; ( Mt 11,17 )

la frase dell'inno: " Voglio ornare ed essere ornato " avrebbe lo stesso senso di quest'altra ch'è nel cànone: ( Vi conceda ) che Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede ( Ef 3,17 ) e: Voi siete tempio di Dio e il suo Spirito abita in voi; ( 1 Cor 3,16; 2 Cor 6,16 )

così ciò ch'è detto in quest'inno: " Io sono la lampada per te che mi vedi " avrebbe lo stesso senso di ciò che si legge in un Salmo incluso nel cànone: Nella tua luce vedremo la luce; ( Sal 36,10 )

così ancora quest'altra frase dell'inno: " Io sono la porta per chiunque mi bussa " avrebbe lo stesso significato di quella che si legge in un altro Salmo del cànone: Apritemi le porte della giustizia; voglio entrarvi a lodare il Signore ( Sal 118,19 ), e a quella di quest'altro Salmo: Alzate le porte, o principi vostri; innalzatevi, o porte eterne, ed entrerà il re della gloria; ( Sal 24,7 )

così, infine, la frase dell'inno: " Voi che vedete quello che faccio, non palesate le mie azioni " avrebbe lo stesso senso di quella che si trova scritta nel libro di Tobia: È bene tener nascosto il segreto del re. ( Tb 12,7 )

Se fosse vero tutto ciò, perché mai si dovrebbe affermare che quest'inno non si trova nel cànone, affinché resti nascosto ai carnali il segreto del re, dal momento che le massime esposte in quest'inno si leggono anche nel cànone e vi si trovano espresse così chiaramente che, per mezzo di queste, vengono spiegate quelle oscure dell'inno, se non perché si servono di spiegazioni dietro le quali nascondersi?

mentre con le frasi di quell'inno che fingono di spiegare esprimono le proprie opinioni che hanno paura di manifestare agli estranei.

9 - I Priscillianisti, bugiardi e ingannatori

Sarebbe troppo lungo dimostrare tutte le stranezze di costoro adducendo le prove.

Ma da ciò che si è detto è assai facile esaminare attentamente tutte le altre e vedere che le massime buone e oneste, ch'essi affermano spiegando quest'inno, si trovano anche nel canone; perciò la spiegazione da loro data, che l'inno è stato escluso dal canone perché doveva essere nascosto ai carnali il segreto del re, non è un motivo valido, ma un sotterfugio.

Non a torto dunque si crede che, per mezzo delle loro spiegazioni, non vogliono svelare quanto leggono, ma piuttosto velare quanto pensano.

Questa cosa però non fa meraviglia dal momento che sono arrivati a reputare impostore, anziché maestro di verità, perfino il Signore Gesù, che parlava non già per bocca dei Profeti o degli Apostoli o degli Angeli, ma con la propria bocca.

Infatti costoro attribuiscono un'autorità divina a quell'inno, in cui lo sconosciuto autore del medesimo inno ha finto che Gesù dicesse: " Ho sempre ingannato con la parola e non sono stato per nulla ingannato ".

Mi rispondano allora, questi egregi spirituali, se sono capaci, da chi andremo, a chi daremo ascolto, a chi, chiunque egli sia, presteremo fede, nelle promesse di chi riporremo la speranza, se Cristo con la parola ha ingannato tutti, lui ch'è il Maestro onnipotente, se lui, ché l'Unigenito, la Parola ( sostanziale ) di Dio Padre, con la parola ha ingannato tutti?

Ma a qual fine parlare ancora di questi scellerati spacciatori d'errori, seduttori innanzitutto della propria coscienza e in secondo luogo di quella di tutti gli altri, di essi hanno potuto accomunare a se stessi, predestinati all'eterna rovina?

Ecco: ho risposto alla tua Reverenza, non solo molto più tardi di quanto avrei voluto, ma anche più a lungo di quanto mi ero proposto.

Fate molto bene a stare in guardia dai lupi, ma adoperatevi anche a guarire, con l'aiuto del Principe dei pastori, le pecorelle che per caso siano già state da loro assalite, oppure già ferite.

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