La storia della Chiesa

Indice

II. Dall'antichità fino all'alto medioevo

1. Un problema degli Ebrei e un antisemitismo ci furono già nell'Impero romano pagano.

Gli Ebrei riuscivano semplicemente antipatici ai Romani, arroganti, presuntuosi della loro antichissima sapienza e di esagerata credulità ( Grazio ).

Le loro prescrizioni riguardanti i cibi venivano derise.

Nella metropoli di Alessandria, che per 2/5 era giudea, sorsero i primi pogròms antigiudaici che ci siano noti.

2. Sebbene gli Ebrei fossero una nazione assoggettata, la loro religione ( anche dopo la guerra di Bar Cochba [ § 8,II,2b ] ) rimase una religio licita.

E proprio questo fu un fatto fondamentale per tutto il tempo successivo.

Il trattamento degli Ebrei presenta bensì in concreto delle continue oscillazioni che sono in antitesi con i postulati giudaici.

Ma prescindendo da queste importantissime irregolarità, la tesi generalmente diffusa dell'Ebreo non protetto dalla legge va limitata in vari sensi.

Infatti, la base giuridica per lo status degli Ebrei fu e rimase il diritto romano, il quale, nelle diverse codificazioni ( Teodosio II, Alarico, Giustiniano ), dall'antico Impero era passato nel Medioevo.

Gregorio I aveva espressamente stabilito che gli Ebrei vivessero secondo il diritto romano e che conforme a questo dovessero venir trattati.

Nello sconvolgimento delle migrazioni dei popoli una certa protezione agli Ebrei fu anche accordata dall'Arianesimo dei conquistatori germani a causa del loro monoteismo.

La legalità stabilita dal diritto romano in favore degli Ebrei, della loro situazione religiosa, economica e sociale, nel Medioevo non fu mai giuridicamente abolita con una legislazione universalmente valida.

Gli Ebrei non furono mai considerati schiavi.

Essi possedevano la protezione giuridica sul corpo e la vita, il diritto di vivere secondo la loro propria religione, di avere anche le loro proprie sinagoghe e case di preghiera; erano liberi nella facoltà di testare, potevano avere dei possedimenti terrieri.

3. In Francia, nel Medioevo, nonostante talune leggi straordinarie, essi esercitavano in quasi tutte le città, senza alcuna restrizione, il commercio e l'industria.

Molte sono le documentazioni del fatto che gli Ebrei vivevano e lavoravano indisturbati insieme ai loro concittadini cristiani, prendendo parte alla vita pubblica e alle sue più diverse manifestazioni.

Fino al X secolo, e anche oltre, anche le abitazioni dei cristiani e degli Ebrei generalmente non erano separate, sebbene i circoncisi, e ciò è comprensibile, quando erano numerosi, spesso abitassero tutti assieme nel famoso « ghetto » degli Ebrei.

Prestavano il servizio militare.

Fino al secolo XII esercitavano l'agricoltura in fattorie proprie.

Che gli Ebrei nel primo Medioevo non fossero del tutto limitati nella loro libertà, risulta anche dalla ricca vita intellettuale e religiosa delle loro comunità.4

La posizione degli Ebrei in questo tempo ci risulta chiara soprattutto dal sistema feudale: erano servi, cioè vassalli, anche se all'ultimo gradino, poiché essi nel sistema feudale non potevano esercitare attivamente l'autorità; avevano degli obblighi particolari, venivano chiamati per determinate opere; ma i signori avevano anche dei doveri verso di loro; gli Ebrei avevano diritto, fissato giuridicamente, alla protezione.

Solo nel secolo XIII il diritto romano, ritornato in voga nelle università, identificherà « servus » con « schiavo » e pertanto farà risultare gli Ebrei non protetti dalla legge. In varie maniere, e decisive, essi furono difesi da tentativi di limitare ingiustamente la loro libertà.

Carlo Magno approfittò della loro conoscenza delle lingue, Lodovico il Pio si oppose ai tenaci e ostili tentativi contro gli Ebrei del vescovo Agobardo di Lione5 ( + 840 ), come il suo successore Carlo il Calvo resistette alle pressioni del vescovo Amolo successore del primo.

