La storia della Chiesa

Indice

IV. Le singole realizzazioni della Chiesa

A. - 1. Dal punto di vista della storia della Chiesa, l'Occidente è caratterizzato, tra l'altro, nella sua peculiare natura dalla particolare attenzione rivolta alle questioni pratico-religiose.

Ne è testimonianza alla fine dell'età antica sant'Agostino, in particolare la sua dottrina della grazia e la sua lotta contro il manicheismo, il pelagianesimo e il donatismo ( § 30,5a ).

Anche i problemi agitati nel Medioevo provengono innanzi tutto dal campo immediatamente pratico-religioso.

I documenti ci parlano degli sforzi per una organizzazione della Chiesa, iniziando dalle prime chiese territoriali, attraverso le lotte per il potere supremo del papa fino alle lotte per la organizzazione della Chiesa nel tardo Medioevo; la tesi è illustrata direttamente da Bernardo ( § 50 ), Francesco ( § 57 ), dai valdesi ( § 56 ), dalla controversia sulla povertà ( § 57,6b ), dalle sètte del tardo Medioevo.

I problemi centrali della Riforma si riducono tutti alla questione del come intendere il rapporto Dio-uomo nell'opera della salvezza; essi si dispiegano in tre gruppi di questioni:

a) grazia e volontà umana;

b) concetto di Chiesa, costituzione gerarchica;

c) fede e scienza.

2. La soluzione protestante si sviluppa per tutti i temi secondo una scelta unilaterale ( eretica ), in ogni caso prendendo insufficientemente in considerazione l'intero contenuto della Rivelazione: uno dei due elementi concomitanti viene sempre eliminato o insufficientemente realizzato: il soprannaturale viene considerato isolatamente, sciolto da qualsiasi vincolo essenziale con l'umano, sia che per questo s'intenda la volontà cooperante, oppure la mediazione del sacerdozio ( soprattutto del papato ) o la ragione giustificatrice.

Nessuno ha visto ciò con tanta chiarezza come Karl Barth, quando ha ricondotto l'intera differenza sostanziale tra protestantesimo e cattolicesimo all'affermazione ( cattolica ) o negazione ( protestante ) dell'analogia entis ( = una possibilità legittima di collegamento tra conoscere o volere e sfera divina ).

3. La moderna teologia cattolica riprende in parte questi interrogativi e, secondo le esigenze del mondo occidentale, si occupa in prevalenza di problemi pratico-religiosi: per il Tridentino ( che, però, in questioni di decisiva importanza [ § 86,4a ] procede anche oltre ) ciò è senz'altro evidente.

- Nel secolo XVII ( §§ 95-99 ) è stato il problema della predestinazione a mettere in movimento per primo il mondo della teologia; vi si ricollegavano, come reazioni e superamenti, il giansenismo e il quietismo, come pure le correnti devozionali che fanno capo a Francesco di Sales e Vincenzo de' Paoli.

- Il concetto di Chiesa risultò oscurato soprattutto dalle correnti ecclesiastico-nazionali ed episcopaliste del gallicanesimo e del febronianismo.

Ad esse risposero:

a) la teologia ( Mohler ),

b) il progressivo e concreto concentramento attorno a Roma, e

c) la definizione della infallibilità pontificia nel Vaticano I.

- L'accentuazione unilaterale della fede da parte dei riformatori era una sottovalutazione di fondo di un atteggiamento caratteristico del mondo occidentale ( visto come retaggio del pensiero greco ), atteggiamento affermato nel Vangelo, Paolo compreso.

A quest'azione unilateralizzante la Chiesa risponde con un'opera integratrice.

Essa si rifà al primato del Logos e fa sì che esso trovi espressione nella teologia del secolo XIX ( questioni di apologetica: demonstratio religiosa, christiana, catholica ) e per bocca del magistero ( Vaticano I, condanna del modernismo ).

La Chiesa si dimostra nuovamente promotrice della sintesi ( § 6,6 ).

4. La più formidabile milizia d'urto della Chiesa nell'evo moderno è costituita dai gesuiti.

Con il loro incessante intervento su ogni elemento utilizzabile, politico in senso lato e pedagogico, essi costituiscono la più genuina espressione del mondo occidentale. Ignazio proviene dalla Spagna, la culla della teologia morale, il paese dove per secoli non si era trovato tempo per problemi e speculazioni elaborate, dove a guardia dei confini tra cristianesimo e incredulità vigeva il solo motto: sta' e combatti!

B. - 1. Le realizzazioni sono assai diverse nei vari campi.

In linea del tutto generale si può affermare che i valori positivi in se stessi non attingono per nulla la monumentalità, la compattezza, l'immediatezza delle grandi opere medievali e del cristianesimo antico.