L'Imperatore prese allora gli Ebrei sotto la sua tutela ( defensio ).

Imperatori successivi rinnovarono e ampliarono questa difesa ( economicamente redditizia ), come gli Ottoni, Enrico IV, Federico Barbarossa, Federico II, finché i « ciambellani imperiali », secondo la definizione di Lodovico il Bavaro, furono riconosciuti sua proprietà materiale della quale egli poteva liberamente disporre.

Questa protezione non di rado salvò gli Ebrei dall'espulsione e dal battesimo coatto o riparò in parte le ingiustizie perpetrate nei loro confronti.6

4. Gli Ebrei erano protetti, relativamente nel migliore dei modi, anche dal diritto canonico.

È vero che un uomo come Ambrogio si oppose categoricamente a che una sinagoga distrutta dal popolo venisse ricostruita ( v. § 30,I ); c'imbattiamo anche in condanne ecclesiastiche sommarie e incresciose del « popolo adultero e che si erge contro la pura sposa del Signore ».

Ma Gregorio I li trattò con moderazione prettamente romana.7

Fu la sua « moderatio » a promulgare la bolla sugli Ebrei ( « Sicut Judaeos » ) spesso rinnovata, con la quale agli Ebrei furono assicurate la libertà del culto, la vita e la proprietà.

Si può asserire che in generale i Papi furono coloro che trattarono gli Ebrei nella maniera più giusta8 e che questi, in fondo, alla fine del Medioevo, avevano la loro dimora più sicura in Italia.

Molto spesso i Papi hanno dato ascolto al grido di soccorso degli Ebrei.

Essi proibirono ripetutamente il battesimo coatto.

A partire dal secolo XIII Papi come Innocenze IV, Gregorio IX, Gregorio X, Martino V e Niccolo V si opposero espressamente alla terribile accusa di omicidio rituale ( v. sotto ).

5. Quella protezione giuridica fu però violata in tutti i secoli, in molti casi particolari da signori minori, da vescovi e sinodi e grossolanamente lesa dal popolo.

Vale a dire: la posizione giuridica degli Ebrei, nonostante la protezione concessa sul piano di principio, non era sempre in concreto per certi aspetti assicurata, anzi era talvolta pericolosamente negata.

Nella coscienza generale essi venivano considerati più o meno come cittadini di secondo ordine.

Ciò è spiegabile partendo dal concetto dell'unica cristianità occidentale.

Ma, come abbiamo detto, per il primo Medioevo e per gli inizi dell'alto Medioevo non possiamo presupporre una posizione completamente insicura degli Ebrei.

6. Essi erano e rimasero una minoranza.

Ma furono sempre di una sorprendente vitalità.

Ciò si manifestò anche ( come nell'antico Impero Romano, così nell'Occidente, che stava per divenire cristiano ) nel tortissimo impulso a diffondere la loro fede.

La tendenza a fare proseliti, fa parte fin dall'Antico Testamento della mentalità di fondo degli Ebrei: l'esilio d'Israele è predisposto dall'Eterno proprio perché esso possa diffondere il suo messaggio!

Conosciamo la grandiosa forza d'attrazione del monoteismo dall'antica storia della Chiesa ( § 6; a tale proposito Mt 23,15; At 2,5ss ).

Fondamento ne era l'ingente ricchezza religiosa dell'Antico Testamento e la sua opera di commento spesso importante.

Dalla consapevolezza di essere sotto la guida di Jahvè e della sua legge e sotto la sua promessa di fedeltà, il Giudaismo traeva la forza straordinaria per sopportare la maggiore o minore segregazione in testimonianza del santissimo Nome del Dio Uno e per non abbandonare così le sue speranze messianiche.9

Anche nel Medioevo cristiano la fede giudaica tendeva con immanente impulso missionario verso l'esterno.

Ciò è senz'altro spiegabile nei confronti degli schiavi e dei dipendenti non ebrei ( nessun incirconciso poteva abitare nella comunità familiare ).10

I tentativi dei sinodi di proteggere tali dipendenti dal proselitismo ebraico sottendono in ripetute prescrizioni tutto il Medioevo.

Si trovano anche molteplici provvedimenti che cercano di combattere la forza d'attrazione della vita e del culto ebraico.

Va notata questa tendenza al proselitismo, se si vuoi capire in qualche modo l'atteggiamento cristiano di fronte al Giudaismo.

In un Paese dove gli Ebrei avevano raggiunto una certa posizione politica ed economica, come nel regno ariano dei Visigoti, essi potevano rappresentare un pericolo reale per l'unità dello Stato e per il suo carattere cristiano; diviene più comprensibile una reazione antiebraica.

7. a) La Spagna rappresenta nella storia degli Ebrei, fino a tardo Medioevo inoltrato ( v. sotto ), un caso particolare.

Ve n'erano molti da sempre e si moltiplicavano molto in fretta.

Già il Concilio di Elvira, vicino a Granada ( 305 ), e Gregorio di Elvira ( + dopo il 392 ) cercarono di arginare la loro influenza.

Nel regno ariano dei Visigoti la sinagoga fiorì politicamente ed economicamente.

b) La situazione cambiò a partire da quando rè Recaredo si fece cattolico ( 589 ).

Soltanto gli Ebrei non si inserirono completamente nell'unità politico-cattolica del regno visigoto.

Essi, d'altra parte, con la loro fede antichissima quasi inveterata, rappresentavano un vero pericolo religioso per i Visigoti, convertiti da poco e più o meno superficialmente.

Non si poteva espellerli, per il loro numero e per la loro importanza nell'economia e nell'amministrazione.

E si giunse pertanto a quella infinità di disposizioni radicalmente antiebraiche dei Concili di Toledo e dei rè, che riempiono tutto il VII secolo, e con le quali si cercò di inserire con la forza gli Ebrei nel Cristianesimo.

Abbiamo notizia di battesimi coatti nel regno franco di Clodoveo, da Avito di Clermont ( 574 ), dal Concilio di Clichy ( 626 ) e di Marsiglia ( 691 ).

Ma Papa Gregorio si era dichiarato contrario, affermando che in tal modo non si poteva diffondere una fede genuina; coloro che venivano costretti al battesimo, infatti, interiormente rimanevano fedeli, secondo lui, alla loro antica fede.

Gregorio agì anche nella prassi secondo questo principio: egli volle che agli Ebrei fossero restituiti gli ornamenti asportati dalle loro sinagoghe e perfino i loro Libri Santi.

Anch'egli, tuttavia, non riuscì a rimanere del tutto fedele a quell'ideale.

Fu egli a pronunciare quelle parole fatali, più tardi spesso ripetute: « anche se coloro che sono stati battezzati per costrizione non diventano dei buoni cristiani, forse lo diventeranno i loro figli ».

Anche il grande Isidoro di Siviglia ( § 36 ) che parimenti rifiutava il battesimo coatto ebbe a lodare tuttavia lo zelo dei fanatici inavveduti.

E battesimo coatto appunto diviene ora per un secolo intero il motto per la storia degli Ebrei nella Spagna dei Visigoti.

c) Le particolarità di queste conversioni, che si ripetono all'infinito, mostrano un tragico groviglio di errati punti di partenza e comprensibili reazioni di avvelenata diffidenza da entrambe le parti: una situazione senza via d'uscita.

La cosa più orribile e più tragica appare per la prima volta manifesta nell'editto del rè Giseberto del 613: in una disarmante oggettivazione dell'opus operatum del battesimo viene detto: « Esso portò con la forza i Giudei alla fede in Cristo », essi « ricevettero » la fede.

d) La prassi del battesimo coatto e la sua difesa teorica si accompagnano alla concezione medievale, secondo la quale « soltanto coloro che vivono nella Chiesa visibile scampano al diluvio universale ».

Dei maledetti fanno parte tutti i non-battezzati e quindi anche gli Ebrei nella loro perfidia.

Secondo l'opinione teologica generale non poteva esistere una incredulità senza colpa.

In riferimento agli Ebrei si argomentava così: Nell'Antico Testamento è loro offerta una buona parte della dottrina cristiana; essi vivono in mezzo alla cristianità, dove, nella Chiesa, viene predicato l'intero Vangelo.