Le cause sono evidenti: tutta l'attività inizia in un tipico periodo di transizione, si sviluppa poi da e nel confronto con una cultura poco unitaria e divisa, ed è turbata da un attacco continuo che la porta a diventare, in qualche modo, apologetica.

I protagonisti di questo lavoro sono, a loro volta, figli di questa cultura e portano pertanto, anche loro, le impronte della dispersione accennata o per lo meno della mancanza di unità.

È un fatto, per es., che le grandi figure dei santi dell'evo moderno non abbiano riscosso l'universale riconoscimento di tutta l'umanità come, ad esempio, Bernardo, Francesco, Tommaso d'Aquino ( o come una personalità non annoverata fra i santi, Dante, col suo carattere completamente dogmatico-medievale ), i quali per taluni aspetti sono ritenuti patrimonio comune delle varie confessioni e al di sopra di esse.

L'ammirazione meno generale dei nuovi santi ha tuttavia la sua causa anche nel fatto che essi, come figli del cattolicesimo posteriore alla Riforma, hanno partecipato al contrasto fra le confessioni.

Questa, tuttavia, non è una spiegazione sufficiente.

Esiste una causa ben più profonda: le figure di questi santi, dal punto di vista spirituale, non sono così primigenie, non crescono così intimamente saldate con il centro più intimo come i loro predecessori medievali.

Sant'Ignazio, per es., non sarà mai valutato abbastanza, nella sua importanza per il rinnovamento della Chiesa, per la difesa e la diffusione, per la strutturazione interna sia della dottrina che della disciplina.

Forse nessun santo può eguagliarlo con dei successi così immediatamente evidenti.

Eppure egli non ha quel qualcosa di indefinibile, nella misura dei suoi grandi predecessori medievali.

2. Il papato segue un complicato processo nel suo sviluppo.

Malgrado però il peso quasi inimmaginabile dello spirito profano del Rinascimento, e malgrado tutti gli ostacoli derivati dalla chiesa di stato, una mèta fu tenacemente mantenuta fissa: il concentramento di ogni potere ecclesiastico in una sola mano.

3. Circa la vita degli ordini religiosi, si possono fissare i seguenti tre elementi caratteristici:

a) affermarsi dell'osservanza e riforma degli ordini medievali ( soprattutto Teresa d'Avita con l'ordine carmelitano riformato, e l'ordine dei cappuccini );

b) i gesuiti: a Ignazio riuscì la grande opera di sfrondare gli ordinamenti, per più aspetti ingombranti, della vita monastica medievale e di concentrare, nello stesso tempo, il suo ordine in una compattezza senza pari;

c) una forma più elastica delle nuove congregazioni ( cfr. per es. l'Oratorio di san Filippo Neri, § 93,II ); essi vanno incontro ai bisogni religiosi di carattere particolare e assumono compiti più specifici nella moderna cura d'anime e nella carità.

Forze religiose diverse, perfino eroiche, fioriscono in luoghi disparati, a servizio della croce, e cercano di venire in aiuto alle classi sociali e intellettuali, scosse e mutate nell'intimo e anche radicalmente scristianizzate, le quali non sono più raggiungibili dai mezzi e coi metodi tradizionali;

d) in generale i vecchi ordini retrocedono di fronte alle nuove congregazioni religiose.

Solo i tempi più recenti portano anche ad essi un nuovo soffio di vita.

4. La pietà, per ciò che non è semplice conservazione di atteggiamenti medievali, può venir caratterizzata da un duplice elemento.

a) Per quanto riguarda il dogma, il Concilio Tridentino ne da una base

1) più ampia,

2) più chiaramente delineata e più precisamente fissata; s'accresce notevolmente anche la materia che la Chiesa disciplina in fatto di liturgia, formule di orazione, devozioni, festività ( così scompare una congerie di abusi, per es., nella prassi delle indulgenze ).

b) In particolare ci si può riferire ad una certa specializzazione nelle devozioni, con un oggetto di venerazione che va sempre più diminuendo in ampiezza ( Cristo, passione di Cristo, cinque piaghe, infanzia di Gesù; cfr. anche la preghiera di sant'Ignazio: Anima di Cristo, santificami, corpo …, sangue … piaghe … ); sono particolarmente curate le devozioni del Sacro Cuore e ( nuova fra tutte ) di san Giuseppe.