Se non accettano la fede, si rendono colpevoli.

( Naturalmente di fronte a questo stava il principio della teologia illuminata al quale gli Ebrei si richiamavano, a ragione: nessuno contro sua volontà può esser staccato dalla sua fede.

Ma anche Tommaso d'Aquino, che difendeva questo principio, esigeva per gli Ebrei un trattamento particolare ).

e) L'esecuzione di tali decreti11 e di quelli più radicali decisi poi sino all'inizio del secolo seguente, compresa l'espulsione di tutti i non battezzati, rese superflue le sinagoghe; vennero tolte agli Ebrei, distrutte o trasformate in chiese cristiane.

La frequenza di questo procedimento è documentata per esempio dal fatto che il Sacramentarium Gelasianum contiene un apposito formulario per la consacrazione di chiese che prima erano sinagoghe.

Sino alla fine del VII secolo ( ossia sino al XVII Concilio di Toledo ) accanto alle leggi sui costumi12 sono i canoni antigiudaici che ci danno il contenuto degli argomenti trattati nei sinodi.

Nel XVI concilio di Toledo nel 693 viene bensì concessa agli Ebrei la equiparazione agli altri sudditi del rè se si fossero convertiti sinceramente alla fede dopo che fosse stato loro amministrato, contro loro volontà, il battesimo.

Ma poiché in quel tempo fu scoperta una congiura tra gli Ebrei spagnoli e quelli del Nord-Africa, vennero confiscati tutti i beni degli Ebrei ( anche dei battezzati ); essi furono degradati a schiavi; ma ciononostante essi non potevano vivere secondo le prescrizioni ebraiche, e i loro bambini dovevano essere loro tolti all'età di sette anni « per unirli più saldamente a Cristo ».13

Il risultato non poteva che essere freddo odio e ipocrisia da una parte, diffidenza e nuovi pesanti accuse dall'altra.

Si trattavano i novelli cristiani come Ebrei e si continuava a chiamarli con tal nome, si proibiva loro però, sotto pene gravissime ( flagellazione pubblica ), ogni contatto con i non-battezzati.

Per principio, tutti coloro che erano stati battezzati per forza erano sospetti di recidiva, indegni di fede, anche nella loro professione cristiana.

I non-battezzati, in fondo, erano più creduti delle infelici vittime della costrizione.

La diffidenza inventò una quantità di misure di sicurezza, professioni di fede scritte con vari dettagli, obblighi circa l'abitazione e durante un viaggio ( obbligo di denuncia ).

Matrimoni potevano essere contratti soltanto con cristiani di vecchia data. I recidivi dovevano essere lapidati dagli Ebrei o bruciati sul rogo.

Se venivano graziati, perdevano la libertà, gli averi; era espressamente proibito aiutarli.

f) In contraddizione poco chiara con tutto questo sta il IV Concilio di Toledo ( 633 ).

Esso stabilisce che in futuro più nessuno debba esser costretto, con la forza, alla fede: Dio infatti usa misericordia con chi vuole eindurisce chi vuole ( Rm 9,18 ).

La conversione può venire solo mediante la grazia e non usando la violenza.

Essa ha bisogno della convinzione basata su dei motivi.

Ne qui però, ne altrove sorge alcun dubbio sulla validità del battesimo coatto.14

Appunto per questo, la recidiva al Giudaismo dei battezzati per costrizione, viene considerata e castigata come apostasia ed eresia.

g) In una tale situazione generale, può destare meraviglia che ci fossero tuttavia ancora degli Ebrei che si convenivano al cristianesimo perché pienamente convinti e vivessero come cristiani esemplari.

Costituivano però una eccezione tale da risultare privi d'importanza per la situazione generale.

Fino all'invasione musulmana ( 711 ) le misure ecclesiastico-civili contro gli Ebrei non ebbero praticamente alcun successo.

Questo si manifestò quando gli Arabi conquistarono il Paese: gli Ebrei passarono ai nuovi padroni.

In quel tempo le sinagoghe ebbero una grande fioritura e, con la compiacenza degli Arabi, ebbero luogo anche delle giudaizzazioni forzate.

8. a) Verso la fine del X secolo 1 antico diritto romano sparisce ovunque meno che nella Francia meridionale; contemporaneamente le condizioni degli Ebrei peggiorano sia dal punto di vista umano che giuridico.

Tutti gli uffici pubblici erano loro preclusi.

Da proprietari terrieri quali erano sino allora, vennero abbassati a fittavoli.

Veramente, Enrico II per esempio ancora nel 1004 oppose resistenza, quando alcuni vescovi delle regioni del Reno pretendevano un diritto di retrocessione nei confronti degli Ebrei; ma quella nuova concezione riuscì tuttavia ad affermarsi; i beni appartenevano ora agli Ebrei solo come dei feudi mentre erano in vita, e alla loro morte ritornavano al signore.

b) Il peggioramento della situazione degli Ebrei è pure connesso al crescere della coscienza cristiano-medievale dell'Occidente, il quale, dal volgere del millennio in poi, in maniera sempre più incisiva e chiara, considerava se stesso come un organismo unitariamente cristiano e sapeva di essere rappresentato nella Chiesa dell'Impero.

Inoltre quanto più, a partire dal secolo XI, andava sviluppandosi il progetto di strappare con la forza la Palestina agli infedeli, tanto più facilmente gli Ebrei ( che del resto non avevano mai abbandonato le loro speranze messianiche sui Luoghi Santi ) potevano apparire nemici di questa Europa cristiana.

I non-battezzati furono considerati in maniera sempre più chiara e più consapevole come degli estranei nell'ambito della società cristiana e degli stati cristiani e ancor più nell'ambito della Chiesa latina che comprendeva tutto l'Occidente.

c) All'inizio del secolo XI questa opinione fu favorita dall'accusa agli Ebrei di alto tradimento;15 secondo tale accusa esistevano delle trame fra Ebrei francesi e italiani e i musulmani ( correva voce che gli Ebrei avessero istigato gli infedeli a distruggere i Luoghi Santi ).

Fu deciso in molti Paesi di scacciare gli Ebrei.

Ci furono delle sollevazioni tumultuarie con assassini e omicidi ( esempio: 1012 a Magonza ).

Anche la paura della fine del mondo nell'anno 1000 ha la sua parte: la figura dell'Anticristo viene messa in relazione agli Ebrei quali suoi alleati.

Oppure ad essi viene addossata la responsabilità di un terremoto ( per esempio a Roma nel 1020 ).

Immediatamente comprensibile ci diviene la maggiore avversione contro gli Ebrei nella cerimonia degli schiaffi a Tolosa, dello stesso periodo: a Pasqua un Ebreo doveva ricevere uno schiaffo da un cristiano, come una specie di castigo o riparazione per i patimenti e per la morte del Signore.

L'avversione per gli Ebrei in Spagna si manifestò anche ora in maniera violenta.

La guerra contro gli Arabi nel secolo XI fu avvertita come un'impresa prettamente cristiano-religiosa; ad essa, naturalmente, non potevano prender parte soldati ebrei.

Per questo, prima di scontrarsi con gli Arabi, lungo il cammino si mettevano le mani addosso agli Israeliti.

In quel tempo ( 1063 ) fu Papa Alessandro II a sottolineare con disgusto che si trattavano gli Ebrei come i musulmani.16

9. Queste diverse maniere e tappe del peggioramento dello status giuridico degli Ebrei del primo Medioevo d'Europa furono ( ad eccezione delle persecuzioni nel regno dei Visigoti ) soltanto degli episodi.

Possiamo ripetutamente costatare che le espulsioni da una città non impedivano che subito, o dopo alcuni anni, vi fossero là nuovamente degli Ebrei e delle comunità ebraiche.

Tuttavia risuona già come minaccioso annuncio di futura sventura il fatto che queste agitazioni s'avessero contemporaneamente in vari luoghi e già così di frequente.

La situazione era per gli Ebrei molto labile, da diversi punti di vista.

Nell'infausto anno 1096 nelle città renane tutto sembrava normale; ma presto vedremo quanto fosse ingannevole la quiete esterna.