L'età barocca improntò la preghiera ad una formulazione ridondante, spesso anche esagerata, che per lungo tempo emanò una forza notevolissima; oggigiorno, però, suona come qualcosa di artificioso.

c) Negli Ordini la pietà torna di nuovo a gravitare, come nel Medioevo, attorno ai due grandi poli della vita religiosa: vita contemplativa e vita attiva.

Ambedue le correnti s'irradiano dalla Spagna ( con una contemporanea fioritura in Italia ).

Ciò è evidente per l'Ordine attivo per eccellenza, i gesuiti; in tutti i paesi occidentali ( e nelle missioni ) e abbastanza uniformemente in tutte le epoche, esso è il grande maestro.

Accanto a Ignazio si colloca Teresa d'Avita, la mistica.

L'ordine del Carmelo da lei riformato passò, al principio del secolo XVII, in Francia, e le numerose, così diverse e così importanti correnti di pietà del classico secolo francese si nutrirono di spirito mistico.

( Per Ignazio e la mistica vedi § 88 ).

5. La vocazione più intima della Chiesa ( di essere missionaria ) si manifestò, assieme all'autoriforma, soprattutto nelle missioni d'oltre mare.

Colà la Chiesa iniziò, in maniera nuova e vasta, la conquista religiosa e l'organizzazione del mondo extraeuropeo.

Il lavoro fu turbato da gravi contraccolpi; perniciosissimi furono il veto dell'adattamento ( § 91 ) e la soppressione dell'ordine dei gesuiti, ai nostri giorni la brutale reazione del comunismo in Cina che - per quanto è dato sapere - equivale quasi ad un annientamento.

( Sulle moderne missioni cfr. § 119 ).

6. a) Alla radice di tutta la lotta contro la Chiesa, fin dal XIII secolo, sta l'idea dello sfato autonomo ( § 65) .

E la situazione perdura per tutto l'evo moderno; non soltanto negli stati protestanti, ma anche in quelli cattolici.

L'idea della moderna chiesa di stato, ossia il tentativo dei governanti di giungere ad avere il più possibile in propria mano la Chiesa e le cariche ecclesiastiche è alle scaturigini stesse dell'intero processo dei tempi moderni.

L'applicazione di quest'idea portò certo alla Chiesa, nella Controriforma, dei notevoli vantaggi; essa tuttavia, sia con la chiesa di stato in Spagna, sia col gallicanesimo in Francia, sia con l'assolutismo illuministico del secolo XVIII, venne a perdere moltissimo della propria interna libertà di azione, finché la tensione, giunta ormai al massimo, non sfociò, seguendo un naturale svolgimento, nella separazione ostile tra Chiesa e Stato.

b) Questa separazione fu preceduta dalla soppressione degli stati ecclesiastici.

La scomparsa di quest'istituzione mutò radicalmente le condizioni di vita della Chiesa nell'Europa centrale, dal momento che essa fu privata quasi completamente dei mezzi economici per le sue istituzioni culturali ( costruzioni di chiese e monasteri, accademie, educazione dei candidati al sacerdozio, fondazioni per studi ) e anche di mezzi di coercizione esterna.

La Chiesa riuscì tuttavia a ripiegare sulle sue forze morali ( sopra § 73,III,5,[b] 2 ) e rifiorì con grande stupore del mondo.

In forza di tutto ciò lo sviluppo storico della Chiesa ha promosso, in un punto importante, un'intelligenza approfondita del concetto di Chiesa; l'elemento specificamente medievale, in particolare il potere temporale della Chiesa, specialmente dei papi, viene riconosciuto come storicamente condizionato, vale a dire non facente parte dell'essenza della Chiesa.

c) Alla fine di questo sviluppo, troviamo, in un ambito assai ampio, la solerte attività concordataria della Chiesa.

Non va dimenticato però che abbastanza spesso, la riduzione al campo religioso dovette esserle formalmente strappata con la forza.

La fine dell'epoca costantiniana, per il maggior bene della Chiesa, si attuò in effetti contro la sua volontà.

Restrittivamente si deve osservare: nei tempi moderni e più recenti il papato ha finalmente anche imparato e insegnato la comprensione per la peculiarità della vita politica: la politica di « ralliement » di Leone XIII nei confronti della Francia9 ( la Chiesa dichiara di non interessarsi della forma politica degli stati ) e la sua dottrina dello Stato in generale; con Pio XI, che mediante i Patti Lateranensi del 1929 rinunciò allo Stato della Chiesa in senso tradizionale ( == la « trionfale sconfitta » ).

7. a) Con la centralizzazione ( § 73,IV,A3 ) attorno a Roma vennero distrutti, naturalmente, tutta una serie di preziosi diritti particolari e di caratteristiche proprie delle singole chiese.