Un importante cenno a un mutamento in corso ce lo da anche la canonistica discriminante di Burcardo di Worms ( + 1025 ) che fonda sostanzialmente il suo giudizio relativo agli Ebrei sulla promessa redenzione alla fine dei tempi; verso la fine del secolo ( 1094 ) Ivo di Chartres, nella sua raccolta, dichiara dannati gli Ebrei assieme a tutti gli eretici.

10. Ciononostante non siamo ancora alla svolta decisiva.

Anzi, le misure di protezione di Enrico IV e di Federico Barbarossa fecero sì che anche le crociate non implicassero affatto una completa distruzione della incolumità giuridica degli Ebrei; non divennero ancora quella classe di popolo giuridicamente degradata che incontreremo nel tardo Medioevo.

Le crociate però incidono nel nostro tema dal punto di vista storico-ecclesiastico perché una serie di singoli avvenimenti mostruosi pongono - e danno ad esse una risposta negativa - in maniera particolarmente energica le domande formulate all'inizio di questo paragrafo.

Per molti cristiani la vita del prossimo aveva poco valore, se si trattava di un ebreo; lo si teneva nello stesso conto di un musulmano la cui soppressione ( come si esprime persino san Bernardo nelle sue regole per i Templari ) non è un omicidio, bensì « l'eliminazione di un male » ( malicidium ).

11. a) Riguardo ad atti di violenza antisemitica durante la prima crociata siamo bene informati da fonti cristiane e giudaiche.

Certe relazioni cristiane sono di una crudeltà ingenua veramente disarmante: « I crociati, attraversando la Sassonia, la Boemia e la Franconia orientale, o hanno completamente estinto in tutte le città i resti degli iniqui Ebrei, questi nemici della Chiesa, o li hanno costretti al battesimo.

Molti di questi sono ritornati alla loro religione "come il cane a quello che ha vomitato" ».

Un singolo testimonio descrive così le riflessioni dei crociati provenienti da Rouen: il viaggio contro i nemici di Cristo in Oriente è lungo; si tratta di un lavoro a lunga scadenza; abbiamo qui sotto gli occhi gli Ebrei, il popolo più ostile a Dio, che esista …

Pertanto, usando l'inganno o la violenza, facevano entrare gli Ebrei in una chiesa e, senza distinzione di età e di sesso, li uccidevano.

Solo chi abbracciava la dottrina cristiana poteva aver salva la vita.

b) In quel tempo sorsero quegli inestirpabili sospetti che da qui in avanti, fino all'Età Moderna, dovranno ripetutamente essere avanzati con tremenda credulità, sospetti che agiteranno l'animo del popolo e porteranno ad una giustizia crudele, o meglio a delitti giudiziari: accuse di profanazione delle ostie, omicidi rituali, diffusione della peste, avvelenamento di fontane, sorgenti e fiumi.

c) Impressionante fu il corso degli eventi, alla partenza per la prima crociata nel 1096, in Renania e in particolare a Magonza, Coblenza e Worms, Treviri, Andernach e Metz, ma anche in Boemia e Ungheria.

Veniamo a sapere con particolare insistenza di estorsioni e uccisioni causate da bassi istinti, in maniera assurda, senza una motivazione in qualche modo sostenibile.

Comunità ebraiche della Francia settentrionale avevano messo sull'avviso la comunità di Magonza dinanzi al pericolo che poteva venir loro dalle schiere dei crociati che marciavano verso Sud-Est.

La comunità ebraica di Magonza rispose di essere pronta ad aiutare in qualunque modo i correligionari francesi.

Essa era completamente sicura!

Ben presto si svelò quanto gli Ebrei francesi avessero visto giusto.

Vennero diffuse delle presunte dichiarazioni di Goffredo di Buglione secondo le quali durante il viaggio verso la Terra Santa il primo dovere sarebbe stato quello di eliminare gli Ebrei.

Fu anche insinuata la mostruosa idea che a chiunque uccidesse un Ebreo venissero rimessi i peccati e le pene.