Mai, inoltre ( a prescindere da singoli casi), nella storia della Chiesa la lotta interna fra comunità e individuo si è svolta in forme così dolorose come nell'epoca moderna.10

Si sono avute delle asprezze che sarebbero potute essere evitate; ne esse vanno prese alla leggera, perché sono state causa di molte amarezze.

Ma è proprio questo uno di quei misteriosi punti nei quali si attua la concrocifissione nella Chiesa contro l'irragionevolezza dell'umana ( qui: umano-ecclesiastica ) miopia.

Considerate dall'alto della prospettiva storica, quelle asprezze acquistano, non già la loro legittimità, ma una funzione importante nell'ambito dello sviluppo appena più sopra ricordato.

La progressiva centralizzazione delle forze della Chiesa non è altro che l'attuazione, finalmente raggiunta, del senso più profondo del programma ecclesiastico dell'età antica e del Medioevo.

Essa dimostra in maniera veramente luminosa, la sicurezza del cammino della Chiesa, condotta da Dio attraverso i secoli: umanamente e storicamente parlando, senza l'accentramento del papato la Chiesa sarebbe stata già travolta nel turbine della Riforma, nel XVIII e XIX secolo avrebbe corso il pericolo di smarrire la coscienza dei suoi contenuti soprannaturali, e oggi essa non possederebbe la necessaria forza di penetrazione, la duttilità, ne la forza di autoconservazione di fronte ai paesi che stanno aprendosi enormemente e che sono privi di tradizione in senso cristiano, terre dell'Asia, dell'Africa, dell'America e dell'Australia, e di fronte al bolscevismo e al comunismo in Russia, nei suoi stati satelliti e in Cina, dove si sono avute persecuzioni di fronte alle quali le persecuzioni antiche impallidiscono.

b) Occasione dell'accentramento è stato il continuo assalto sferrato da ogni parte contro la Chiesa ( sulla base della pietra posta dal Signore e in logica continuazione dei primi accenni a partire da Gregorio I [ § 35 ] e degli sviluppi della plenitudo potestatis nel Medioevo ).

Il trionfo su questo assalto, veramente poderoso che dura da secoli, costituisce la più straordinaria dimostrazione dell'intima vitalità della Chiesa.

L'aver avuto essa la capacità di ricupero per trarsi dal terreno melmoso della secolarizzazione paganeggiante ( Rinascimento ), che era penetrato sin nelle cose più sacre; l'aver saputo sostenere la violenza sovvertitrice della Riforma eminentemente religiosa e averla coronata col secolo dei santi; l'essere riuscita, non solo a sopravvivere alla mondanizzazione di tutta la cultura da parte dell'illuminismo scettico e più tardi alla totale materializzazione della vita e, come se ciò non bastasse, alla debolezza di fede e alla miopia, talvolta sconcertante, dei propri figli e dei propri capi; e, ancor più, nel momento attuale dominato da una sempre più crescente negazione pratica di Dio, essere la mèta delle aspirazioni di molti che fino a ieri non volevano affatto saperne di essa: tutto ciò costituisce una grandiosa apologià per la Chiesa.

La lotta contro di essa non è stata mai così gigantesca; la sua perseveranza nell'azione è impressionante.

c) Papa Giovanni XXIII ha inaspettatamente tracciato a questo lavoro di concentrazione la strada che porta ad un compimento interno nel Vaticano II: dopo un lungo periodo di solo accentramento si va delineando una certa decentralizzazione, mediante la forte accentuazione dell'autorità dei vescovi, riconosciuta già dal Vaticano I nel 1870, come immediatamente proveniente da Dio.11

L'unità della Chiesa nella molteplicità dei suoi pastori stabiliti dallo Spirito Santo, il reale primato del papa nella collegialità dei vescovi e assieme ad essi, il carattere comunitario della Chiesa, la comunione liturgica attiva di tutti i fedeli, sotto la guida e assieme all'episcopato universale nella globale accentuazione del sacerdozio universale: aspetti fondamentalmente nuovi si dischiudono e in essi la possibilità di esprimere ciò che è essenzialmente cattolico, in maniera tale che in esso quanto è comune a tutti i cristiani sia reso più visibile e possa forse toccare anche i nostri fratelli separati.

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9 Che essa in pratica non abbia portato al successo, non infirma per nulla la validità dell'idea.
10 Cfr. a proposito ( sotto § 117 ) la messa all'Indice dei libri dello Schell.
Poco mancò che anche Newman ( § 118 ) non si dovesse annoverare tra le vittime.
11 Gap. 3 della Constitutio: De Ecclesia Christi; § 114.