Di fatto, nonostante varie consistenti offerte di denaro a Goffredo di Buglione, poi all'arcivescovo di Magonza e al burgravio e infine al grosso dell'« esercito crociato » giunto alle porte di Magonza, il disastro imperversò sugli Ebrei.

Essi si levarono alla resistenza armata « per la santificazione del nome di Dio ».

Si ebbe una spaventosa tragedia piena di orribili crudeltà.

Alla sera ( 27 maggio 1096 ) la comunità era annientata.

Ci furono anche molti suicidi ( di donne che prima uccidevano i propri bambini ).

Mezzo centinaio di Ebrei si rifugiò nel Palatinato vescovile e poi, sotto scorta, a Rùdesheim.

Ma anche lì fu loro lasciata la scelta fra battesimo e morte.

Il numero dei morti fu superiore al migliaio.

Anche a Worms ci furono circa 1000 vittime.17

Soltanto il vescovo di Spira, che già nel 1084 aveva offerto diritto di alloggio agli Ebrei nella sua città, anche ora riuscì a mantenere la sua posizione contro la plebaglia.

d) Il giudizio su questi cristiani che si erano messi in cammino per liberare dalle mani degli infedeli i luoghi resi sacri dal Signore, non ha bisogno di essere formulato.

Le loro azioni costituiscono una terribile testimonianza del loro modo di essere cristiani; queste azioni però non sarebbero state possibili se anche molti capi della cristianità non fossero venuti meno al loro impegno: in maniera troppo sfrenata e sicura di sé avevano lasciato che l'idea del popolo ebreo deicida degenerasse in un latente antisemitismo.

e) Ciononostante gli Ebrei non erano perduti.

Enrico IV, che era stato informato da un messaggero di Magonza, prese sotto la sua protezione le sinagoghe di tutta la Germania.

Permise persino agli Ebrei di ritornare alla loro fede.18

12. Quando, durante la predicazione della seconda crociata nei territori del Reno per opera di un monaco cistercense, si ebbero delle sollevazioni tumultuarie contro gli Ebrei, si manifestò la profetica capacità di discernimento di san Bernardo di Chiaravalle: seppe far rientrare nei suoi limiti il monaco e divenne protettore degli Ebrei:19 non bisogna ne perseguitarli ne cacciarli; poiché sono testimoni viventi della nostra redenzione che ci pongono dinanzi agli occhi i patimenti del Signore.20

Proprio in Bernardo si manifesta quanto fosse lontana dall'opinione del tempo la cura di una vera evangelizzazione degli Ebrei.

Dalla sua tarda opera De consideratione ( § 50,IV ) si apprende, in certo qual modo, che la terribile sconfitta con la quale si era conclusa la seconda ( la sua! ) crociata, aveva sensibilizzato la coscienza occidentale circa il fatto che il paganesimo era una realtà, che ancora un vasto campo fuori dell'Occidente aspettava l'esecuzione del mandato missionario del Signore.

E Bernardo dunque ricorda al Papa il suo dovere di non porre alcun limite all'annuncio del Vangelo.

La parola della fede deve essere annunciata ovunque: « Per quanto puoi, devi cercare di convertire gli infedeli alla fede, di non lasciare ricadere i convertiti e di richiamare gli apostati …

I sedotti ( eretici e scismatici ) devono essere convinti con dei motivi validi: o debbono migliorare se stessi, o con la forza debbono essere privati dell'autorità e della possibilità di traviare gli altri … ».

E gli Ebrei? « Per quanto riguarda loro, sei esonerato dalla fatica: a loro ( ossia alla loro conversione ) è predisposto un termine.

Solo dopo la conversione di tutti i pagani verrà il loro tempo; non può essere anticipato ».

13. Alla terza crociata fu Barbarossa che mediante un editto molto severo procedette contro pogròms ebrei: la mano di chi avesse ferito un Ebreo doveva essere tagliata e per l'uccisione di Ebrei venne stabilita la pena capitale.

In seguito ad una imposta fissa, gli Ebrei divennero « ciambellani imperiali » che non potevano venir oppressi.

L'arcivescovo di Magonza dispose perfino che la crociata di chi avesse ucciso un ebreo fosse invalida, cioè non avesse alcuna virtù espiatrice.

Indice

4 Eruditi ebrei furono degli eminenti mediatori della propria tradizione, ma anche del patrimonio culturale islamico.
Al volgere del millennio gli studi del Talmud fiorirono in Germania e in Francia.
A Magonza per esempio operavano molti insigni rabbini, dotti e poeti.
Anche attraverso i secoli abbiamo notizia di assemblee di rabbini.
5 Agobardo pensava: « Chi è fuori della fede, deve essere escluso dalla legge generale ».
Come più tardi il suo successore, egli si oppose alle dispute con gli Ebrei, poiché, secondo lui, non si raggiungeva nulla, al contrario molti cristiani si lasciavano sviare.
6 Nell'alto e nel tardo Medioevo fu concessa talvolta ( in contrasto con lo sviluppo generale ) protezione agli Ebrei da parte di singole città o consigli cittadini.
7 Egli fa rilevare che la passione di Gesù è stata causata dall'umanità intera - dunque non soltanto dai giudei.
8 Limitazioni, v. sotto p. 633.
Invece anche una famiglia di origine ebraica, quella dei Pierleoni, appoggiò la riforma della Chiesa nel secolo XI ( v. § 45 ).
9 Le aspettative attinte soprattutto da Ezechiele annunciavano loro come giusto capovolgimento delle cose per opera del Messia non solo la gioia, ma anche la vendetta.
10 Di fatto conosciamo anche singole, vere conversioni al Giudaismo, per esempio un chierico di Lodovico il Pio, Bodo, che prese il nome di Eleazaro, il quale propugnava una intensa giudaizzazione.
A lui, che era passato da « timorato di Dio » ad Ebreo circonciso, rispose il dotto Paolo Avaro di Cordova.
Dopo la metà dell'XI secolo si convertì persino l'arcivescovo Andrea di Bari.
11 Specialmente dal rè Ervigo (680-87) (XII Concilio di Toledo nel 681), che vuole debellare la « peste giudaica » che « continuamente si rinnova ».
12 Sia nel popolo che nel clero essi sembravano essere pericolosamente decaduti, così come la frequenza delle sacre funzioni.
13 Venivano portati in monasteri. Nella seconda fase della repressione degli Ebrei in Spagna, nel tardo Medioevo, venivano segregati anche in un'isola.
14 Ci sono tuttavia alcuni casi in cui ai battezzati per costrizione fu concesso di ritornare alla loro fede ebraica ( v. sotto p. 630 ).
15 Una simile accusa si trova già nel XVII Concilio di Toledo; cfr. sopra p. 626.
16 Egli dice che si agisce più per cupidigia che per ignoranza.
Anche Gregorio IX dichiarò nel 1233 e di nuovo nel 1236 che la persecuzione degli Ebrei non era affatto condizionata da motivi seriamente religiosi, ma si volesse piuttosto liberarsi dei creditori.
17 Mille, con una popolazione cittadina complessiva di forse 6000 abitanti!
18 L'antipapa Clemente III, appoggiato da Enrico, definì tuttavia, intorno al 1098, questa permissione come « inaudita e sacrilega » e ordinò al vescovo di Bamberga di ritirarla.
Il vescovo Ermanno di Praga sul letto di morte deplorava se stesso per aver tollerato la recidiva di coloro che nel 1096 erano stati costretti, contro loro volontà, dai crociati, ad accettare il battesimo.
Tra il 1168 e 1176 il vescovo di Sens offrì agli Ebrei battezzati per forza la stessa possibilità dietro un riscatto altissimo.
19 Non va dimenticato però che egli, quando prese le difese di Papa Innocenzo II contro Anacleto, proveniente dalla famiglia di origine ebraica dei Pierleoni, tiro in campo contro di lui la sua discendenza ebraica; un rampollo ebraico sulla S. Sede era un'offesa a Cristo.
20 20 Questa immagine è spesso ripetuta dalla legge per la pace di Magonza nel 1265; la Chiesa mantiene gli Ebrei soltanto per ricordare la passione del Signore; chi li offende o li uccide deve essere punito come violatore della pace.